lunedì 28 settembre 2020
AMICHEVOLE TRA BADESSE E MONTEVARCHI....FINALMENTE VOI.
sabato 26 settembre 2020
FRANCESCA CINI, TRUE GRIT.
Care amiche e cari amici de "Il viola e il rosa"
Il progetto Badesse continua con una ragazza che pur essendo stata molto generosa e simpatica nelle sue risposte di discorsi, in campo, ne deve fare davvero pochi; da quello che ho letto e da quello che la sua capitana Benedetta mi ha detto di lei, mi sento di scomodare il mio mito John Wayne, perchè il film conosciuto da noi come "Il grinta" ha come titolo originale "True grit", Vero coraggio, ed è quello che Francesca Cini ha avuto prima di rilanciarsi dopo una brutta esperienza vissuta in età adolescenziale e poi per prendersi il Badesse diventandone un punto di riferimento non solo sul campo.
Un altro bel racconto di calcio toscano, di passione e di emozione, e ben volentieri vi lascio in compagnia di Francesca.
Ciao Francesca, piacere di averti sul blog! Vuoi innanzitutto presentarti ai lettori?
Ciao!!! Mi chiamo Francesca Cini, ho 27 anni e sono centrocampista del Badesse! Sono nata a Siena il 07/07/1993! Ho due grandi passioni, il pallone e la moto, e riesco a gestirle molto bene! Diciamo che come finisce il “periodo” calcio inizia quello della moto e viceversa! Fin da piccola sono stata una bambina fuori dagli schemi, sempre in mezzo ai maschi, dietro al pallone o in bici. Ho sempre desiderato avere la minimoto... Ma non c'è stato verso! Infatti, dopo tanti sacrifici, 3 anni fa, ho avuto l’opportunità di comprarla... Ma non mini... Quella vera!!!
Buon per te, io sono terrorizzato dalle moto (anche se adoro i giubbotti da motociclista, mi danno un'aria da duro assolutamente millantata, e da figlio di un centauro mi vergogno non poco, ma tant'è..) ma ammiro chi le guida!!
Parlaci adesso di Francesca bambina; come è nata la tua passione per il calcio, e chi è stato a trasmettertela?
L’amore per il pallone è nato intorno ai 6 anni, quando passavo tutti i pomeriggi al parco con quello che allora era il mio migliore amico, con cui sono cresciuta condividendo ogni giorni questa grande passione! Mi ricordo molto bene la determinazione che avevo, anche se lui era nettamente più forte di me, ma io continuavo imperterrita tutti i pomeriggi a giocare nonostante chiappassi molte "pappine" ! Una bella testa dura direi! Prendevo gol su gol ma non mi importava... Chiappavo il pallone e ripartivo! Non mollavo! E piano piano sono riuscita togliermi qualche soddisfazione!!!
Inoltre, devo questo amore per il pallone anche a mio nonno materno, il quale giocava con me giornate intere, ovviamente lui come portiere ed io a tirare. Ci divertivamo tanto ed io gli davo soddisfazione in quanto di 5 nipoti che siamo, ero l’unica con cui ha condiviso questa passione! Ricordo che mi assecondava sempre, mi portava con se alle partite del Siena ed ovviamente anche in trasferta! Il ricordo più bello che ho è di quando mi portò all’Olimpico a vedere Roma - Siena... Bellissimo, me lo ricordo come fosse ieri!
Anche a lui devo molto!
I nonni, quelli belli! ne avevo uno anch'io di nonni con cui ho condiviso molto, non di calcio ma di tanto altro, e sono ricordi che, come dici te, restano come fossero successi ieri.
So che hai esordito nelle giovanili del Siena Nord, squadra maschile; come ti sei trovata coi compagni? ti sei trovata bene oppure hai avuto dei problemi di ambientamento?
