sabato 14 marzo 2020

VERSO UN'ALTRA PRIMAVERA.




Cari amici e followers de "Il viola e il rosa",

Oggi voglio scrivervi per parlarvi di piccole gioie e di speranze, che sono quelle che ci fanno andare avanti lungo tutto l'arco della nostra vita, non solo nelle situazioni di emergenza.

Non so quanto grandi siano i vostri sogni, i vostri desideri e le vostre ambizioni, se sognate di tagliare da primi i traguardi più importanti, di fare una carriera ambiziosa o se vi basta gioire (ma scusate se è poco) di una vittoria della Fiorentina women's, fatto sta che ogni anno che passa si danno troppe cose per scontate, è cambiato il modo di pensare, si pensa sempre più alla meta e sempre meno al viaggio, mentre sono i giorni, ovvero i singoli battiti che scandiscono la vita, quelli che contano.
 Ora che non ci si può più toccare e abbracciare, si rimpiange quelle effusioni che non si sono date. Ora che non sappiamo quando rivedremo fidanzati, fidanzate, genitori e nonni che abitano lontani rimpiangiamo di non aver passato più tempo insieme. Ora che ci vuole anche un'ora per entrare in un supermercato, ci rende tristi perfino non poter comprare la nostra marca favorita di biscotti o il pollo arrosto appena sfornato non appena ce ne venga la voglia. E ovviamente ci mancano le partite, il nostro stadio, i nostri compagni di tifo, le calciatrici da salutare.

Ma proprio in questo caso voglio venire fuori con una frase vecchia come il cucco e diventata vagamente cool negli ultimi anni; e se l'attesa del piacere fosse essa stessa il piacere?.
 Provate a considerare ogni giorno che passa non come l'ennesimo di paura e di libertà personale limitata, ma come un altro giorno che ci rende più vicini alla meta. Pensate con allegria a ogni nuova alba, alle giornate sempre più lunghe e sempre più calde, con il sole che potrebbe essere un nostro grande alleato, alla faccia del global warming. Ci saranno alberi pieni di frutti da raccogliere, ciliege, fragole e susine calde di sole, e grazie ai sacrifici di adesso noi saremo li a raccoglierle tutte insieme. Arriverà l'estate e già a giugno il caldo ci farà scappare al mare o in montagna, a intasare le strade per i weekend, ma stavolta non come un'abitudine sempre meno appagante, ma con la gioia di un pericolo scampato, con "Quegli occhi allegri da italiano in gita" che secondo Paolo Conte aveva Bartali. Lo dicevo adesso a mia moglie, quanti fine settimana abbiamo buttato, quante gite fuori porta non abbiamo fatto per pigrizia, adesso invece sogno un'Italia che assalti i parchi e le aree verdi con i panini, le melanzane alla parmigiana e un pallone, tutte quelle cose che facevo da bambino e che adesso vedo sempre meno e soprattutto io stesso non ho più fatto.
Sarà una bella stagione in ogni senso, ce ne godremo ogni secondo perchè ci ricorderemo di quella volta che abbiamo perso la nostra libertà, e poi torneremo pian piano alle abitudini di sempre, poichè tutto diventa ricordo purtroppo o per fortuna, ma ce ne vorrà ancora tanto di tempo per tornare quelli di sempre. Quindi proseguiamo questo forzato viaggio nelle tenebre con prudenza ma senza paura, in quanto la certezza è la luce, la nuova alba. Non pensate a quanti morti ci saranno ancora, non pensate ai danni all'economia, se non sanno quantificarli l'OMS o i maggiori economisti non sarà certo chi pensa di aver capito qualcosa leggendo qua e la il profeta da ascoltare, di sventure o ottimismo che sia.

Anche il blog purtroppo per adesso non sarà aggiornato con molta frequenza, poichè non avrò molto tempo da dedicargli; ho una divisa da indossare e onorare, non posso stare a casa perchè devo portare in ospedale  chi in casa non ci può proprio stare per nessun motivo, c'è chi ha da affrontare una dialisi, una chemio, una visita o una riabilitazione urgente, e il mio compito è di portarceli usando tutta la prudenza del caso, e vi garantisco che quando torno a casa non mi rimangono molte energie da dedicare al blog.

Ma nel frattempo sto preparando un progetto più ambizioso, articoli sulla storia della Fiorentina women's dal suo primo anno di vita, e per la prima volta ci saranno persone che mi aiuteranno, dalle calciatrici stesse (e ringrazio fin da ora quelle che già si sono rese disponibili) a Jacopo Uccelli del Viola club Go Women's con le sue indispensabili statistiche, senza le quali è impossibili ricostruire una storia.
 Quindi state connessi, questo blog tornerà a ruggire presto, e poi ovviamente ci saranno anche le partite da commentare, il calcio giocato che ci riunirà in un grande abbraccio collettivo al Bozzi ma non solo, in ogni stadio ci sarà un bellissimo casino, non vedo l'ora di rivedere anche gli amici di Monteboro, gli spalti del Santa Lucia....e un' Italia intera in festa.


martedì 10 marzo 2020

IDENTIKIT RANDOM 2 - FRANCESCA DURANTE, OVVERO CERCASI UN POSTO AL SOLE.

Si può essere delle veterane a soli 23 anni appena compiuti? Si, se ti chiami Francesca Durante e appena adolescente sei andata via di casa per rincorrere un sogno a forma di pallone, e soprattutto se hai fatto in tempo a far parte del vecchio Firenze di Andrea Guagni,una delle superstiti della vecchia società a vestire ancora la maglia viola insieme ad Alia Guagni, Greta Adami, Valery Vigilucci, Alice Tortelli e Martina Fusini, senza dimenticare Isotta Nocchi in prestito alla Florentia.

