domenica 11 ottobre 2020

L' AC CAPETO, STORIA DI UNA PASSIONE INFINITA.

 Ciao a tutte e a tutti,


Oggi è un altro giorno da incorniciare per questo blog e per me in quanto curatore di esso, in quanto vede la luce un altro progetto collettivo su una squadra Uisp, dopo quello sull'Alter Ego che tanto successo ha avuto in estate.

Stavolta ci occupiamo dell'AC Capeto, una squadra sempre della Uisp di Arezzo, che delle Giallorosse è stata spesso diretta concorrente per la conquista del campionato, riuscendo a batterla anche in una storica occasione.


Una foto ufficiale del Capeto nella stagione scorsa...

E una più sanamente cazzara negli spogliatoi!!

La storia delle ragazze in maglia verde è diversa, perché nessuna di loro o quasi ha avuto anche una grande carriera nel calcio a 11 o era già un nome noto nel panorama calcistico che ha fondato una squadra "Alternativa" per incorniciare una carriera già brillante, le ragazze del Capeto indossano solo questa maglia e visti i risultati si può dire che conservino il loro talento unicamente per essa; un progetto serio, ben avviato e in piena ascesa, che in pochi anni si è imposta come una realtà ben definita nel panorama e che quest'anno, vista anche le temporanea uscita di scena delle giallorosse, può considerarsi sicuramente tra le favorite del campionato, anzi forse LA favorita.

E poi questa squadra è anche molto attenta alla comunicazione, con curatissime pagine Facebook  https://www.facebook.com/AC-Capeto-156627225071996/  e Instagram https://www.instagram.com/ac.capeto/?hl=it  che è un vero esempio di come dovrebbe essere gestito l'aspetto social una squadra, non solo UISP.

Ma conosciamo meglio l'AC Capeto dalla sua presidente e fondatrice, la mia amica Roberta Zurli, alla quale, lo dico subito, voglio un bene vero (Evidentemente con le presidenti mi ci intendo) che ho incontrato insieme alla Ciofa una sera di agosto e che in quella stessa sera bum, conosciuti, piaciuti e via con il progetto, pochi fronzoli, sia io che Roberta non amiamo le formalità.



Il vostro Blogger and Roberta!!!


Roberta è giovane, piena di entusiasmo e ha un tiro che è un casino parare, parlo per esperienza diretta, ma soprattutto ha una cosa importante; ha senso del gruppo. E si è in questo circondata di compagne e amiche che, pur tra partenze, ritorni e nuove acquisizioni adesso sono amalgamate alla perfezione, le vedo proprio bene, sinceramente, queste ragazze scherzano tanto tra loro ma poco in campo.

Adesso, come prima parte di questo progetto, conosceremo la storia del Capeto, tutte le sue vicende, le curiosità e i momenti da ricordare, tutto grazie a Roberta, e poi le conosceremo una a una, attraverso le loro testimonianze dirette. Mettetevi comodi che ci passerete una serata con queste ragazze, e alla fine della lettura vedrete che vi verrà la voglia di seguirle e sostenerle, se già non lo fate.




Ciao Roberta, cominciamo dal principio, quale presidente e fondatrice sei la persona migliore in assoluto per rispondermi; come e quando è nata l'idea Capeto, e chi è stata con te dal principio nel momento in cui hai deciso di iniziare quest'avventura? 


Ciao Omar, innanzitutto ti ringrazio per questa bellissima opportunità di far conoscere una realtà come la nostra che è considerata “minore” ma che di minore ha veramente poco. L’idea è nata da quattro ragazze che amano le sfide e che di certo non amano le cose facili. Ognuna di noi giocava in una squadra di calcetto diversa, eravamo a cena insieme ad altre persone e a tarda serata eravamo cariche abbastanza per incominciare a dire cose che avevano poco senso. Diciamo le classiche serate che “non voglio fare tardi perché sono stanca” e poi ti ritrovi a ridere e chiacchierare senza neanche accorgertene alle 4 di notte in centro ad Arezzo.

Parlando del più e del meno invece di dire “hai capito?” dissi “hai capeto?”. Da lì non abbiamo più smesso di dirlo ogni singola volta che ci vedevamo.  Capeto fu una parola detta in una bellissima serata tra amiche. Questo vuol dire per noi e per chi è in squadra. Amicizia. Seconda famiglia. Posto sicuro. Non volevamo essere scontate e quindi ci siamo dette “CREIAMO UNA SQUADRA, BUTTIAMOCI IN QUESTA AVVENTURA E CHIAMIAMO LA SQUADRA IN QUESTO MODO”.

Ma niente di tutto questo poteva esser fatto da sola. Le persone che ci sono sempre state con me, le persone a cui mi sono sempre potuta appoggiare sono Sofia Marcantoni e Marina Neri rispettivamente Vice Capitano e Capitano.  Ma vorrei menzionare Mariangela Acunzo, che ora è uno dei portieri dell’Alter Ego, è anche grazie a lei che il Capeto fu creato. Si sa, nelle squadre ne succedono di mille. Gente che va, gente che viene. Ognuna per i motivi che ha ritenuto più opportuni e dall’anno scorso  soltanto in tre siamo rimaste e da sole abbiamo ricreato una squadra competitiva capace di arrivare al secondo posto perdendo soltanto 3 partite in tutto l’anno.



Prime foto di squadra...in giallo.


Grandissime ragazze, Roby mi hai già travolto e commosso, leva il piede dal pedale emotivo che sei partita a razzo! Cioè, siete rimaste in 3 e invece di arrendervi avete ricreato tutto il gruppo? voi avete la passione nel DNA.


Tornando alle vostre origini, al momento dell'iscrizione in quante eravate? giuste giuste contate o avevate già citte in abbondanza? e vi ha aiutate qualcuno nel percorso burocratico?


Contate mai, anzi. All’inizio di questa avventura bellissima eravamo in 13. Alcune di noi già si conoscevano, altre erano da noi per rimettersi in gioco e altre ancora per provare l’esperienza di giocare in una squadra tutta nuova. Non sapevamo cosa ci sarebbe aspettato, eravamo solo entusiaste di incominciare.

Per l’iscrizione non è stato difficilissimo, la Uisp ti aiuta molto in queste cose soprattutto se sei una squadra nuova. Ci sono voluti pochi giorni, qualche incazzatura perché la gente si dimenticava di portare le fototessere o le fotocopie delle visite mediche e pronti partenza viaaaaaa.

All’inizio del Capeto eravamo soltanto una squadra affiliata a un’altra società mentre l’anno scorso abbiamo deciso di metterci in proprio e diventare una società.  Un altro grande passo per noi.

Le tre anime del Capeto Marina, Sofia e Roberta.


 Determinante, perché ora siete solo voi, nel bene e nel male non avete più nessuno che possa gestirvi, ed è il primo passo per decollare veramente.

Domanda più "Tecnica"; Fondare una squadra Uisp è bello, ma ci vogliono i dineros per portarla avanti; come fate a sovvenzionarvi? avete degli sponsor, organizzate qualche lotteria o pesca di beneficenza, ce li mettete di tasca vostra? è bello sapere anche questi lati "pratici" di un progetto che merita rispetto e magari può essere di ispirazione per chi a propria volta decida di fondare una squadra tutta sua.




I primi due anni abbiamo fatto tutto da sole. Magari ogni tot del mese fissavamo una quota da mettere a testa per poi arrivare a fine campionato e pagare l’iscrizione con annessi cartellini per poter giocare, assicurazione ecc. 

La cosa bella di fare tutto da sole è che si, ti fai il cosiddetto culo perché li metti di tasca tua  e tutto ma quando vai a giocarti le partite ci metti uno spirito diverso perché sai che contribuisci alla realizzazione della squadra a 360 gradi.

Quindi si, per chi mi stesse leggendo e avesse in mente di creare una squadra Uisp vi dico: FATELO E NON VE NE PENTIRETE!!

Quest’anno, poi purtroppo interrotto dal Covid, noi come società , dovevamo partecipare a un evento sociale sposando un progetto molto bello di cui purtroppo per motivi di privacy non posso dire perché essendo slittato al  prossimo anno deve essere una sorpresa hahaha ma questo per dire che SI siamo una squadra di calcetto ma non ci fermiamo solo al pallone.

Poi in questi due anni abbiamo due realtà si sono interessate a noi e hanno deciso di aiutarci sposando il nostro progetto. Cogliamo l’occasione per ringraziarli perché sono stati una parte fondamentale. E sono Dinky Pub e Jungle in Town. Ovviamente due attività che si occupano di cucina e bere , non potevamo chiedere di meglio!!






Poi mi ci porti eh, magari un giro in tutti e 2 i locali in una serata alcolica post covid, sai ganzo! 

Parlaci delle maglie; un neroverde col verde a prevalere, una montura aggressiva ma anche bella da vedere; chi ha scelto questi colori, e a cosa si ispirano? e la squadra ha approvato all'unanimità? So di altre società il cui percorso maglia è stato piuttosto travagliato...  


A noi le nostre maglie ci piacciono da impazzire.  La cosa bella è che tutto è stato scelto a caso e insieme. Dovevamo scegliere la divisa che ci avrebbe dovute rappresentare per sempre quindi eravamo molto indecise. La prima scelta era la divisa simile all’atletico Madrid. Ma alla maggior parte non garbavano le strisce bianche nel mezzo che dividevano la divisa e quindi via a cercare un’altra divisa. 

E poi siamo arrivate alla divisa, la nostra  amata divisa. Semplice come noi. Bella da vedere come noi ahahahhaha e soprattutto l’unica divisa su cui tutte fummo d’accordo perché quando sfogliammo il catalogo all’unisono urlammo “ QUESTA QUI”.




Verdenero Capeto.


In effetti quel verde mi piace molto, e poi si può dire? vi fa risaltare gli occhi! 


Pure la felpa...ne voglio una anch'io, avete una 3xl?


Adesso passiamo alla cosa più importante, ovvero voi ragazze; ci puoi far conoscere chi è stata sempre al tuo fianco fin dall'inizio? e ci puoi presentare tutte le altre che si sono aggiunte dopo, fino agli ultimi acquisti? 


Con il Foiano in occasione della giornata della violenza contro le donne.


Con molto piacere. Fin dagli inizi, come ho scritto su precedentemente, non mi hanno mai mollata Marina Neri e Sofia Marcantoni.




