sabato 31 ottobre 2020

LAURA FURI, A BADESSE TRA PASSATO...E FUTURO.

 Care lettrici e cari lettori,


Stavolta vado sulla fiducia, in quanto Laura Furi non la conoscevo, ma il SuperCap Benedetta Parri mi ha detto che con lei avrei intervistato un'ottima calciatrice e una bravissima persona, e io di Benedetta mi fido, e infatti a stretto giro di posta mi sono visto arrivare un'intervista fantastica.

Laura Furi

Laura è il Badesse, ne è stata giocatrice e spero tornerà a esserlo prestissimo, nel frattempo ne è una sua supertifosa, ma sugli spalti ci devono stare gli scarponi come me, le brave calciatrici dopo un po' sentono il richiamo del campo, altro che tribunette.

Quella che segue è una chiacchierata simpatica e frizzante come credo debba essere Laura stessa, che ringrazio per le sue belle storie.


Ciao Laura, benvenuta su "Il viola e il rosa". Vuoi innanzitutto presentarti ai nostri lettori?

Ciao Omar e grazie mille per questa intervista! Sono Laura Furi, ho 27 anni e come ruolo ricopro quello del terzino anche se per adesso sono lontana dal campo e dalle mie compagne per motivi di lavoro, quindi per un po' mi vedrai nei panni della tifosa! 😄



Vai, tiferemo insieme, mi insegnerai un po' di cori, o magari ne possiamo inventare e cantare qualcuno nuovo.

Come si è sviluppata la tua passione per il calcio, Laura? So che il tuo sport era un altro, e che il calcio è stato per così dire un secondo amore; ma qual è stato il tuo primo contatto con il tuo attuale sport? 

 Il mio primo contatto l'ho avuto in seconda media quando la mia squadra partecipò ad un torneo femminile e lì fu la primissima volta che toccai un pallone da calcio. Mi ricordo anche che un signore mi chiese di andare a giocare a calcio nella sua società, ma rifiutai (mannaggia a me! 🤣)perché praticavo un altro sport e non mi vedevo a quel tempo nei panni di una calciatrice. 

In seguito, io e il calcio siamo stati due mondi distanti, fino a che non ho iniziato a giocare a calcio a 7 nel torneo femminile delle Contrade.


Migliaia di ragazze hanno fatto come te semplicemente perchè fino a qualche anno fa per il calcio femminile non era previsto nemmeno un futuro, per le premesse questo miniboom del 2019 è stato un risultato straordinario, ma chissà quanti grandi talenti si sono persi anche solo negli ultimi anni.

Come hai detto,  Il calcio però rimane per te solo un interesse fino quasi ai 20 anni, poi vieni coinvolta in questo torneo delle contrade che hai citato; ci puoi dire come è andata?

Il percorso fu abbastanza semplice. La mia contrada, la Selva, decise di partecipare a questo torneo e decisi di giocare con loro, sia perché dovevo fare qualcosa per mantenermi in forma ma anche perché mi incuriosiva giocare a calcio. Con il passare delle partite mi ricordo che cresceva lentamente questa passione...non mi importava se fuori era freddo, pioveva o nevicava, io volevo giocare perché mi divertiva e mi faceva stare bene


E come vorrei dire a tante persone anche grazie a te, non è mai troppo tardi per cominciare a giocare, poi non importa la categoria che si raggiunge, ma lo stare bene che deriva dal pallone è un qualcosa di universale, una passione unisex e senza limiti. 

Comunque avrai anche iniziato tardi e "per scherzo" ma per te arriva l'occasione di cimentarti con una vera squadra di calcio a 11, la Colligiana; sei entrata in questa realtà in punta di piedi oppure ti ci sei lanciata con convinzione? e quanto è stato difficile ambientarti in età(calcisticamente eh) avanzata con tattiche, regole, allenamenti e partite?

Alla Colligiana.

Mi ricordo che quando mi chiamarono per giocare a calcio a 11, un po' di tempo per pensarci me lo presi, non tanto perché era un'esperienza nuova, soprattutto perché era un impegno da non sottovalutare e a me le cose piace farle per bene, quindi dissi fra me e me che avrei accettato solo se fossi stata in grado di portare a termine questo impegno.

Mi ricordo che il primo allenamento fu un mezzo disastro, ahahahahahah. Di calcio non ci capivo niente e non ero nemmeno così coordinata, infatti detti un pestone ad Ari e lei tutta dolorante uscì dal campo. Volevo sotterrarmi, le chiesi scusa almeno 30 volte.

Poi arrivò la prima amichevole. Giocai come difensore centrale e fu una mezza tragedia. Non sapevo come muovermi, dove andare, cosa fare. Le mie compagne mi urlavano "sali!" e nella mia mente è impresso ancora quello che risposi: “scusate, ma dove devo andare?!".

Quindi, puoi ben capire che mi sentivo un pesce fuor d'acqua, però sono sempre stata una persona determinata e nonostante le difficoltà che incontravo ad ogni partita e ad ogni allenamento, non ho mai mollato perché volevo imparare a giocare a calcio e soprattutto volevo migliorare per le mie compagne di squadra.


Mi hai fatto ridere tantissimo (A me successe una cosa simile, a uno dissero "sali!" e quello "in che senso?" "sali l'acqua della pastaaa!!" gli urlò il mister....epico!!) ma anche emozionare, non ti sei mai arresa ed è bellissimo, e pazienza per Arianna dai, in fondo un piede glielo lasciasti sano, mettila così :D 

Come sei diventata terzino, Laura? Chi ti ha scoperta in tal senso, e come hai capito che era quello più congeniale alle tue caratteristiche?

Per la prima parte di campionato, quando ero alla Colligiana, ho giocato come difensore centrale, ma sentivo che non era il ruolo adatto a me, così, anche con l'arrivo di un'altra giocatrice più esperta che ricopriva il mio stesso ruolo, il Mister decise di spostarmi a fare il terzino, ruolo che mi piaceva perché potevo sfruttare la mia velocità in corsa e soprattutto perché potevo aiutare sia in fase difensiva che offensiva, diciamo che mi sentivo più utile per la squadra. Comunque, a questo punto ci tengo a ringraziare una mia compagna di squadra, Debora Velvi, che sia quando giocavo come centrale che come terzino, mi aiutava sempre, sia in allenamento che in partita. Se adesso ci capisco qualcosa in più, è sia merito di Gianluca, ma anche suo!!. 

Poi per te, come per tante altre ex Colligiana, arriva il Badesse, una realtà alla quale mi auguro tu possa tornare al più presto. Ci puoi raccontare qualcosa dello scorso anno? Ti sei evoluta come calciatrice, sia tecnicamente che a livello caratteriale?

Badesse 2019/2020.


Lo scorso anno per me è stato l'anno della svolta. Ero più sicura delle mie capacità, le compagne già le conoscevo, con le nuove ho fatto subito amicizia (soprattutto ho stretto un bel legame con Francesca, sia in campo che fuori dal campo), ho fatto anche due gol!! Quindi tutto sommato è stato un anno positivo, nonostante qualche difficoltà e malumore dopo qualche partita persa di troppo e qualche discussione in più in campo, cosa che non sopporto perché per me il gruppo è sempre stato fondamentale, si vince e si perde tutte insieme, senza andare a cercare il colpevole.


Molto bene, le discussioni ci saranno sempre, anzi meglio, se ci sono è perchè si è convinti di lottare per qualcosa di bello, la rassegnazione è peggio. 

A proposito di questi due goal che hai segnato, ce li vorresti raccontare?

Sì, sono riuscita a segnare due gol! Che gioia immensa! Quello che ricordo con più piacere è stato sicuramente il primo. Mi pare in campo ci fosse una discussione con le avversarie, quindi c'era un po' di confusione, però l'arbitro non aveva fermato il gioco ed io stavo continuando a correre verso la porta avversaria, mi vedo arrivare il pallone, lo tocco e…goal! 

Però anche il secondo me lo ricordo molto bene, anche perché ne ho fatti solamente due, come potrei dimenticarmene. Una mia compagna di squadra batte una punizione, la palla rimbalza sulle mani del portiere, io, non so ancora adesso come, mi trovo nel posto giusto al momento giusto, mi vedo arrivare il pallone, gli do un calcio e…gol!

Tutto sommato, due gol bruttini ma efficaci!!😎

Insieme a Rombo di tuono Maddalena Borri.

Vabbè, specialmente per il primo le avversarie non ti avranno ringraziata :D ma restano nella tua storia e non sai quanto ti ringrazio per l'onore che hai fatto a raccontarli sul mio blog! 

Ultima domanda; attualmente non fai parte della rosa del Badesse, ma so che potresti tornare; quanto si sta mancando questa squadra e il calcio in generale? Ti senti pronta, sia fisicamente che mentalmente, per tornare a ruggire assieme alle tue compagne? 




Mi manca tantissimo giocare a calcio, mi manca la scarica di adrenalina che si prova prima del fischio iniziale dell'arbitro e mi mancano le mie compagne, tantissimo.

Inoltre, non vedo l'ora di rivedere le ragazze e di conoscere le nuove compagne e farmi insegnare anche qualcosa da loro.