Una giovanissima Francesca al primo anno a Firenze (fonte; violaamoreefantasia.it)


Francesca Durante nasce a Genova il 12 febbraio del 1997, e nel capoluogo ligure si appassiona al calcio quando suo padre, tifoso blucerchiato, nel 2003 la porta a vedere un Sampdoria-Bologna. Viene iscritta a una scuola calcio denominata "Arcipelago" e vi milita fino ai suoi 14 anni, età massima consentita alle ragazze per giocare assieme ai maschietti.
Deve quindi cercarsi una squadra femminile, e il destino la avvicina alla Toscana già nel 2011, quando viene tesserata dalle giovanili della Sarzanese, con sede appunto nella cittadina di Sarzana, li dove finisce la Versilia e inizia il golfo dei poeti. In questa compagine gioca un anno nelle giovanili e nel 2012, appena quindicenne, fa il suo esordio da titolare in prima squadra, in serie A2 (l'attuale serie B) dove con le sue parate riesce a portare una squadra modesta ai play out e a evitarne la retrocessione.
In questo periodo si schiudono per lei anche le porte delle giovanili azzurre, con ben 19 presenze nell'under 17 che ne fanno una delle più brillanti giovani promesse del calcio Italiano, ma in nazionale maggiore fino ad oggi ha giocato solo il primo tempo di un'amichevole contro la Cina, schierata dal CT Antonio Cabrini. Anche se lo scorso autunno, prima dell'infortunio, era stata chiamata anche da Milena Bertolini, i pali della porta azzurra non li ha finora più difesi.

Francesca in azzurro (fonte; figc.it)

Ma un'altra società, la Scalese con sede a San Miniato, ha già messo gli occhi su questa ragazzona nata con le physique du role, viso dolcissimo su un corpo da corazziera, che con il suo metro e 81 supera di una testa la maggior parte delle sue compagne.
La Scalese le offre la serie A, ma come terzo portiere. Ciononostante riesce a giocare sei partite, ma la stagione della squadra è disastrosa, e chiuderà all'ultimo posto, brief encounter con la massima serie per una società meteora che si scioglierà nel 2016.
Ma se per Francesca si chiude una porta, sta per aprirsi un portone, quello della squadra toscana più importante della serie A femminile, il Firenze, al suo ultimo anno di attività prima di trasformarsi nella nostra Fiorentina women's.
Gli osservatori del Firenze, e ci scommetterei che c'è anche lo zampino del formidabile scopritore di talenti Sauro Fattori, la tesserano come vice della giapponese Miku Matsubayashi. Con il Firenze riuscirà a giocare tre partite, la squadra arriva quarta e poi come detto cede il titolo ai Della Valle.
Da questo momento inizia per Francesca un percorso travagliato, una lunga e complicata storia d'amore con una società che però non le garantisce mai il posto fisso, anni di rimandi, di infortuni, di precarietà. Una trentina di partite giocate in sei anni di viola, questo il modesto bottino di presenze.
Via la Matsubayashi, il primo anno a Firenze si alterna con Gaelle Thalmann a difendere la porta viola, e la squadra arriva terza. L'anno dopo la traballante situazione portieri (Addirittura 4 in rosa, con Francesca, Thalmann, Noemi Fedele e Reka Szoks) viene risolta e dal Verona arriva colei che tuttora è la numero 1 della Viola, Stephanie Ohrstrom. L'arrivo dell'esperta svedese porta Francesca a essere la sua vice, e almeno fino allo scorso campionato la leadership di Steph non viene messa in discussione. Francesca scalpita, quando viene chiamata in causa (Piuttosto spesso nella stagione 2018/2019, con 10 presenze e 6 clean sheet) risponde presente, i suoi numeri sono ottimi ma purtroppo difetta di personalità e sicurezza, negandosi quel quid necessario per un posto da titolare stabile e per non essere messa più in discussione, perchè Francesca è una portiere di altissimo livello, dotata come detto di un fisico eccezionale ma anche di riflessi felini, senso della posizione, tra i pali per quanto mi riguarda  è la più forte in assoluto della serie A, le ho visto compiere delle parate veramente stupefacenti. Poi certo, Ohstrom è più esperta, Rachele Baldi (che comunque il prossimo anno con ogni probabilità andrà all'estero, suggestione di mercato quasi sfumata) trasmette più sicurezza alla difesa, ma chi è meglio di Francesca come portiere pura? non la cambierei con una Laura Giuliani, mi si permetta di sbilanciarmi in tal senso.

Foto del 2017 con Francesca, Patriza Caccamo, Stephanie Ohrstrom e Alice Parisi (fonte; pagina facebook Fiorentina)


E proprio questa stagione, nella quale Cincotta la sceglie come portiere titolare, doveva essere quella della consacrazione; fin dalla prima contro l'Arsenal tra i pali si vede il numero 1 della sua maglia verde (Mentre la stagione precedente indossava un curioso numero 2) La gara è un disastro ma Francesca è una delle meno colpevoli, ma nella successiva a San Gimignano compie un paio di miracoli nel primo tempo che letteralmente blindano il doppio vantaggio di Paloma, e se nel secondo tempo la Sangi passa due volte anche in quei casi non poteva fare molto. Nella seconda di campionato la Serturini la punisce con quel fortunoso bolide (credetemi, non le ricapiterà più un gol della domenica simile all'attaccante giallorossa, discreta ma non di più) in una partita incredibilente iellata per tutte, e forse l'unica incertezza la compie contro il Tavagnacco, quando va troppo molle sulla conclusione di Kongouli che dimezza lo svantaggio delle friulane, in una partita comunque vinta 2-1 dalle nostre.
Poi, in pratica, con la convocazione in nazionale la stagione di Francesca termina malinconicamente già ad ottobre, per un grosso problema alla spalla che la porta a operarsi e stare fuori per dei mesi, e ancora il rientro non appare vicinissimo, forse la vedremo dal 18 aprile, quando (si spera) ricomincerà il campionato femminile, per un tour de force che ci ripagherà di sofferenze anche calcistiche. Per lei come detto poteva essere il momento giusto per spiccare il volo definitivamente, e invece è stato l'anno di Rachele Baldi, che veniva a sua volta da una stagione sofferta alla Florentia, tappata da Chiara Marchitelli; sono i giri strani del destino, che per Francesca però è sempre stato ed è tuttora in salita.