Marina classe ’88 Capitano e difensore centrale. Che dire su di lei?! C’è sempre stata, ha sempre combattuto per questa maglia e non si è mai lasciata abbattere. Una ragazza in gamba ma prima di tutto una grande amica.  Quando c’è lei in campo difficilmente può passare qualcosa.

Sofia classe ’95 Vice Capitano e di ruolo è una delle nostre fasce. Lei col tempo è migliorata. Era partita dalla panchina con poco spazio disponibile ma tanta voglia di migliorarsi per se stessa e per la squadra. Carattere deciso ma soprattuto determinato. Forse è stata questa la sua più grande forza. Non abbattersi  e infatti il posto da titolare l’anno scorso difficilmente potevi toglierglielo.

E poi ci sono loro, le ragazze che sicuramente non hanno niente in meno delle altre due che ho descritto. L’unica sfortuna che hanno avuto è stata non essere nel Capeto prima ahahahha.



Natalia classe ’97 fascia. Entrata quest’anno a far parte di questa grande famiglia. Bel giocatore, quando è in giornata difficilmente la puoi tenere . E pensare che lei prima faceva basket e non aveva mai preso un pallone tra i piedi. Devi venire a vederla sicuramente non crederai ai tuoi occhi.

Aurora classe ’99 pivot. Lei è la nostra “churry”. Il nomigliolo è nato da una nostra avversaria che, pensando fosse spagnola, la chiamò Churry. Se ci ripenso che ridere. Lei è uno dei nostre bomber di squadra, tra l’altro la nostra capocannoniera del campionato con 20 gol. Ha tecnica ed è veramente una ragazza in gamba ma questo non te lo sto a ripetere perché lo siamo tutte dai ahahahaha




AndreaLisa classe ’95 portiere\ fotografa(ci ha provato.) Purtroppo dopo due infortuni nel giro di pochi mesi ha\abbiamo capito che è meglio che tra le mani abbia la macchina fotografica che il pallone. Quando decide di impegnarsi in una cosa non c’è niente che la possa fermare. Sulle foto è imbattibile, le sue foto parlano da sole. Oltre che fotografa è la nostra responsabile dei social che si occupa  di gestire il tutto. Impeccabile. Infatti stanno cercando di rubarcela ma a breve le faremo firmare un bel contratto di esclusività ahahahha.



Gemma classe ’96 ruolo fascia. Lei è una vecchia conoscenza perché venne a provare da noi due anni fa poi per motivi di ambiente non ritornò. L’anno scorso ha riprovato la sfida e da lì il Capeto è diventata una seconda famiglia per lei. E ad oggi è assolutamente uno degli elementi imprescindibili della squadra.  Ci fa pisciare addosso ma al tempo stesso cerca sempre di impegnarsi e di fare il suo. Fondamentale, come tutte, nello spogliatoio.

Sofia V. classe ’94 ruolo  fascia\difensore centrale. Lei ha fatto parte del cosiddetto MURO DIFENSIVO. Insieme alla Marina veramente passava poco e niente infatti siamo state la seconda miglior difesa in campionato. Un traguardo bellissimo a dimostrazione chhe in campo ognuna c’è per l’altra.Purtroppo proprio per l’ultima partita di campionato ha subito un brutto infortunio che l’ha costretta ad operarsi e a decidere di interrompere, speriamo per ora, il calcetto. Lei oltre che un grande giocatore, con carisma, con grinta con voglia di vincere SEMPRE (e glielo leggevi negli occhi che se si perdeva poi nello spogliatoio erano cazzi) è anche fondamentale proprio a livello mentale. Lei ti fa sempre  stare sul pezzo e difficilmente ti fa sconcentrare. Ci siamo incontrate poco tempo e le abbiamo proposto un ruolo nella dirigenza perché alla squadra una persona come lei fa molto comodo. Ha detto che anche se non giocherà più non ci mollerà e noi non molleremo lei. 




Federica classe ’88. Lei stiamo cercando di “formarla” ma quanto ci fa ridere solo dio lo sa. Veramente una ragazza d’oro. Ha sempre seguito la squadra se pur allenandosi e mai giocando . Sicuramente  è la nostra prima fans. Poi lei mi “odia” scherzosamente per una cosa successa in allenamento che ancora non mi ha perdonata ma questa è un’altra storia che ti racconterò!




Veronica classe ’83 ruolo portiere. Lei è la nostra guida. Se non ci tiene in riga lei un pochino sarebbe un casino altrochè. Lei credo sia la persona che più ha migliorato in quest’anno. Praticamente partita da zero nel ruolo del portiere ha saputo fare una crescita impressionante salvandoci il cosiddetto culetto svariate volte. Una certezza tra i pali. E ovviamente una grande persona ma questo lo capirai parlandoci.



Matilde classe ’96 ruolo pivot. Lei è con il Capeto da  3 anni e dopo un periodo dove aveva deciso di mollare questioni di lavoro l’anno scorso ha deciso di ritornare dove  dalla squadra che l’ha sempre tratta bene e mai le ha fatto mancare qualcosa. Si torna sempre dove si è stati bene no? Lei ne è l’esempio. Oltre che essere molto simpatica al di fuori del campo , in campo si contraddistingue sia per come parla all’arbitro (sempre con rispetto) sia per come si rivolge ai Mister o alle avversarie. Per lei i Mister si chiamano Tato, chicco e potrei dirne altri mille che ad ora non mi vengono in mente. Insomma, è un personaggio. Due anni fa fece più di 10 gol, quest’anno si è fermata a 4 a non sempre è stata presente e quindi che dire speriamo il prossimo anno possa partire col botto.

Debora classe ’84 ruolo pivot\fascia Jessica classe ’92 ruolo pivot\fascia. Loro sono state i nostri ultimi due acquisti ma che acquisti. Le abbiamo bramate per tutto l’anno precedente dove giocavano in un’altra squadra e quando abbiamo saputo che  potevano essere “nostre” grazie alla nostra amica Ilaria Ciofini, abbiamo tentato l’assalto e ci siamo riuscite. Che dire, le altre squadre ce le invidiano e se un giorno verrai a vederci capirai perché. Noi le teniamo strette a noi e questa grande famiglia.





Fin dalla prima volta che ho letto queste righe, diverse settimane fa, ho veramente il desiderio di conoscervi, perché mi sembrate davvero quello che tu dici, a volte quando qualcuno dscrive le sue amiche lo fa in un modo strettamente personale, poi magari le conosci e sono persone diverse, ma stavolta credo di no, per come tutte si sono prestate con entusiasmo a questo progetto, e perchè di te mi fido istintivamente. E le ultime arrivate sono due nomi da urlo, Debora Frosecchi e Jessica Marraccini, non fare la timida, gridalo al cielo che avete due campionesse in più in rosa!!!



Bene, ora il Capeto è formato, ci sono le maglie, iscrizione e calciatrici; ma il resto dello Staff? presentaci il Mister, il vice, e le altre persone che vi danno una mano.


Per la prima parte di campionato abbiamo avuto Raffaele detto “Sato”. Ci ha aiutate, ci ha fatte crescere ma col tempo abbiamo capito he volevamo di più. Volevamo fare un salto di qualità e soprattutto volevamo qualcuno che ci affiancasse in questo progetto come se fosse la sesta persona in campo. E quindi eccoli qua..da Gennaio Pierpaolo, Nico e Giacomo. 

Loro si sono uniti, sono tre amici da una vita e insieme ci hanno fatte crescere, ci hanno unite ancora di più e soprattutto sono diventati parte integrante della famiglia. Non sono soltanto dei semplici Mister, vengono  a bere qualcosa con noi dopo gli allenamenti e le partite, sono sempre presenti e soprattutto sono i nostri primi sostenitori. Sentiamo, quando siamo in campo, che loro ci sono e ci aiutano e questa è una cosa bellissima. Siamo davvero contentissime di averli con noi.


Le bellissime card by Andrea Lisa Papini (ne vedrete altre sulle calciatrici) di Nico...


Pierpaolo....

E Giacomo.



L'alchimia tra giocatrici e Mister è la prima cosa, te lo posso dire per esperienza, che fa funzionare tutto, se non c'è quella puoi avere tutte le campionesse che ti pare ma resti al palo, sono contento per voi e ringrazio i vostri collaboratori.



Dunque,la prima volta non si scorda mai per tante cose, quindi credo ricorderete la prima partita; contro chi era, e come è finita? e la vostra prima rete in assoluto, te lo ricordi chi l'ha segnata? 


Ti dirò, pensavo di non ricordarmene e invece si. Soprattutto grazie all’app della Uisp che tiene tutti i risultati. Fu una partita carica di emozioni, non sapevamo a cosa andavamo incontro ma sapevamo che potevamo far bene. Eravamo emozionate, agitate, con la voglia di prendere quel pallone e di combattere finché non se ne poteva più. Si vince la prima partita 7 a 3 contro il Montecchio e il primo gol in assoluto del Capeto fu di Simona Corazzesi detta “Pax”. Lei ha fatto parte del Capeto per ben due anni.


Ne hai nominata un'altra forte e parecchio!!

Bene, e il vostro percorso in questi anni com'è stato?


Il percorso del Capeto è stato bello ma anche travagliato. Primi due anni siamo arrivate terze. Non ci avremmo scommesso neanche mezzo centesimo ma non perché non credevamo in noi ma eravamo totalmente una squadra nuova e li nel campionato militavano squadre che erano lì da 5\10 anni.  

Il terzo anno abbiamo avuto il declino, non stavamo bene come squadra, ci sono state un sacco di incomprensioni e la squadra ne ha risentito. Abbiamo toccato il fondo arrivando terz’ ultime. Poi quest’ anno ci siamo date una ripulita, abbiamo ricreato la squadra e lavorando, unendoci e non mollano siamo arrivate seconde perdendo soltanto 3 partite Un grande traguardo e sicuramente possiamo fare ancora molto di più.


Siete solo all'inizio, vi ripeto, ormai i lettori hanno CAPETO di che pasta siete fatte!!