Per quanto riguarda la domanda che mi hai fatto sul sentirmi pronta o meno, ti risponderò sinceramente e la risposta è "ni". Mi sento pronta mentalmente perché so cosa mi aspetta, ma non mi sento affatto pronta fisicamente, perché sono stata mesi e mesi ferma, e il fiato e i muscoli per correre sono un ricordo lontano, ma non sono una persona che si arrende facilmente, quindi ce la metterò tutta per tornare in forma e dare il meglio di me!!

Laura e le ragazze ci salutano così.


Ecco, che sei una persona che non si arrende è palese, è la cosa che più è emersa di te in questa bella conversazione, e sono convinto che quando tornerai a vestire la maglia che ami ritroverai la condizione in poco tempo, tutto dipenderà dalla voglia che hai, e se sei pronta di mente il corpo la seguirà presto.

Allora, ci vediamo presto Laura, spero il prima possibile a tifare per le ragazze, sei ancora un top tifosa ma conto di scalare posizioni e di insidiare la tua leadership di supporter....ah già ma tanto prestissimo tornerai in squadra, quindi tutto risolto, e quel posto che lasci in tribuna lo occupo io, perchè ormai il biancazzurro Badesse mi è entrato nel cuore. A prestissimo!




sabato 24 ottobre 2020

INTERVISTA A LINDA DI GASPARRO, PORTIERE DEL BADESSE.

 


Care lettrici e cari lettori, 

il progetto di interviste alle ragazze del Badesse per la prima volta incontra uno dei suoi tre portieri, ovvero Linda di Gasparro, che insieme a Manuela Dainelli e Virginia Cannoni completa il reparto.



Linda di Gasparro.



Ho già incontrato Linda e per me è stato un piacere in quanto ho conosciuto la prima persona che tifa Chievo Verona, e si ricorda, anche se era molto piccola, del Chievo dei miracoli di Del Neri, una delle ultime squadre veramente belle ed emozionanti della serie A maschile.

Ma Linda, lo leggerete, è una persona interessante in tutti i suoi aspetti, che si è raccontata con grande generosità e passione, con delle storie davvero da conoscere e per le quali la ringrazio di cuore.


Ciao Linda, piacere di averti sul blog! Vuoi innanzitutto presentarti ai lettori? 


Ciao a tutti. Mi chiamo Linda Di Gasparro, e gioco nel Badesse Femminile come portiere. Sono nata a Verona il 15 giugno 1995 e vivo a Siena perché studio medicina. Gioco a calcio da pochi anni, anzi, in realtà ho cominciato a giocare 4 anni fa per la prima volta a calcetto, ma per me il pallone è sempre stata una passione fin da piccola, quando giocavo “in cortile” coi miei amici, quindi diciamo la classica storia della femminuccia (ok, femminuccia forse è un parolone) che gioca coi maschietti. Durante la mia infanzia/adolescenza ho praticato altri sport come la pallavolo e il nuoto, ma da quando ho iniziato l’università e ho trovato un po’ la mia indipendenza ho voluto fortemente provare a buttarmi nel mondo del calcio e devo dire che per ora ho sempre avuto esperienze molto positive ed è una dimensione che amo follemente, sia per il gioco in sé, sia per le persone che finora ho incontrato e che hanno contribuito a creare sempre una bella atmosfera in spogliatoio (e anche oltre lo spogliatoio).


Alcune di voi ragazze del Badesse hanno effettivamente cominciato  a giocare dopo i 20 anni, ma ora ci siete, fate parte di una squadra che disputa un campionato e con un progetto serio alle spalle, non è la prima volta che affrontiamo la questione ma non mi stancherò mai di ripetere che per una ragazza non è mai troppo tardi per iniziare, se c'è la passione vera come quella che hai sempre avuto tu.

So che hai sempre fatto il portiere. Cosa ti ha fatto scegliere questo ruolo, come lo hai sentito tuo? Lo sono (stato) anch'io e mi fa piacere porre questa domanda a chi condivide le tante fatiche e le poche gioie del difendere una porta


A dire il vero è stato tutto molto fortuito.  Nella mia prima squadra di calcetto mancava un secondo portiere, quindi la nostra allenatrice (attualmente mio difensore centrale) Anna Maria Mancuso ci aveva dato la possibilità a noi nuove di offrirci volontarie per quel ruolo. Da quel momento non ho più smesso di farmi prendere a pallonate... in modo affettuoso ovviamente.  È stato proprio amore a prima vista, per diversi motivi: innanzitutto è una sfida personale contro le mie paure, è un ruolo con molte responsabilità che mi sta aiutando ad aumentare la fiducia in me stessa e verso le mie compagne, e poi semplicemente mi diverto un sacco.

Casacca del Campoleone...ho idea c'entri qualcosa Anna Maria con questa maglia :D

In effetti è un ruolo ingrato e gratificante al tempo stesso, un errore viene evidenziato più che in ogni altro ruolo ma le parate decisive sono festeggiate anche più di un goal, perché un goal finalizza una buona manovra di squadra, ma una parata corregge un errore e salva chi lo ha commesso. 

Hai cominciato però nel calcio a 5; in quali squadre hai giocato? e cosa ci puoi raccontare dei tuoi anni nei palazzetti?

Linda all'epoca del futsal.


Ho iniziato a giocare durante il mio terzo anno di università. Facendomi venire in mente questa fantastica idea di intraprendere l’avventura calcistica, andai al CUS a chiedere se c’erano squadre universitarie femminili di calcio, ma non essendocene, uno dei segretari mi ha dato il numero di telefono di una ragazza che giocava nell’Alberino, e da lì a meno di una settimana ero già al campetto a provare il mio primo allenamento. Da quel momento ho giocato due anni all’Alberino e altri due anni a Castellina Scalo, più o meno con lo stesso gruppo di ragazze. Il mio ultimo anno a Castellina è stato anche il mio primo anno a Badesse, perchè l’anno scorso per strane congiunzioni astrali sono riuscita a conciliare entrambi gli impegni sportivi. Dei miei anni nei palazzetti ho tanti ricordi positivi, e così a mente calda mi vengono in mente due aneddoti. Il primo riguarda il periodo di preparazione atletica pre-campionato con l’Alberino durante il secondo anno: il nostro preparatore (Gigi) era un paracadutista; i nostri allenamenti erano talmente duri e sfiancanti che a fine delle 2 ore io e la mia compagna di reparto (Veronica Gialli) sembravamo appena tornate da un addestramento dei marines, al che le nostre compagne ci prendevano in giro dicendo, per la prima volta, che non sarebbero volute essere nei nostri panni; questo periodo è stato uno dei più faticosi ma la mia voglia di giocare e allenarmi non è mai calata, e questo mi ha regalato una grande soddisfazione personale. Il secondo aneddoto è dell’anno scorso e mi riferisco alla vittoria all’ultimo minuto contro il Baccaiano per 5-4 nel campionato UISP Empoli: a 10 minuti della fine del secondo tempo eravamo sotto di un goal, ma con un rigore del nostro capitano Laura Rocchi e un goal allo scadere dei minuti di recupero di Serena Tronnolone siamo riuscite a ribaltare il risultato vincendo per la felicità di tutte.

All'Alberino.

Molto esaustiva e molto preziosa nei tuoi consigli, se una ragazza indecisa su come iniziare a giocare legge questo pezzo può trovare enorme inspirazione, grazie a te questo blog è anche uno strumento utile.

Domanda tecnica; come te la cavi coi piedi? i portieri di futsal so che di solito sono piuttosto bravi a gestire il pallone coi piedi anche per necessità, ti è tornata utile nel calcio a 11 questa esperienza?

Al Castellina Scalo.


Ahahah, avrei voluto evitare questa domanda. Ho ancora parecchio da lavorare, e infatti è uno dei punti su cui sto cercando di migliorare attraverso anche gli allenamenti mirati che sto svolgendo... a volte beccando anche in testa le mie compagne di squadra mentre si allenano dall’altra parte del campo, però lo giuro non lo faccio di proposito.


See...non ci crediamo :D

Poi, lo scorso anno, lasci il futsal per approdare proprio alla corte del Badesse. Come mai questa scelta? cosa è stato che ti ha spinta sui campi d'erba, a difendere una porta tanto più grande? Hai avuto difficoltà di ambientamento in tal senso?

Al Badesse.

Il passaggio dal calcio a 5 a quello a 11 è stata una scelta di cuore. A furia di sentir parlare mia cugina, che attualmente gioca nel Chievo Verona Women in serie B, mi ha attratto così tanto da voler fare questo passaggio; ed è grazie all’attuale preparatore atletico Alessandro Olivola se sono riuscita ad avere l’opportunità Badesse. Per quanto riguarda il cambiamento devo dire che per i primi due mesi circa è stato per me disorientante dovere gestire un area di rigore così grande, più che la porta in sé, ma grazie all’aiuto delle mie compagne e degli "allenamenti post-allenamento" ho superato questa difficoltà.

In Allenamento.

Con le persone giuste tutto si affina, se si ha il talento a sostenerci.

Ci puoi raccontare del Badesse? l'impatto con la società, gli allenamenti, le partite che ricordi con più piacere?