Una determinata Francesca in allenamento (fonte; tuttomercatoweb.it)

La cosa che mi dispiace è che per qualche addetto ai lavori il ritorno di Stephanie a discapito della giovane ligure sia stato visto come un "sollievo" questo per un errore che purtroppo parecchi tifosi non vogliono dimenticare, quello della sfortunata trasferta a Torino, con quell'uscita a vuoto che coglie impreparata anche la sua difesa,e Pedersen che punisce. Lo so, fu un brutto errore, ma non si può minare la credibilità di un portiere per una papera alla fine di una partita impeccabile, dobbiamo dimenticare tutti, Francesca ha bisogno di noi, del nostro affetto e della nostra fiducia, sta cercando la sua consacrazione e la prossima stagione sarà per lei quella dell'ultima occasione, dove o si consacra a grande portiere o si condanna a eterna promessa di un calcio che adesso non aspetta più di tanto nemmeno nel femminile. A giugno ci saranno scelte dolorose in questo ruolo, non si possono tenere contemporaneamente lei, Ohrstrom e Perez, e con questa situazione incerta non è nemmeno scontato che Francesca rimanga in viola, chissà che non vada a cercare di crescere in qualche squadra di seconda fascia che però le garantirebbe un posto da titolare, ma personalmente non voglio perdere Francesca e il suo grande talento, fino a che avrà il giglio sul cuore voglio che splenda per noi, per la simpatia che ho per lei e per la sua avventura umana, per la casa de Zena lasciata da ragazzina, per tutti i sacrifici che ha sostenuto e per quella maledetta sfiga che non l'ha mai lasciata tranquilla. Guarisci Francesca, torna e cerca l'occhio della tigre, e finisci di prenderti quello che è tuo.

domenica 8 marzo 2020

UN BUON 8 MARZO ALLE CALCIATRICI, ALLE SPORTIVE...ALLE DONNE.




Oggi, anche se stretti come siamo nell'ansia e nella paura non sarà una festività come le altre, la ricorrenza dell'8 marzo non deve essere per questo sminuita o dimenticata. Ci sono donne che ancora lottano per conquistare la dignità e i diritti, per ottenere rispetto, per lo stesso salario di un uomo a parità di lavoro.
E ci sono donne che lottano per vivere dei loro sogni e mettere a frutto il loro talento, sono le sportive, non solo le calciatrici. Che si pratichi nuoto, scherma, basket, ciclismo, rugby, calcio e altri sport trattati ancora a livelli dilettantistici per il pregiudizio che una donna non possa dare lo stesso spettacolo di un uomo o metterci la stessa passione, allora un grido di dolore e di aiuto echeggerà anche nei campi verdi, nei palazzetti e in altri luoghi che dovrebbero essere divertimento, benessere e cultura dello sport. Da uomo, da tifoso e da ammiratore di queste splendide ragazze, guerriere in campo e contro il sistema, va il mio più sentito augurio di una buona festa della donna, che poi festa non è, casomai è un monito. Infelice è il paese che ha bisogno di eroi, scriveva Bertolt Brecht, ma infelice e ipocrita è anche un sistema che omaggia a parole e non con i fatti.
Vorrei nominarvi tutte, calciatrici di tutto il mondo, ma per fortuna siete tante, dalle prime squadre dei club più forti del mondo fino a una squadra di pulcine di un quartiere di periferia, prima ci volevano minuti per fare i vostri nomi uno a uno, poi ore, ora non basterebbe un giorno. Tra dieci anni ci vorrà una settimana, e non basterà ancora. Perchè tra dieci anni non voglio più solo un nome, voglio una donna che sia riconosciuta professionista, che viva della sua carriera e abbia nemmeno le montagne di soldi, ma le sicurezze del calcio maschile.
Signori del sistema, amate le atlete, amate lo sport, amate le donne, e poi allora l'8 marzo diventerà finalmente solo una festa di mimose e di abbracci nelle piazze, che anche quelli adesso non sono possibili e tutti siamo diventati consapevoli di quanto ci mancano e ci mancheranno; ecco, pensate a quello che oggi ci viene negato, e capirete finalmente cosa sia vedersi negare qualcosa, compreso un contratto da professioniste.
Auguri a tutte voi, guerriere impavide.

