sabato 8 agosto 2020

LE PROTAGONISTE; PRISCILLA DEL PRETE, ARTE E MAGIA.

Care amiche e cari amici,


Succede talvolta che un blogger si senta un poco in soggezione a ospitare delle vere e proprie istituzioni del calcio femminile odierno. Lo avete presente quando appassionati e addetti ai lavori ti suggeriscono spesso un nome per le interviste? "Fossi in te chiederei alla tale o alla tal'altra.."  Uno dei suggerimenti più gettonati, ve lo assicuro, è stato fin da subito quello di Priscilla del Prete, considerata da tifosi e compagne come uno dei talenti e delle persone più importanti del movimento, una di quelle giocatrici che quando cambiano squadra rimpiangono tutte e tutti, e che viene ricordata con immenso piacere.

Una recente foto di Priscilla da allenatrice delle giovanili dell'Empoli.


A volte però non so come cercare le persone, mi serve qualcuna o qualcuno che faccia da tramite, e stavolta devo ringraziare la sempre meravigliosa Simona Parrini, veramente un'amica e una di coloro che più mi aiuta e mi conforta nel portare avanti il mio progetto; Simona ha messo in contatto me e Priscilla, ed è stata un'emozione vera per me avere a che fare con una donna veramente simpatica e una professionista esemplare, che è stata gentile fin da subito e in pochi giorni mi ha mandato risposte esaurienti e puntuali, di quelle che mandano al settimo cielo chi ha un progetto come il mio, che si basa sulla voglia di raccontarsi delle intervistate.

Con Priscilla del Prete questo blog compie un altro grande salto di qualità, la letteratura del calcio femminile che sto cercando di creare grazie all'aiuto delle protagoniste si arricchisce di un altro indispensabile capitolo. Ora mettetevi comodi, Priscilla sta per prenderci per mano e ci porterà in giro per mezza Italia, nel suo calcio in viola, in amaranto, in azzurro nazionale e mille altri colori.




Ciao Priscilla, benvenuta su "Il viola e il rosa", è un onore averti qui. Giusto per i profani, vorresti presentati?

Ciao a tutti! Mi chiamo Priscilla Del Prete, ho 33 anni e attualmente gioco nell’U.S. Città di Pontedera. In concomitanza sono istruttrice dei Pulcini Under-9 e collaboratrice tecnica dei Giovanissimi Professionisti Under 14 nell’Empoli F.C. Svolgo questa doppia attività, grazie ad una deroga che la FIGC concede alle donne per lo sviluppo del calcio femminile in Italia e per aumentare il numero di allenatrici qualificate. La mattina invece lavoro in una ditta tessile che produce accessori di moda.

Molto bella questa deroga della FIGC, nessuna ancora ne aveva ancora parlato sul blog, ed è una cosa che era giusto sapere.
Parliamo di Priscilla bambina; chi o cosa ti ha fatto innamorare del pallone? è stata la tua prima scelta oppure hai provato anche altri sport?

 Ho iniziato a giocare grazie a mio fratello Charlie il quale mi ha trasmesso questa grande passione a soli 7 anni. Inizialmente mi faceva fare sempre il portiere nel corridoio di casa: dovevo parare i peluches! Successivamente si è reso conto che potevo giocare in campo con lui ed i suoi amici ed ha cominciato a portarmi al campo del paese. I miei genitori hanno cercato di farmi piacere altri sport ma si sono dovuti arrendere subito perché non ho mai voluto provare altro.

Cosa ci puoi raccontare dei tuoi primi passi nel mondo del calcio?

Il primo tentativo di tesseramento è stata nella società dove giocava mio fratello. Non andò a buon fine perché il presidente della società, nonché parroco della cittadina, disapprovava il fatto che una bambina potesse giocare a calcio. Così è iniziata la mia avventura all’età di 8 anni, ma in un’altra società,il Coiano. Coi miei compagni ho sempre avuto un ottimo rapporto; per loro non faceva differenza che io fossi una ragazza. Tuttora ho rapporti con molti di loro ed anche coi miei vecchi allenatori, tra cui ci tengo a citare Cristiano Ferri. 


Giovanissima nell' "Inter" Coiano.