So che c'è una bestia nera sulla vostra strada (almeno fino ad ora, visto il temporaneo stand-by) il fortissimo Alter ego capitanato dalla perfida accaparratrofei Ilaria Ciofini, che, lo dico? è la mia giocatrice preferita a livello assoluto, dal lato umano, per quello che ha vinto e come lo ha vinto, per quello che di bello mi hanno detto di lei tecnicamente e umanamente, prima avevo altri idoli calcistici  ma ora la mia preferita è Ilaria, veramente. Detto questo una volta, due anni fa, le avete battute, e avete interrotto una striscia positiva di 53 successi; ci puoi raccontare nei dettagli questa sfida fantastica, come è stato avere ragione per una volta delle migliori?

Le due super-president!!

Mammamia se ci ripenso. Ancora non ci credo..a come sia potuto succedere, a come era partito il tutto. Ma soprattutto a come ci guardavano tutti dopo quella partita. Ma veniamo al punto, torniamo indietro nel passato..

Come sempre quando abbiamo la partita contro l’Alter Ego non ti dico che andavamo scoraggiate ma quasi perché comunque loro erano inarrivabili. Si conoscevano, sapevano come muoversi, avevano vinto vinto e rivinto..insomma facevano un pelino paura. Noi eravamo nello spogliatoio dove chi rideva, chi faceva le battute, tutto era nella tranquillità perché tanto avremmo fatto la nostra partita ma eravamo pronte  a una amara sconfitta come sempre quando ci trovavamo di fronte a loro.  Incomincia la partita, dopo pochi minuti Matilde Giannini va in gol. Scena epica perché lei guarda verso la panchina e incomincia a ridere come una scema e urla “sapete ora quante pere ci fanno?”. E noi giù a ridere perché eravamo pronte a essere “bombardate” invece…non succede. La partita rimane equilibrata noi siamo sempre avanti 1 a 0 e riusciamo a contenerle. Poi arriva il loro gol e noi ci si guarda come per dire “il momento è arrivato” PREPARIAMOCI AL PEGGIO. Secondo gol. Aiuto. Fine primo tempo. Finisce 2 a 1. Come 2 a 1? In che senso? Eppure è l’Alter Ego. Oddio ma come è possibile. Il Mister ci mantiene alla calma e nell’intervallo ci dice “rimaniamo mentalmente in partita e proviamo a portarla a casa.” Da lì  il delirio totale. In panchina la gente era alzata non riusciva neanche a stare in piedi, in campo c’era sia ansia e agitazione ma sia fame. Fame di dimostrare che FORSE potevamo riuscire a fare un impresa. Arriva il terzo gol nostro. Mancava pochi minuti, forse 5. Non ricordo bene..

Mi ricordo solo che davanti il nostro portiere si era creato il famoso pulmino della difesa. L’Alter Ego stava giocando offensivo, voleva rimontare, erano tutte su. Prendevano palla e  cercavano di tirare o di crearsi spazi per poterlo fare.

Noi dovevamo solo difendere. Anche il pivot era in difesa, tutte in difesa. Eravamo in 10 in quel campo. Sia quelle che giocavano sia quelle in panchina. 



L’arbitro fischia. Ci guardiamo. Non ci crediamo. Aiuto. Ma è successo davvero? Noi squadra emergente che battiamo dei colossi come l’Alter Ego? E invece è successo. Se tu mi chiedessi “ti ricordi i festeggiamenti post gara?” ti direi no. Mi ricordo solo che abbiamo esultato, ci siamo saltate addosso. Eravamo incredule. La cosa buffa erano gli spettatori alla partita che alla fine si guardavano come per dire “ma chi sono ste 10 sciagurate che hanno battuto l’Alter Ego?”. Ci guardavano della serie “non è possibile”.  Fine partita anche l’arbitro ha voluto fare la foto con noi. E poi nello spogliatoio  non ti dico quel che è successo, canti, urla. Pianti. Era stata una vittoria più per noi stesse, per credere in noi ancora di più. Fu bellissimo. Da lì le altre squadre ci guardavano con un’altra aria, come di sfida. Come a dire “vediamo quanto sono brave”. Quindi la pressione e la posta in palio si è relativamente alzata.


Una sorridente e rilassata Ilaria Ciofini si congratula sportivamente con le avversarie dopo la sconfitta. (Scusa Ila :D  )


Poi nelle partite successive ci hanno asfaltate perché giustamente non ci stavano e perché comunque sono loro campionesse da una vita però quella giornata.. quella bellissima giornata non la leveranno mai dai nostri ricordi indelebili più belli.


Ok, non l'ho vista all'epoca ma ora si, cacchio ora si, sono stato li con voi, è uno spettacolo, sei stata travolgente.

Veniamo adesso ai lati più picareschi, se ce ne sono, della vostra avventura; avete qualche aneddoto divertente, qualcosa che avete combinato, trasferte incasinate, palazzetti alla fine del mondo, gente dimenticata agli autogrill....qualche perla trash da tramandare, insomma? 

Noi siamo la SQUADRA DISAGIO altrochè ahahahah. Ho alcune perle da darti perché veramente qualcuno ci aiuti..mi ricordo di una trasferta che mi pare dovessimo andare alla palestra di Montecchio. Abbiamo messo Google Maps e siamo partite tutte insieme. Ci siamo ritrovate in un campo da calcetto sperduto, al buio e totalmente dall’altra parte di dove effettivamente era la palestra. Ci siamo pisciate addosso perché è sceso il nostro Mister dalla macchina e ha urlato “forza citte cambiatevi riscaldamento tra cinque minuti”. Credimi detta così non rende..fu una scena epica. Altre scene tipo quando comprai, per far del bene, delle borracce di ultima generazione e ogni volta che ci si andava a bere ci si buttava addosso manco fosse una fontanella. Abbiamo optato alla fine per  usare quelle tradizionali.  Qualche aneddoto divertente no..però ogni volta che andiamo negli spogliatoi puntualmente siamo sempre negli stessi posti senza manco farlo apposta. Abbiamo i cori che cantano anche le persone che ormai si sono affezionate a questa squadra..inventati tutti insieme ma che sono come uno sfogo per noi e vengono cantati dopo ogni vittoria che sono “hai capeto o no hai capeto si o no”. “ e SE NON HAI CAPETO ORA CAPISCI OOOOOOOH OOOOOH OOH OHO OHHH”. Cantati da 14 scalmanate appena vittoriose accompagnate dal pubblico che le sostiene fidati è una roba da brividi.



Belle? per forza, sono di Andrea Lisa Papini!!


Mi fido mi fido!! e comunque se ti può consolare anche io con i miei amici sono finito per sbaglio in un posto sperduto lontano da dove dovevamo giocare il nostro tragico calcetto, e c'erano pure coppie appartate che abbiamo disturbato nel mentre con relativi improperi al nostro indirizzo...quindi davvero, mi fido.

Arriviamo all'ultima stagione, sospesa causa Covid; come eravate messe prima dello stop? cosa avrebbe potuto riservarvi di bello la stagione in corso?


Prima dello stop causa Covid  noi eravamo messe bene. Eravamo al secondo posto dopo aver vinto l’ultima partita del campionato e ci avrebbero aspettato i play off per poter andare a giocarci la finale alle caselle. Che, per noi, era l’obiettivo principale. Purtroppo sfumato per questa tragica pandemia..

Di sicuro della stagione in corso non possiamo recriminarci niente, anzi. Siamo state squadra, ci siamo divertite, abbiamo vinto ma abbiamo anche sbagliato che, non sempre è una brutta cosa. Sicuramente saremo potute arrivare lontano ma non ci vogliamo abbattere e metteremo questa voglia di fare e di arrivare al prossimo anno.



Quante storie che ha interrotto 'sto caxxo di covid, ma vi rifarete, siete giovani e determinate e avete tutto il tempo, anzi forse vi siete cementate ancora di più secondo me per questa fame che vi è rimasta!!! aggredirete il campionato come furie e vi riprenderete quello che era vostro, e chi vi tiene? Mamma mia spero di seguirvi spesso.

Arriviamo al presente; come sta il Capeto? che obiettivi vi ponete per la stagione 2020/2021,nonostante tutte le incognite che presenta? in un campionato purtroppo orfano dell'Alter ego, quali sono le rivali più temibili sulla carta? Siete una formazione di alta qualità, vi ponete obiettivi importanti, è giusto dire che siete tra le favorite assolute anche per regionali e nazionali?


Il Capeto sta molto bene. Abbiamo iniziato la preparazione per affrontare la stagione che ci spetta davanti. Vogliamo riprendere da dove eravamo partite perché abbiamo fatto un bel campionato, abbiamo perso solo 3 partite e sappiamo cosa possiamo fare. Sicuramente siamo qui per divertirci ma soprattutto siamo qua perché abbiamo degli obbiettivi in mente. E uno di questi è vincere. Vogliamo levarci soddisfazioni, vogliamo completarci e vogliamo continuare a formarci come squadra. Sicuramente siamo cariche. Le potenzialità  ci sono. A  questo punto sul discorso Alter Ego dovrei dirti “siamo contente” invece no. Perché sono state l’orgoglio  del campionato, e soprattutto degli anni alla Uisp, hanno vinto tutto e hanno dimostrato a tutti che la UISP non è assolutamente di meno a niente. Detto questo, di certo noi non ci mettiamo sugli allori. Perché quest’anno tutte le squadre saranno più agguerrite e noi faremo particolare attenzione a due\tre che ci daranno un bel filo da torcere. Ma noi non ci faremo trovare impreparate.



Foto dal primo allenamento della stagione 2020 /2021


Per quanto riguarda l’ultima domanda, non voglio dire niente perché sono una persona molto scaramantica. Non ti nego che le probabilità per poterci almeno arrivare ci sono. Sarebbe un sogno per noi. Vediamo come procederà.


Non dire niente, ma ti dico questo col cuore; sognerò con voi.

Ultima domanda; voglio venire a tifare per il Capeto appena sarà possibile, mi piacete perché siete simpatiche e brave e mi candido a diventare uno dei vostri capi ultras, quindi il sottoscritto lo avete già conquistato; ma cosa vorresti dire a chi ancora non vi conosce, che magari è della zona e potrebbe seguirvi spesso, per convincerlo a tifare Capeto? qual è la vostra ricetta segreta, il vostro fattore X, che cosa vi rende così speciali?