Sono una persona abbastanza timida e che fa fatica ad aprirsi con altre persone ed inoltre l’allenamento differenziato non mi ha permesso sin da subito di passare tempo con le mie compagne, per questo il primo mese non ho da subito legato, ma sentivo già dall’atmosfera che si respirava negli spogliatoi che mi sarei integrata facilmente. L’accoglienza e il senso di accettazione che ho percepito sono state una delle cose più belle che mi siano mai capitate. Essendo lontana da casa da anni per me l’anno scorso è stato il momento in cui ho sentito di avere una seconda famiglia, un posto in cui so di poter essere me stessa e di essere accettata per quella che sono, difetti inclusi. Penso che il gruppo sia la vera forza di questa squadra tanto che le lacune tecniche passano in secondo piano; infatti per me i ricordi migliori sono quelli extra-calcistici, come le serate passate insieme, gli aperitivi post partita indipendentemente da vittoria o sconfitta, gli scherzi e le prese in giro.  Però c’è da dire che la partita che ricordo con più piacere è stata la vittoria di misura con il San Giuliano: pur non giocando titolare, in panchina la tensione era talmente alta che avrei voluto lottare su ogni pallone io stessa insieme alla mie compagne, e al momento del fischio finale c’è stato un momento di liberazione e un grande abbraccio collettivo.


Linda in azione.

Sono d'accordo con te, il gruppo è la forza di questa squadra, l'ho constatato di prima mano e sono rimasto sbalordito dal vostro affiatamento, potrete andare molto lontano, anche perché di lacune tecniche ne avrete sempre meno.

 Quest'anno è stata fatta una campagna acquisti che definirei sontuosa, che vi pone senza false modestie tra le favorite del campionato; cosa ti aspetti dalla stagione che verrà? e quanta voglia hai di tornare ad allenarti e scendere in campo dopo tutti questi mesi di inattività?


La voglia di allenarsi e di giocare è tantissima e non vedo l’ora che ricominci il campionato. Ritengo che la campagna acquisti sia stata mirata a valorizzare ancora di più il gruppo senza sfaldarlo, quindi le aspettative che ci siamo prefissate noi stesse sono alte ma finché daremo sempre il massimo i risultati arriveranno, e sono convinta che ci toglieremo tante soddisfazioni. 


Linda e il Badesse vi salutano con questa bella foto di gruppo.


Secondo me hai detto la cosa più esatta; rinforzare il gruppo senza sfaldarlo, innesti giusti ma senza che siano ridondanti verso un gruppo ormai "storico" che comunque con enormi sacrifici ha fatto si che il Badesse fosse una società appetibile dai talenti arrivati in estate, avete dato credibilità al progetto sul campo e di questo ogni tifoso e appassionato di calcio femminile ve ne dovrebbe essere grato.

Grazie per tutto Linda, e arrivederci alla prossima partita, al prossimo sogno in biancazzurro.





domenica 18 ottobre 2020

INTERVISTA A MARIA CHIARA FANTOZZI, ANIMA SENESE.

 Care lettrici e cari lettori,


Oggi vi voglio presentare una ragazza che ho conosciuto in una sera d'estate grazie a Costanza Gangi, che lo scorso giugno ha regalato al blog una memorabile intervista (e che alla prima in campionato è andata a segno con la nuova maglia della Pistoiese, gran bel goal tra l'altro) e che tra una parola e l'altra ho capito che Maria Chiara Fantozzi era fatta della sua stessa pasta; giovanissima ma talentuosa e soprattutto seria e appassionata.

Maria chiara Fantozzi.


Sono stato felice quando ha accettato di essere intervistata, io punto molto sulle calciatrici giovanissime ma che hanno già storia e storie alle spalle, vi potrei schierare una formazione di under 20 assolutamente di tutto rispetto, non solo per il talento ma per l'intelligenza e la preparazione che dimostrano, e Maria Chiara mi ha molto colpito in tal senso. Certo, non ha avuto fortuna con l'ultima esperienza a Siena con la Robur che è fallita, e attualmente la sua vita sta prendendo direzioni che sulle prime possono allontanare dai campi di calcio ma io sono dell'idea che "Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano" e l'amore per il calcio di questa ragazza risulterà più forte, e quando avrete letto le sue storie lo penserete anche voi.


Ciao Maria Chiara, grazie ancora di aver accettato, è un vero piacere averti su "Il viola e il rosa". Vuoi innanzitutto presentarti ai lettori?


Ciao Omar, grazie a te di avermi dato l’opportunità di potermi raccontare attraverso lo sport più parlato del momento. Mi chiamo Maria Chiara, ho 18 anni e sono di Siena.


Parlaci di Maria Chiara bambina;  chi o cosa ti ha fatto amare il calcio? ed è stato il primo sport che hai praticato oppure hai provato altre discipline?


 L’amore per il calcio nasce all’età di 10 anni, tra le mura della scuola elementare. Nonostante mio babbo abbia giocato per molti anni e allenato squadre in categoria, fino ad allora mi ero tenuta distante da questo sport, soprattutto per la paura di essere giudicata dai miei coetanei.

Questo muro che mi precludeva da quella che sarebbe stata la mia felicità, un giorno fu abbattuto dalla frase, che aspettavo ormai da tempo, di un mio compagno di classe: “Chiara vuoi fare due tiri con noi?”

Da quel giorno ad ogni ricreazione, mentre le altre bambine giocavano imitando modelle, io ero nel mezzo ad una decina di bambini a fare ciò che avevo sempre desiderato.

Prima di iniziare definitivamente calcio ho praticato nuoto ma, senza togliere nulla ai nuotatori, per me era uno sport troppo piatto e privo di colpi di scena!


In effetti il nuoto è uno sport che vive di pochi attimi e dove l'atleta punta tutto su se stesso ricercando la perfezione, anch'io preferisco gli sport dove il fattore umano è determinante e dove vive il concetto di squadra. 

E comunque sappi che nell'adolescenza ho cercato anch'io di invitare ragazze a giocare a pallone ma non ho avuto mai successo, anzi venivo abbastanza deriso da loro stesse e dai miei amici, peccato non aver incontrato una Maria Chiara Fantozzi in quegli anni.

Immagino che pur essendo tu molto giovane, abbia iniziato a dare i primi calci al pallone in squadre maschili; come ti sei trovata, e com'era il tuo rapporto con i compagnucci dell'epoca? ti hanno subito accolta tra loro senza alcun problema o in qualche modo hai dovuto farti rispettare? 


Ebbene si, la prima squadra che mi ha accolta è stata l’Alberino, composta dalla maggior parte dai miei compagni di classe. Quello che colpisce un po' tutti è come ci sono arrivata. Purtroppo o per fortuna...raccontando una bugia a mio padre, convincendolo del fatto che le femmine portassero punti in classifica!

Supplicandolo in ogni modo alla fine cedette e riuscii così a fare il tanto desiderato primo allenamento “serio”. 

Conoscendoli già quasi tutti mi hanno accolta fin da subito come una di loro, senza nulla in contrario da ridire e anzi spesso portata sul palmo di mano.

Gli allenatori hanno sempre dato lo stesso spazio a tutti senza privilegiare nessuno e senza far sentire me meno importante o meno capace dei miei compagni, che già calpestavano il prato verde da qualche anno in più di me.

Però come tutti sanno, i maschi quando giocano diventano un po' egoisti, quindi sempre meglio conquistarsi il pallone invece di star lì a guardare!

Giocando contro squadre maschili era solito essere vista come “diversa” dagli avversari e dai loro genitori. Nonostante qualche sguardo in più o qualche parole sussurrata all’orecchio non erano poi così cattivi...e questo dava a me la possibilità di sentirmi diversa!



Non erano tanto cattivi ma nemmeno buoni a parer mio...hai fatto una gran cosa a trasformare il tuo "essere diversa" in voglia di riscatto, in ogni caso complimenti ai tuoi compagni che ti hanno accolta così bene, non so se la mia generazione avrebbe fatto altrettanto, mi piace sottolineare la maggiore apertura mentale di tanti ragazzi di oggi.

 Poi dopo l'Alberino, a 13 anni, passi nelle giovanili del Siena femminile, dove passi tre stagioni, fino al fallimento della società. Cosa ci puoi raccontare di questa tua prima avventura in una squadra tutta al femminile? e ti è capitato, durante il percorso, di esordire in prima squadra?


Giovanissima nel Siena femminile.


Finito il mio percorso con i maschi (durato addirittura un anno di più) decido di non smettere e quindi passare ad una squadra tutta al femminile, il Siena Calcio Femminile. Qui incontro le mie prime compagne di squadra con le quali ho condiviso gioie e dolori fino all’anno scorso. Il primo anno fummo iscritte ad un campionato di squadre femminili a 7. fu un campionato con alti e bassi, ma la più grande soddisfazione l’avemmo quando si vinse 1-0 contro la Stella Azzurra, squadra di Arezzo che vantava di una rosa a dir poco imbattibile. Questo fu un anno di conferme per me: il calcio era ciò che mi piaceva di più. Nel frattempo crescevano le amicizie, per me tutte nuove, anche fuori dal rettangolo verde. L’anno dopo abbandonammo il campionato femminile per fare “esperienza”, andando a giocare contro i maschi. Non mi metto a dire tutte le frasi che ricevevamo ad ogni fine partita, ma nonostante questo uscivamo sempre sorridenti e felici dal campo, forse un po' stanche, ma sempre e comunque fiere della maglia che portavamo. Come si suol dire, le donne hanno sempre la meglio, e ad una partita di fine campionato i ragazzi dell’altra squadra si presentarono in pochi, forse non arrivavano nemmeno a 11. gli altri erano rimasti a casa perché “mi vergogno a giocare una partita contro le femmine”. E fui lì che noi tirammo fuori il meglio, correvamo su ogni pallone, avevamo fame di vincere. La partita finì con uno schiacciante 7-0 per noi. Eravamo ultime in classifica, ma ciò non ci importava, noi eravamo li per divertirci e imparare.