Si, intorno agli 11 anni un mio compagno di classe mi propose di andare a giocare nella sua squadra.. il Siena Nord maschile. Mi ricordo l’emozione che avevo addosso, l’agitazione e l’euforia per giocare in una squadra vera. Purtroppo peró questa avventura non durò molto. La mia euforia finì dopo qualche mese dopo quando sentii che dagli spalti volavano offese ed ovviamente i miei compagni di squadra non facevano di meglio, quindi presi la decisione di smettere... In quegli anni una bambina che giocava a pallone era come un pesce fuor d’acqua, e molte frasi o affermazioni che mi sono sentita dire mi hanno fatto perdere la determinazione...La cosa che mi fece più male fu sentire cosa usciva dalla bocca degli adulti, coloro che avrebbero dovuto insegnare il rispetto e la lealtà ai loro figli dando soprattutto il buon esempio invece furono i primi a tagliarmi le gambe! Quindi, presa dallo sconforto, decisi di smettere nonostante mia madre mi spronasse a continuare a giocare!
Fortunatamente le cose adesso sono migliorate, ora il calcio non è solo uno sport maschile e tutte le bambine, che coltivano questa passione, sono libere di farlo senza alcun timore... Non auguro a nessuno di passare ciò che ho passato io perchè non c’è cosa più brutta che fare a meno della propria passione per colpa degli altri! Però sono anche dell’idea che questa “brutta” avventura mi è servita di lezione.. adesso non ascolto nessuno, vado avanti con la mia testardaggine!!
Beh, Francesca, non so davvero che dirti, di solito pongo queste domande ricevendo risposte perlopiù rassicuranti, sei stata la prima che ha avuto il coraggio di denunciare una discriminazione subita sia da coetanei che dagli adulti, e se i primi, sapendo quanto i ragazzini possono essere stupidi (moltissimo) hanno forse l'attenuante dell'età (ma chissà, essendo ormai adulti anche loro, quanti penserebbero a venire a chiederti scusa) Sentire queste cose dagli adulti è un orrore senza mezze misure, non so come fa questa gente a non vergognarsi, spero che qualcuno di loro, anche per vie traverse, possa leggere queste righe così che gli arrivi un messaggio da parte mia; fate schifo e siete feccia umana. Cioè, ti hanno danneggiata, ti hanno in pratica costretta a smettere, e pur ammirando tua madre che ti spronava capisco anche te che non te la sentivi, a quell'età non ti puoi prendere il peso delle cattiverie del mondo sulle spalle, però appena le hai avute più robuste lo hai fatto, ed è questo che conta.
Quindi per te inizia una seconda avventura, ma nel calcio a 5; cosa ci puoi raccontare di quegli anni? In che squadre hai giocato? e come è stato, arrivando dal calcio a 11, adattarsi al futsal che è assai diverso sotto tanti aspetti?
Nel 2012 mi si presenta questa occasione con la squadra dei Fedelissimi, squadra in cui ho conosciuto il nostro capitano Benedetta Parri. Per me era un mondo completamente nuovo, ricordo bene quando entrai nel palazzetto, molte domande mi ronzavano in testa: ma cosi piccino il campo?! Ma si gioca in una palestra! ? come mai son cosi piccole le porte?! Ma soprattutto.. e ora che faccio?! Niente... Mi adattai poco dopo al tipo di gioco, agli spazi stretti, ai continui scatti in su e in giù e al correre parecchio. Qualche anno dopo ho cambiato squadra, ho avuto il piacere di giocare con le Crete, una squadra di Rapolano Terme, in cui ho avuto il piacere di essere il capitano. Qui ho conosciuto molte persone con molta voglia di fare, ma soprattutto eravamo un gran bel gruppo!
Che ruolo avevi nel calcio a 5? e ci vuoi raccontare i tuoi momenti più belli nei palazzetti?
Diciamo che ho fatto un po’ il jolly.. mi sono adattata a fare sia difensore, sia la fascia e sia la punta. Ma il ruolo che più mi piaceva era la fascia! Di momenti belli ce ne sono tanti soprattutto l’orgoglio di scendere in campo con la fascia da capitano. Mi ricordo ancora la partita ad Abbadia San Salvatore, quando segnai il gol decisivo su rigore!
Nonostante siano stati 3 anni intensi, comprensivi di bei momenti ma anche di tante amarezze, decisi di smettere... tutto quel “piccolo” che fa parte del calcetto a 5 mi stava un po' stretto..
Però ci hai provato e ce l'hai messa tutta, hai dato il meglio per il futsal ma trovo anche giusto che tu abbia di nuovo ceduto al richiamo dell'erba verde, del campo infinito, delle partite al sole cocente o sotto la pioggia battente, se è quello il tuo mondo allora hai fatto bene a riprendertelo.