Ho giocato con i ragazzi fino all’età di 12 anni per poi approdare nella famosa Aircargo Agliana Calcio Femminile, vincitrice di Scudetto e Coppa Italia quando nella rosa annoverava la presenza di Carolina Morace, Milena Bertolini e Silvia Fiorini. Nel 2000 siamo riuscite a vincere lo Scudetto Primavera.


Campionessa primavera in un Agliana giovanile dove si riconoscono future campionesse come Elena Bruno e Valentina Cei, che saluto.


Insomma, ragazzini 1 - prete 0, meno male che almeno loro sono più aperti e intelligenti, ci salveranno i giovani, lo dico sempre.
Chi ti ha scoperta come centrocampista? hai provato anche altri ruoli in precedenza?

Con i ragazzi giocavo ala sinistra, e all’occorrenza terzino sinistro o centrale di difesa. Sono sempre stata una giocatrice duttile fin da bambina. Per il ruolo di centrocampista devo dare il merito ad Armando Esposito, il mio primo allenatore nel femminile. In qualunque squadra abbia giocato, ho ricoperto diversi ruoli, anche se il mio ruolo primario è quello di mezz’ala.


E io non vedo l'ora di vederti giocare dal vivo, appena sarà possibile.
Poi, a soli 16 anni, passi al Firenze, neopromosso in serie A2, col quale disputi tre stagioni. Cosa ci puoi raccontare delle tue esperienze con questa mitica maglia?

Tutta la determinazione di Priscilla nella sua prima parentesi in viola.


Ho avuto l’onore di indossare la maglia viola per ben tre anni in Serie A2 dalla stagione 2003/2004. Il primo anno arrivammo a metà classifica, il secondo ci posizionammo seconde e l’ultimo anno vincemmo il campionato è fummo promosse in seria A. 




Ho tantissimi bei ricordi e diverse persone con cui sono rimasta in buoni rapporti e che frequento ancora: il capitano Serena Patu, Giulia Orlandi, Ilaria Leoni, la fisioterapista Silvana di Benedetto e mister Ciolli. In quegli anni conobbi anche Daria Nannelli, una ragazza fantastica che tengo a ricordare tra queste righe e purtroppo venuta a mancare in un tragico incidente ormai due anni fa. Fu tra le persone con cui mi approcciai già dal primo giorno.

Foto di gruppo con, sopra a tutte, Daria.


Uno dei ricordi più belli è sicuramente la promozione in serie A: la conquistammo nell’ultima partita all’Artemio Franchi contro il Chiasiellis. Fu un’emozione indescrivibile! Un altro bel ricordo è il mio esordio in maglia viola contro l’Alessandria in cui segnai il gol del pareggio.



Nei tuoi anni in viola arriva anche la chiamata della nazionale under 19; cosa hai provato ad indossare l'azzurro? Sei scesa in campo in qualche competizione internazionale? e chi c'era con te in quell'Italia?


Ho avuto l’onore di indossare la maglia azzurra e ho ricordi indelebili. Sono scesa in campo in diverse partite di qualificazione agli Europei e ai Mondiali. 

Le foto in azzurro che vedrete sono tratte da una trasferta in Israele del settembre 2005


Calcisticamente parlando sono stati i tre anni più belli della mia vita. Sono esperienze che ti lasciano il segno e che ti insegnano a stare al mondo, a comportarsi da professionista nel nostro mondo, ancor oggi purtroppo dilettante. Ho fatto parte della Nazionale Under-19 per tre anni consecutivi con protagoniste diverse, tra cui Alia Guagni, all’epoca mia compagna di squadra, Sara Gama, con cui ho condiviso gli anni di Chiasiellis, Laura Neboli che oggi allena in Germania, e tante altre. Indossare quella maglia è il sogno di ogni bambino e bambina che gioca a calcio ed io sono onorata di aver potuto avere questo privilegio!





A volte provo a immaginare cosa si provi a indossare l'azzurro, ad ascoltare l'inno che suona per te, non c'entra il patriottismo, credo che sia un'appartenenza e un riconoscimento al talento sportivo delle atlete, eri tra le 23 più forti della tua generazione di una nazione di quasi sessanta milioni di abitanti, mi viene i brividi solo a immaginarlo, per quello quando sento le vostre storie in azzurro mi commuovo tantissimo per voi.