Passarono altri tre mesi e la preparazione era alle porte. Nel frattempo la prima squadra era fallita e molte erano “migrate” nel San Miniato, altra squadra femminile a Siena, senza però le giovanili. Quest’anno non erano partite contro i maschi, ma di nuovo contro le femmine. Questa volta di pari età alla nostra, insomma un campionato dove noi potevamo dire la nostra abbondantemente. Iniziammo a collezionare vittorie già da subito e a prendere le lunghezze con le avversarie. Temevamo solo una squadra, il Castelfranco. Finimmo il campionato da vice campionesse per un punto, dietro alla squadra pisana che ci aveva battute solo 1-0 nella giornata di ritorno.

Si avvicinava un altro obiettivo importante: la Coppa Toscana. Eravamo divise in due gironi, da una parte comandavamo noi, dall’altra il Castelfranco.

Questo fu l’ultimo anno nel Siena Femminile, arrivò il fallimento. Purtroppo ero ancora piccola e per esordire in prima squadra dovrò ancora aspettare qualche anno.




Ecco, questa di voi ragazze che giocate contro i maschi è la prima volta che viene raccontata sul blog, davvero curioso come fatto, ma una curiosità non molto edificante, visto che le frasi che vi dicevano le vorrei sapere, sarebbe proprio il caso di far sapere quanto la gente può dare il peggio di se in queste circostanze. E ritiro parzialmente quanto ho detto prima su una generazione smart, se poi scopro che i ragazzi non si presentano per non giocare contro voi ragazze..ma saranno stati loro oppure gli allenatori o i genitori a mettergli questa roba in testa?

Ma torniamo alla già citata Coppa Toscana del 2016; comandavate voi e il Castelfranco, e vi trovate come prevedibile in finale, e fu una partita interminabile e tesissima che vi siete aggiudicate dopo una serie di rigori incredibili con nove errori su dieci tiri;  ci puoi raccontare  quella finale? Come è stato vincere un trofeo ancora così giovane?


Come ho detto in precedenza, l’ultimo anno del Siena femminile ci ha portate a giocare anche la finale della coppa toscana nel 2016, contro la temuta squadra della provincia di Pisa. La preparazione alla partita fu durissima, ogni allenamento più intenso del precedente. Arrivammo nello spogliatoio con le gambe che tremavano ad ogni secondo, con la voglia e la determinazione di portarsi a casa la sudata vittoria.

L’arbitro da il via alla partita, dopo 10 minuti già 1-0 per noi. Ma non ci esaltammo troppo, sapevamo che l’avversario avrebbe tirato fuori l’asso nel momento in cui nessuno se lo aspettava. Il Castelfranco dovrà aspettare il secondo tempo per giungere alla parità. Terzo tempo teso, ma senza variazioni. Finisce la partita e giunge un altro momento di tensione: i rigori. Sono un po' come un terno al lotto: non sai mai come finirà. Il portiere avversario era bravo, ma anche il nostro non era da meno. Forse nel cielo c’era scritto che la vittoria era nostra. Facemmo centro solo una volta, ma quel rigore fu quello che ci portò in trionfo. Chiudemmo cosi l’ultimo anno di quella società, che dopo il fallimento rinascerà sotto altri nomi.

Vincere una finale ancora così giovane è stata un’emozione un po' particolare. È stata la rivincita dopo il sudore e la fatica. È stata un porticina che si è aperta e che ha fatto spazio ad altre soddisfazioni. È stata anche la dimostrazione agli occhi della città che c’era una squadra di 13 ragazze che potevano dire la loro anche contro squadre superiori.




Avrai senz'altro  ricordi calcistici più importanti in futuro, ma non so quanti potranno eguagliare questo, per freschezza e per purezza, deve essere stata una sofferenza vera anche da spettatore, figuriamoci per chi come te l'ha vissuta sul campo. E poi il Castelfranco era sempre il Castelfranco, grande vittoria davvero.

Bene, so che giochi come difensore centrale, chi ti ha scoperta in questo ruolo? e come lo hai sentito più congeniale alla tua personalità?


Inizialmente con i maschi giocavo sulla fascia oppure in attacco, i classici ruoli che vengono assegnati a chi inizia da poco e non ha la totale visione del gioco. Quando sono passata con le femmine ho continuato a fare la fascia, finché abbiamo giocato a 7, facendo su e giù dal terzino all’attaccante esterno. Come ruolo me lo sono sentito abbastanza mio fin da subito, se solo non fosse stato per il fiato mancante!

Nel secondo anno di Siena femminile, subentrò Valentina Fambrini come nostra allenatrice, che ci ha accompagnate fino all’ultima stagione. È stata lei ha cambiare la sorte del mio ruolo. Secondo lei la difesa era il reparto adatto a me. Prima mi provò come terzino nel campionato a 11 contro i maschi, per farmi prendere diciamo le misure.

Dopo due anni, passammo al San Miniato e di lì in poi abbiamo sempre giocato a 11, anche con squadre di livello come la Fiorentina e l’Empoli. Fu proprio quell’anno che la mister mi trovò il ruolo definitivo: il difensore centrale. Mi fu dato soprattutto per il fisico poiché ero un po' più alta delle mie compagne. Di lì in poi non ho più desiderato fare altro. Dovevo fare esperienza certo, ma come ruolo mi attirava molto perché, come si suol dire, gli attaccanti vincono le partite e i difensori i campionati. 

Valentina è sempre stata la prima ad insegnarmi cose nuove, a farmele fare e rifare finché non erano perfette, a spronarmi sia da fuori che da dentro al campo.

Piano piano sono riuscita a trovare la giusta affinità con il mio ruolo, a fare i giusti movimenti e a prendere sulle spalle il peso di comandare la difesa. Passo dopo passo sono riuscita ad emergere e farmi notare anche io. 

Da dietro vedevo il gioco, come posizione si adattava alla mia personalità, di ragazza timida. Il difensore non ha bisogno di mostrarsi eccessivamente oltre quello che è, ci sono partite in cui è il protagonista ed altre in cui emerge poco, giusto nel momento del bisogno. Sale un po' ogni tanto, ma spesso preferisce stare giù a far compagnia al portiere.



Bellissima questa tua descrizione del ruolo e di come te ne sei impadronita, sarai timida sul campo ma a livello comunicativo ti metti in gioco con grande generosità, oltre che, ripeto, con una maturità allarmante.

Dopo il Siena continua il tuo valzer nel grande calcio senese nelle fila del San Miniato, una delle eccellenze del calcio toscano femminile degli ultimi anni, la squadra che negli ultimi anni ha potuto vantare tra le altre  Valeria Mazzola, Ilaria Ciofini, Costanza Mascilli, il capitano Clara Meattini e tante altre campionesse; come ti sei trovata in questa società, cosa ci puoi raccontare dei tuoi anni in neroverde? e hai avuto modo di affacciarti in prima squadra, di dare il tuo contributo in anni importanti come quello magico del 2018-2019?


Dopo il fallimento del Siena Calcio Femminile siamo passate in massa al San Miniato, alcune hanno smesso, altre hanno preso strade diverse, ma la maggior parte di noi è rimasta a combattere insieme. Sono stati i primi anni del calcio a 11, venivamo da campi più piccoli e dovevamo prendere le misure. La preparazione diventava più pesa e il livello tecnico aumentava. Il primo anno era di “prova”, dovevamo confrontarci con le avversarie, veterane per quel campionato, e dovevamo trovare il nostro equilibrio sia sul campo che a livello di testa. Siamo comunque riuscite a trovare il nostro baricentro, portando a casa vittorie con le squadre al nostro pari e sconfitte, alle volte molto pesanti, contro squadre di alto livello.


In neroverde San Miniato.


Era il primo anno che il San Miniato faceva il settore giovanile femminile, quindi era un’esperienza nuova anche per loro. Questo però ha potuto regalare ad alcune di noi,  la possibilità di affacciarsi in prima squadra, imparando molto dalle più grandi e prepararsi al meglio a campionati futuri. Purtroppo nella stagione 2018-2019, a differenza delle due precedenti in cui avevo avuto modo di dire la mia, non sono potuta salire in prima squadra a causa di ripetuti infortuni che mi hanno tenuta lontana anche dalle juniores; ma nonostante questo ho continuato a sostenere le mie compagne dalla tribuna...ed hanno fatto veramente le fiamme!