Innanzitutto ti ringrazio per la fiducia e ti aspettiamo al più presto per vederci.  Alle persone che ci leggono cosa altro devo dire? Se avete letto questa intervista e siete arrivati con il sorriso fino alla fine vi dico solamente che questo è niente. Vi appassionerete a noi, vi divertirete perché incanaliamo  le ragazze che credono in qualcosa, che vanno avanti senza chiedere a nessuno, che si vogliono bene, che si aiutano e si sostengono. Abbiamo una passione che ci accomuna e da questa passione è nata una grande amicizia. E soprattutto gustatevi le foto che Omar allegherà all’intervista. Parlano da sole.

Grazie Omar per averci dedicato il tuo tempo, per averci dato questa disponibilità e per esserti messo a piena disposizione con noi. Dovrebbero esserci più persone come te.

E soprattutto grazie a voi che ci avete letto,speriamo di avervi fatto appassionare un pochino a noi. Vi aspettiamo!








Macchè grazie a me, grazie a te e a tutte voi, sono i colpi di fortuna di trovare realtà come la vostra, io devo solo essere contento della fortuna di avervi incontrate, la vostra storia potrà sembrare breve ma invece è già lunga e piena di soddisfazioni, perchè è un progetto nato nell'allegria di chi non aveva niente da perdere e voleva solo divertirsi ma poi è diventato serio e ambizioso ma senza, ed è la cosa più importante, perdere la leggerezza iniziale, siete cresciute ma non siete diventate noiosamente adulte, di quelle squadra, sai che palle, che arrivano in campo serie e musone, che vogliono solo vincere, per voi la cosa più importante è ancora divertirvi e in questo sta tutta la vostra forza. Io posso solo augurarvi ogni bene possibile, e certamente di vincere ma soprattutto di rimanere voi, di andare avanti con lo stesso entusiasmo, il tempo passa e le amicizie vanno e vengono ma le migliori rimangono, e mi rifiuto di pensare che siate "Un po' amiche" No voi siete AmicheAtomiche, e fino a che ci sarà questo sentimento il Capeto vivrà, quindi mi sento di dire che avrà vita lunghissima.


Passiamo adesso alla seconda parte del nostro progetto, con le interviste a tutte le ragazze del Capeto, presentate in rigoroso ordine alfabetico, compresa ovviamente Roberta che chiamandosi Zurli finisce in fondo alla lista, che ci raccontano la loro storia; ho ideato delle domande standard per tutte, e gli interventi sono stati belli e soprattutto unici, c'è chi ha risposto a ogni domanda, chi solo ad alcune, chi ha preferito parlare senza vincoli; un mosaico bellissimo e suggestivo, storie tutte da leggere, tutte da vivere. Queste le domande;

-Ciao, vuoi innanzitutto presentarti ai nostri lettori?

 -Come ti sei avvicinata nel mondo del calcio a 5?

- Pratichi altri sport oltre al futsal?

-Raccontaci adesso tutta la tua storia nel Capeto; chi ti ha coinvolta in questo progetto? e quando hai deciso di farne parte?

-Potresti raccontarci i tuoi momenti più belli con questa maglia?

-Che obiettivi ti poni con questa maglia?

-Per finire; Cos'è per te il Capeto? E cosa ti aspetti da questa stagione?




-MARIANGELA ACUNZO,  ex portiere.






IL CAPETO.

Con delle mie amiche volevamo divertirci ma con le squadre che avevamo non era così da un po' di tempo. Allora dopo le partite ci si trovava con all'epoca le "avversarie" e si fantasticava di fare una squadra tutta nostra. Una sera a casa di Marina (attuale cap) si decise con Sofia, Roberta, Angela e Francesca di mettere in pratica questo progetto . Si sparse un po la voce e ci ritrovammo al primo allenamento in 17 principianti ma con la voglia di costruire qualcosa. Fra le varie cene e uscite insieme si decise il nome "CAPETO" e che avremmo avuto anche un # tutto nostro dove si spiega cosa volessimo in primis da queste ragazze "#nonsolounasquadra" (perché doveva essere una famiglia). Siamo sempre state un bel gruppo anche prima di unirci  ognuno a modo suo ha messo tanto in questa squadra. Scegliemmo me per fare il capitano ma alla fine era più un dare responsabilità perché si sceglieva tramite votazioni così da esserci imparzialità. Il primo anno lo abbiamo affrontato con la leggerezza e la voglia di divertirsi ma con quel mordente che poi ci ha fatto arrivare terze in classifica(con una vittoria inaspettata contro l'Alter-ego). Eravamo molto affiatate e stupefatte da questo traguardo. Con l'anno successivo non è stato proprio così varie vicissitudini ci hanno fatto allontanare ma non posso negare che sono sempre legata a loro.

Mi hanno dato tanto e da loro ho anche imparato molte cose. Negli anni è stata come una famiglia un posto sicuro dove stare  e sono felice che sia rimasto così.


-FEDERICA BANI, "tuttocampista"





Ciao, sono Federica e ho 32 anni.

Il mio rapporto con il calcio inizia in giovane età quando molti, alla vista delle mie gambe non propriamente dritte, mi chiedevano da quanto tempo praticassi questo sport. 

La mia risposta era sempre la stessa “non gioco a calcio ho solo le gambe storte..”. Ma l’anno scorso ho intravisto nell’ac Capeto la mia possibilità di riscatto. Incoraggiata da una delle mie più grandi amiche, nonché il capitano della squadra, ho deciso di mettermi in gioco e vedere cosa ne veniva fuori. 

È stato subito chiaro che il calcio non fosse il mio sport, che le gambe da calciatore non mi conferivano alcun super potere e che avrei passato più tempo a lamentarmi della fatica che a correre. Però cavoli se è stato bello! 

L’ac Capeto è una squadra di passioni e risate, un arcobaleno dalle tinte decise. Ciò che lo rende unico non è la bellezza indiscussa di ciascun arco di colore, bensì l’effetto finale quando questi - nell’accostarsi l’uno all’altro - si esaltano a vicenda. Quest’anno non sarò in campo ma ogni volta che potrò sarò sugli spalti o in birreria a godere dello spettacolo.

Queste poche righe sono per me l’occasione di ringraziare tutte le ragazze della squadra e di fare loro un grandissimo in bocca al lupo per la prossima stagione!



-GEMMA BUI, fascia.






Ciao Omar e ciao a tutti i lettori de ‘Il Viola e il Rosa’! Io sono Gemma Bui, ho 24 anni, sono una studentessa di Giurisprudenza, musicista e calciatrice amatrice! Attualmente gioco fascia e sono Segretaria dell’ A.C. Capeto. 



Ad oggi l’ A.C. Capeto è la mia prima e unica esperienza calcistica. Mi sono avvicinata per la prima volta a questa realtà due anni fa, partecipando ad alcuni allenamenti della preparazione del Campionato 2018/2019, ma purtroppo per impegni accademici e personali non sono poi riuscita a proseguire in quell’ esperienza. Mi sono successivamente riavvicinata alla Società nel Settembre 2019, un momento particolare e delicato, in cui la Squadra aveva perso gran parte dell’ organico ed era in fase di ricostituzione di quello che oggi potremmo chiamare l’ A.C. Capeto 2.0! 

Nonostante questo, la mia passione per il calcio è molto più risalente nel tempo, trasmessami da mio padre fin da quando ero bambina, e a tutt’oggi motivo di forte legame tra me e lui, ennesima dimostrazione di come il calcio abbia il potere di interconnettere le persone. 



Attualmente pratico solo il Futsal, anche se persevero nella continua autoconvinzione di fare qualche allenamento extra in palestra o di andare a fare jogging ogni tanto, una falsa speranza travestita da promessa a me stessa, che puntualmente tradisco. 😂 Fin da piccola ho praticato le più svariate discipline e mi reputo una persona amante dello sport; ma tanto quanto amo lo sport, amo la competizione, un’ entità che ovviamente può esistere solo in un contesto agonistico. Apprezzo comunque parimenti sia gli sport individuali che di gruppo: i primi per il potere di responsabilizzazione e disciplina che sono capaci di dare, i secondi per l’ edificazione soprattutto umana che da essi consegue. 


Come già accennato, il primo approccio con la Squadra è avvenuto nel 2018, grazie a una preesistente conoscenza con Sofia Marcantoni. Il vero amore tra me e l’ A.C. Capeto è sbocciato però in seconda battuta, l’ anno dopo: venni contattata da Marina Neri (che avevo conosciuto l’ anno prima, contestualmente alla mia breve partecipazione ai primissimi allenamenti), che mi chiese se fosse ancora mio interesse partecipare al progetto, dati i numerosi addii da parte di varie giocatrici e in generale anche per una volontà di rinnovamento tanto tattico quanto umano della Squadra, in prospettiva dell’ imminente nuova Stagione. Decisi di dare a me stessa e alla Squadra un’ altra occasione, rimanendo piacevolmente sorpresa nel trovare un clima nuovo, meno teso e più stimolante rispetto al passato, che fin da subito ha favorito la nascita di legami a tutt’ oggi per me molto forti, quando non addirittura fondamentali. Chi non crede nei colpi di fulmine probabilmente non ha mai avuto l’ occasione di innamorarsi dell’ A.C. Capeto. 😂 


Difficile scegliere i momenti più belli, ogni minuto passato con la Squadra è speciale per il fatto stesso di esserne semplicemente parte. Dovendoli selezionare però direi, a livello individuale, innanzitutto il mio primo gol in maglia neroverde, in casa del Sansepolcro A. Assist di Natalia Schiavo su rimessa laterale, stop e piattone di mancino rasoterra all’ angolino. Un’ azione veloce e a tratti rocambolesca che ci ho messo un paio di secondi a realizzare. 😂 Anche il mio secondo gol è stato altrettanto bello, nella partita successiva, in casa, contro il Sansepolcro B, perchè erano presenti anche i miei genitori. Per mio padre, ex capitano della Sinalunghese e, come sapete già, grande appassionato di calcio, vedere la maglia con su scritto ‘Bui’ andare di nuovo a segno è stato emozionante, tanto quanto lo è stato per me dimostrare le mie capacità davanti alla mia famiglia e rendermi conto di quanto poco le basti per essere fiera di me. Infatti colgo ogni occasione utile per manifestarlo, rischiando di sfociare a volte nella monotonia, ma alla mia famiglia devo veramente tutto, come individuo e, di conseguenza, anche come calciatrice. 



