Era un giorno grigio, quando ho deciso di creare Il viola e il rosa; un pomeriggio triste, brumoso, nel pieno di un campionato che nessuno immaginava non sarebbe nemmeno terminato, coi suoi verdetti discutibili e le sue storie sospese. Il mio orizzonte calcistico, all'epoca, era limitato a Fiorentina e un pizzico di Florentia ed Empoli, ma era solo l'inizio di una passione travolgente, che mi ha portato a conoscere realtà, calciatrici e storie recenti ma già un poco vecchie, a conoscere persone su persone, con qualcuna già mi sono perso e con altre ho formato solide amicizie, come per tutti i casi della vita.
Credo immodestamente che questo blog sia una delle cose più belle che abbia mai creato, perchè non c'era e non c'è una cosa simile in rete (E nemmeno so se ci sarà, tiè) e soprattutto perchè quello che ho fatto e ho raggiunto è stato attraverso le persone, prima creando un clima di stima reciproca e poi collaborando; ci sono stati presidenti e Mister che hanno capito il mio lavoro, ci sono state intere squadre, come il mio San Giovanni e il Badesse, che hanno aderito quasi al completo al mio progetto, e altre squadre che non mi hanno mai negato il loro appoggio, un rapporto molto diretto, stretta di mano e via, senza quei vincoli che rendono molto difficile collaborare con le squadre di serie A, ma per colpa dei protocolli vigenti, non certo dei singoli addetti stampa tenuti a seguirli. Ci sono stati grandi uomini di calcio (e scrittori a loro volta) come Sergio Innocenti che tanto ha fatto per me e che voglio ringraziare ancora una volta per tutto. E ci sono state ovviamente le calciatrici, che mi hanno aiutato non solo accettando di raccontare le loro storie ma anche, in qualche caso, aiutandomi a trovarne altre, e che comunque hanno creduto e continuano a credere in me, e mi aiutano a trovare ancora bellissimi, a volte anche nella loro amarezza, racconti da salvare in un mondo, quello del calcio femminile, quasi del tutto senza storia scritta ma tramandato ancora oralmente, e quello che voglio è salvare, come una specie di Erodoto del movimento, brandelli e frammenti di storie prima che sbiadiscano anche nel ricordo di chi le ha vissute, e prima che venga meno anche la voglia di raccontarle.
Speriamo di poterci riuscire e di continuare questo progetto ancora a lungo, ma attualmente non posso garantirvelo. Questo perchè siamo in un momento davvero triste nel quale, non ve lo nascondo, non riesco più a coinvolgere calciatrici, in quanto come mi hanno fatto notare in diverse in questo momento parlare di calcio a chi lo gioca fa male, nei mesi scorsi vi era un cauto ottimismo, la seppur pallida consapevolezza che questa stagione bene o male si sarebbe disputata a tutti i livelli, invece quasi tutte le realtà che cerco di raccontare sono ferme, e questo secondo stop è stato accolto con tristezza, scoramento, paura. Non si sa quando si comincerà o che destino avrà questa stagione, forse per categorie come eccellenza e promozione nemmeno inizierà, si perderà tutto un anno, o comunque sarà un campionato mutilato e falsato, e non poter vivere un'avventura nella sua interezza è un qualcosa che può fare male nel profondo. Dal canto mio posso solo ribadire che sono sempre qua per nuove storie e nuove avventure, ma ho deciso di non contattare più nessuna calciatrice di mia iniziativa, perchè capisco il momento e in questo frangente sarei più che altro fastidioso, mi fermo in attesa di momenti migliori e sempre a disposizione di chi mi vorrà cercare.
Purtroppo so che questi momenti di felicità che ci travolgeranno sono ancora lontani. Stare lontani oggi per abbracciarsi...non domani, tra qualche tempo.
Conosco ragazze, amiche che forse lo resteranno per una vita o comunque resteranno ormai per una vita nei miei ricordi, che hanno contratto il covid e sono state male, amici che sono finiti in ospedale. Lo ribadisco, non ne vale la pena per una partita di calcio o di un qualsiasi altro sport di contatto, non vale la pena giocare e poi tornare a casa e avere paura di qualsiasi sintomo ti si presenti nei giorni successivi o se si presenti a qualche tua compagna, non vale la pena giocare senza voglia, senza gioia, senza riuscire a tornare ragazzi e ragazze.
Semplicemente, per dirla alla Ligabue, non è tempo per noi. E non è che non lo sarà mai, lo sarà presto, quello che chiedo alle calciatrici e agli addetti/addette ai lavori che mi leggono è; cercate di resistere. Non vi buttate giù, non vi lasciate andare, non prendete decisioni ingiuste nei vostri confronti come smettere anticipatamente a causa del covid, che non abbiate voglia di raccontare il vostro passato è comprensibile ma non smettete di lavorare sul vostro futuro, non importa la categoria in cui siete, contate voi, la felicità che vi regala giocare un pallone e la felicità che date a noi tifosi che abbiamo il piacere di seguirvi. Un anno fa stavo girando la toscana in cerca di partite, ogni weekend ne trovavo sempre qualcuna, panini freddi mangiati al freddo nelle tribune guardando un riscaldamento o tra un tempo e l'altro, sole invernale basso che bruciava gli occhi e la fronte, oppure aria gelida umida e pellicolare che ti costringeva a scaldarti sugli spalti come le calciatrici a bordo campo; ecco, ridatemi tutto questo disagio colmo di felicità, perchè ho bisogno di voi.
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