Nonostante i vari problemi personali e le luci puntate sulla prima squadra, anche noi più piccole abbiamo potuto dire la nostra arrivando seconde in campionato, dietro il Perugia, e vincendo la Coppa Toscana.


Maria Chiara, grazie a te stiamo ricostruendo tanta della storia recente del San Miniato, che pur nella sua breve vita tanto ha dato al calcio femminile toscano, ma non avevamo mai parlato delle squadre giovanili con tanta dovizia di particolari; lo "storico" che è in me ti dice GRAZIE, spero tu capisca quanto sei importante in questo senso.

Prima ho citato varie campionesse; da quali di loro hai imparato di più a livello tattico e umano? e come ti sei sentita a giocare al loro fianco?


Si, sicuramente sono tutte delle istituzioni ed hanno scritto la storia del calcio femminile senese. Per mia fortuna ho avuto la possibilità di giocare a fianco di tutte quelle che hai citato, in particolar modo giocando in difesa, accanto a Valeria mazzola e il capitano Clara Meattini. Entrambe, ma anche le altre, hanno accolto me e le altre mie compagne “più piccole” fra loro senza problemi e abbiamo stretto un rapporto di amicizia fin da subito. Anche andando a vedere le partite e guardando da fuori, ho imparato da loro i movimenti, le tattiche di gioco ed ho provate a riportarle, con l’aiuto di Valentina, sia in allenamento che in partita.

Come detto prima sono delle grandi in tutti i sensi, giocare al loro fianco, e soprattutto in prima squadra, mi ha fatta sentire piccola ma grande allo stesso tempo. Non c’è cosa più emozionante, per quanto riguarda le nostre categorie, di poter dire agli altri “oggi ho giocato in prima squadra” e vedere tutti...a bocca aperta!

In un torneo dello scorso giugno, con Valentina Fambrini.


Io credo che aver giocato con alcune delle più grandi calciatrici toscane dell'ultimo decennio sia un qualcosa che ti rimarrà dentro, un giorno, arriva per tutti, sarai anche tu una veterana e mi piace pensare che qualcosa di Valeria, di Clara, di Ilaria rimarrà in te, dal modo di giocare a quello di fare spogliatoio, secondo me sarà per loro un modo di continuare a giocare tramite te.

Il tuo ultimo anno è nella Robur, in quella stagione 2019/2020  che ormai è la "stagione del covid" che per il calcio femminile ha voluto dire campionati interrotti; fino a quel momento però com'era stata la stagione della Robur? ti stavi trovando bene? e che ci puoi dire del fatto di avere come mister la già nominata Valentina Fambrini, istituzione del calcio senese?


Per la stagione 2019-2020 abbiamo avuto la proposta dalla presidentessa del Siena di far parte della squadra “Robur Siena Femminile”. È stata una proposta che noi juniores, venute via con la bocca amara da San Minato, ed altre giocatrici provenienti sia sempre da San Miniato che da altre squadre toscane, abbiamo abbracciato in pieno.


In questa foto con la formidabile Giulia Bruci, adesso nel mio San Giovanni calcio a 5.


È stata la possibilità per noi di affacciarsi ad un campionato più impegnativo, confrontarsi con persone più grandi di noi ed andare a giocare contro squadre più esperte. Abbiamo partecipato al campionato di Eccellenza, prendendo da subito le misure e dimostrando che anche se di età media più piccola, non eravamo di certo lì per partecipare e basta. A parte qualche sconfitta amara, ci siamo sempre preparate al meglio, dando ogni volta qualcosa in più rispetto alla partita precedente. Purtroppo appunto questa è stata la stagione covid, che ci ha messo le sbarre davanti a inizio marzo. Il nostro campionato si è concluso lì, con una terza posizione, davanti al Montevarchi e in generale a squadre che partecipavano all’Eccellenza da molti più anni di noi. 






Personalmente l’emergenza sanitaria non mi ha solo bloccato il campionato e la coppa toscana, ma anche la rappresentativa. Infatti, per la prima volta, ero stata chiamata dal selezionatore per far parte della squadra che sarebbe poi andata a Bolzano a giocare il famoso torneo delle regioni e con amaro dispiacere ho potuto partecipare solo a due allenamenti.

Alla fine abbiamo potute giocare solo sei mesi, ma ce l’abbiamo messa veramente tutta. Pur essendo una squadra nuova nata solamente a settembre, abbiamo stretto buoni rapporti fra di noi sia in campo che fuori nonostante in qualche caso, la differenza di età. È stata una squadra che personalmente mi ha regalato tanto anche a livello umano, ognuna era disponibile per l’altra in qualsiasi momento. 

In rappresentativa, altra esperienza recente importante.


Per quanto riguarda la mister, Valentina Fambrini, non mi posso assolutamente lamentare. Ha iniziato a seguirci nel 2014 e da lì in poi ci ha sempre allenate lei. Da grande giocatrice quale è stata, abbiamo fatto subito cambiamenti repentini a livello di gioco e di tattica. Per quanto riguarda me posso dire che mi ha aiutata tantissimo sul campo e che è stata proprio lei a capire il mio ruolo. Nonostante i ripetuti urli, che erano ormai diventati uno slogan all’interno dello spogliatoio, mi ha sempre spronata a dare il meglio.


Ho finalmente conosciuto Valentina a un evento al Palagalli dello scorso settembre, posso dire pubblicamente che mi sono tremate un po' le gambe? per me era come conoscere un Pirlo, un Baggio, un Mancini; una delle giocatrici che più mi ha emozionato trovarmi davanti, mi hanno raccontato così tante cose su di lei che mi sembra ormai di averla vista giocare.

Domanda più personale; pur da difensore centrale, ti è capitato talvolta di segnare qualche goal? se si, ci vuoi dire il tuo più bello e/o importante, quello che ricordi con più piacere?


Come tutti sanno i difensori sono catalogati come...scarponi! Però nonostante questo a volte il sogno di imbucare la palla in rete si avvera. E fortunatamente sono stata protagonista di un 4-0 in maglia nero-verde contro il Rinascita Doccia in una partita di Coppa Toscana, la semifinale se non mi sbaglio.

Essendo una fra le più alte, rientravo nello schema del calcio d’angolo sul secondo palo. Fino a quel momento non avevo avuto occasioni eclatanti poiché la palla si fermava sempre all’altezza del dischetto e le poche volte che arrivava sul secondo palo...non la prendevo. 

Poco prima della chiama nello spogliatoio, una mia compagna di squadra, Costanza Brogi, continuava ad insistere sul fatto che quella partita avrei segnato di testa. Essendo scettica detti poco peso a quello parole, credendoci poco e rimanendo con i piedi per terra data la conoscenza delle mie capacità, senza montarmi troppo la testa.

Non so, forse le stelle e i pianeti allineati? O forse non avevo creduto abbastanza in me stessa?

La situazione però si rese favorevole all’incirca al 30’ minuto del primo tempo sullo 0-0. Calcio d’angolo a favore del San Miniato. Valentina mi sprona a salire dalla difesa con grinta e velocità. Schema classico del trenino: una sul primo due nel mezzo e io sul secondo palo. A battere va Camilla Pastorelli, che con una precisione matematica la calza sul secondo palo e a me non resta altro che ruotare la testa e buttarla dentro. 1-0 per le nero-verdi. Essendo il primo in una partita “seria” ( il primo in assoluto lo avevo segnato nel Siena Femminile quando ancora giocavamo a 7), l’emozione arrivò alle stelle e con uno scatto che Bolt scansati, corsi ad abbracciare la mia portierina, che chissà perché...aveva previsto tutto!



Bello, finalmente una telecronaca di un goal bella dettagliata e appassionata!! fantastico, ci hai fatto vedere il goal, tutti lo abbiamo vissuto.

La domanda che segue, lo so, è un poco melodrammatica, specialmente per una ragazza giovane come te, ma provo a fartela lo stesso; a inizio marzo hai svolto, come tutte le calciatrici, un ultimo allenamento e poi tutto è stato stoppato, ma non era solo il tuo ultimo allenamento della stagione, era il tuo ultimo allenamento con la Robur, perlomeno così come l'hai conosciuta; quando hai realizzato tutto questo come ti sei sentita? pensi di essere stata defraudata di qualcosa, hai vissuto tutto come una ingiustizia, oppure hai accettato serenamente la cosa? E quanto ti senti amareggiata nel sapere che Siena ha lasciato fallire le sue due squadre femminili più rappresentative, non avrebbero potuto aiutarvi di più? 


Purtroppo la situazione sanitaria ha fermato la vita di tutti e di conseguenza ci ha bruscamente allontanate dal rettangolo verde anche a noi.

La notizia della chiusura delle scuole mi arrivò nel viaggio di ritorno dalla rappresentativa, mentre peraltro mi dirigevo al consueto allenamento del mercoledì. La prima emozione fu la felicità, il poter stare a casa due settimane e recuperare le forze. Ma la situazione è andata peggiorandosi e forse era meglio rimanere a condurre la vita prima di quel mercoledì, con la stanchezza della scuola e il fiatone dopo gli scatti di metà allenamento.