Dunque arriva il Badesse; come sei capitata in questa società? e cosa ti ha convinto del progetto al punto di farlo anche tuo?
Se sono nel Badesse lo devo a Benedetta Parri, il nostro Cap! Ricordo che già mi aveva contattata l’anno prima per giocare nella Colligiana, ma il mio fu un NO secco! L’anno dopo Bene ci ha riprovato e mi ricordo che ero molto incerta... Passare dal calduccio dei palazzetti, allenandomi un solo giorno alla settimana ad andare fuori al freddo a giocare sotto la pioggia e con più allenamenti a settimana... Beh, avevo paura di non riuscire a portare a termine questo impegno. Alla fine, dopo qualche mese e tanti ripensamenti, mi sono detta “proviamoci” ed ho accettato, menomale aggiungerei! Mi sarei persa TANTO!
Ne sono convinto anch'io, risparmio a te e ai lettori il capitolo lacrimevole sul sottoscritto che ha smesso troppo presto e se ne pente ogni giorno, ma da "vecchietto" quale sono lasciati dire che hai evitato dei bei rimpianti!
E quindi che ci racconti dello scorso anno? qualche bella avventura, aneddoti divertenti o commoventi, facci conoscere il Badesse che farà piacere a me e ai lettori.
Lo scorso anno è stato uno SPETTACOLO! Peccato sia durato troppo poco! Ci siamo divertite moltissimo, siamo state un grande gruppo con molta voglia di fare bene! Ci siamo tolte molte soddisfazioni, non ci avevano dato tanta importanza, ma parecchi l’abbiamo zittiti. E questi sono sassolini che ti togli molto volentieri dalle scarpe! Mi ricordo molto bene l’ultima partita giocata a Prato prima del lockdown. Campo impraticabile, sembrava una piscina.. MA DI FANGO! Non stavamo in piedi, gente che scivolava lungo il campo, piedi incollati al terreno.. mi ci scappa ancora da ridere al pensiero! Molte partite l’abbiamo vinte in casa, e la soddisfazione è stata doppia. Quando porti a casa la partita è soddisfacente, ma con tutta la tifoseria che ti incita è meglio!
E chissà quest'anno con la bella squadra che avete fatto quanto andrete forte, e quando i vostri tifosi (magari anch'io qualche volta, se mi ci volete...) potranno tornare a vedervi avranno ancora di più di che gioire. Nel frattempo vi auguro altre partite epiche e al limite delle forze umane, perchè dopo il lockdown credo che non vediate l'ora.
E che ci dici più nello specifico del tuo gruppo?che siete affiatate me ne sono già accorto, ma qual è il vostro segreto?
Come già accennato in una domanda precedente, siamo state un bel gruppo unito, e questo è molto importante in una squadra. Io sono dell’idea che puoi essere forte quanto vuoi, ma se non c’è gruppo l’incantesimo finisce. Non mi sarei aspettata di legare cosi tanto con le mie compagne, Ognuna di loro mi ha regalato a suo modo almeno un ricordo! Il freddo, la pioggia, i sacrifici, la stanchezza, e anche qualche amarezza hanno avuto meno peso con loro.. sembra banale da dirsi, ma fino a che non ci sei dentro non puoi capire! Comunque a parte il preambolo cito un esempio, un piccolo gesto scaramantico che facevamo io e Laura Furi, gran terzino, prima di ogni partita (non si può dire cosa). Se dovessi scrivere qualcosa di ognuna diventerebbe una lista infinita... Diciamo che ci siamo sapute divertire ;)
Anche se ci lasci con la curiosità di sapere cosa sia, questo gesto scaramantico, ho comunque capito il vostro segreto, divertirvi e andare d'accordo, che sarebbe all'apparenza la cosa più scontata e banale...ma allora perchè a tante squadre non riesce quest'alchimia?
In che ruolo sei impiegata da Gianluca nel Badesse? e come sei arrivata a ricoprirlo?
Semplice! Il mister mi ha provato come centrocampista e da lì non mi sono più mossa... è diventato il mio ruolo.
Ti è capitato di segnare qualche goal con la maglia del Badesse? se si, ci vuoi raccontare quello a cui sei più emozionalmente legata?