 Con te il Firenze raggiungerà la serie A, ma nella stagione 2006/2007 non conoscerai la massima serie con la maglia viola ma con quella  dell'Agliana, la gloriosa società della provincia di Pistoia che nel 1994/1995 riuscì a conquistare lo scudetto con una formazione da sogno con le già da te citate Carolina Morace e Silvia Fiorini. Purtroppo, pur arrivando nona, il 2007 sarà l'ultimo anno di questa compagine storica, ma tu comunque disputi un campionato da titolare con venti presenze e sette reti; cosa ci puoi raccontare di questa avventura, e com'è stato vivere l'ultimo anno di una squadra tanto blasonata, cosa che otto anni dopo ti ricapiterà col Firenze?

Un sogno che diventa realtà; Agliana.


Tornai al mio paese, Agliana, per motivi di studio e per rivincita personale: prima di approdare a Firenze, ero ad un passo dall’Aircargo Agliana ma, all’ultimo, il presidente decise di farmi fare esperienza altrove. Tornare ad Agliana per me fu quindi motivo di orgoglio. Fu un anno importante per me, ero titolare, segnai 7 gol da terzino, di cui 4 su punizione, e insieme alle mie compagne riuscimmo a salvare la squadra all’ultima partita di campionato. 





Dopo qualche giorno però, il presidente ci portò a pranzo fuori per festeggiare e ci comunicò che la società sarebbe fallita per motivi economici. Fu una disperazione! L’Agliana ha sempre avuto nel mio cuore un posto speciale. Ho iniziato lì la mia avventura nel calcio femminile ed è il paese dove ancora oggi vivo. 

Altra maglia dell'Agliana.


Quando entrai a far parte all’età di 12 anni del vivaio neroverde, il sabato ero la prima al cancello dello stadio a sostenere le ragazze della Serie A e mentre la partita scorreva mi chiedevo se un giorno anche io avrei giocato di sabato in quello stadio... Ecco cosa è per me Agliana: il sogno di una bambina.



Dopo Agliana lasci la toscana per sette lunghi anni, approdando in un'altra società molto importante per l'epoca, la Reggiana. Intervistare te è bellissimo perché ci consente di rispolverare un passato glorioso recente eppur già dimenticato; che ci puoi dire della Reggiana dell'epoca? come ti sei trovata, quali obiettivi perseguivate, e chi erano le tue compagne più forti?

Alla Reggiana

Dopo il fallimento dell’Agliana, venni contattata dalla Reggiana e per me fu una grande emozione perché era la mia prima volta fuori dalla Toscana: mi ricordo ancora il viaggio in macchina con mio papà. Arrivai a Reggio Emilia e incontrai subito Betty Vignotto, una big del calcio femminile, presidente della società granata. Bastarono 2 minuti per convincermi a firmare. Successivamente mi incontrai con Milena Bertolini, allora allenatrice della Reggiana, ed oggi C.T. della Nazionale maggiore.

la Mister davanti a tutte...

In questa nuova avventura che durò 3 anni vincemmo la Coppa Italia e conquistammo un terzo posto in campionato. Avevamo una rosa giovane ed eravamo la squadra modello della serie A: esprimevamo sempre un bel gioco che ci contraddistingueva a discapito di società più blasonate. Mi ricordo che ricevevamo spesso i complimenti degli allenatori avversari a fine partita. 




Tra le file granata ricordo con piacere Giulia Nasuti, uno dei centrocampisti più forti con cui abbia mai giocato, Daniela Sabatino, Silvia Vicenzi, Angel Parejo, Daniela Tavalazzi, attuale responsabile del settore giovanile del Bologna Calcio Femminile ed Elisabeth Spina, adesso osservatrice e responsabile dell’area femminile dell’A.C. Milan Femminile. 



Sfida infinita contro Tatiana Zorri in un Reggiana - Tavagnacco..


Queste sono le più famose, ma vi posso assicurare che erano tutte forti sul serio! Eravamo proprio una gran bella squadra!

 Nomi da brividi, altrochè!! Dopo il triennio in Emilia, per te c'è un quadriennio nel profondo Friuli, sempre in serie A, tre anni col Chiasiellis e poi uno col Tavagnacco.
Cominciamo dal Chiasiellis, altro pezzo importante di calcio femminile Italiano e altra società purtroppo scomparsa. Dalle statistiche si evince che quello in maglia biancoceleste sia stato il tuo periodo migliore, con ben 79 presenze e 15 reti, un ruolino da fenomeno. Che ci racconti di questi anni importanti?