Riuscimmo nonostante questo ad allenarci anche il venerdì, ma non a disputare la partita della domenica contro il Lebowski, che fu annullata appunto causa covid. Io sapevo già che quello sarebbe stato l’ultimo allenamento sul campo di Siena e anche l’ultimo con la maglia della Robur. Nonostante tutto, continuerò a pensare che concludere momentaneamente la carriera calcistica con i colori della propria città addosso sia stata un’emozione abbastanza unica e profonda.

Ci ho sperato fino all’ultimo che si potesse aprire una porticina, che tutto potesse tornare come prima, che potesi giocare un’ultima partita da difensore centrale della Robur Siena. Sfortunatamente questo è stato solo un sogno, rimasto nel cassetto, e chissà se prima o poi riuscirò di nuovo a tirarlo fuori.



A Siena vi erano due squadre femminili di livello: la Robur Siena, partecipante al campionato di Eccellenza, e il San Miniato che era riuscito ad approdare in serie C e dire la sua. Con tanto amaro in bocca, come tutti sappiamo, entrambe le squadre sono fallite, ma siamo anche a conoscenza del fatto che non è la prima volta che una squadra femminile, in particolar modo al livello calcistico, venga lasciata allo sbando. Purtroppo sono sempre state tante parole, spesso rimaste a mezz’aria, e quando è il momento di fare veramente qualcosa e di impegnarsi per aiutare un gruppo di 20 ragazze a portare avanti il loro sogno, viene sempre data la precedenza a tutto il resto. E la cosa che ancora di più ferisce me e tutte le mie compagne, è l’essere considerate quasi zero perché si sa, le donne nel calcio non portano profitto economico e di conseguenza è tempo sprecato starci dietro.


Mi dispiace solo una cosa, che alla tua età tu abbia capito già tutto di come vi hanno sempre trattate e vi stiano ancora trattando. Vorrei dirti che esageri, ma la tua disamina è oserei dire perfetta, purtroppo.

Domanda strettamente attuale; e ora cosa fa una calciatrice del San Miniato o della Robur che si ritrova a spasso? molte hanno sposato altri progetti in altre città, come Giuditta Toppi e Costanza Gangi entrambe alla Pistoiese, altre si stanno ancora guardando attorno, e tu cosa pensi di fare? sei giovanissima, hai tantissimo da dare a questo sport, come pensi di riorganizzarti, di reinventarti?


Come ho già detto prima, la mia carriera calcistica si è conclusa momentaneamente, a seguito della chiusura. Ho deciso di intraprendere un’altra strada e di cercare di raggiungere un altro mio grande sogno: diventare architetto. Ho provato a temporeggiare, data la notizia della formazione di una nuova squadra del Siena, ma oltre a questo davanti mi si è messa la possibilità di andare a fare l’università a Milano e perciò è passato davanti lo studio.

Mi sono lasciata con Siena in ottimi rapporti e chissà se un giorno potrò mai tornare a mettermi gli scarpini con le mie vecchie compagne di squadra che dopo tutti questi anni condivisi insieme erano diventate la mia famiglia. E chissà anche se nei momenti liberi dallo studio, riesca a trovare una squadra qua nella zona di Milano per continuare a ricevere le immense soddisfazioni che solo il calcio mi ha potuto dare.


Prima di tutto tantissimi auguri per il tuo sogno professionale, ti dico solo di affrontarlo come il calcio, ossia con grinta e generosità. Spero assolutamente però che tu possa trovare presto una squadra, non smettere assolutamente, sei appena all'inizio e già quante storie fantastiche hai raccontato, non ne vuoi aggiungere altre? sarebbe un delitto non farlo! Senti, tra dieci anni ti chiederò un'altra intervista, ok? mi racconterai del tuo periodo milanese di quando alternavi il calcio allo studio, poi del tuo ritorno a Siena, se il nuovo progetto prende il volo, cosa che mi auguro, nella tua città troverai una squadra ad aspettarti che sono sicuro ti riaccoglierà a braccia aperte, come spero succederà a tante tue ex compagne che vorranno tornare a casa, sogno un Siena che vada in alto con le sue ragazze giovani che già hanno onorato la maglia. Magari con una Fambrini o una Meattini (non ti voglio pensionare eh Clara, tra degli anni...) in panchina, che si regali il Siena alle donne che più lo hanno rappresentato.

Ultima domanda, e finalmente una ragazza molto giovane a cui porla; secondo te il professionismo è davvero vicino? credi che sia un obiettivo realmente alla portata, o temi che la batosta covid possa rallentare il tutto?  e nel caso fosse confermato dalla stagione 2022/2023, quanto ti sentiresti orgogliosa, da calciatrice e da donna?


A piccoli passi il movimento del calcio femminile sta raggiungendo grandi traguardi anche se a parer mio, a livello di nazione, siamo ancora tanto lontani dal professionismo. Se prima del covid, i passi per raggiungere questo obiettivo erano incerti, adesso lo sono ancora di più. È brutto pensare come nel 2020, ci siano ancora persone che cataloghino gli sport in base al sesso. Il calcio è uno sport da maschi. La danza è una disciplina da femmine. Ed è questo che ancora frena, assieme al fatto che puntualmente le donne contano di meno in tutto a partire dal lavoro fino ad arrivare al tempo libero, in una strada verso il professionismo.

Sicuramente sì, se arrivassimo veramente ad una vittoria in questo campo sarei orgogliosa, prima di tutto da donna e poi in secondo luogo, ma non perché meno importante, da calciatrice e da promotrice in prima persona del movimento.


La tua cautela venata di scetticismo la sposo in pieno, perché è anche il pensiero che sempre ho portato avanti su questo blog, non escludo niente ma credo che alle donne in questo paese non sia regalato niente, anzi tutto debba essere conquistato con sacrifici enormi e "concesso" solo se c'è un tornaconto, e non so se il movimento dopo la batosta covid riacquisterà l'interesse e la forza mediatica dell'estate 2019. Speriamo.

Che dirti Maria Chiara? mi dispiace essere arrivato alla fine di questa intervista, e scommetto che i lettori penseranno la stessa cosa. Anche se ti ho conosciuta solo per una sera, ti svelo perché ti ho chiesto l'intervista; per la tua umiltà, la tua simpatia, sei una ragazza veramente gentile e intelligente, e sono contento di averci visto giusto con te, ci hai regalato veramente un "ritratto della calciatrice da giovane" di grande impatto emotivo e di enorme interesse anche calcistico, non capita tutti i giorni di leggere la testimonianza di un percorso nelle giovanili del calcio senese fino all'approdo in prima squadra. Purtroppo non potrò vederti giocare tanto presto visti i tuoi impegni, ma ti prometto che ti seguirò in tutta la tua carriera, e quando tornerai a vestire una maglia in terra senese verrò ad applaudirti, non so quando ma ci saremo, tu cresciuta e io invecchiato, ma tutti e due con una passione, quella per il calcio femminile, che oggi ho potuto raccontare grazie a te. Buona fortuna, e a presto.





sabato 17 ottobre 2020

MARTA FERRARO, IL METRONOMO DEL BADESSE.

 Care lettrici e cari lettori, oggi vi presento una ragazza davvero gentile e solare, che è arrivata a giocare a Badesse dalla lontana Puglia, come dice Paolo Conte "E' tutto un complesso di cose, che fa si che io mi fermi qui..."e Marta adesso, grazie alle sue scelte di vita (e  per nostra fortuna) ora  è in biancazzurro, a rinforzare la squadra col suo talento e, come dice di se stessa, con la sua calma, e va bene così, ci vogliono sempre giocatrici che portino ordine e metodo in campo.


Marta Ferraro.


Ma conosciamo meglio Marta attraverso le sue storie, sperando che vi piacciano come sono piaciute a me, è stato davvero un piacere curare questa intervista.

Ciao Marta, piacere di averti sul blog! Vuoi innanzitutto presentarti ai lettori? 


Grazie a te Omar per questa bella iniziativa.

Sono Marta Ferraro, nata a Gagliano del Capo e residente a Montesano Salentino in provincia di Lecce il 25/02/1998 e gioco nel Badesse calcio come difensore centrale e centrocampista. Il calcio è sempre stato parte della mia famiglia, in quanto mio nonno è stato il presidente di una delle squadre del mio paese e mio padre ha giocato a buoni livelli dilettantistici fino alla rottura del crociato. Considerando che da piccola ero sempre al bar dei miei genitori, avevo la fantastica abitudine di giocare nella corte accanto ad esso, prendendo le casse di birra vuote (da usare come ostacoli) e un pallone, sempre pronta a tirare contro le scale della casa della vicina (alla quale credo di aver rotto come minimo una decina di volte la plafoniera posta all'esterno della casa).

Chi se ne frega delle plafoniere, hai fatto benissimo!! è bello leggere i vostri ricordi di bambine, una cosa bella dell'infanzia è inventarsi il calcio.

Grazie a te questo blog, una volta tanto, esce dai confini toscani per approdare nella meravigliosa Puglia, tua terra di origine; è qui che inizia la tua avventura, e si può dire che per la tua passione hai trovato certamente un "Background" ottimale; ci puoi dire quindi come hai iniziato, e in che contesto? 

È iniziato tutto molto per caso: l'allenatore degli esordienti è cugino di mia madre e, vedendomi giocare in mezzo alla piazza, mi convinse ad andare a giocare nel Montesano. 