Alleggeriamo adesso il contesto per fare dei grandi  complimenti alla nostra nazionale, che dopo una deludente prova contro il Portogallo è stata protagonista di un'ottima prova contro una comunque non irresistibile Nuova Zelanda; tra le migliori delle azzurre, tutte comunque ampiamente sopra la sufficienza, si segnala la nostra Marta Mascarello, ormai sicurezza del centrocampo, e Katja Schroffenegger, che Milena Bertolini lancia avvedutamente tra i pali dopo aver preso coscienza del momentaccio di Laura Giuliani. Katja, di nuovo in nazionale dopo tre anni, compie due grandi interventi  su due tiri-cross che si sarebbero insaccati malignamente, e para un rigore (generoso) concesso per un braccio di Alia con una prodigiosa respinta che nega il pareggio alle Neozelandesi. Con la Schoffi ieri non si passava come in Sangi-Juventus, spero che la CT la schieri titolare anche contro la quasi proibitiva (Ma giocando così tutto è possibile) Finale per il primo posto di mercoledì contro la Germania di Maroszan e Lehmann. Ma un gruppo così saprà senz'altro farci sognare, e comunque vada siamo in finale, e non mi pare cosa da poco, sia per il ranking Fifa che per la visibilità delle nostre ragazze.

giovedì 5 marzo 2020

IDENTIKIT RANDOM 1; MARTA MASCARELLO.



Marta alla presentazione in viola (fonte; fiorentinaideawebtv.it)


Dopo un Febbraio densissimo di partite ed eventi (e sono mancate due partite della Fiorentina women's, pensate voi...)si profila un marzo sottotono, poche partite e a porte chiuse,  causa sosta nazionali e "Questo benedetto 'oronavirusse" (Linari docet) che ci sta privando, oltre che di una vita normale, anche del divertimento, della comunione, della gioia di stare insieme. Mai come quest'anno il primo caldo primaverile è atteso con tanta trepidazione, e quando finalmente virus e annessi saranno acqua passata sarà bellissimo tornare ad abbracciarsi dopo un goal delle nostre meravigliose ragazze viola.

Ma il blog non è una scuola o una facoltà e non conoscerà chiusure, e si va avanti con questa nuova rubrica, che si propone di tracciare dei profili un po' più sostanziosi di quelli che si trovano in giro per il web di calciatrici emergenti o non di primo piano, della nostra Viola in primis ma anche di Empoli e Sangi. Sarà random nelle scelte e nella periodicità, e andrà per simpatie personali.
La prima giocatrice che ho scelto è colei che è stata l'unico nuovo acquisto Italiano nell'ultima sessione di mercato viola della scorsa estate, e per chi scrive è quella che in assoluto ha reso di più sul campo assieme a Janelle Cordia, ma per motivi anche anagrafici Marta per me è l'acquisizione migliore.

Partita in sordina per alcuni acciacchi, schierata titolare con coraggio da Cincotta nell'importantissima gara di andata contro il Milan, Marta si è distinta subito per qualità e fisicità, facendo evaporare con un solo grande primo tempo tutti i dubbi dei suoi nuovi tifosi. Ma andiamo con ordine.

A ottobre nasce una stella (fonte; pagina facebook Fiorentina women's)

Marta Mascarello nasce il 15 ottobre del 1998 a Bra, provincia di Cuneo, e fin da bambina viene indirizzata per le vie dello sport dal padre Luca, ex calciatore dilettante e praticante della pallapugno o palla elastica, una curiosa disciplina praticata in Liguria e nel basso Piemonte, dove appunto si colpisce una piccola palla con una mano a pugno guarnita di un guanto speciale che ne indirizza la direzione. Non l'ho mai provato ma deve essere un qualcosa di davvero carino, oltre che molto allenante per il calcio. E fin da bambina Marta pratica calcio e pallapugno assieme; a sette anni viene tesserata dall'Albese (squadra di Alba, città della Ferrero) sezione "Primi calci" assieme ai maschietti, e dal 2007 al 2011 alterna partite come terzina dell'Albese a quelle di pallapugno, che poi lascerà per dedicarsi solo al calcio. Ma prima di darsi esclusivamente al rettangolo verde la sua esperienza per gli sport sferistici le vale una convocazione in nazionale nel 2012 nella categoria kaatsen, o pallamano frisone, derivante appunto dalla Frisia, regione costiera tra Olanda e Germania.

 L'azzurro è sempre stato nella vita di Marta fin dalla prima adolescenza, visto che accantonata l'esperienza con la pallamano, passerà poi per tutte le giovanili della nazionale di calcio, fino all'approdo nella nazionale maggiore, chiamata per la prima volta da Milena Bertolini, in questa Algarve cup iniziata ieri con una fortunosa vittoria sul Portogallo dopo una partita con più ombre che luci, con Marta che in soli 20 minuti a lei concessi ha saputo dare nuovi impulsi e freschezza alla manovra di centrocampo, quello che le riesce tanto bene anche nella Fiorentina.

Marta nell'under 19 (fonte; ideawebtv.it)

A 14 anni lascia l'Albese per accasarsi nella neopromossa in serie A2 (l'attuale serie B) Alba femminile, per poi trasferirsi dopo 2 stagioni nel Cuneo, che vincerà un campionato di B e disputerà un anno in serie A prima di cedere nel 2017 il titolo alla Juventus. Marta non approderà mai in bianconero, e sarà il Tavagnacco a puntare su di lei; Marta non è alta ma ha fisicità, vince i contrasti ma senza picchiare, e ha piedi assai educati. In Friuli si specializza nel ruolo di incontrista, che per le sue doti è quello che le è più congeniale, ma non è assolutamente la Gattuso della situazione, per numeri e tenuta del campo ricorda più Daniele de Rossi, anche se è un versione decisamente più corretta e gentile della succitata bandiera giallorossa.