In celeste Chiasiellis.


A Udine ho lasciato un pezzo del mio cuore! Mi sento ancora con alcune compagne di avventura; in particolar modo ho ancora contatti con il presidente del Chiasiellis, con l’allenatore Mauro Lizzi e con Piera Maglio, altra bandiera del calcio femminile. 





Sono stati tre anni di crescita sia sotto il profilo calcistico, che quello personale e umano, considerando che lì oltre che a giocare, lavoravo. Ero lontana da casa ma i miei genitori non perdevano occasione per venire a trovarmi, perché Udine è bella e la puoi solo amare! Si dice che al nord le persone siano fredde; io vi posso assicurare che mi sono sempre sentita a casa e che al nord hanno un cuore grande e un’ospitalità da invidiare! Con il Chiasiellis disputammo tre ottimi campionati. Il ricordo indelebile è la vittoria nel derby contro il Tavagnacco: questo perché a vederci c’erano più di 1000 persone (e nel 2010 era una cifra incredibile), perché segnai il gol vittoria e perché i festeggiamenti durarono una settimana intera! Il Chiasellis è stata una società esemplare fatta da persone fantastiche, sempre disponibili e che non lasciavano nulla al caso.. professionisti in un mondo dilettantistico!


E io ti ringrazio tanto per averci fatto conoscere una società come il Chiasiellis, sono quelle storie che cerco per il blog, le squadre che hanno dovuto soccombere per motivi economici ma che hanno rappresentato alla grande lo spirito del calcio femminile e hanno lasciato buoni ricordi in persone come voi calciatrici che, a livelli di società, non ne hanno poi molti. E concordo sull'ospitalità del nord, in Friuli poi hanno una gentilezza tutta loro, squisita ma mai invadente, ho ottimi ricordi di quelle terre.

Poi arriva per te il Tavagnacco, per fortuna una società sopravvissuta, anche se reputo la sua retrocessione in serie B iniqua visto che, avendola vista giocare varie volte dal vivo, aveva tutti i numeri per arrivare davanti a Verona e Pink Bari. In quel periodo però era una formazione davvero importante, con te sempre titolarissima,  e concludeste la stagione al terzo posto e una coppa Italia; quali ricordi ti porti di questa stagione ?



In gialloblu Tavagnacco.


A Tavagnacco trascorsi il mio ultimo anno a Udine. Ad inizio campionato ci consideravano le più forti sulla carta, le vincenti. Ma nel calcio è il campo che parla, sempre! Ci fu un inizio strepitoso, poi arrivarono i mesi più duri con le tre competizioni ravvicinate: campionato, Coppa Italia e Champions League, e la stanchezza iniziò a farsi sentire.



La coppa Italia appena conquistata


 Purtroppo si verificarono alcune tensioni interne allo spogliatoio e in società, e la stagione divenne deludente: arrivammo terze, perdemmo la Supercoppa contro la Torres, uscimmo dalla Champions League al secondo turno, ma in compenso vincemmo la Coppa Italia. Fu una bella sensazione alzare quella coppa, e allo stesso tempo fu un sollievo vista la disarmonia che regnava. Avevamo davvero la squadra più forte del campionato, ma non bastò. Ed oggi allenando, posso dirlo a gran voce! 

Marcata da Francesca Baldini, altra graditissima ospite de "Il viola e il rosa"


Tavagnacco rimane pur sempre una società blasonata e per me molto seria. Mi dispiace che sia retrocessa senza poter avere avuto la possibilità di poter lottare fino alla fine. Ma nel negativo, si trova sempre un lato positivo: quest’anno tornerò ad Udine per giocarci contro! Ho già avvisato tutti, ho una grande voglia di vedere tutte le persone che mi hanno accompagnato in questo pezzo di vita spettacolare!

Finalmente poi torni in Toscana, di nuovo al Firenze, l'ultimissimo Firenze immortalato da Sergio Innocenti nel libro "Tacchi e tacchetti" con una bella cavalcata che si concluderà con il quarto posto; che ci racconti di quella stagione? non ne parleremo mai abbastanza, ogni tuo ricordo ci farà un gran piacere.


Ancora magia in viola...



