Nell'atteso, e anche temuto, DPCM dello scorso lunedì attualmente in corso, in materia sportiva finora si è vietato solo lo sport amatoriale, la partita di calcetto tra amici per intendersi, mentre lo sport dilettantistico a carattere agonistico (ossia con squadre iscritte ai vari campionati) a quanto pare è salvo. Ovviamente per adesso è una buona notizia, in caso contrario si sarebbero fermate tutte le competizioni non professionistiche, e tutto il calcio femminile a partire dalla serie A.
Ci sono stati sospiri di sollievo ed esclamazioni di giubilo, ma mi chiedo; per quale motivo? stiamo andando verso la stagione in cui i virus (e non solo il Covid) cominciano a circolare più velocemente a causa della vita più al chiuso, alla riapertura delle scuole e dei mezzi pubblici di nuovo stipati, che non è più possibile con freddo e pioggia, per tanti, andare al lavoro in bicicletta dove possibile. Insomma, i contagi non freneranno di certo nei prossimi mesi, anzi tenderanno ad aumentare, quanto sensibilmente lo dirà solo il tempo. E per lo sport dilettantistico, leggi con pochi soldi da spendere, il governo non ha trovato di meglio che permetterne lo svolgimento ma mantenendo un protocollo insostenibile da un puto di vista sia economico che pratico.
Economico perché lo sport dilettantistico non ha ricevuto aiuti, le società devono provvedere alle spese di sanificazione degli impianti e ai tamponi e test sierologici per le giocatrici (NB il discorso vale per tutto lo sport dilettantistico di ambo i sessi, ma per semplificare lo adeguerò al solo calcio femminile) e le società che rischiano di fallire per una multa da mille euro non ce la fanno, proprio per questi motivi decine di società non si sono iscritte ai campionati quest'anno, e quelle che lo hanno fatto ora non sanno come provvedere, e i tamponi li fanno pagare alle calciatrici, e per molte è un problema, visto che giocano gratis o quasi e molte hanno lavori part time o poco remunerati quando li hanno, 70/90 euro per un tampone sono soldi, ma per qualcuna potrebbe essere un problema anche i 25 o 48 euro del sierologico.
Dal punto di vista agonistico è un disastro totale sia dal punto di vista sportivo che psicologico; immaginatevi con che magone le ragazze, i Mister e lo staff inizino la stagione, si dovrà vivere alla giornata, anzi alla settimana, prendere ogni partita giocata come un piccolo miracolo, perché tutte le gare saranno in forse e tante saranno sospese, una partita amichevole nel maschile è stata rimandata per la positività di una parente di un giocatore, se si decide di essere così drastici nei provvedimenti da adottare saranno ben pochi i campionati che non vedranno squadre con partite da recuperare.
Il governo in pratica ha condannato tutto lo sport (e anche in serie A maschile ci sono mille problemi, con le ASL che si sostituiscono ai protocolli Uefa ufficiali) a un limbo che non farà bene a nessuno, ne alle società, ne agli atleti ne agli spettatori; da appassionato di western mi viene di usare una metafora texiana, ovvero che ci lasciano la corda lunga in modo che finiremo per impiccarci da soli.
In pratica funziona così; se una giocatrice annuncia che ha un parente con il Covid la partita viene sospesa, se una giocatrice è positiva al coronavirus tutta la squadra viene messa in quarantena; così stando le cose è STATISTICAMENTE IMPOSSIBILE che i campionati possano svolgersi.
Anche a livello psicologico per le dirette interessate la situazione è drammatica; provateci voi ad allenarvi e aspettare ogni partita sempre con il forse di mezzo, rischiare di buttare via mesi di sacrifici per la roulette russa di un virus, questa tensione finirà anche per minare il gruppo, tutte si sorveglieranno a vista e si rinfacceranno eventuali serate in compagnia, una positiva rischierà di attirarsi le antipatie di tutte e tutti e non sarebbe giusto per niente ma tante persone lo faranno, e mi chiedo come tutto questo possa essere un minimo praticabile.
Non so se ricordate di quando eravate a scuola; in una classe di 20 persone da novembre a marzo c'era sempre qualcuno con l'influenza, sempre, le classi senza assenti si avevano solo all'inizio e alla fine dell'anno, se andava bene. E così in una squadra di calcio, ci sarà sempre qualcuna con la febbre, qualcuna che ha dei malesseri, in quanto raffreddori, influenze di altro tipo e infiammazioni varie non andranno in sciopero per lasciare il posto al covid, ma se le federazioni pretendono che le società segnalino anche solo un caso di febbre oltre 37,5 di una giocatrice, davvero non ne usciremo mai.