Giovanissima al Montesano.



Lì trovai molti miei compagni di classe con i quali sono cresciuta, sia calcisticamente sia umanamente. Inizialmente mi sembrava tutto molto strano, l'unica ragazza in mezzo a un gruppo di 20 ragazzi, finché non iniziò il campionato e mi ritrovai a giocare al centro della difesa. Continuai a giocare nel Montesano fino ai 15 anni, tra tornei e doppi campionati, perché non essendo una grande società, una volta passata nella categoria successiva (giovanissimi) con i miei soliti compagni, io insieme a qualche altro ragazzo ci ritrovammo a giocare in una doppia categoria, cioè giovanissimi ed allievi. Ripensando a quei momenti, c'è stata una partita contro il Tiggiano che mi si è stampata in testa: avevo il numero 3 (tra l’altro era anche il numero di mio padre) e la fascia da capitano al braccio. Durante il secondo tempo abbiamo ottenuto un calcio d'angolo a favore e, come per ogni calcio piazzato, lo andai a battere. Decisi di calciare direttamente in porta, verso il secondo palo e, dopo aver sfiorato la traversa, il pallone entrò in porta. Iniziai a correre in mezzo al campo senza una meta. Quello è stato l'unico goal segnato nella mia carriera calcistica e spero di rompere questa maledizione in questa stagione.

Ma già domani alla Rufina magari!!! (NB LA PARTITA E' STATA RIMANDATA, MA L'AUGURIO RESTA...) secondo me aver raccontato questo goal ti porterà bene, mai dire mai, non succede ma se succede mi prendo mezzo merito del goal in quanto ti ho portato fortuna!

Dopo sei anni nel Montesano Salentino, hai giocato a livello più amatoriale, ma nell'ultimo anno della scuola superiore hai accettato la chiamata del Castiglione, squadra di futsal; come ti sei trovata in questa disciplina, e che ruolo ricoprivi? Raccontaci della tua avventura nei palazzetti.


Al Castiglione futsal.

Era tutto molto diverso, abituata a giocare in difesa fui chiamata per fare il pivot a calcio a 5. Appena mi dissero che dovevo giocare in attacco rimasi un po' sconvolta. Inizialmente fu difficile ambientarmi, sia per via degli spazi ovviamente più ristretti che per il ruolo e la velocità di gioco in se per se. Ora come ora posso solo ringraziare questa parentesi di futsal, perché ho potuto far mie determinate caratteristiche più offensive che ora mi aiutano nel mio ruolo da centrocampista.


Ho notato che molte tue compagne, almeno coloro che ho intervistato, sono passate dall'esperienza del futsal, seguendolo molto da vicino penso che sia una disciplina molto formativa, nella quale ti ritrovi a fare tutto, visto che anche i Pivot tornano in difesa e partono dalle retrovie per andare in porta, e sono d'accordo con te, ti insegna tantissimo sui vari ruoli.

Poi, per motivi universitari, ti trasferisci a Siena, e qui vieni a sapere grazie ad amici dell'esistenza del Badesse calcio femminile, e vieni tesserata. Qual è stato il primo impatto con la tua attuale società, con il Mister e il gruppo?

Con la maglia 2020/2021


Ancor prima di parlare con la società e l’allenatore, la prima persona a cui scrissi, ad agosto, fu Valentina Graziadio (che non ringrazierò mai abbastanza per avermi fatto conoscere questa squadra) in modo da capire come comportarmi. Lei mi presentò alla società e al mister come la sua amica, anche se realmente non ci eravamo mai viste. Tutti, dalla società, al mister e alle compagne di squadra si sono dimostrati disponibili, considerando anche il mio problema con il passaggio, non essendo automunita...diciamo che il campo di Badesse o Uopini non è certo a due minuti da Siena! Durante i primi allenamenti non sono stata proprio una persona socievole, finché un giorno non sono arrivata allenamento con un pacco da 800 gr di tarallini all’olio d’oliva pugliesi doc. Li abbiamo finiti in un quarto dora e il resto è storia.

Allora, così per dirtelo, i tarallini pugliesi piacciono anche ai blogger, è una notizia che ti do così tanto per parlare di qualcosa eh, ci mancherebbe, sia mai!! Anche se mi stai già simpatica e non è certo per rompere il ghiaccio...comunque se leggono altre timide hai dato un consiglio giusto per farsi benvolere nello spogliatoio!

Che ruolo ricopri nel Badesse? lo consideri congeniale al tuo temperamento?

Sono una persona molto calma e lenta, nel vero senso della parola, infatti è sempre stato un mio difetto non solo a livello calcistico. Inizialmente, giocare come centrocampista, che io considero una dei ruoli in cui si deve essere veloci sia a livello mentale che fisico, mi ha sconvolto un po', perché basta perdere un secondo e ci si ritrova la squadra avversaria che ti arriva come un tornado addosso!

Ma se ti hanno confermata nel ruolo vuol dire che poi sei riuscito a farlo tuo, e mi fa piacere per te. Comunque il fatto di ricoprire due ruoli tornerà senz'altro utile alla squadra.

Raccontaci adesso, se vuoi, delle tue compagne; presentacele, raccontaci cosa rende il vostro gruppo così unito.

Loro sono la mia famiglia Toscana. Immagina di ritrovarti in un mondo completamente nuovo in cui ci sono persone che ti guardano dalla testa ai piedi e ti sanno solo giudicare, ecco questo nel Badesse non è mai successo, ne con le vecchie compagne di squadra ne con le nuove. Si va a mangiare insieme dopo gli allenamenti, si va a fare aperitivo dopo la partita, ci si invita a casa per vedere la serie A o anche solo per mangiare una pizza (non per niente casa mia era diventato il ritrovo pre e post allenamento), ma in qualsiasi caso quando qualcuno ha bisogno di una mano tutta la squadra è lì ad aiutare e questa è una cosa importantissima almeno per me.

E questa è una cosa che confermo per conoscerla di prima mano, non pensate leggendo queste righe "Ecco la solita aziendalista che parla bene del suo club" al Badesse è DAVVERO così, non ci si affeziona a una squadra per caso.

Quali sono i momenti in maglia biancazzurra che ci tieni a ricordare, sia a livello personale che collettivo? 

Con la vice capitana Alice Michelotti

Lo scorso anno c'è stata la partita contro il San Giuliano che credo sia stata per tutte una partita tra le migliori, sia come gioco che come soddisfazione personale. In quella partita io non giocai da titolare, ma era la prima partita che le mie coinquiline (Chiara Surdo, Noemi Santamaria e Maria Di Stefano) vennero a vedere, portando una torta come premio post partita, dopo la vittoria meritata ma sofferta e un po' inaspettata come già detto in precedenza siamo andate tutte insieme a fare aperitivo comprese le mie coinquiline che ormai, dopo quella partita diventarono il portafortuna della squadra. Un’altra partita che mi preme ricordare è quella contro il Prato pre-lockdown dove vennero a vederci i miei zii da Firenze. Sotto il diluvio universale hanno tifato per me e per il Badesse come fanno da sempre.


Speriamo tornino ogni volta possibile allora.

Il Badesse 2020-2021 ha formato, grazie a un'ottima campagna acquisti, una squadra molto competitiva per la categoria; i tifosi sono autorizzati a sognare grazie a voi ragazze?

Sognare è d’obbligo sempre, speriamo solo di poter dimostrare di essere all’altezza dei nostri sogni e di quelli dei tifosi.

Io come vostro supporter vi chiedo di divertire e divertirvi, poi per i risultati speriamo nel meglio, ma voglio che stiate bene voi come prima cosa e questo credo sarà così.

Ultima domanda; cos'è per te il Badesse? e cosa ti aspetti dalla stagione che verrà?

Come ho già detto sono la mia famiglia Toscana, per quanto riguarda la stagione direi che se si continua a lavorare come si è lavorato fino ad ora si può puntare in alto, ma essendo un po scaramantica non dico quanto in alto. Perciò FORZA BADESSE e in bocca al lupo a noi.

Io scaramantico non lo sono, ma se mettete in campo lo stesso spirito di gruppo che avete al di fuori giocare vi verrà facile come stare tutte insieme...secondo me con la tua esperienza puoi aiutare tantissimo questo gruppo, e anche con la tua calma, che per me non è un difetto come dici, ci vuole un elemento più ponderato specialmente in certe zone strategiche del campo, ad altre tue compagne anche se le stimo tanto non si potrebbe chiedere di giocare con calma il pallone, ma se ci sei tu a fare da metronomo tutto gira meglio. Ma  presto tutto avrà inizio, tra mille difficoltà è vero, speriamo possiate vivere il vostro sogno domenica dopo domenica, e noi con voi; forza Badesse e forza Marta, e crepi il lupo.


venerdì 16 ottobre 2020

TUTTA L'INSOSTENIBILITA' DELLO SPORT DILETTANTISTICO.

