Care amiche e cari amici,
oggi ho il grande piacere di presentarvi una ragazza che ho conosciuto per caso in un contesto inizialmente non fortunatissimo, visto che nella sfida d'andata tra il mio San Giovanni calcio a 5 contro la Polisportiva 1980 Giulia Bertozzi fu il classico portiere/saracinesca che ce le parò tutte, permettendo alla sua squadra di vincere di misura la partita; non ero presente di persona ma mi ripromisi, come è giusto che sia, di farle i complimenti non appena l'avessi incontrata dal vivo, e l'occasione è capitata quando la Polisportiva, detta affettuosamente "Pol" dalle ragazze stesse, è venuta a giocare a Firenze; Giulia si è dimostrata subito una ragazza gentilissima e simpatica, e va da se che romagnola e simpatica sono sinonimi però veramente Giulia è oltre la media anche per le sue latitudini. Parlando le ho proposto questa intervista che Giulia (e ringrazio anche la Polisportiva 1980 per averglielo permesso) ha accettato di buon grado, e le sue risposte esaustive e appassionate sono diventate il romanzo di una ragazza di grande talento che vanta una vasta esperienza nel mondo calcistico ed è già un'eccellenza nel suo ruolo dimostrando di valere l'A2, e con ampissimi margini di miglioramento data la giovane età.
Con Giulia Bertozzi vi presento la prima (e spero non l'unica) diretta avversaria nel girone B del mio San Giovanni, perchè grazie a questa esperienza ho scoperto che il mondo del futsal femminile è meraviglioso, ricchissimo di valori sportivi e pieno di persone e ragazze interessantissime, leggere per credere.
E adesso, come sempre, vi lascio a Giulia;
Ciao Giulia, vuoi innanzitutto presentarti ai nostri lettori?
Ciao Omar, innanzitutto grazie per avermi chiesto di fare questa intervista, mi ha fatto molto piacere.
Io ho 21 anni, vivo a Cesenatico e dopo un’esperienza di servizio civile al CSM ed un anno all’Università a Bologna di Servizi Sociali, quest’anno, ho coronato il mio sogno e sono entrata ad Educatore Professionale ad Imola.
Sono la piccola di casa, ho 2 fratelli più grandi e 2 nipoti meravigliosi.. e se ho la possibilità di provare a raggiungere i miei sogni e seguire le mie passioni è proprio grazie ad i miei genitori ed ai miei fratelli che mi sostengono da sempre.
E il sostegno in famiglia per quanto riguarda il calcio femminile ti assicuro che non è così scontato, quindi complimenti ai tuoi genitori e ai tuoi fratelli.
So che hai cominciato a giocare a calcio fin da bambina; chi ti ha trasmesso questa passione, e come hai capito che questo era lo sport adatto a te?
Beh..domanda semplice, a cui rispondo raccontandoti della mia prima volta allo stadio. Avevo circa un mese ed ero a vedere (si fa per dire..ahaha) con i miei una partita di mio fratello Johnny che all’epoca giocava in Serie C col Bellaria. Ero la mascotte della squadra! Posso quindi dire di essere nata col “calcio” nel sangue in tutti i sensi!
Ho cominciato però a giocare quando avevo circa 6 anni, era da un po’ che chiedevo ai miei di poter giocare a calcio.. ma erano un po’ restii, speravano che almeno l’unica figlia femmina preferisse magari salire sulle punte o mettersi le ginocchiere da pallavolo.. quindi avevano fatto finta che non esistessero squadre femminili! Peccato solo che.. Andrea Antonelli, mio educatore al centro estivo un giorno, mentre giocavo con i miei compagni mi abbia detto “Giulia, ma ti piacerebbe venire a giocare a calcio nella squadra femminile che alleno io?”. Ecco com’è iniziata la mia carriera calcistica!
La tua giovane età ti fa fortunatamente rientrare nella generazione che ha cominciato a giocare già da bimba in squadre femminili, e tu ti sei formata, militandoci per ben 10 anni, nel Castelvecchio. Cosa ci vuoi raccontare di questi anni?
Eh si, fortunatamente ho avuto la possibilità di cominciare a giocare direttamente con le femmine nel Castelvecchio (che ora, da qualche anno è diventato il Cesena), ma dato che non c’erano ancora tante squadre femminili, fino alle giovanissime (13 anni circa) abbiamo anche giocato contro squadre maschili. Ed è in quei campionati che se ne sono viste delle belle.. inizialmente tornavamo a casa con anche 15 goal in saccoccia, ma nessuno ci ha mai tolto il sorriso e la voglia di ritornare ogni volta a divertirci su quel campo. Ricordo di una partita contro la Longianese maschile, in casa loro. In tribuna c’erano i genitori di entrambe le squadre.. stavamo vincendo.. e dagli spalti le mamme degli avversari hanno cominciato a fare il tifo per noi.. non sarei mai voluta essere nei panni dei loro figli! (Ps: giocare contro i maschi però era sempre molto stimolante!).