L’anno di transizione da A.C.F. Firenze a Fiorentina Women’s è stato per me un anno di rivincita e di grandi soddisfazioni. Eravamo una squadra giovane e data per spacciata per la salvezza, ma meravigliammo tutti, comprese noi stesse. Salimmo in cattedra e creammo dispiaceri a tutti. 








Un quarto posto da favola, la squadra rivelazione, bel gioco e grande gruppo! Ricordo con piacere i gol contro le prime tre della classe: AGSM Verona, Brescia e Torres. A fine campionato fu una grande festa per il successo in campo e per il passaggio di proprietà alla Fiorentina, che ha segnato indelebilmente la storia del calcio femminile. Ricordiamoci che grazie alla Fiorentina è partito tutto il movimento! Venni riconfermata, ma dovetti scegliere tra il calcio e il lavoro a tempo indeterminato. Scelsi il lavoro. Per me quella fu una dura botta, e dovetti scegliere di scendere di categoria per poter conciliare entrambe le cose. Di quell’anno conservo dei bellissimi ricordi e delle bellissime amicizie: continuo a sentirmi con mister Fattori, con il preparatore dei portieri Sergio Innocenti, con la dottoressa Lucia Benvenuti, con i dirigenti Milo e Franco, con Simona Parrini, Miku Matsubayashi, Martina Fusini e molte altre ragazze. Non ho ricordi brutti di quell’anno. Solo il rammarico di aver dovuto anteporre il lavoro al calcio, visto che in quegli anni quest’ultimo non ci permetteva di vivere...

In questa foto semplicemente, la nostalgia in viola.


Una parentesi; per essere una centrocampista hai segnato parecchio, qual è il tipico goal alla Priscilla del Prete? e te ne ricordi qualcuno con particolare affetto? se si ti va di raccontarcelo?

La mia specialità è il calcio di punizione. Ne ricordo tanti ma in particolare il gol salvezza ad Agliana contro il Porto Mantovano e il gol contro il Tavagnacco sempre con la maglia dell’Agliana.
Altri gol che ricordo con grandissima emozione sono il gol nel derby Chiasiellis-Tavagnacco ed il gol su pallonetto con la maglia viola contro il Mozzanica di Nazzarena Grilli.


Un sinistro che incanta.

Notare lo sgomento della giocatrice avversaria nel vedere Priscilla che sta per calciare.


Guarda, ho trovato su youtube un breve video con alcune tue prodezze; le punizioni di sinistro a girare, mamma mia che gioielli, che capolavori!!! no davvero, vengo apposta a Pontedera, se vedo un masterpiece del genere dal vivo svengo dall'emozione! Non hai un piede sinistro, hai un mirino telescopico! Ok, scusami il fervore, riprendiamo...Dopo il Firenze resti nel capoluogo, ma in una compagine di calcio a 5, l'Isolotto; i questo blog il futsal è il benvenuto, come ti sei trovata con uno sport molto diverso dal calcio a 11, anche più di quanto non si creda?

In rosso Firenze Isolotto.


Penso che il futsal sia completamente un altro sport rispetto al calcio. Cambia il modo di allenarsi, cambia il gioco, cambiano tempi e spazi, cambia il mondo! Cominciare all’età di 28 anni non mi ha sicuramente aiutata. Il futsal di serie A Elite è ad un livello spaventoso ed è affascinante anche solo guardarlo da fuori. Ho avuto la fortuna di allenarmi e giocare con delle giocatrici stellari come Cely Gayardo e Leticia Martin Cortes con le quali mi sento ancora: due professioniste allo stato puro, due fenomeni, due atlete con la A maiuscola! Ricordo Cely che si allenava ogni giorno col sorriso ed era sempre pronta ad aiutare ogni singola compagna: era una cosa che metteva troppo entusiasmo! 





Fu un anno di transizione per me, capii che mi mancava il calcio e che probabilmente il futsal non era la mia realtà. Resta il fatto che in quell’anno mi sono divertita tanto e che siamo riuscite a vincere la Coppa Italia (la mia terza!) alle Final Eight a Montesilvano. 



Purtroppo perdemmo la finale scudetto contro il Montesilvano al Mandela Forum.

Mi sto avvicinando al futsal grazie al San Giovanni calcio a 5 con il quale collaboro, e hai detto bene, è un altro sport, un mondo a parte, e ti ringrazio per la tua umiltà, hai preferito ritornare al calcio a 11 ma hai espresso un grande rispetto per questa disciplina che in tanti continuano a vedere come un parente povero del calcio, un altro pregiudizio da sfatare.