Altra performance individuale di cui sono orgogliosa è quella dimostrata nella partita di andata contro l’ Arcobaleno, fin dall’ inizio molto complicata e sviluppatasi poi in maniera ancor più inaspettata. Veronica Vasarri è il nostro portiere titolare, e molto più di questo: è un punto di riferimento per la Squadra sotto l’ aspetto mentale; purtroppo per impegni lavorativi non poteva essere presente in rosa quella sera, e dopo un iniziale ballottaggio tra Roberta Zurli e me, l’ allora Mister Raffaele Saturno decise di schierarmi in porta, cercando come potè di informarmi sui rudimenti essenziali del ruolo durante il riscaldamento. Ma le difficoltà non erano destinate a finire: rapidamente fummo sotto 4 - 1, purtroppo anche per errori banali da parte mia, dettati probabilmente dall’ agitazione e dall’ inesperienza. Poi la solita, mirabolante Jessica Marraccini risollevò le sorti del match, che finì 8 - 5 per noi; in quella partita però fu fondamentale il contributo di tutte non solo nell’ approccio fisico ma anche in quello reattivo; anche io, soprattutto nel finale, mi scoprii capace di interventi risolutivi tra i pali che mai mi sarei aspettata da me stessa. 

Sotto l’ aspetto collettivo, i momenti più belli sono i rituali che l’ A.C. Capeto ha: dai cori a fine partita, passando dal casino negli spogliatoi, fino alla cena dopo ogni allenamento e partita. È addirittura bello uscire dal pub coi capelli appena lavati che puzzano di fritto, perchè per quanto ilare e stupida sia come immagine e come situazione, è solo una delle tante a cui, ormai, inevitabilmente associo la vita dell’ e con l’ A.C. Capeto. 😂 


E per me il Capeto è proprio questo, uno spaccato di vita condiviso all’ interno di quella che ormai a tutti gli effetti reputo una sorellanza. Siamo calciatrici, ma prima ancora siamo donne, con tutto ciò che ne consegue. Anche nei momenti di massimo impegno e concentrazione, nessuna di noi accantona mai il rapporto umano, che travalica quello sportivo. Questo è il nostro punto di maggior forza, aldilà del talento e delle capacità: l’ essere legate anche dal calcio, ma non solo dal calcio. 

Personalmente poi i motivi che mi hanno spinto ad abbracciare questa nuova esperienza sportiva sono derivati da una fase abbastanza difficile della mia vita, dalla quale il Capeto mi ha fortemente aiutato a rialzarmi e reagire, e probabilmente anche per questo per me costituisce una realtà molto importante dal punto di vista umano e relazionale prima ancora che calcistico. Come dico sempre, citando il motto dell’ F.C. Barcelona, ‘Més Que Un Club’. 💪🏻 



L’ obiettivo che mi prefisso, e ciò che chiedo alla Squadra quest’ anno, è solo uno; chiaro, conciso e incontestabile: vincere. La mancata partecipazione delle Campionissime dell’ Alter Ego sicuramente ci darà un aiuto in più (pur costituendo purtroppo una grande perdita sia dal punto di vista agonistico che societario che umano per l’ intero Campionato e direi anche per l’ intera realtà UISP), anche se dall’ altro lato questo non ci farà avere  nessun tipo di scusante o esimente, aumentando di conseguenza le aspettative e quindi la pressione. La cosa certa è che non sarà una Stagione scontata, bensì molto più combattuta delle precedenti, anche in ragione dell’ ingresso di nuove Società, che non conosciamo e che potrebbero rivelarsi delle sfidanti tenaci. E poi dobbiamo vincere per forza: ho già fissato la posta in gioco per quanto riguarda le scommesse del Totocampionato: non spoilero niente, ma c’ entrano tatuaggi celebrativi e teste rasate. 😂 


Chiudo ringraziando nuovamente te, Omar, tutti i lettori per l’ attenzione e la partecipazione, e infine la mia amata Squadra, in persona di ogni collega calciatrice / amica, del team di allenatori, della Dirigenza, del Gruppo Ultras e di tutti gli amici, familiari o semplicemente appassionati che ci seguono sempre con interesse, grinta e simpatia. A tutti noi auguro uno splendido (e si spera vittorioso) Campionato 2020/2021! 


MATILDE GIANNINI, pivot




1) Ciao! Mi chiamo Matilde e ho 23 anni.

Il calcio è sempre stato il mio sport preferito , mi sono appassionata sin da bambina, sono una persona molto competitiva , amo stare in squadra e giocare a calcetto. 


2) Quando ero piccola, ho sempre sognato di giocare in una squadra, purtroppo non ho mai trovato una squadra di sole femmine e quindi per un po' di anni ho abbandonato questo sogno , anche se mi sono portata sempre dietro questa grande passione , poi grazie alle mie amiche che hanno deciso di creare questa squadra di calcio a 5, ho potuto iniziare a giocare in una vera e propria squadra.


3) Ho giocato a calcio a 11 quando ero piccola in una squadra di soli maschi , poi successivamente sono stata chiamata a giocare a Siena in una squadra femminile, ma purtroppo la distanza e gli orari non hanno giocato a mio favore e quindi non accettai la proposta. 

4) Non pratico nessuno sport oltre al calcio a 5.

5) Quando abbiamo iniziare a fantasticare su questa squadra eravamo sedute a una tavolo dopo una cena, dove ognuna di noi tirava fuori tante idee, quali : colori della maglia, logo da mettere sulle maglie , dove allenarci e previsioni su come sarebbe andato il campionato . All'inizio tutte abbiamo avuto delle difficoltà sul come posizionarci in campo , abituarsi a giocare con persone che non avevano esperienza. Purtroppo i momenti  difficili non sono mancati , come succede nei grandi gruppi , tante persone se ne sono andate (fortunatamente ne abbiamo trovate anche di nuove) , tante le discussioni e anche le sconfitte che ci hanno fatto imparare molte cose . Ma piano piano tutte insieme , inserendo anche persone nuove nella squadra siamo riuscite a creare un bel gruppo solido e ad ottenere dei buoni risultati. 


6)Di momenti belli con la maglia del Capeto ce ne sono tanti . 

Le volte che ho segnato i gol e per scaramanzia dicevo "ora ce li fanno 40 in più" , le volte in cui non vedevo l'ora di arrivare a fine partita per esultare con tutte le mie compagne, i momenti in cui giocavo titolare ed ero contenta ma allo stesso tempo avevo tanta ansia, il tifo che ogni anno ci supporta e ci segue anche nelle trasferte, i  discorsi del mister nello spogliatoio primo di ogni partita, i nostri cori a fine partita quando vinciamo e tanti altri momenti che ho avuto la fortuna di condividere con tante belle persone che mi hanno accompagnato in questo percorso calcistico. La partita che mi è rimasta più impressa che ho giocato con questa maglia è contro L'Alterego ; le uniche nel campionato ad averle battute, la partita più tosta di tutte , in cui ho segnato un gol e nemmeno io ci credevo , abbiamo festeggiato un mese intero come se avessimo vinto la champions league e ancora ne parliamo tutte fiere , e da questi momenti che per me è un vero orgoglio far parte di questa squadra e indossare questa maglia .


7) Il Capeto per me è una grande famiglia. Tante volte ho deciso di lasciare la squadra a causa del lavoro che purtroppo mi porta via molto tempo , a causa della distanza da casa , ma quando ho cambiato idea ho sempre trovato una porta aperta per me ; so che è una squadra in cui posso trovare un appoggio e sono sempre la benvenuta, questo dovuto anche al fatto che siamo un bel gruppo anche fuori dal campo. L'anno scorso purtroppo non ho potuto partecipare agli allenamenti e ho giocato poche partite a causa di altri impegni , quest'anno ho deciso di ritargliarmi un bello spazio per la squadra , partite e allenamenti anche con un po' di sacrifici da fare , quindi spero di poter giocare e dare il meglio di me stessa in campo. 


8) Da questa stagione che inizierà a breve , mi aspetto inanzitutto molta competitività , ogni anno ci troviamo di fronte a squadre molto forti e avversarie difficili da battere. Mi auguro un campionato pieno di divertimento e gioie per la mia squadra e sopratutto mi auguro di vincerlo ! FORZA AC CAPETO SEMPRE ! 



AURORA GURRADO, pivot.






1.Mi chiamo Aurora Gurrado, ho 21 anni e attualmente studio presso l’università di lingue ad Arezzo. Sono appassionata di calcio sin da quando ero più piccola, mi piaceva correre dietro ad un pallone e provare a farlo entrare in rete!. Interista sin dalla nascita, amavo vedere le partite con il mio papà, colui che sin da subito ha creduto in me e nelle mie capacità e mi ha permesso di avvicinarmi al mondo del calcio. All’inizio non è stato cosi facile, sopratutto perché, vivendo in un piccolo paese, le opportunità a livello calcistico non erano tante. Nonostante tutto, a 10 anni decisi di iscrivermi ad una scuola calcio locale, dove per circa due anni ho praticato il calcio a 11. 

2.Ho iniziato a giocare a calcio a 5 quando avevo circa 14 anni. Nel mio paese si creò una squadra femminile e partecipammo ad un campionato locale. L’esperienza fu breve, ma intensa, perché iniziai davvero a capire cosa significa far parte di una squadra e soprattutto quanto è importante saper condividere vittorie e sconfitte. La passione per il calcio non l’ho mai abbandonata e per fortuna, la perseveranza mi ha permesso di trovare una squadra ed una società concreta, che sin da subito ha dimostrato serietà e concretezza nei progetti. L’ AC Capeto è stata la prima squadra grazie alla quale ho potuto intraprendere un percorso calcistico costante, intenso e formativo sotto tutti i punti di vista.

3.Non pratico altri sport oltre al futsal.

4.Sono entrata a far parte dell’ AC Capeto ad Ottobre dello scorso anno. Una mia amica mi disse che aveva trovato una squadra di calcetto ad Arezzo e così decisi di andare a fare un allenamento per poter conoscere le altre ragazze e il mister. Già da quel giorno, capii che nell’ AC Capeto vi era il giusto clima per affrontare un campionato, la giusta grinta e motivazione per poter creare una squadra forte ed unita allo stesso tempo. Le mie prime impressioni furono da subito positive, infatti non ci pensai due volte a confermare la mia presenza in squadra.