Di quel periodo ricordo con molto piacere, oltre ad Andrea Antonelli, anche Mirko Muratori, Giorgio Gozzi che sono stati i miei primi allenatori e poi di seguito tutta la dirigenza e gli allenatori a seguire. Per ultime, ma non per importanza, tutte le compagne che ho conosciuto in 10 anni con cui ho trascorso momenti bellissimi.
Grazie per aver ricordato le figure importanti per te lungo tutto il tuo cammino, mi fa sempre piacere che chi si è speso e si spende per il calcio femminile venga ricordato su questo blog.
Hai sempre praticato il ruolo di portiere fin da bambina? oppure prima ne hai provati altri? E quando hai sentito che quello dell'estremo difensore era il ruolo adatto a te?
Eh no, inizialmente, dopo i primissimi anni in cui tutti (c’era anche qualche maschio) facevamo tutti i ruoli, ho cominciato a giocare come difensore centrale (giocavamo a 7, poi a 9 ed infine dalle Giovanissime in poi ad 11) e devo dire che mi piaceva anche, amavo recuperare palla dalla difesa e provare ad arrivare in porta ahahahha!.
Ma quando avevo circa 11 anni, durante un allenamento col classico “chi fa goal va in porta” ho fatto goal e non sono più uscita dalla porta fino alla fine dell’esercizio. È scattata una scintilla in me e dalla partita successiva è diventato il mio ruolo. Che non ho più abbandonato.
Per il poco che ho giocato posso confermare le tue parole; decidere di diventare portiere è un lampo, una scintilla, una decisione quasi folle vista la difficoltà e l'ingratitudine del ruolo, ma credo che le emozioni di difendere una porta siano paragonabili solo a quelle che si provano prima di segnare una rete; infatti, e nel futsal ancora più che nel calcio a 11, le parate a volte valgono come e più di un goal.
Il momento più alto di questa tua prima parte di carriera nel calcio a 11 è stato forse quello della convocazione nella rappresentativa nazionale con la quale hai superato i provini e hai disputato un'amichevole; cosa ricordi di questa avventura?
Ho avuto l’opportunità di partecipare alle selezioni per la rappresentativa nazionale per 2 anni di fila.. è sicuramente stata un’esperienza bellissima, della mia squadra eravamo 4, ho avuto la possibilità di confrontarmi con tantissime ragazze di livello di altre squadre. il secondo anno, all’età di 15 anni, ho passato tutte le selezioni ed ho disputato la prima amichevole. Esperienza molto emozionante ed inaspettata!.
Poi, dopo aver toccato questo apice, tutto a un tratto decidi di smettere con il calcio, non te la sei più sentita. Ti va di raccontarci i motivi di questa scelta?
Eh si, qualche mese dopo quell’amichevole, alla fine della stagione con la primavera del Castelvecchio ho preso la decisione di appendere gli scarpini al chiodo. Decisione difficilissima e soffertissima, ma purtroppo l’estrema mia “emotività” e l’ansia che accompagnava inesorabilmente le mie giornate non mi lasciava più vivere. Ero arrivata al punto di stare male prima di ogni verifica a scuola e prima di ogni partita.. non potendo e non volendo lasciare la scuola, ho deciso che avrei rinunciato al calcio. Era purtroppo diventato tutt’altro che divertimento e non era una questione di ruolo, poiché mi era anche stato proposto di tornare a giocare in difesa.
Ti ringrazio molto per avercene parlato, nella vita il coraggio è anche fermarsi quando senti di non poter più dare il massimo, sei stata onesta con te stessa e con la squadra.
Ma, come dice una canzone "Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano" e dopo quattro anni, un bel giorno, la scintilla mai sopita viene riaccesa in te, e due anni fa la Polisportiva entra nella tua vita.
Come è andata, ti hanno cercata o sei tu che hai deciso di ricominciare? ci racconti cosa hai provato durante il primo allenamento dopo tanto tempo?
Al momento del mio stop, quando tutti mi dicevano “dai Giulia, ti aspettiamo, tornerai..” oppure: “Vieni solo ad allenarti, poi quando sei pronta e te la senti giocherai..” e cose simili.. rispondevo che non avrei mai più messo piede in campo. La paura e l’ansia erano talmente forti che ho addirittura fatto fatica a riportare la borsa al campo!. (ci ho messo due anni circa).