Che poi la cosa potrebbe risolversi all'italiana, come sempre; si dice al soggetto malato di stare zitto, non viene alla partita "perché ha male a un piede" sarebbe una soluzione comoda quanto incosciente, ma anche l'unica alternativa ai blocchi delle partite; ma le società sono fatte di persone perlopiù oneste e responsabili e non si abbasserebbero mai a tanto, e poi in federazione non sarebbero certo degli allocchi, un calcio improvvisamente senza più malati attirerebbe sospetti e la scure del divieto scenderebbe inesorabile.
Durerà ancora poco tempo il calcio dilettantistico, pure quello professionistico se si continua di questo passo, poiché dal parlare di convivenza col virus siamo passati ad allarmismi, clima di terrore mediatico e minacce di nuovi lockdown natalizi, e come nello scorso marzo lo sport diventerà un'eco lontana di fronte a problemi di limitazioni di libertà ben più pesanti e importanti, che colpiranno indiscriminatamente chi cerca di rispettare le regole e fare la propria parte e chi invece se ne frega.
Ma i moralisti non puntino il dito sullo sport, perché è stato autorizzato dal governo e finora è legalmente praticabile, e perché NON E' LO SPORT, e lo dico con forza, che fa aumentare i contagi, e se lo fa è in modo minimo; il virus si prende sui mezzi pubblici affollati, nei centri commerciali da mesi riaperti senza limitazioni, fuori dalle scuole dove gli studenti si ritrovano e fanno quello che non gli è permesso dentro (Sono ragazzi/e, pochi moralismi, a 15 anni si sarebbe fatto anche noi...) oltre che ovviamente nella movida senza criterio; ma chi ama lo sport ama anche la salute sua e degli altri, conosco una persona, una di quelle che amano lo sport come pochissime altre, che ha deciso, con la morte nel cuore, di non allenarsi più in quanto ha persone a lei vicine con problemi di salute, per cui come vedete le sportive si sanno responsabilizzare da sole, non sono così cretine come pensa un certo tipo di opinione pubblica.
Se si vuole preservare la salute fisica e psicologica di milioni di sportivi italiano si deve appunto tutelare lo sport di ogni livello, non esiste "altro calcio" rispetto a quello professionistico, tutto è calcio, dal Real Madrid a una squadra di promozione. E per preservare lo sport si deve allentare il protocollo, ossia se una persona ha dei sintomi sta a casa e si mette a letto in attesa dell'esito del tampone e il resto del gruppo continua, se ci sono altri casi si fermano altre persone, ma se il giorno della partita le ragazze non hanno sintomi allora si gioca, certo in casi estremi, focolaio con tutte le ragazze ammalate, allora la partita si sospende, ma in caso contrario si dovrebbe convivere con il virus. Poi sta alle ragazze rinunciare a vedere i nonni molto anziani o parenti e amici immunodepressi, o a limite fermarsi come quella ragazza di cui vi ho detto prima, ma questo vale per tutti i giovani, non solo per chi fa sport.
Non vi piace questa soluzione? la ritenete menefreghista, incosciente, non adeguata al periodo che stiamo vivendo? allora chiudiamo tutto ufficialmente e di corsa, perché sportivamente è l'unica via un minimo praticabile se il governo non monitora le atlete e non ripaga i tamponi e le sanificazioni. Però quando chi comanda deciderà di chiudere tutto ci si ricordi che sono state le stesse persone che hanno permesso che i campionati dilettanti ricominciassero, che le squadre investissero in nuovi acquisti e spese varie, che calciatrici affrontassero chilometri di autostrada dopo giornate al lavoro ogni giorno per la preparazione, per poi essere lasciate a loro stesse insieme alle società. Il governo si costernerà, si indignerà, dirà di essersi impegnato ma poi getterà la spugna ( Si, sto citando de Andrè, mi avete scoperto) e lo sport finirà di nuovo dimenticato in un angolo, schiacciato da tutte quelle "cose più importanti" come se lo sport non lo fosse, fosse solo divertimento, passatempo, messo alla stregua di un gioco da tavola o di una serie su Netflix. Poi arriverà la bella stagione, e si spera il vaccino, e magari qualcosa si ricomincerà a fare, tanto di una stagione buttata alle ortiche a chi importerà, a parte le dirette interessate e un manipolo di appassionati? Quindi caro governo, te lo chiedo da tifoso, da blogger e da dirigente; o cambi le regole vigenti o cali la scure, ma in ogni caso ci sia una decisione in merito, che di questa terra di mezzo ne abbiamo abbastanza.
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