5.Uno dei momenti più belli a livello personale, è stato un gol che feci durante una partita in cui eravamo in svantaggio, ma alla fine riuscimmo a vincere. Grazie alle mie compagne di squadra, realizzammo un’azione perfetta che si è conclusa con un gol di tacco. Non dimenticherò mai quel gol, non solo per la bellezza di tutta l’azione, ma soprattutto per il momento decisivo in cui è arrivato. Perché si, l’AC Capeto è questo, una squadra che riesce a farti sentire importante non solo quando fai la migliore prestazione, ma anche quando giochi la peggior partita di tutte. Ci si sostiene sempre, anche quando si perde e si è in svantaggio. Siamo una squadra degna di essere chiamata tale, perché penso che una delle cose più difficili nel calcio e negli sport di squadra, sia proprio raggiungere la consapevolezza di poter fare bene, ma anche male, nonostante tutti gli sforzi. Credo che la determinazione giochi un ruolo importante in questa squadra.

6.Per me l’AC Capeto è tante cose. Non credo esista una parola giusta per descrivere certe emozioni, cosi come è impossibile descrivere i brividi subito dopo un gol o l’adrenalina che sale poco prima del calcio d’inizio. Siamo una squadra dentro e fuori dal campo, delle ragazze in gamba, che hanno come obiettivo principale non quello di vincere, ma quello di divertirsi. Dietro la maglia ho il numero 10 e il mio ruolo è quello della punta. Mi piace giocare in attacco, perché prima di poter concludere un’azione, il mio ruolo prevede che giochi spalle alla porta e di conseguenza ho la possibilità di visualizzare tutti i movimenti della mia squadra. Con questa maglia spero di poter continuare a crescere e migliorare, di fare bene e di provare a raggiungere tutti gli obiettivi prefissati. 

7.Alla stagione che verrà chiedo innanzitutto di poter durare e non finire prima del previsto!. Dopo questo periodo difficile non sarà di certo facile ritornare in campo e riprendere i ritmi a pieno regime. La stagione scorsa è finita sul più bello, quando l’AC Capeto doveva confermare il suo percorso in un’ultima sfida molto competitiva. Quest’anno continueremo il nostro percorso di crescita, con il giusto ottimismo e la voglia di fare che ci contraddistingue. Credo nell’AC Capeto e nei suoi progetti, quindi concluderei augurandoci un grosso in bocca al lupo per la stagione che verrà!. FORZA AC CAPETO!


SOFIA MARCANTONI, fascia e vice-capitano.




-Sono Sofia Marcantoni, vice-capitano dell’AC CAPETO. Studentessa aspirante osteopata e laureata in Scienze Motorie.  Oltre che a lavorare in palestra, sono la preparatrice atletica dell’under 10 e under 12 della società sportiva ACF Arezzo.

-Il mondo del calcetto l’ho “assaporato” per la prima volta circa 5 anni fa, tramite altre persone che sapevano del mio interesse verso questo sport. Ho giocato in un’altra squadra, sempre nel circuito UISP, prima che si creasse l’AC CAPETO.

-Ho fatto una vita da sportiva ma non ho mai giocato a calcio a 11, solo all’età di 6 anni feci un annetto in una squadra maschile. Ho sempre fatto quel calcetto di strada dove l’anarchia regna sovrana. 

-Pratico Crossifit da 2 annetti, ho fatto la mia prima gara l’anno scorso, ne avevo altre in programma ma purtroppo questo COVID-19 ha un po’ ribaltato i piani.

-Questa squadra è nata dopo varie serate con gli amici, abbiamo deciso di comune accordo di crearcene una tutta nostra. Tutta la storia è veramente lunga da raccontare, calcola che ci sono già 4 anni di storia d’amore tra me e questa maglia! Come ogni relazione ci sono stati alti e bassi, solo che qua al contrario di una classica storia, i primi anni sono stati un po’ più difficili. Gli anni più belli sono questi ultimi due. Abbiamo trovato un equilibrio che da tempo non c’era e cosa più importante siamo diventate come una seconda famiglia.

-Di ricordi ne ho tanti, mi ricordo bene la partita contro il Sansepolcro. Giocavamo fuori casa e non riuscivamo a sbloccarla. Al che non so per chi o per cosa i miei piedi hanno deciso di andare in sintonia con la restante parte del mio corpo riuscendo a sbloccare il punteggio. Meglio ancora l’ultima partita di campionato pre-quarantena. Eravamo tornate dalla laurea della nostra Andrea Lisa, ed era già tanto che fossimo arrivate in campo. Il resto potete solo immaginarlo. Goal e sbronze a parte, la cosa più bella che porto è che non c’è stata una volta in tutto l’anno che non ci siamo sentite in disequilibrio. Ogni partita e ogni allenamento li abbiamo affrontati con voglia e determinazione. 

-Il Capeto è una seconda famiglia, una valvoletta di sfogo quando una giornata è andata male e sai che poi hai due ore per sfogarti o una partita per “mangiare il nemico”. Visto che sono molto autocritica, l’obiettivo è sempre quello di migliorarmi per poter dare al 110% una mano alla squadra.

-Alla stagione che verrà chiedo ad ognuna di noi di riportare in campo la stessa voglia, se non di più della stagione precedente. La pandemia ci ha portato via le Caselle, ma noi faremo di tutto per riconquistarle! 


MARINA NERI, difensore centrale e capitano.



 (NB; ho lasciato le domande perchè il lavoro che mi ha mandato Marina, purtroppo non trasferibile com'era su blogspot, è di una bellezza unica e ho voluto trasporlo per quanto più possibile vicino all'originale)


-Ciao, vuoi innanzitutto presentarti ai nostri lettori?
Salve! Certo, mi presento, mi chiamo Marina Neri, ho 31 anni (anche se me ne sento la metà!), sono nata e vivo ad Arezzo, e di professione sono medico e psicoterapeuta in formazione (nonché coordinatrice di viaggi dell’associazione “Viaggi avventure nel mondo” nel tempo libero.



 
 -Come ti sei avvicinata nel mondo del calcio a 5?
Hai giocato solo in squadre Uisp (o anche solo nel Capeto) oppure hai affrontato anche avventure in squadre in FIGC? Mi sono avvicinata al mondo del calcio qualche anno fa; a dire il vero ho sempre giocato a pallone fin da piccola, ma mi limitavo a giocare al parco Giotto o nei parchetti sotto casa insieme a mio fratello Carlo e ad i suoi amici. Fin da piccola ho stressato mia mamma per provare a giocare calcio a 11, ma per una serie di cose alla fine non ho mai potuto iniziare, ed un po’ ovviamente me ne rammarico. Poi qualche anno fa ho conosciuto Mariangela (Acunzo, la nostra ex portiera), che mi ha introdotto a questo fantastico mondo del calcio a 5 femminile UISP e da lì mi si è aperto un mondo. Ho giocato con Mariangela un paio di anni nelle Nazdrowie, dopodichè con altre nostre amiche abbiamo giocato nel Corito (Cortona) un anno, fino a quando ho deciso, insieme a Roberta e Sofia, di dare avvio ad una nostra squadra ed abbiamo dato vita al bellissimo progetto del Capeto.




  - Pratichi altri sport oltre al futsal?

Fin da quando sono piccola ho provato quasi tutti gli sport (dal nuoto al tennis, ecc..) , ma oltre al futsal , l’attività che pratico con più costanza e dedizione fin da quando ero piccola (ero appena alle elementari quando ho iniziato), sono le arti marziali, facendo prima per una decina di anni Karate, poi ho provato qualche periodo altre attività di combattimento (MMA, Judo..), ed infine ho trovato la mia massima realizzazione in un’arte marziale per me estremamente completa, ovvero il Kenpo o Combat Ju jitsu, ovvero l’applicazione del combattimento da strada in un’arte marziale.


-Raccontaci adesso tutta la tua storia nel Capeto; chi ti ha coinvolta in questo progetto? e quando hai deciso di farne parte?

  Il progetto dell’AC CAPETO nasce un po’ per gioco da un gruppo di amiche con la comune passione per il pallone; avevamo voglia di metterci in gioco in un’esperienza nuova, diversa .. avevamo voglia solo di giocare, divertirci e fare gruppo e così , un po’ per scherzo, un po’ per serio, una sera ci ritroviamo a casa mia in 4-5 e cominciamo a parlare di quanto sarebbe bello avere una squadra nostra ecc.. fino a quando abbiamo deciso di fondare la squadra dell’AC Capeto. E’ nato quasi come uno scherzo ..ancora ricordo come abbiamo deciso di chiamare la squadra, dato che la Robi usualmente scherzava con questa frase  .. quando doveva dare forza alle affermazioni diceva “Capeto??” e da lì è nato il gioco di chiamarci così. Questa, per i più curiosi, è una foto inedita della sera in cui è stata fondata la squadra ed è nato il nostro amato AC Capeto!



 Potresti raccontarci i tuoi momenti più belli con questa maglia? 

 Di momenti belli con questa maglia ce ne sono così tanti che non saprei da dove iniziare .. A livello personale, bè sicuramente l’emozione più intensa è stata quando le ragazze per il mio compleanno mi hanno regalato la fascia da Capitano; è stata una dimostrazione di affetto e di fiducia unica, e per me un’emozione fortissima e soprattutto una grande sfida con me stessa.
  



Se invece penso ai momenti più belli di squadra, sicuramente ti nomino la volta in cui abbiamo giocato in un palazzetto pieno di tifosi e di persone venute a guardarci quando abbiamo giocato in trasferta a Sansepolcro .. Abituate infatti noi a giocare nella palestrina di Pescaiola con giusto qualche amico o parente a seguirci, trovarci con un pubblico così numeroso è stato sicuramente un’emozione davvero intensa! (Anche se dalle foto non sembra , l’altro lato degli spalti della palestra era pieno stracolmo di persone !)
  



Altri momenti bellissimi sono stati quando abbiamo dovuto affrontare l’Alter Ego, la squadra più forte ed imbattuta di sempre, la nostra capacità di restare unite e non abbatterci di fronte a delle avversarie così valide e temibili, la nostra caparbietà nel cercare di reggergli testa, la fatica, il sudore, le gambe che sembrano cedere falla fatica, ma il continuare a giocare , insieme, come una vera squadra, a coprirsi le spalle l’una con l’altra a mettercela tutta fino all’ultimo secondo, anche quando sei sotto di più di una rete; purtroppo il risultato non è stato dalla nostra parte ma il lottare unite per uno stesso obiettivo è una sensazione che non si può spiegare.
 


