venerdì 24 aprile 2020

LE INTERVISTE IN VIOLAROSA ; LINA ABATE.

Cari amici de "il viola e il rosa"

In questo tempo difficile ci voleva proprio una vera e propria ventata di energia e spirito di collaborazione; alle interviste in violarosa avete aderito in tantissimi, è un piacere trovare persone che abbiano voglia di raccontare e raccontarsi. Sarà un progetto piuttosto importante, che spero di saper gestire per come merita.

Questa seconda intervista è di quelle che veramente ti emozionano e ti rendono orgoglioso di avere intrapreso questo cammino; ho infatti il piacere di presentare su Il viola e il rosa una vera e propria leggenda del calcio femminile Fiorentino, ovvero Lina Abate.

Lina, per chi non lo sapesse, è stata uno dei portieri più forti e affidabili del calcio italiano. Classe 1954,  una carriera importante durante la quale ha incontrato tutte le migliori calciatrici della sua epoca, dopo il ritiro ha saputo reinventarsi e soprattutto creare nuovi modi di intendere il calcio femminile a Firenze e provincia, una coraggiosa pioniera di idee nuove messe in atto, di quelle persone che hanno tenuto in vita la flebilissima fiammella del calcio femminile fino a che essa non ha cominciato ad ardere con sufficiente energia.

Ma adesso mi faccio da parte, e  vi lascio scoprire Lina attraverso le sue parole.

Una giovane e radiosa Lina Abate.


-Ciao Lina, grazie ancora per aver accettato il mio invito. Parlaci di te e della tua carriera calcistica. Perchè hai scelto il ruolo di portiere?

Fin da bambina ho sempre amato tutti gli sport, ma la palla l'ha sempre fatta da padrona. Ho cominciato infatti a giocare a pallavolo a 15 anni, anche con le ragazze più grandi di me, quindi non dovevo essere tanto male.
Mia sorella giocava a calcio, a me all'inizio  non piaceva tanto, lei era molto brava, capocannoniere per due anni consecutivi. Un giorno si fece male il loro portiere e lei mi portò a provare, e li è nato l’amore per il calcio.
Mi piaceva proprio tanto, non solo perché fui scelta, per me era proprio un divertimento, giocavo senza calcoli. Quindi posso dire che  è il ruolo che ha scelto me, e da allora lo sento mio e ho cercato di insegnarlo a molte e molti giovani con tutta la passione di cui sono capace.

-In quali squadre hai giocato?

Prevalentemente a Firenze, la società cambiò tante denominazioni ma era da intendersi come la squadra femminile della città; dal 1979 si chiamerà Polisportiva  Oltrarno Firenze, che dal 1986 diventerà il Firenze, quella squadra che poi cesserà di esistere nel 2015, per diventare  Fiorentina women's. Successivamente ho giocato un anno in prestito al Prato sport e tre anni al Prato, un'altra società della città, e poi sono tornata al Firenze dove ho concluso la carriera. Ricordo che ho avuto tante richieste dalla Sardegna, ma col lavoro e la famiglia non ho mai potuto accettare.

-Com'era giocare a calcio in anni pionieristici? in che strutture capitavate? c'era pubblico, uno zoccolo duro di tifosi che vi seguiva regolarmente?

Il calcio femminile in realtà c’era già da molti anni, ma non era preso in considerazione da nessuno.
Gli stadi erano dei veri e propri campi di patate, a volte li trovavamo di terra rossa, come accadde a Roma, e capitò che in Sardegna c’erano dei sassi che quando scivolavi o ti buttavi ti rimanevano nella carne.
A vederci c’erano solo  parenti, amici e fidanzati, una curva di tifosi tutta per noi potevamo solo sognarcela.

- Molto lucida la tua testimonianza, grazie per la sincerità. La tua miglior partita, o il tuo ricordo calcistico più bello?

La mia migliore partita è stata allo stadio Franchi, in una finale di coppa contro la Fiorentina elettroplaid in notturna. Io avevo solo 17 anni e quella partita mi ha lanciato,  tutte le squadre dell'epoca mi volevano, fu molto gratificante.

- Quali sono state le compagne più forti con cui tu abbia giocato? E  le avversarie più temibili?

Ho giocato con tante ragazze bravissime, non voglio  fare nomi per non fare torto a nessuna di loro, posso dirti che giocavamo per noi stesse, per puro divertimento e pura passione, e quindi tutte le volte facevamo partite fantastiche.
Di avversarie ce n’erano davvero di forti, e giocavano nelle squadre più importanti dell'epoca, ovvero Lazio, Sassari, Trani, Emilia-Romagna. Le più forti che ricordo erano Carolina Morace, Antonella Carta e Luana Pavan, ma ce ne erano tante altre.


-Veramente dei grandi nomi, ogni epoca aveva le sue stelle. Immagino però che per una donna della tua generazione non fosse possibile vivere di solo calcio, avrai dovuto lavorare per vivere.

Ovviamente si, sono entrata in Ataf come autista nel 1981

Lina al lavoro.


-Hai qualche aneddoto curioso legato alla tua carriera?