Si, mi ricordo molto bene e con gran entusiasmo la mia doppietta in casa contro il Pontassieve calcio femminile, sono stati i miei primi due gol della stagione. Mi ricordo il mix di emozioni che mi hanno travolta, insieme a tutte le mie compagne!! A quel punto capisci che tutti i sacrifici che fai per correre dietro a quel pallone non sono vani!!
Eh, segnare primo e secondo goal della stagione nella stessa partita è un'emozione unica, ci credo che ti è rimasta! Sembra di sentirla un po' anche a noi la tua gioia.
Ultima domanda; Cosa ti aspetti dalla stagione che verrà? lasciatelo dire, è stata messa su una bella squadra davvero!! Ti senti pronta per questa fantastica avventura?
Dalla prossima stagione sono molto fiduciosa! Siamo una bella squadra, ancora più convinte di fare bene dell’anno scorso, ed in più ci sono delle new entry davvero interessanti e con esperienza che sicuramente faranno crescere la squadra. Se sono pronta Omar? È da Febbraio che siamo ferme, io non vedo l’ora di ricominciare!!! Ovviamente vi aspetto tutti al campo e SEMPRE FORZA BADESSE!
E' questo che mi piace di te Francesca, pochi fronzoli e tanta grinta, sono le giocatrici come te che fanno spogliatoio, che aiutano e cementano il gruppo. Sai cosa penso finora di questo Badesse, anche se non posso dire di conoscerlo tecnicamente? che siate una squadra di coraggiose, che abbiate voglia di incendiare questo campionato e con questi presupposti se si crea l'amalgama giusta (ma non vedo perché no..) tra veterane e nuove il Badesse femminile volerà parecchio alto, a ogni nuova intervista ci credo sempre di più. Grazie Francesca, grinta pura, ci vediamo su quel campo verde che è la tua dimensione.
giovedì 24 settembre 2020
INTERVISTA AD ALESSIO BATISTINI, ALLENATORE DEL MONTEVARCHI FEMMINILE.
Care lettrici e cari lettori,
oggi abbiamo con noi l'allenatore del Montevarchi femminile, Alessio Batistini, che assieme all'altro Mister Francesco Pasquini guiderà le aquile rossoblu in un campionato che si preannuncia tutto da vivere. Alessio, persona schietta e con pochi fronzoli ma generosa e competente, ci ha raccontato qualcosa di se e del mestiere dell'allenatore, con spunti molto interessanti sulle differenze tra il mondo del calcio maschile e femminile, visto che è alla guida delle ragazze solo dalla scorsa stagione.
Come sempre adesso vi lascio alle parole del mio ospite.
Ciao Alessio, benvenuto su questo blog! vuoi innanzitutto presentarti ai lettori?
Ciao e grazie per l’opportunità: Sono Alessio Batistini, ho 44 anni ,molti dei quali dedicati al calcio..Sono un appassionato di tecnica, tattica e divertimento.
E se i primi due fattori sono la base, il terzo è l'ingrediente che rende tutto bello.
Sei un tecnico che è approdato nel femminile da poco, che ha allenato molto nel maschile; puoi raccontarci dei tuoi esordi e delle squadre che hai guidato, e anche di un Alessio calciatore se c'è stato?
Ho iniziato a giocare da piccolino a Cavriglia per poi passare da Incisa, Fiorentina giovanile e qualche partita nei professioni con Montevarchi e Sangiovanni. Ho smesso di giocare molto presto (a 25 anni) per questioni caratteriali: preferivo dirigere che avere qualcuno che mi dirigesse, e mi sono messo a fare l’allenatore.
Ho allenato Giovanissimi Nazionali Allievi Nazionali Berretti e anche un’esperienza non tanto positiva in una società dilettantistica (promozione) davvero troppo dilettantistica per il mio modo di vedere il calcio. Sono fermo da un po’ perché ho preferito dedicarmi al lavoro visto che allenare, per me, non è un Hobby ma una vera e propria passione alla quale dedicavo 15 ore al giorno.. Ho dovuto fare una scelta…
Per hobby si può andare a fare la partita scapoli contro ammogliati tra amici, non fare l'allenatore in modo serio, ti capisco e sono d'accordo con te.
Che modulo adotti di solito? ti ispiri a qualche scuola calcistica o qualche allenatore in particolare?