Con il Tavagnacco si conquista un posto tra le titolari, disputando 38 partite e segnando anche 4 reti, niente male per un ruolo che non permette troppe sortite verso la porta, ma Marta ha un tiro da fuori formidabile, che i tifosi viola impareranno ad apprezzare in un adriatico pomeriggio dicembrino.
Marta arriva nella Fiorentina women's a inizio agosto 2019, a rafforzare un reparto che comunque è già folto; l'incontrista per eccellenza è Stephanie Breitner, più ci sono Greta Adami ed Alice Parisi ad illuminare la manovra, e nel 4-2-4 di Cincotta Marta non è certo destinata a partire titolare. Ma una stagione è lunga, e quando la Breitner è costretta a stare fuori a lungo per infortunio tocca proprio a Marta dimostrare il suo valore, e lo farà nella partita forse più drammatica e combattuta giocata al Bozzi in stagione, quella del 3 novembre contro il Milan. Sono proprio lei e Breitner a formare la diga di centrocampo, e tra i tifosi alla lettura delle formazioni serpeggia più di un dubbio; ma che fa Cincotta, rischia una ragazzina proprio contro un Milan che all'epoca faceva molta più paura di adesso? Ma Marta, da buona Piemontese, di discorsi ne fa pochi, e inizia a fare da frangiflutti e a sportellate, Alia relizza un gran goal su meraviglioso assist di Bonetti, e le rossonere sono imbrigliate da un gran centrocampo. Poi Stephanie si fa male, e Marta comincia a calare, d'altra parte viene da un infortunio anche lei, ma quando poi esce stremata il Bozzi per lei ha solo grandi applausi. Buona, anzi buonissima la prima.

Tutta la grinta di Marta (fonte; pagina facebook Fiorentina women's)

Poi si sa, con le rotazioni di Cincotta non capiterà di rivederla a stretto giro in campionato, ma finalmente il giorno 11 dicembre arriva la coppa Italia, primo turno contro il Ravenna, e il mister da spazio a Marta, con licenza di avanzare e tirare; la nostra numero 12 (Curioso, di solito è un numero da portiere...) non si fa pregare, prima costringe al grande intervento la portiere romagnola, poi coglie una traversa, ma al minuto 45, su invito di Parisi, esplode da oltre 20 metri un me-ra-vi-glio-so arcobaleno che va a insaccarsi sotto la traversa; finalmente il primo goal in viola, e uno dei più belli visti in stagione finora, un destro letteralmente imparabile. La partita finirà 5-0 per le nostre ragazze, e per Marta rappresenta una pietra miliare della sua esperienza in viola.

Come anche un'altra partita, dopo la sosta natalizia, sarà giocata alla grande da Marta, ovvero il tennistico 6-1 inflitto alla Florentia San Gimignano, nella quale la nostra ha interdetto ottimamente le avversarie permettendo a Bonetti, Mauro, De Vanna e Alia di straripare in fantastiche azioni da rete.
Quando dopo la partita le ho chiesto l'autografo, le ho detto che stava diventando sempre più importante per la squadra, e lei mi ha ringraziato sorridendo imbarazzata e quasi schermendosi, come anche quando in allenamento le ho fatto i complimenti per la convocazione; guerriera impavida in campo e umile, quasi timida fuori, come fa la tifoseria a non volerle bene?

Marta ha tutto quello che serve per diventare un punto di forza della Viola di domani; talento, fisicità, serietà, capacità nella fase difensiva e nell'impostazione del gioco, a 21 anni è già una delle centrocampiste più complete della serie A. Spero davvero che il suo percorso scorra lineare, che gli ampi margini di miglioramento vengano rispettati, e che continui a stupirci coi suoi tiri da fuori, perchè già ogni tifoso viola lo sa, "Il goal è più bello se lo segna Mascarello".

lunedì 2 marzo 2020

"ELISA E BELLA FRANCAVILLA" DI STEPHANIE OHRSTROM.




Prima di dedicarmi a un blog di calcio femminile ne curavo uno sulla letteratura poliziesca, un'esperienza bella ma che considero felicemente conclusa. Ma mi mancava tanto recensire un libro di narrativa, e per fortuna seguendo il mondo del calcio femminile ci si imbatte in donne intelligenti che sanno stupirci piacevolmente anche in altri ambiti, e proprio la nostra Stephanie Orhstrom, portiere della Fiorentina women's e scrittrice, mi ha dato di nuovo la possibilità di parlare di libri.

Copertina di Federica Bonatesta (fonte; Amazon)

Per la precisione il suo è un romanzo breve che va a iscriversi a un preciso genere, quello dei libri per l'infanzia. Ma siamo sicuri poi che esista, un "genere" di libri per i bambini? o siamo noi lettori pigri che non abbiamo la voglia di dare a questi libri la collocazione che veramente meritano? questo "Elisa e Bella Francavilla" è infatti un romanzo di formazione, o "Bildungsroman" se proprio si vuole fare quelli bravi. 

Diceva Claude Aveline, uno dei giallisti di cui mi occupavo nel vecchio blog, che non esistono cattivi generi o cattivi libri, esistono solo cattivi scrittori. Che sono un esercito, forse più dei buoni, ma quello che risulta chiaro dopo la lettura è che Stephanie, nel suo piccolo, è tra gli scrittori buoni. Perchè il suo libro ha un dono; riesce a raggiungere non solo il cuore dei bambini più curiosi e intelligenti, ma anche quello degli adulti con le stesse caratteristiche. Certo, il bambino che ero non c'è più, ha messo qualche ruga, molti chili e soprattutto ha conosciuto il grigio della vita, ma perlomeno mi ricordo dei libri che ho amato all'epoca, perchè ne ho letti tanti, credetemi, e so che questo mi sarebbe piaciuto moltissimo. Perchè ha uno stile semplice ma non sciatto, intrattiene senza pedanteria, e il testo si sposa alla perfezione con le illustrazioni di Federica Bonatesta, artista pugliese che ha collaborato con Stephanie, entrambe al loro primo lavoro importante, una freschezza che si avverte con piacere sia sul lato grafico che letterario.