Un altro momento che non scorderò mai è quando in una giornata particolare a livello familiare per la nostra presidente Roberta Zurli , la Robi ha segnato un goal decisivo per una partita sbloccando il risultato , non scorderò mai l’emozione di quel goal, quello sguardo che ci siamo date subito dopo e quella dedica speciale, quando ci siamo abbracciate e sapevamo che qualcuno ci guardava dall’alto, un momento veramente emozionante ed indimenticabile!



 
Infine, potrà sembrare strano ma nei momenti più belli rientrano i momenti nello spogliatoio, cori dopo una vittoria, i momenti di tensione prima di entrare in campo, le frasi di incoraggiamento, gli abbracci prima di una partita, e quelli dopo di un goal, perché il calcio è anche questo, e spesso i momenti fuori “dai riflettori” sono anche quelli più significativi per noi giocatrici.

 





Che obiettivi ti poni con questa maglia? Cosa chiedi alla stagione che verrà?
L’obiettivo che mi pongo è sempre lo stesso che mi pongo all’inizio di ogni nuova stagione calcistica: fare sempre meglio, migliorare tutto quello che si può migliorare dall’anno precedente e dare sempre il massimo. Nello specifico, quest’anno dovremo non solo riconfermarci, ma provare ad alzare ancora l’asticella. Preferisco non sbilanciarmi però diciamo che tenteremo di “puntare in alto” .. La pressione chiaramente sarà alta perché per una serie di ragioni molte persone si aspettano giustamente tanto dalla nostra squadra che quest’anno ha fatto molto bene, quindi il nostro compito ed il nostro obiettivo principale sarà quello di restare focalizzate e concentrate a fare bene, senza farci distrarre dalle aspettative o farci prendere dall’agitazione o la tensione di dover dimostrare qualcosa a qualcun altro (ma solo a noi stesse); dovremo giocare ogni partita come fosse la più importante senza mai dare nulla per scontato o sottovalutare alcun avversario.

Per finire; Cos'è per te il Capeto? Quando noi ragazze diciamo che l’AC Capeto è come una famiglia non scherziamo; in questi ultimi anni la nostra squadra è diventata davvero la nostra seconda famiglia perché far parte di una realtà calcistica non è solo giocare ad uno sport, è molto molto di più. Far parte di una squadra come dico sempre non è solo tirare dei calci ad un pallone, ma soprattutto è il legame che si crea con le tue compagne di squadra, l’adrenalina prima di entrare in campo, il capirsi con uno sguardo quando la situazione in partita inizia a mettersi male  e allora sai che è quel momento che non puoi mollare ma che devi dare tutto e farlo insieme, è la gioia di segnare e di esultare insieme, gli abbracci in campo, ma anche le risate durante il riscaldamento, le cene di squadra, le chiacchiere e le birre dopo gli allenamenti,  insomma tutto ciò che rende una squadra tale, dentro e fuori dal campo.



 Un saluto a tutti i lettori, e un grazie sentito a te Omar per questo lavoro straordinario e per regalarci la possibilità di far conoscere di più questa straordinaria realtà del mondo del calcio femminile !


ANDREA LISA PAPINI, ex portiere e dirigente/fotografa.





"È difficile dare una data di inizio, per me, a questa magica esperienza chiamata AC.Capeto dato che l'ossatura e le colonne portanti di questa squadra sono per me come sorelle, forse più. Amiche con le quali ho condiviso momenti importanti della mia vita e che, ad oggi, sono indelebili nella parte più profonda della mia anima.
Io credo sia proprio questo il punto di forza di questa squadra: "l'amicizia".

Il mio ruolo è particolare, possiamo chiamarlo banalmente "fotografa" ma in realtà credo non abbia un nome.

Appena arrivata in squadra la mia incoscienza, che supera di gran lunga la mia fragilità fisica, mi ha consigliato di andare in porta. Dopo essermi rotta un dito ed un polso ho capito che forse era meglio rimanere a bordo campo con la mia reflex in mano e dal quel momento ho sempre seguito le ragazze con i miei scatti e con la cura della parte Social.
Mi piace raccontarle tramite il mio sguardo, ognuna di loro è così diversa dall'altra che spesso mi chiedo come sia possibile che un gruppo così eterogeneo sia così altrettanto unito.

Non nego che in campo mi piace tornare, mi alleno insieme a loro non tanto per imparare il "mestiere" quanto per divertirmi, fare due risate e soprattutto farle fare a loro.

Per me questa squadra è stata un'ancora alla quale mi sono aggrappata in un momento della mia vita molto complesso e difficile. Questo perché, come dicevo all'inizio, l'AC Capeto è composto da persone che per me sono parte fondamentale del mio quotidiano e, oltre a questo, mi ha dato la possibilità di dedicarmi ad un qualcosa di nuovo che mi ha aperto un mondo incredibile.
Non sono mai stata una persona competitiva, anzi, la competizione mi ha sempre fatto soffrire, ma vedere ardere nei loro occhi la passione e la voglia di vincere mi ha fatto riscoprire cosa vuol dire far parte di un gruppo e battersi ogni giorno per degli obiettivi comuni.

Concludo dicendo che mi auguro per la prossima e le prossime stagioni di raggiungere i traguardi che ci siamo prefissate. Non tanto per il traguardo in sé quanto per vedere felici le persone a cui vogliono bene 💚🖤"


NATALIA SCHIAVO, fascia 





Ciao a tutti! Io sono Natalia, gioco con l’A.c Capeto da circa un anno nel ruolo di fascia. Il calcio non è sempre stato il mio sport, anzi, direi tutt’altro. Ho giocato per una vita a pallacanestro, iniziando ad 8 anni e fermandomi poi ai 19. Anche se il mio sport è sempre stato il basket, il calcio mi ha sempre appassionata fin da piccola, quindi non mi sorprendo che dopo l’esperienza della pallacanestro io abbia avuto voglia di iniziare un nuovo percorso sportivo con il calcetto. Prima di trovare l’Ac capeto avevo ho giocato per qualche mese in una squadra della mia città, a Livorno, ma senza avere modo di poter iniziare il campionato perché mi sono poi trasferita ad Arezzo per iniziare l’università. 




Il mio percorso con l’AC CAPETO è iniziato all’incirca un anno fa. Era fine settembre e si avvicinava la ripresa delle lezioni del secondo anno, accompagnata dalla prospettiva di dover riprendere la solita routine fatta di corsi, biblioteca, appunti ed esami. Con la voglia di riprendere a giocare a calcio e la speranza di fare nuove amicizie ho telefonato alla UISP di Arezzo chiedendo informazioni sulle squadre femminili e loro mi hanno indirizzato al Capeto, mi ricordo le parole della signora al telefono: 
“c’è questa squadra che sta cercando ragazze, parla con il capitano, si chiama Marina Neri, è un medico.” 
Ho contattato poi sia Marina che Roberta su facebook e ci siamo accordate per un primo allenamento, a cui alla fine non ho partecipato perché fu cambiato l’orario di inizio alla fine e nessuno si ricordò di avvertire anche me… Ricordo che mi feci tutta la strada a piedi da piazza Guido Monaco fino agli snoopy e ritorno impiegando un'ora di camminata.
Beh che dire a proposito di questo primo appuntamento col Capeto… diciamo che come prima impressione non hanno fatto una grandissima figura! Aurora ricorderà senza dubbio i messaggi audio e il tono colorito con cui le raccontavo quello che era successo mentre rientravo a casa. Sono sicura che prima o poi li farò ascoltare anche alle altre e ci faremo tantissime risate sopra. 
Tutto questo per raccontare il mio esordio con l’AC Capeto. Iniziato per caso, ma trasformatosi poi in un bellissimo percorso fatto di passione per il calcio, duro lavoro e il piacevole incontro di tante belle persone con cui si sono creati dei bei legami di amicizia. 



Credo che i momenti più belli con la maglia del Capeto siano state le vittorie. Ottenute con grande impegno, grinta e determinazione. La voglia di vincere non manca mai in questa squadra, sappiamo di avere un bel potenziale e di poter fare bene ed è comune tra tutte un forte senso del dovere, di dare sempre il massimo ad ogni partita, ognuno con le sue qualità e doti. 




Il primo obiettivo per la stagione che verrà è sicuramente riprenderci quello che è nostro di diritto, quello che ci siamo guadagnate con tanto impegno e che però che ci è stato un po' portato via dall’emergenza covid e tutte le conseguenze che ha portato. Abbiamo tanta voglia di tornare in campo e di dare il massimo, e siamo impazienti di iniziare!  

VERONICA VASARRI, portiere.



Sono Veronica Vasarri, 36 anni suonati e una passione per il calcio alimentata fin da piccola da mio padre (grande tifoso interista che mi ha trasmesso sangue neroazzurro).

Avevo meno di 10 anni quando ho fatto il mio esordio in un campo da calcio, mio fratello minore venne iscritto ad una scuola calcio e io volli unirmi alla squadra dei pulcini, insomma la mia prima esperienza fu da unica bambina in una squadra maschile e il ruolo scelto per me fu quello di portiere (essendo la più grande ero la più alta!!).

Successivamente la passione per il calcio l'ho sperimentata principalmente da tifosa, sia in tv che negli stadi, a seguire la mia squadra del cuore, fino al 2012 quando un gruppo di amiche (pazze) decise di costituire una squadra di calcio a 5 per partecipare al campionato provinciale Uisp... eravamo le "Nazdrowie" e da qui si capisce cosa ci univa principalmente ancor prima dello sport ahaha 

Beh i risultati non furono esaltanti, l'esperienza è durata solo pochi anni e mi ha visto giocare sia in difesa che in fascia (quei pochi minuti che il fiato me lo consentiva), ma il divertimento fu tanto e da quel momento ho iniziato ad interessarmi anche del calcio e del futsal femminile.