Io amo fare in modo che i miei calciatori migliorino come tattica e tecnica individuale visto che sono convinto che migliorando i singoli si migliora il collettivo. Mi piace farli divertire , e mi adopero per fare in modo che tutti i ragazzi/e siano felici di venire al campo e fare allenamento. Allenare calciatori che hanno passione aiuta ad avere ottimi risultati. Non ne faccio una questione di moduli ma solo ed esclusivamente di organizzazione calata sul materiale umano che si ha.
Con la passione e il divertimento, uniti all’organizzazione e al sacrificio si raggiungono i risultati.
Poi approdi nel femminile, e per te si apre un nuovo capitolo. Come ti sei trovato, dopo tante panchine nel maschile, a proiettarti in questa nuova realtà? quali sono per te, oggettivamente, le differenze tra calcio maschile e femminile, sia a livello tattico che di preparazione atletica?
Il mio approdo al femminile è stato un po’ per caso, il Montevarchi calcio aveva bisogno di una mano e, conoscendo la mia passione e la voglia (repressa) di rimettermi in gioco, mi hanno coinvolto.. All’inizio non ero convinto poi, dopo un paio di allenamenti, ho capito che il calcio Femminile ha del potenziale.. Chiaramente la differenza tra maschi e femmine è sostanziale… direi che si parla di due sport completamente diversi a partire dalla parte atletica (evidente a tutti) ad arrivare all’approccio che lo Staff deve avere con le calciatrici. Sono davvero convinto che sia uno sport diverso che ha le stesse regole…
Forse hai ragione, per me più che uno sport diverso il femminile è un calcio che ricorda quello di altri tempi, settanta/ottanta, più lento e meno muscolare, ma che ancora lasciava spazio alla figura del fantasista, dell'artista del pallone che può regalare magia senza essere subito pressato; ora si, hai ragione, sono due sport quasi differenti, ma già nei maggiori campionati si cura molto l'aspetto atletico, ma fino a che dura mi tengo stretti i ritmi bassi che lasciano però il tempo di effettuare giocate sublimi.
Cosa ci puoi raccontare della tua esperienza con le ragazze del Montevarchi? come si è evoluta la squadra, e quali sono le ragazze della rosa che sono da più tempo con te e reputi più affidabili?
La mia esperienza è molto limitata visto che sono arrivato l’anno scorso appena prima del lockdown riprendendo poi quest’anno da un paio di settimane. Quello che posso dire però è che questo è un gruppo deve lavorare molto sulla parte comportamentale (molte giocatrici non hanno frequentato la scuola calcio e giocano da poco), è necessario migliorare la parte di attenzione determinazione e comportamento, condizioni NECESSARIE per creare un gruppo capace di raggiungere i risultati qualsiasi essi siano. Dopo di che, chiaramente, lavoreremo molto anche sulla parte “calcistica” ma prima dobbiamo migliorare sui comportamenti individuali e poi di squadra.
L'importante secondo me è partire da persone che vedono i problemi e li pongono all'attenzione come stai facendo tu adesso, è la base migliore sulla quale lavorare.
Quali sono i tuoi ricordi più belli alla guida delle Aquile?
Come dicevo sopra le mie esperienze sono limitate, più che ricordi parlerei di obiettivi e speranze che sono quelle di creare un gruppo che si diverte a giocare a calcio formato da calciatrici pronte a sacrificarsi l’una per l’altra. Noi dello staff faremo di tutto per raggiungere questo risultato.
Secondo te questa stagione anomala e senza pubblico condizionerà la stagione? per voi sarà difficile giocare senza il dodicesimo uomo in campo, immagino...
Il calcio è uno spettacolo e uno spettacolo senza spettatori manca di una parte fondamentale.. La forza nostra però dovrà essere quella di adattarsi ad ogni situazione, lavoreremo per dare il massimo anche senza i supporters.
Ormai la parola "resilienza" ovvero adattarsi alle avversità, prima un termine alla moda usato anche con faciloneria, in questo 2020 è diventato uno stile di vita per quasi tutti, e io ringrazio pubblicamente il Montevarchi e tutte quelle società che hanno potuto e voluto reggere il colpo e nonostante tutto riescono a dare ancora un campo e una maglia a queste ragazze.
Ultima domanda; quali obiettivi vi ponete, tu e Francesco, per la stagione che verrà? dove può arrivare questo Montevarchi?