A cosa posso paragonare il libro di Stephanie? forse a quelli che qualche insegnante che più ci aveva a cuore sceglieva con criterio, cercando per noi un buon amico per l'estate. I libri azzurri della Salani, per esempio, quelli che preferivo in assoluto, oppure i Loescher rossi e verdi, o ancora gli scolastici Mondadori, non dei classici ma libri piacevoli scritti con perizia da insegnanti o autori specializzati, passati dalle mani di ogni giovane studente. Ecco, Elisa e Bella Francavilla potrebbe essere uno di questi libri estivi da associare alle lunghe giornate senza pensieri e alla canicola, letture che si rivelino piacevoli, siano esse imposte o meno.

Che poi io me lo ricordo le mie estati in un paesino al limite della campagna, quel Tango sempre a rischio foratura era il solo gioco che unisse maschietti e femminucce, e c'era una ragazzina che non si lamentava mai quando si decideva di giocare a calcio, che pur di misurarsi con noi accettava persino il cruentissimo "Porte piccole" uno spazio ristretto con due sedie alle estremità che fungono da porte e quasi nessuna regola, prendeva spallate e sgambetti e quando si sbucciava il ginocchio o finiva a terra sulle prime cercava di impietosirci, ma visto che non otteneva un bel niente (I bambini col pallone tra i piedi sono spietati) ricominciava a giocare a testa bassa restituendo quello che prendeva, fino a che sua madre non la chiamava in casa, con lei che caracollava guardandoci male ma al tempo stesso dispiaciuta di doversene andare. Non ricordo come si chiamasse, forse Ilaria, forse Sara, ma questo libro sarebbe piaciuto molto anche a lei.

Come tanti dei migliori romanzi di formazione, Elisa e Bella Francavilla non ha elementi fantastici, per avvincere non ha bisogno di gnomi, troll e incantesimi, basta una famiglia come tante in un paese qualunque, ovvero Francavilla, ispirato a Villafranca di Verona (ma nel libro si suppone invece che ci troviamo vicino Roma, a giudicare dalla fede giallorossa del padre di Elisa) in un'epoca che potrebbe essere questa come la generazione mia e di Stephanie, visto che tra me e la portierona ci corrono solo 4 anni (Ed è lei è quella che ne ha meno, per fortuna sua e della Fiorentina women's).

Elisa vive coi genitori, il nonno Gianni, una sorella appena più grande che non ama il calcio e il cane Boo, un Buhund norvegese ( Razza che conosco e mi piace molto ma che non sapevo come si chiamasse...vedete che si può imparare anche da un libro rivolto all'infanzia?) e ha in lei il più indispensabile ingrediente di un romanzo di formazione; un grande sogno da inseguire.

Il tenero Buhund norvegese, dall'aria intelligente e dalla coda arricciata.

Elisa vuole giocare a calcio. Non diventare calciatrice, quello è il sogno dopo, nei suoi 10 anni le basterebbe solo tirare due calci a un pallone senza che il padre non la rimproveri, che la mamma non la sgridi, che la sorella non la guardi con commiserazione. La situazione in casa si fa tesa, ma per fortuna interviene la figura magica, forse la più bella di ogni romanzo per bambini, da Geppetto fino al nonno di Heidi; il vecchio saggio, quello che nel pieno autunno si lascia incantare dalla primavera che sboccia, e arriva dove i genitori, non per cattiveria ma per una naturale concessione al conformismo protettivo, non possono e non vogliono vedere. Nonno Gianni non parla e non giudica, semplicemente la porta con se in garage e le trova un paio di scarpe da calcio malconce e incrostate di terra che appartenevano al padre di Elisa quando era ancora più piccolo di lei, e in una frase bellissima dice alla nipotina che le osserva con aria dubbiosa, non capendo ancora quello che significheranno per lei "Ehi, non guardarle male; sono vecchie, si ma se le laviamo e ci mettiamo un po' di grasso saranno come nuove"
Ed Elisa, coi suoi piedini nelle stesse scarpe del padre bambino, si affaccia alla vita da calciatrice. E poi, con la fortuna dell'età verde, incontra un'altra figura importante, l'amica del cuore, qui una nuova compagna di classe di nome Sofia, che l'amore per il calcio lo ha già imparato da suo padre Mattia, che vorrebbe fondare nel paese dove si sono appena trasferiti una squadra di calcio formata da bambine dell'età di Elisa e Sofia.

Non sarà facile convincere i genitori, Mattia e la moglie si recheranno a conoscere le famiglie delle aspiranti calciatrici cominciando proprio da quella di Elisa, e con diplomazia infinita ne otterranno dei si a denti stretti.
Si forma un primo gruppetto di bambine e ragazzine, gli allenamenti si fanno a tarda sera perchè non ci sono campetti liberi nella zona, le piccole calciatrici e le loro famiglie fanno tanti piccoli sacrifici per dare un senso alla loro passione. Le ragazze crescono di numero tanto da poter formare una squadra, che chiameranno "Bella Francavilla" un nome accattivante che rimane in mente. Negli allenamenti e giocando con Sofia Elisa capisce che il suo ruolo è quello di portiere, si sente a suo agio tra i pali, e anche se qualche tiro lo para con il nasino il dolore passa ma la passione no.
Un giorno Mattia arriva con una grande notizia; una squadra Tedesca di pari età che sta facendo una tourneè in giro per l'Italia accetta di incontrarle in una sfida amichevole. Per le ragazze è una gioia incontenibile, la loro prima partita vera, anche se contro una squadra più forte.