Nel 2019 altre 2 pazze (ndr Marina e Roberta) mi hanno invitata ad alcuni allenamenti della squadra A.C. Capeto perché cercavano nuove componenti, io e la mia pessima forma fisica abbiamo accettato di buon grado, certa che sarebbe stato un'ottima occasione per conoscere nuove persone e svagarsi attraverso un'attività sportiva. Non credevo certo di ritrovarmi titolare e soprattutto di ritrovarmi di nuovo in porta !!!

I momenti per me più belli dell'Ac Capeto sono nello spogliatoio prima di una partita quando si sente che sale la tensione, il mister fa il suo discorso pre-partita, cerchiamo di esser serie e concentrate ma poi c'è sempre qualcuna che se ne esce con una battuta o una domanda stupida, questa leggerezza unita all'impegno mi piacciono molto. 

Mi piace il clima che si respira dentro l'Ac Capeto, mi piace sentirmi gratificata, mi piace che le mie compagne mi carichino sempre e cerchino di infondermi fiducia, da parte mia cerco di fare lo stesso, perché senza di loro davanti a me sarebbe impossibile difendere quella porta.

Un episodio invece in negativo che mi ha segnata molto è stato nell'ultima partita dello scorso campionato, quando si sono susseguiti diversi brutti infortuni nella palestra del Montecchio, in particolare la nostra Sofia Vedovini ha subito un grave danno al ginocchio, le sue urla mi hanno molto spaventata e impressionata.

Le aspettative per la prossima stagione sono 2: continuare il bellissimo lavoro fatto anno scorso e giocarci finalmente la "finale alle Caselle" che purtroppo non si è potuta svolgere a causa dell'epidemia Covid-19 e, soprattutto, prendere qualche pallonata in faccia in meno !! Perchè ebbene sì, sia sui tiri insidiosi delle avversarie, sia talvolta in allenamento dalle mie compagne, pare che le parate migliori mi riescano di muso !!! ;)



ROBERTA ZURLI, pivot e presidente.



1)Ciao a tutti sono Roberta, ho 24 anni e gioco a calcio da quando più o meno riuscivo a tenermi in piedi con le mie stesse gambe. Il pallone per me è sacro, è stato il mio migliore amico da sempre e in un modo o nell’altro c’è sempre stato anche nei momenti peggiori.

Che ti dico di me? Sono una ragazza solare, generosa, alcune volte forse troppo buona, competitiva, compagnona e gli altri dicono che sono molto simpatica.

Ma ho anche dei difetti però te ne dirò solo uno perché sennò mi si rovina l’intervista. PERMALOSA. TANTISSIMO.

Ho giocato nella mitica Stella Azzurra prima che fallisse. Che esperienza bellissima.

Da più o meno 6 anni mi sono affacciata al mondo Futsal e me ne  sono innamorata perdutamente arrivando a creare una squadra, insieme ad altre due ragazze, dove poterla chiamare assolutamente CASA.


2) Mi sono avvicinata al mondo del calcio a5 quando facevo le superiori. Praticamente la mia scuola creò una squadra femminile di calcetto e reclutava ragazze che volessero provare questo sport. Io ne fui entusiasta, mi buttai.  Da lì è iniziata la mia storia odi et amo con il futsal. Mi sono immersa nella Uisp  ormai 5 anni fa giocando prima nella Corito, poi al Bucine e ora qui al Capeto che è decisamente la mia seconda casa.

3)Si ho praticato calcio a11 nella famosissima e indimenticabile stella azzurra. Purtroppo non ho foto perché ai tempi era più bello pensare a infangarsi nel campo dopo che aveva piovuto ore però lì sono cresciuta e assolutamente devo ringraziare i mister che ho avuto specialmente Elena Bruno.

4) Divano letto letto divano può essere considerata un’attività sportiva? (Si, e delle più nobili, NDR)

5)La mia storia d’amore con il Capeto è iniziata 4 anni fa quando insieme a Mariangela (ex capitano e ora portiere dell’Alter Ego) Marina e Sofia abbiamo deciso di creare una squadra, un progetto tutto nostro.  Quando ci siamo ritrovate dal niente e dal niente ci siamo dette “citte ma perché non creiamo  qualcosa di nostro ?“ ci siamo guardate negli occhi e da lì ho capito FAREMO QUALCOSA DI GRANDE. E così è stato.


6) Ahhh quanti momenti che potrei raccontarti. I primi che mi vengono in mente sono sicuramente la vittoria contro l’Alter Ego di cui già ti ho parlato quindi non sto a ripetermi.

Un altro momento è stato sicuramente quando  il 10 Febbraio ho segnato subito il primo gol della partita. Ti racconto questo perché era qualche giornata che non andavo, il 10 Febbraio erano cinque anni dalla scomparsa di mio babbo. E io cosa ho fatto? Inizio partita grazie a un gran bel assist di Schiavo Natalia ho gonfiato la rete. Io credo a queste cose, che lui sicuramente mi ha dato una mano a spingere quella palla dentro la rete. Dopo il gol, le citte sapevano che era una giornata impegnativa per me, sono venute subito ad abbracciarmi e lì  mi sono venuti i brividi. 

Un altro momento è stato quando abbiamo vinto all’andata e al ritorno contro l’Arcobaleno, squadra che non è da sottovalutare ANZI. La prima di andata l’abbiamo vinta non avendo neanche il nostro portiere titolare ma una di noi prese coraggio e si sacrificò per la squadra andando in porta. Quella di ritorno è importante perché vincendo ha sancito la conferma del secondo posto e l’accesso ai play off per poter andare a giocare la finale della coppa alle caselle di Arezzo.

Quando questa partita finì siamo scoppiate tutte a corsa nel campo e ci siamo abbracciate ma la cosa più bella è stato l’abbraccio tra me, Marina e allenatore a dimostrare quanto ognuno di noi teneva a quella partita. L’avevamo preparata bene e siamo riusciti a portare a casa il risultato.

Di noi mi piace soprattutto che ogni volta che facciamo un gol esultiamo tutte come se l’avessimo segnato insieme. Ci sosteniamo anche dalla panchina, in campo sono in 5 ma in realtà siamo 10.

Di momenti divertenti ce ne sono a follie. Da me che casco in doccia nel pavimento perché scivolo e do una craniata micidiale, alle varie pallonate che ci becchiamo in allenamento a vicenda (ovviamente non facendolo apposta) e incominciamo a infamarci o a rincorrerci per tutta la palestra.

A quando per fare gli esercizi del Mister cadiamo e con il muso ci facciamo mezza palestra di fila. Siamo un disagio, un disagio veramente puro. A raccontartelo non rende, devi “viverci” per capire.

A chi tocca raccogliere i palloni? sei troppo buona Roberta!!

8)Il Capeto per me è casa. Un posto, le persone  che ne fanno parte, mi fanno sentire sicura..protetta. So che loro non mi giudicheranno mai, ci saranno sempre perché andiamo tutte nella stessa direzione.

Siamo prima di tutto amiche e poi compagne di gioco ed è questa la cosa che più mi rende orgogliosa. Aver creato insieme alle altre ragazze un gruppo solido.

Da questa maglia cosa mi aspetto? Io vorrei fare sicuramente più gol ma in squadra ho una bella concorrenza sul mio ruolo ahahahah e poi arrivare più in alto possibile. L’Anno scorso dopo 4 anni eravamo arrivate seconde, potevamo andare a giocarci la finale alle caselle ma purtroppo siamo state interrotte da questa brutta pandemia. Quindi? Quindi siamo ancora più affamate perché noi quella finale vogliamo andare a giocarcela.

9)Cosa chiedo a questa stagione? Chiedo di rimanere come siamo state l’anno scorso, contente, con tanta voglia di fare e dimostrare ma soprattutto unite.

E poi vincere, vincere, vincere. Perché si sa, a nessuno piace perdere.

Noi sicuramente ce la metteremo tutta. 


APPENDICE; DEBORA FROSECCHI E JESSICA MARRACCINI; IMMAGINI DI DUE CAMPIONESSE.









GUEST STAR DELLE FOTO; ALTER EGO, specialmente il GIAGUARO Serena Chellini.


VI SALUTO DI CUORE, RAGAZZE IRRESISTIBILI.




POSTILLA; OMAR LASTRUCCI.


Essere un appassionato "storico" di squadre Uisp non significa purtroppo averne seguito le avventure, sono come graffiti di un tempo non vissuto. Il Capeto, come l'Alter ego, è una storia che non è mia, ma quei ricordi a cui io non ho assistito ora sono in parte anche miei, sarà il potere della suggestione, o sarà che alla fine di un progetto ti affezioni a queste ragazze. Roberta, Sofia, Gemma, Andrea per me vogliono dire serate estive indimenticabili, scherzi, risate e pallonate, ma anche conversazioni più serie, e un progetto accennato ma che poi ha preso forma, grazie a quello straordinario collante che è Ilaria Ciofini, lasciatemelo ripetere, questo progetto lo dobbiamo anche a lei, che ci ha messi in contatto e ha capito per prima che io, Roberta e queste ragazze avremmo creato qualcosa di grande. 

Roberta è la ragazza che vorresti sempre incontrare nelle sere d'estate; simpatica, giocosa ma anche profonda, e disponibilissima a rotolarsi nella polvere in nome di un pallone, anche se non era previdente come me che si portava un cambio, dopo la prima volta che sono preso a pallonate. 

Però che classe, che tiro, e che passione, con Roberta giocherei a calcio sempre, tra le macchine in un parcheggio, in un campaccio di erba alta, perfino nelle pozzanghere. Ma per tutto questo dovremo attendere, mi sa, la prossima estate, e come dice Dylan Dog in un memorabile episodio, "Quanto tempo ci separa dalla prossima estate?" 

Io spero una stagione calcistica nella quale il Capeto, riformatosi e più forte che mai e con una Frosecchi e una Marraccini in più, possa viverla da protagonista, mettere dei trofei in bacheca, così magari questa estate faremo nottata a parlare di quella volta che il Capeto ha vinto e ci ha fatto sognare, ricorderemo quel goal, quella parata, quell'emozione, poi inevitabilmente spunterà fuori un pallone, e tutti insieme potremo giocare fino all'alba, che d'estate arriva presto. Ecco quello che auguro a tutte le ragazze del Capeto; arrivare a vedere l'aurora dopo una notte d'estate, ricordando le vostre vittorie ancora fresche. Buona fortuna, ragazze. Il vostro amico Omar.







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