Poi un pomeriggio, dopo 4 anni, mi è arrivato un messaggio dalla Ventu, una mia ex compagna di squadra ad 11: “Giuli, mi sei venuta in mente tu perché mi ricordo di te quando giocavamo insieme.. io adesso gioco a calcio a 5 e ci manca il portiere nel CSI, ti va di venire a provare?”. Quello che è successo dentro di me è indescrivibile. Posso solo dire che la sera dopo ero con mio babbo a vedere (non a giocare, avevo bisogno di capire a cosa sarei andata incontro) un allenamento e ne siamo usciti innamorati, la domenica dopo ero in campo.
Parlando dei tuoi pari ruolo, chi hai trovato ad accoglierti? e chi ti ha insegnato a diventare una portiere di futsal, che come si sa richiede un approccio diverso rispetto al calcio a 11?
Al primo allenamento, ad accogliere una me con pantaloni lunghi, scarpini da sintetico e guantoni da 11 c’erano Paglia (Mirco Pagliarani, il mio primo preparatore) e la Pepe (Marianna Pepe). Ma non era solo l’abbigliamento ad essere “inadeguato”.. la mia prima parata credo di averla fatta all’incirca all’altezza del calcio d’angolo e rigorosamente in tuffo! Ahahaha..Venendo da 4 anni di stop ed una carriera pregressa nell’11.. ero piena di paure ed insicurezze e soprattutto non avevo un’ìdea di cosa fossero “croce” e “spaccata”!
Devo ringraziare Paglia e Genna (Gennaro Ruggeri), poiché in questi due anni mi hanno dato le basi del futsal senza però avere la pretesa di stravolgere il mio essere ed hanno saputo gestire anche i lati del mio carattere più fragili ed insicuri. E’ soprattutto grazie a loro se non ho mollato tutto, nonostante le difficoltà che non sono mancate e non mancano tutt’ora.
Ma soprattutto devo ringraziare la mia amica e prima collega di porta, poi “rivale” di porta.. la Pepe. Siamo caratterialmente molto diverse, ma fin da subito si è prestata ad accogliermi e mettermi a disposizione la sua esperienza per aiutarmi a crescere ed imparare. Ora ci giochiamo il posto, ed è molto stimolante, c’è competizione, ma fuori dal campo prima e dopo ogni partita.. amiche come prima!
Gennaro l'ho conosciuto di persona e colgo l'occasione per salutarlo, è una persona davvero gentile per la quale ho provato una simpatia istintiva. E anche con Marianna ci sentiamo a volte via social, è simpatica e gentile come te e non faccio fatica a credere che abbiate un bel rapporto, non ho avuto ancora il piacere di conoscerla ma rimedieremo presto, poiché il 21 marzo è vicinissimo e sarete nostri graditi ospiti al Pallone!!
Dalle cose che mi hai detto dimostri un grande attaccamento verso la tua società, l'ho percepito chiaramente; perché non ci aiuti a farcela scoprire, la Polisportiva 1980?
Sarebbe bello poter presentare una ad una tutte le persone che fanno parte di questa società, ma ci servirebbero ore ed ore..poichè della Pol fanno parte tutti, dalla dirigenza, agli allenatori, alla fisioterapista, fino alle persone che ci seguono ed alle ex giocatrici che hanno smesso e che hanno comunque lasciato qui un pezzo di loro. La Pol, in sostanza, è una grande famiglia. Come in tutte le famiglie ci sono stati e ci saranno momenti difficili, gioie, scontri, gente che se ne va e gente che arriva.. ma una cosa non cambierà mai, l’obiettivo: stare bene, condividere una passione e divertirci insieme. Per me è questo la Pol. È il discorso del mister di preparazione della partita, il rituale dell’urlo in cerchio pre-partita, è lo sguardo incoraggiante della Faby, è la pacca sulla spalla di Genna, è la fascia da capitano a destra della Lu..ma sono anche le feste a casa del mister (ed in ogni dove), le cene post partita, i weekend..ecc ecc, la Pol è tanta roba!.
E spero che tutto questa bellezza fuori dal campo, che come dice la nostra capitan Ciofini è il vero segreto di una squadra in salute e le partite si vincono soprattutto con delle belle serate insieme, venga restituita presto a tutti noi.
Veniamo adesso alla partita che ti ha fatto notare (ahimè...ahahahah) da me e dalle ragazze del Sangio, ovvero Polisportiva - San Giovanni 2-1; vidi la diretta e notai subito la tua ottima prestazione, e dalle ragazze mi è stato detto che hai parato anche i moscerini, e che vedendo quanto sei giovane forse nessuna se lo aspettava. Come ti sei sentita dopo quella partita?