Arriva il gran giorno, Sofia dorme da Elisa, le bambine alle otto del mattino sono già in piedi, impazienti di mettersi in gioco. In un altro bel passaggio, che per me è stato un vero e proprio amarcord, Elisa prima di entrare in campo respira l'odore dell'erba tagliata, e pensa che non ci sia un profumo migliore al mondo. Confermo, perchè è la cosa che più mi manca delle ormai lontane partite domenicali, la sensazione proustiana più vivida legata a questo sport che Stephanie ha saputo cogliere meravigliosamente.
Senza voler rovinare il piacere della lettura, dico solo che questa partita sarà una bella lezione di vita, succederanno tante cose che le ragazze non dimenticheranno mai, e al triplice fischio tutte loro saranno più convinte e motivate nella loro grande passione. Qui il breve romanzo ha fine, ma è giusto così, un ragazzino ne sarà appagato perchè elettrizzato dagli eventi, ma anche per un adulto ci sono spunti di riflessione, talvolta un poco malinconici; Elisa diventerà poi una calciatrice o gli eventi della vita la indirizzeranno verso altre scelte? la sua amicizia con Sofia resisterà intatta negli anni, faranno un percorso insieme fino alle prime squadre? sono cose difficili ma non impossibili, leggasi la storia di Cecilia Prugna e Lucia di Guglielmo. E soprattutto, la passione per questo sport resterà intatta, non verrà sporcata da interessi, faccendieri, società che si comportano in modo meschino? si spera solo di si, che questa bambina diventi ragazza e poi donna di calcio e viva per la sua passione, che magari qualcuno le regali il professionismo, la sicurezza, che poi è questo il vero motivo dei dubbi di genitori e famiglie, ci sarà del conformismo ma anche tanta paura per il precario futuro che attualmente attende ogni ragazza che vuole dedicare la vita al calcio.

Noi tifiamo per Elisa e tutte le piccole elise sparse per l'Italia e per il mondo, e personalmente "tifo" anche per un altro libro di Stephanie Ohrstrom; in fondo la Svezia ha una grande tradizione di scrittrici per l'infanzia.

Stephanie and il vostro blogger.

Regalatelo senza paura alle vostre figlie, e anche ai vostri figli, perchè capiscano e non emarginino una bambina che chiede di giocare con loro. Regalate loro un orizzonte nuovo da scoprire, la poesia di un campetto in estate, il sudore che cola nelle magliette e si fonde con la polvere, il piacere di un bel gelato o di una bibita dopo aver sputato l'anima dietro a un pallone, una bottiglia d' acqua scaldata dal sole e condivisa da tutti alla faccia dei germi che a quell'età chi se ne frega, e poi tutti a mollo sotto la più vicina fontanella schizzando da tutte le parti e facendo indignare la vecchietta di turno. Saranno questi momenti che poi una volta adulte ricorderanno delle loro estati di bambine, ve lo dice uno che già a 37 anni si crogiola nei rimpianti.

Sapete, mi è tornata in mente quell'amica di cui vi parlavo prima, devo cercare di rintracciarla chiedendo agli amici dell'epoca, chissà se ha una figlia piccola, perchè se somiglia almeno un po' alla mamma questo libro se lo divora, e glielo vorrei regalare. Ma casomai gliene compro un'altra copia, quella mia con la dedica di Stephanie è sacra.

domenica 1 marzo 2020

LO "STEPHANIE OHRSTROM DAY" ALLA BIBLIOTECA DELLE OBLATE




Una delle ragioni per le quali vado fiero di appartenere al Viola club Go women's è che fa le cose per bene. Per la nostra Stephanie Ohrstrom, portiere che non ha bisogno di presentazioni e, come forse non tutti ancora sanno, anche scrittrice, la cornice che  Fabio Puglisi e Jacopo Uccelli hanno scelto affinchè presentasse il suo romanzo breve "Elisa e Bella Francavilla" è quella prestigiosa delle biblioteca delle Oblate, "Il luogo dove la città si incontra" nel pieno centro storico di Firenze. E inoltre sono riusciti a ottenere la bella sala conferenze "Sibilla Aleramo", tutto è fatto alla grande e niente è lasciato al caso, come vi dicevo.
Arrivo col mio solito largo anticipo, e la scenografia è già sistemata; una colonna di libri a fianco della postazione, e dappertutto l'azzurro e il verde della vivace copertina del romanzo di Stephanie, che fa pendant con il colore viola delle sciarpe del nostro club.

I 4 mattatori; Fabio, Stephanie, Jacopo e Valentina

A mediare l'evento Valentina Buttini, esemplare donna di calcio e di sport, ideatrice e conduttrice della trasmissione di riferimento degli appassionati di calcio femminile toscani "Colpo di tacco" in onda tutti i mercoledì sera su canale 50 (e anche su varie piattaforme social) un universo fantastico che sto cominciando a scoprire solo adesso e di cui presto mi occuperò dettagliatamente.
Pian piano la sala si riempie, siamo una cinquantina di persone almeno, in questi giorni di psicosi da coronavirus, con la gente che preferisce evitare i luoghi di riunione al chiuso, è un'affluenza niente male.

Stephanie arriva con un elegante anticipo di mezz'ora, saluta tutti noi e si guarda intorno soddisfatta della sala e dell'allestimento. Arriva anche il buon Sergio Berni, segretario del club che ha curato alcune delle riprese dell'evento, e altre ne sono state effettuate, curando anche la diretta Facebook seguita da più di cinquemila utenti, anche da  Miriana Cecchi e Claudio Taglialegne, di Telemontecatini Terme, che inoltre dopo l'evento hanno intervistato Fabio Puglisi,  responsabile del management del Go women's, e la nostra Stephanie.
Tra gli ospiti illustri ci sono le nostre Alice Parisi e Michela Catena (che ci fa sempre tanto piacere rivedere, anche in un contesto diverso da quello sportivo) E Giuseppe Urso, presidente onorario dell' A.C.C.V.C. ovvero Associazione Centro Coordinamento Viola Club.