Mi ricordo di una volta che avevamo una partita a Roma e sbagliammo fermata, noi tutte ci ritrovammo ad attraversare di corsa villa Pamphili, giocammo e dopo il fischio finale di nuovo di corsa verso la stazione, senza nemmeno fare una doccia per non perdere il treno.

Un ricordo invece molto bello è stato allenarsi, anche se per poco, con Superchi, Bandoni e Galdiolo (NB; calciatori della Fiorentina dei primi anni settanta) , mi divertivo tanto con loro, e altrettanto  imparavo.
E poi ho un bellissimo ricordo di Nils Liedholm, quando partiva la Fiorentina per la trasferta mi faceva salire sul pullman per salutare i calciatori viola.

Che gran signore, Liedholm. Dopo il ritiro, hai continuato a restare nel mondo del calcio? se si, con quale ruolo? raccontaci la tua vita sportiva dopo il ritiro.

Quando ho smesso di giocare ho voluto continuare a restare nel mondo del calcio, e ho cercato di creare un settore giovanile, perchè senza un serbatoio non c’è ricambio.
La prima squadra giovanile di Firenze interamente femminile l’ho messa insieme io,  cercando le ragazze che erano costrette a giocare coi maschietti, ragazze che venivano da Prato, dal Galluzzo, da Scandicci,da Campi Bisenzio e altre zone limitrofe.Tra queste ragazze che hanno fatto parte della mia squadra, tra quelle in attività c’è Alia Guagni.
Poi ho  preso il patentino da allenatore a Coverciano, siamo state le prime sette donne donne in Italia che potevano allenare anche gli uomini. Ricordo che la cosa ebbe un certo impatto mediatico, con pubblicità in Tv e interviste.




Dopo sono entrata a far parte della Lega Nazionale Dilettanti Toscana, e da coach ho vinto un campionato nazionale con la rappresentativa Toscana del settore giovanile e scolastico.



Da allora mi sono dedicata a organizzare degli eventi per il settore giovanile, con ragazze e bambine provenienti  da tutta la Toscana.
In quei raduni ho visto tante di quelle bambine timide entrare poi in squadre femminili di livello, e sono davvero felice di averle conosciute e coccolate, in seguito sono diventate grandi giocando nella Fiorentina, nella Florentia, fuori dalla Toscana e perfino in Spagna. Sono davvero  felice di aver trasmesso passione per questo sport.
Ora sono a fare il massaggiatore per la federazione, con il calcio a 5 femminile e juniores maschile.




Un recente attestato di benemerenza consegnatole da Tavecchio.


-  Credimi, Lina, che la tua passione arriva forte anche a noi lettori. Hai qualche hobby, o passione extracalcistica?

Ho una grande passione per i gatti, ho partecipato anche a delle mostre feline, ho una foto con Luca Toni che tiene in braccio il mio gatto.






Segui il calcio femminile di adesso, vai allo stadio a vedere qualche partita?

Si, il calcio femminile lo seguo sempre, anche se non posso vederle tutte cerco di seguirne quante più possibili.

- Ci hai già detto le calciatrici più forti della tua epoca, tra quelle in attività chi ti piace?

Mi piacciono molto Alia Guagni, Elena Linari e Greta Adami.

Anche a noi, credimi. Visto che sei un portiere, nessuna può rispondere meglio di te; se fossi la Bertolini chi schiereresti titolare tra Giuliani, Baldi, Schroffenegger e Durante? oppure hai un ulteriore nome da proporre?

Tra i portieri più forti i nomi che hai fatto sono le migliori al momento. Confermo Giuliani come la migliore, ma a me piace molto anche Durante.  Rachele Baldi l’ho allenata in rappresentativa e  le ho dato dei consigli, secondo me deve ancora far vedere tutto il suo potenziale, può fare ancora di più.

- Accipicchia, non ti nascondo che sono un suo grande fan e per me è già la più forte, sono felice che tu dica questo perchè avremo da vederne ancora delle belle, con Rachele.
Per finire, cosa ti auguri per il futuro del movimento?

L’ultimo stadio del femminile è il professionismo, senza dimenticare il settore giovanile.
Senza ricambi e con tante straniere non si cresce. (NB; novanta minuti di applausi dal sottoscritto)
Mi auguro che la passione che circonda il movimento non si esaurisca,  ma anzi continui a crescere esponenzialmente.

E noi ce lo auguriamo con te, cara Lina, noi appassionati dobbiamo crescere sempre più per numero e per passione, e la passione passa anche dalla memoria, la memoria di donne come te che hanno fatto del calcio la loro vita, e che continuano impavide per la loro strada.
Grazie ancora per essere stata graditissima ospite su questo blog.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

INCONTRO CON SARA COLZI, E L'IMPORTANZA DELL'OPEN DAY DEL PONTEDERA CALCIO FEMMINILE.

 Fin dalla splendida intervista che, ormai più di un anno fa, mi regalò (Potete trovarla qui;  IL VIOLA E IL ROSA: LE PROTAGONISTE; INTERVIS...