Oddio, mi fa molto piacere il fatto che abbiano pensato questo di me.. e confesso che i complimenti mi imbarazzano sempre un po’, non so mai cosa rispondere! Io pretendo molto da me stessa, ho aspettative sempre al di sopra dei miei limiti poiché ci tengo a dimostrare, prima di tutto a me stessa, di essere all’altezza del ruolo e di quello che faccio. Le partite come quella contro di voi, mi sono da stimolo e da rinforzo, mi fanno capire che il lavoro che sto facendo su me stessa in campo e fuori (grazie a chi mi segue e mi accompagna, in primis Genna) da piano piano i suoi frutti. È stata comunque una vittoria di squadra, il merito va anche ad ogni mia compagna che ha lottato fino alla fine su ogni pallone.
Ps: i miei complimenti vanno anche a voi del San Giovanni, poiché siete una squadra sicuramente all’altezza di questo campionato e che sta dimostrando di poter dare del filo da torcere!!
Grazie mille, e ricambio i complimenti perché per essere due neopromosse, lasciamelo dire, stiamo facendo davvero una signora stagione!!
Arriviamo al presente; in questo anno molto travagliato sono poche le squadre che riescono a disputare un torneo, ovvero quelle iscritte al campionato nazionale; la Polisportiva come detto sta disputando una ottima annata, tranquillamente in corsa per i Playoff. Come ti senti a disputare una A2 così giovane e con la responsabilità della porta che ha pesato molto su di te dopo che Marianna Pepe ha subito purtroppo un brutto infortunio, per fortuna ora solo un ricordo? E quali obiettivi ti auguri per la stagione in corso?
Come ho scritto prima, non mi sarei mai aspettata di ricominciare a giocare a calcio, figuriamoci se mai mi sarei immaginata di disputare un campionato di A2 ad appena un anno dal mio esordio nel Futsal! Ci ho pensato tanto, inizialmente non ero neanche sicura di voler lasciare il CSI per andare in federazione (poi abbiamo vinto la stagione scorsa)... quindi l’A2 per me era un’ulteriore scoglio. Temevo di non reggerlo emotivamente, in realtà, grazie anche soprattutto al supporto della squadra e delle persone che mi sostengono e mi vogliono bene, ce la sto facendo e mi sto togliendo anche qualche soddisfazione.
Purtroppo la Pepe è stata fuori dai giochi a causa della frattura del primo metacarpo e di conseguenza, il posto tra i pali ogni domenica è stato il mio fino al suo rientro. O meglio, fino a quando non mi sono infortunata io. Sono scaturiti in me mille paure e mille dubbi sul fatto di essere o meno alla sua altezza e di riuscire a rendere al 100% ad ogni partita. Mentre attendevo il suo rientro, mi ero data come obiettivo di lavorare ancora più intensamente e di credere in me stessa e nelle mie potenzialità per dare anche sicurezza alla squadra. Spero di non aver deluso le aspettative. Colgo l’occasione per ringraziarla per il sostegno che ora sta dando a me! La porta è ora nelle sue mani, so che è al sicuro! Ma come ci diciamo sempre quando ci confrontiamo sulla stagione: prometto che ti darò del filo da torcere per guadagnarti il posto in campo!
Ultima domanda; do per scontato che giovane come sei tu abbia ampissimi margini di miglioramento e una lunga carriera davanti; qual è il più grande sogno che coltivi per i prossimi anni? E cosa speri di dire a te stessa un domani?
Attualmente, essendo infortunata, spero di poter tornare presto in campo al 100%. Per il futuro.. non saprei. Io in fondo sono molto felice di quello che sto facendo, se mi guardo indietro mi immaginavo una vita lontana da qualsiasi campo ed invece, sono in serie A2 con una squadra che amo. Il mio sogno? Continuare a divertirmi e non lasciare più troppo spazio alle paure. E chissà, magari un giorno saliremo in A, ho intenzione di farmi trovare pronta ed all’altezza! Lavorerò per migliorarmi sempre, per poter dire un domani a me stessa “Giulia, sii orgogliosa di te”.
E credo che orgogliosi di te lo siano già tutti, dalla tua famiglia alla tua società. Vedi, da dirigente del San Giovanni mi sento con te e la Pol un po' come tu con Marianna, non ci sarà posto per entrambe le nostre squadre nei playoff, in quanto le prime quattro posizioni sono abbastanza consolidate e il quinto posto ce lo giocheremo proprio noi insieme al Perugia e al Florida; però prima e dopo ogni gara non penserò certo a questo, continuerò ad augurare il meglio a te e alla Polisportiva, poiché essere avversari non esclude essere anche amici, io ho impostato su questo mood il mio percorso da tesserato e quando persone come te e società come la tua rispondono a questo sentimento allora posso affermare su questo blog che nel futsal ci sono dei valori veri e tante persone che li portano avanti. Per cui viva le ragazze come te, Giulia, hai tutta una lunghissima carriera davanti e il talento e lo spirito per arrivare al top, o comunque per essere, come hai detto, orgogliosa di te stessa, e questa è già la più bella delle vittorie.