 Nell'atteso, e anche temuto, DPCM dello scorso lunedì attualmente in corso, in materia sportiva finora si è vietato solo lo sport amatoriale, la partita di calcetto tra amici per intendersi, mentre lo sport dilettantistico a carattere agonistico (ossia con squadre iscritte ai vari campionati) a quanto pare è salvo. Ovviamente per adesso è una buona notizia, in caso contrario si sarebbero fermate tutte le competizioni non professionistiche, e tutto il calcio femminile a partire dalla serie A.



Ci sono stati sospiri di sollievo ed esclamazioni di giubilo, ma mi chiedo; per quale motivo? stiamo andando verso la stagione in cui i virus (e non solo il Covid) cominciano a circolare più velocemente a causa della vita più al chiuso, alla riapertura delle scuole e dei mezzi pubblici di nuovo stipati, che non è più possibile con freddo e pioggia, per tanti, andare al lavoro in bicicletta dove possibile. Insomma, i contagi non freneranno di certo nei prossimi mesi, anzi tenderanno ad aumentare, quanto sensibilmente lo dirà solo il tempo. E per lo sport dilettantistico, leggi con pochi soldi da spendere, il governo non ha trovato di meglio che permetterne lo svolgimento ma mantenendo un protocollo insostenibile da un puto di vista sia economico che pratico.

Economico perché lo sport dilettantistico non ha ricevuto aiuti, le società devono provvedere alle spese di sanificazione degli impianti e ai tamponi e test sierologici per le giocatrici (NB il discorso vale per tutto lo sport dilettantistico di ambo i sessi, ma per semplificare lo adeguerò al solo calcio femminile) e le società che rischiano di fallire per una multa da mille euro non ce la fanno, proprio per questi motivi decine di società non si sono iscritte ai campionati quest'anno, e quelle che lo hanno fatto ora non sanno come provvedere, e i tamponi li fanno pagare alle calciatrici, e per molte è un problema, visto che giocano gratis o quasi e molte hanno lavori part time o poco remunerati quando li hanno, 70/90 euro per un tampone sono soldi, ma per qualcuna potrebbe essere un problema anche i 25 o 48 euro del sierologico.

Dal punto di vista agonistico è un disastro totale sia dal punto di vista sportivo che psicologico; immaginatevi con che magone le ragazze, i Mister e lo staff inizino la stagione, si dovrà vivere alla giornata, anzi alla settimana, prendere ogni partita giocata come un piccolo miracolo, perché tutte le gare saranno in forse e tante saranno sospese, una partita amichevole nel maschile è stata rimandata per la positività di una parente di un giocatore, se si decide di essere così drastici nei provvedimenti da adottare saranno ben pochi i campionati che non vedranno squadre con partite da recuperare.

 Il governo in pratica ha condannato  tutto lo sport (e anche in serie A maschile ci sono mille problemi, con le ASL che si sostituiscono ai protocolli Uefa ufficiali) a un limbo che non farà bene a nessuno, ne alle società, ne agli atleti ne agli spettatori; da appassionato di western mi viene di usare una metafora texiana, ovvero che ci lasciano la corda lunga in modo che finiremo per impiccarci da soli. 

In pratica funziona così; se una giocatrice annuncia che ha un parente con il Covid la partita viene sospesa, se una giocatrice è positiva al coronavirus tutta la squadra viene messa in quarantena; così stando le cose è STATISTICAMENTE IMPOSSIBILE che i campionati possano svolgersi. 

Anche a livello psicologico per le dirette interessate la situazione è drammatica; provateci voi ad allenarvi e aspettare ogni partita sempre con il forse di mezzo, rischiare di buttare via mesi di sacrifici per la roulette russa di un virus, questa tensione finirà anche per minare il gruppo, tutte si sorveglieranno a vista e si rinfacceranno eventuali serate in compagnia, una positiva rischierà di attirarsi le antipatie di tutte e tutti e non sarebbe giusto per niente ma tante persone lo faranno, e mi chiedo come tutto questo possa essere un minimo praticabile.

Non so se ricordate di quando eravate a scuola; in una classe di 20 persone da novembre a marzo c'era sempre qualcuno con l'influenza, sempre, le classi senza assenti si avevano solo all'inizio e alla fine dell'anno, se andava bene. E così in una squadra di calcio, ci sarà sempre qualcuna con la febbre, qualcuna che ha dei malesseri, in quanto raffreddori, influenze di altro tipo e infiammazioni varie non andranno in sciopero per lasciare il posto al covid, ma se le federazioni pretendono che le società segnalino anche solo un caso di febbre oltre 37,5 di una giocatrice, davvero non ne usciremo mai.

Che poi la cosa potrebbe risolversi all'italiana, come sempre; si dice al soggetto malato di stare zitto, non viene alla partita "perché ha male a un piede"  sarebbe una soluzione comoda quanto incosciente, ma anche l'unica alternativa ai blocchi delle partite; ma le società sono fatte di persone perlopiù oneste e responsabili e non si abbasserebbero mai a tanto, e poi in federazione non sarebbero certo degli allocchi, un calcio improvvisamente senza più malati attirerebbe sospetti e la scure del divieto scenderebbe inesorabile.

Durerà ancora poco tempo il calcio dilettantistico, pure quello professionistico se si continua di questo passo, poiché dal parlare di convivenza col virus siamo passati ad allarmismi, clima di terrore mediatico e minacce di nuovi lockdown natalizi, e come nello scorso marzo lo sport diventerà un'eco lontana di fronte a problemi di limitazioni di libertà ben più pesanti e importanti, che colpiranno indiscriminatamente chi cerca di rispettare le regole e fare la propria parte e chi invece se ne frega. 

Ma i moralisti non puntino il dito sullo sport, perché è stato autorizzato dal governo e finora è legalmente praticabile, e perché NON E' LO SPORT, e lo dico con forza, che fa aumentare i contagi, e se lo fa è in modo minimo; il virus si prende sui mezzi pubblici affollati, nei centri commerciali da mesi riaperti senza limitazioni, fuori dalle scuole dove gli studenti si ritrovano e fanno quello che non gli è permesso dentro (Sono ragazzi/e, pochi moralismi, a 15 anni si sarebbe fatto anche noi...) oltre che ovviamente nella movida senza criterio; ma chi ama lo sport ama anche la salute sua e degli altri, conosco una persona, una di quelle che amano lo sport come pochissime altre, che ha deciso, con la morte nel cuore, di non allenarsi più in quanto ha persone a lei vicine con problemi di salute, per cui come vedete le sportive si sanno responsabilizzare da sole, non sono così cretine come pensa un certo tipo di opinione pubblica. 

Se si vuole preservare la salute fisica e psicologica di milioni di sportivi italiano si deve appunto tutelare lo sport di ogni livello, non esiste "altro calcio" rispetto a quello professionistico, tutto è calcio, dal Real Madrid a una squadra di promozione. E per preservare lo sport si deve allentare il protocollo, ossia se una persona ha dei sintomi sta a casa e si mette a letto in attesa dell'esito del tampone e il resto del gruppo continua, se ci sono altri casi si fermano altre persone, ma se il giorno della partita le ragazze non hanno sintomi allora si gioca, certo in casi estremi, focolaio con tutte le ragazze ammalate, allora la partita si sospende, ma in caso contrario si dovrebbe convivere con il virus. Poi sta alle ragazze rinunciare a vedere i nonni molto anziani o parenti e amici immunodepressi, o a limite fermarsi come quella ragazza di cui vi ho detto prima, ma questo vale per tutti i giovani, non solo per chi fa sport. 

Non vi piace questa soluzione? la ritenete menefreghista, incosciente, non adeguata al periodo che stiamo vivendo? allora chiudiamo tutto ufficialmente e di corsa, perché sportivamente è l'unica via un minimo praticabile se il governo non monitora le atlete e non ripaga i tamponi e le sanificazioni. Però quando chi comanda deciderà di chiudere tutto ci si ricordi che sono state le stesse persone che hanno permesso che i campionati dilettanti ricominciassero, che le squadre investissero in nuovi acquisti e spese varie, che calciatrici affrontassero chilometri di autostrada dopo giornate al lavoro ogni giorno per la preparazione, per poi essere lasciate a loro stesse insieme alle società. Il governo si costernerà, si indignerà, dirà di essersi impegnato ma poi getterà la spugna ( Si, sto citando de Andrè, mi avete scoperto) e lo sport finirà di nuovo dimenticato in un angolo, schiacciato da tutte quelle "cose più importanti" come se lo sport non lo fosse, fosse solo divertimento, passatempo, messo alla stregua di un gioco da tavola o di una serie su Netflix. Poi arriverà la bella stagione, e si spera il vaccino, e magari qualcosa si ricomincerà a fare, tanto di una stagione buttata alle ortiche a chi importerà, a parte le dirette interessate e un manipolo di appassionati? Quindi caro governo, te lo chiedo da tifoso, da blogger e da dirigente; o cambi le regole vigenti o cali la scure, ma in ogni caso ci sia una decisione in merito, che di questa terra di mezzo ne abbiamo abbastanza.




INCONTRO CON SARA COLZI, E L'IMPORTANZA DELL'OPEN DAY DEL PONTEDERA CALCIO FEMMINILE.

 Fin dalla splendida intervista che, ormai più di un anno fa, mi regalò (Potete trovarla qui;  IL VIOLA E IL ROSA: LE PROTAGONISTE; INTERVIS...