Tornando a noi, nella stagione 2016/2017 ti accasi al Florentia, all'epoca in serie C, contribuendo al mitico triplete che ha portato questa squadra fino in serie A; una cosa è certa, dove sei andata la maglia da titolare è sempre stata tua, 21 presenze e 13 reti. Che ci racconti di quella tua esperienza?

Al Florentia


Scelsi il Florentia per il suo progetto ambizioso. Eravamo una squadra giovanissima, la miglior rosa di quel campionato a mani basse ed il percorso fu tutto in discesa. Abbandonai il progetto per alcune divergenze con la società.


Nel 2017 infine ti accasi a quella che tuttora è la tua squadra, quel Pontedera che tu e un gruppo di giocatrici storiche straordinarie avete portato in serie B per la prossima stagione, sotto la sapiente guida di Renzo Ulivieri. Veramente, ti chiederei di farci un ritratto di questa formazione straordinaria proprio nella concezione, poco conosciuta dai più ma che conta il tecnico senz'altro più importante e di spessore che si sia mai visto nel femminile, la storia del calcio italiano che decide di rimettersi in gioco dopo i settant'anni con voi ragazze, un esempio purtroppo finora non imitato da nessuno dei grandi mister del passato. Un allenatore e una società che hanno amalgamato una formazione di veterane di grande talento come te, Valentina Cei, Veronica Lanzotti, Elisa Caucci e Simona Parrini con ragazze più giovani e con una storia ancora da scrivere, e insieme avete conquistato una serie B già storica. Ci puoi fare una piccola storia del vostro cammino, e dirci che cos'è per te il Pontedera, che purtroppo non conterà più tra le sue fila le suddette nominate dopo di te ma ha già piazzato un colpo da sogno con Sandy Iannella? E cosa ti ha dato, a livello personale, allenarti da tre anni con Ulivieri?

Al Pontedera, il presente.

Una sera di Luglio 2017 il presidente Pantani si presenta ad Agliana con mister Ulivieri per parlarmi e decidemmo di andare a prenderci un gelato. Fu un delirio perché non ci fu modo di parlare molto perché si fermavano tutti alla corte del mister. Non dimenticherò mai quel giorno. Decidi di sposare questa causa e quest’anno inizio il mio quarto campionato con questa società.
Il primo anno la rosa era composta da 14 ragazze, molto poche ma eravamo una squadra ben strutturata. Vincemmo il campionato di serie C alla stragrande e nel giorno del mio compleanno.
Una partita che ricordo con piacere è la partita di coppa Toscana contro il Don Bosco Fossone (Carrarese): vennero a vederci i campioni del mondo 2006, allora alunni del corso allenatori a Coverciano sotto le grinfie di mister Ulivieri.

Foto ricordo con alcuni campioni del mondo.

Il secondo anno arrivammo seconde dietro il San Marino nel campionato serie C Nazionale! Affrontammo il passaggio di categoria con solo 3-4 innesti e la riconferma della squadra intera. Fu un gran successo, considerando che, da neopromosse, arrivammo davanti a squadre che, la stagione precedente, avevano disputato la serie B.
Quest’ultimo anno siamo riuscite a compiere di nuovo il salto di categoria grazie alla cristallizzazione della classifica che, prima del lockdown, ci vedeva prime in classifica.
Nei tre anni il gruppo storico è rimasto parte integrante del progetto e questa è la più bella soddisfazione per questa società: aver creduto in ragazze del posto che sono cresciute incredibilmente grazie ad un ambiente sano e ad un tecnico di spessore. Quest’anno la società sta allestendo una squadra competitiva per la salvezza facendo alcuni innesti. Ad oggi abbiamo ufficializzato l’arrivo di Sandy Iannella, eterna mia avversaria, la quale sarà un valore aggiunto incredibile, grazie alla sua grande esperienza e tanta qualità. 
Ho intrapreso il percorso Pontedera per crescere come calciatrice (perché penso che non si smetta mai di imparare) e perché aspiro a diventare anche una buona allenatrice: al fianco di Ulivieri posso solo che imparare il mondo! In campo con lui non esiste democrazia, ma vi posso assicurare che fuori dal rettangolo di gioco ha un cuore immenso e gli si può solo che voler bene, tanto bene!