Il bel palcoscenico


Inizia il dibattito-intervista, Valentina si conferma una mediatrice d'eccezione, riesce sempre a porre domande interessanti, a interagire e arricchire le risposte di Stephanie, che si scusa spesso, ma senza che ce ne sia bisogno, del suo Italiano invece ottimo (qualcuno le dica che ascolti gli "Opinionisti" Vieri e Cassano in tv, le crescerebbe l'autostima...) e l'ora scorre senza che nemmeno ci se ne accorga.
Stephanie ci parla del suo libro (che recensirò a parte dopo essermelo gustato)  ma anche e soprattutto di lei, certo riassumere dieci anni in così poco tempo è impossibile, si procede per suggestioni, e una di quelle che mi hanno più colpito è per quali capricci del destino una ragazza giovane sia potuta arrivare dalla Svezia al Veneto, dopo una stagione che non era andata bene, dice glissando comprensibilmente, in un campionato come il nostro che, se anche adesso per qualcuno è poco competitivo, figuriamoci come doveva sembrarlo 10 anni fa.

Gli inizi sono stati difficili per Stephanie, in Italiano sapeva dire solo "Pizza" (che comunque è un vocabolario di tutto rispetto per sopravvivere..) e con il livello di inglese di noi italiani, drammaticamente basso, non ha ricevuto molto aiuto in questo senso. Doveva restare sei mesi per fare un po' di esperienza e tornare in patria, e invece ha perseverato e si è innamorata del nostro paese, ed è ormai un decennio che la portierona è tra noi, e nessuno dei suoi tifosi la può considerare una straniera, Stephanie conserva pragmatismo e gentilezza nordica ma è tutta cuore italiano, molto veronese certo, ma mi piace pensare che ormai Firenze l'abbia irretita nella sua bellezza, avremmo una cosa in comune, quella di venire ad abitare a Firenze non per scelta ma per gli eventi della vita e non volersene poi più andare una volta dentro al tessuto urbano.



Stephanie ci parla di Verona, della bandiera scaligera con gli stessi colori di quella svedese, vero e proprio segno del destino, dei primi passi nel Bardolino, che nel 2013 diverrà AGSM Verona e con il quale vincerà il suo primo tricolore nella stagione 2014-2015 (Il secondo, come sapete, lo vincerà con la maglia viola e da titolare) e di un libro il cui germe è nato e cresciuto in lei come un passatempo prima e quasi come un'emergenza poi, come sempre accade a chi ha qualcosa da esprimere e cerca di farlo in ogni modo, anche provando a cimentarsi in una lingua diversa dalla sua, ed estremamente difficile per chi non padroneggia le lingue neolatine, come l'Italiano. Un libro, questo, lasciato e ripreso mille volte tra dubbi e ripensamenti ma per il bene di noi lettori e del calcio femminile finalmente venuto alla luce, corredato dai bei disegni di un'illustratrice pugliese di nome Federica Bonatesta, conosciuta tramite instagram e con la quale ha avviato un progetto di cooperazione a distanza, con Stephanie che le mandava schizzi su come voleva i disegni o faceva posare la compagna di stanza  Lana Clelland per fotografarla in tipici atteggiamenti da calciatrice, gustosi aneddoti di una piccola grande avventura letteraria.
Stephanie ci parla poi  del suo lavoro di allenatrice dei portieri delle giovanili viola, e confessa che vorrebbe che quella fosse la sua seconda carriera dopo aver smesso i guantoni, ovviamente "tra taaanti anni". Per noi tifosi questa è una bellissima notizia, perchè seguendo le piccole Ohrstrom del domani la nostra portierona dovrà restare a Firenze almeno fino a fine carriera, e poi oltre, quindi a giugno il rinnovo del contratto per lei sarà cosa fatta...vero?


E di queste ne vo fiero...

Purtroppo il dibattito ha termine, le persone intervenute sono rimaste entusiaste, la sala Aleramo sembra il Bozzi dopo una partita vittoriosa, con i tifosi rilassati che socializzano con buonumore, e si forma una nutrita fila per accaparrarsi il libro di Stephanie, oltre alle sue dediche, i suoi sorrisi e la sua gentilezza, tutte cose che comunque ai tifosi non fa mai mancare, la nostra è una number one anche in questo, come ho tenuto a dirle davanti a tutti al microfono nel momento dedicato alle domande, ricacciando per un minuto la timidezza in fondo alle scarpe.
Alla fine dispiace andare via, ci tratteniamo quasi fino alle sette, proprio come succede allo stadio, un vero e proprio dopopartita, anzi dopo-Stephanie day, perchè se quello di lunedì scorso era il giorno di Elena Linari, il Go women's ha proprio realizzato un evento a tema solo per Steph, nel quale tutti noi tifosi fedelissimi ci siamo potuti idealmente stringere attorno a una campionessa assoluta che però è molto più di una calciatrice, è una donna sensibile, che si è rivelata e svelata con assoluta sincerità, ed è stata ricambiata dal più autentico affetto. E anche questa è una bella storia da raccontare.

INCONTRO CON SARA COLZI, E L'IMPORTANZA DELL'OPEN DAY DEL PONTEDERA CALCIO FEMMINILE.

 Fin dalla splendida intervista che, ormai più di un anno fa, mi regalò (Potete trovarla qui;  IL VIOLA E IL ROSA: LE PROTAGONISTE; INTERVIS...