A ogni maestro la sua degna allieva...


Veniamo ora a un altro aspetto fondamentale della tua vita sportiva; so che alterni alla tua attività di calciatrice anche quella di allenatrice, nelle giovanili dell'Empoli maschile; cosa ci puoi raccontare della Priscilla Mister? pensi che questo possa essere il tuo futuro, una volta (il più tardi possibile) smessi gli scarpini?


Priscilla allenatrice.


Sono diversi anni che ormai alleno: l’ho fatto sia ad Udine che qui in Toscana. Spero possa essere il mio futuro. È una cosa che mi fa stare bene e mi rende felice. Amo stare con i ragazzi, ci passerei l’intera giornata.. anche se la mia aspirazione è di allenare una prima squadra. Ad oggi alleno nella scuola calcio e collaboro nel settore giovanile di una società esemplare come Empoli. Penso che poter fare un percorso di crescita in una società come questa sia un’occasione d’oro. E’ una società molto ambiziosa che crede nella crescita del singolo giocatore e del singolo allenatore. Si lavora in un clima sereno e c’è un rapporto positivo e costruttivo tra tutti gli allenatori che dimostrano ogni giorno di essere professionisti allo stato puro. E’ una realtà favolosa che ti permette di crescere e di valorizzarti. 

Questa è talmente bella che l'ho voluta lasciare per ultima.


Ultima domanda; cosa diresti a una bambina che desidera fare la calciatrice? Pensi che potrà crescere in un ambiente migliore dove il professionismo e le tutele saranno garantite sotto tutti gli aspetti, oppure prevedi ancora tante difficoltà per il movimento calcio femminile?

Ad una bambina dico “Vai! Vivi! Gioca a calcio!”, soprattutto ad una bambina che trova il primo ostacolo in famiglia. Oggi ci sono tutti i presupposti per portare questo sport al professionismo: volere è potere. Noi ce la stiamo mettendo tutta! Mi considero, insieme a molte altre, una calciatrice che ha lottato per arrivare fino a questo piccolo traguardo e mi piacerebbe vedere un giorno le donne considerate professioniste al 100%. Non voglio che sia più un miraggio, ma la realtà! Abbiamo fatto tanti, forse troppi sacrifici e ci meritiamo di essere supportate e di aver la possibilità di crescere come movimento. Adesso lo pretendiamo!!

Come dico sempre su questo blog, Priscilla, il professionismo nel calcio femminile, quello vero, non passerà attraverso i faccendieri o gli speculatori che hanno già rovinato il maschile da tempo, ma passerà da persone come te che professioniste dentro lo sono da sempre, in tutta questa incredibile carriera che ci hai appena raccontato il professionismo te lo sei preso da quando hai esordito nel femminile, di sacrifici ne avete fatti oltre il troppo, le federazioni, i media che non hanno mai parlato di voi, i calciatori maschi che potrebbero spendere una parola per il femminile ma sembra che ne abbiano paura, le persone stesse che vi denigrano o dicono di amare il calcio ma il femminile lo snobbano per pigrizia vi dovrebbero chiedere scusa, e cominciare a darvi quello che vi spetta, e se mai succederà sarete voi a ricevere il giusto indennizzo, perché semplicemente la vostra lotta silenziosa e determinata avrà la meglio, nel mondo si sono già viste capi di stato donna, manager donne, allenatrici donne e, anche se l'Italia è sempre buona ultima, prima o poi ci arriverà, e allora spero che tu, Priscilla, sarai li a prenderti ciò che è tuo, sotto i riflettori come non lo sei stata mai e non per tua colpa, tutti quei goal che hai raccontato e nessuno ha immortalato, tutte quelle squadre straordinarie delle quali hai fatto parte che sopravvivono solo nei racconti di voi protagoniste e di qualche dirigente in vena di nostalgie ormai nessuno le vivrà più, ma tu e tante altre donne di calcio potrete diventare le prime allenatrici a imporsi nel maschile, oppure le Mister di una prima generazione di professioniste, perché nessuno meglio di voi saprà afferrare per un braccio un ragazzo o una ragazza ubriacati da soldi e promesse e tirarli fuori da tutto il marcio che ormai sta soffocando il gioco più bello del mondo; il buono del calcio passa da voi, salvatelo se potete.

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