L’obiettivo è quello di creare un gruppo forte sia mentalmente che calcisticamente. Quello che vorremmo è creare una squadra capace di vincere o imparare (nel senso che non dovremmo perdere noi ma devono vincere i nostri avversari perché sono più forti) questo è quello che vorrei diventassero le mie squadre. So che è ambizioso ma dobbiamo per forza puntare in alto. Più ci avvicineremo a questo target meglio arriveremo in campionato.
Certo che è ambizioso, deve esserlo sempre, il basso profilo nello sport non paga mai, un conto è lo stile e la lealtà, ma l'ambizione è il motore che fa crescere un sogno.
Alessio, io ti ringrazio tanto per le tue considerazioni, auguro tantissima fortuna a te e a tutto il Montevarchi femminile per un campionato che sarà un ponte tra uno conclusosi anzitempo e in modo drammatico e uno, il prossimo, che molto probabilmente sarà il primo dopo l'incubo covid, tenere duro e lavorare sodo adesso per far emozionare gli spettatori domani, vi aspetta una battaglia dura ma con il tuo atteggiamento la vincerete. Ci vediamo presto sui campi da gioco!
sabato 19 settembre 2020
MADDALENA BORRI, ROMBO DI TUONO.
Care amiche e cari amici,
Oggi vi presento un'altra ragazza del Badesse, ruolo attaccante ma non solo sul campo. Si perché Maddalena Borri mi ha fregato, sono un portiere scarsissimo ma qualcosa riesco a parare se mi ci metto, ma il suo bolide inaspettato è finito in porta e io muto...semplicemente mi ha anticipato, prima ancora che le ponessi delle domande mi ha raccontato la sua storia con la foga di chi si ritrova la palla tra i piedi, si gira e tira. Non devi essere un tipo alla Messi o alla Neymar, Maddalena, secondo me sei alla Bobo Vieri, vedi la porta e colpisci senza tante storie. Ho incassato, perchè sapete cosa fa Maddalena? i goal di cuore, lo mette dentro alle scarpe come dice De Gregori, e quel cuore lo usa anche per raccontarsi, quello bravo di solito sono io ma lei come detto ha piazzato il bolide nell'angolino, e non mi è rimasto che raccogliere la palla in rete e segnare il punto a suo favore, ma non è stato spiacevole, perché in pratica l'intervista era già fatta, bella come il sole, io ho solo dato una rassettatina. Ti ci vedo in area bella decisa a spezzare le reti, però la tua impetuosità secondo me è anche di quelle belle da vedere, non alla Vieri che in fondo era un po' scarpone, ma più alla Gigi Riva, per tutti Rombo di tuono; solo con le tue parole me ne hai fatto venire in mente uno scarso, davvero.
Ma ora mi faccio da parte e lascio affrontare a voi le suddette bordate.
Ciao Maddalena, grazie per la tua disponibilità e benvenuta su "Il viola e il rosa". Vuoi innanzitutto presentarci ai lettori, parlarci di te?
Ciao a tutti.
Cosa dirti di Maddelena?
Da dire c'è tutto e niente. Tanto e poco. Calcisticamente parlando ne ho passate molte, a partire dal mio primo allenamento di calcio a 11 presso la società sportiva Virtus Poggibonsi. Rientravo negli Esordienti 95, età dunque sugli 11/12 anni di età, tutti maschi a parte me.
Mi presentai al campo come Alice si presenta nel Paese delle Meraviglie, il mister mi chiese "che ruolo vuoi fare?". Io non esitai, dissi subito un convinto ATTACCANTE. Mi ricordo delle mie scarpette argentate, mi ricordo i primi tiri a quel pallone. Ricordo tutto come fosse ieri. Il primo goal, il mio primo numero dieci sulle spalle e la fascia da capitano. Eravamo a giocare a San Miniato ed il mister mi prese da parte dicendomi che aveva una sorpresa per me. Ed eccoli là, fascia e numero dieci. Ti avrei fatto vedere la faccia dei miei compagni di squadra. Esterrefatti e un pò invidiosi. Feci una partita bellissima, goal e assist. Guardavo dal campo mio babbo che era sempre a vedere le mie partite e con uno sguardo gli dissi "Visto babbo? Ce l'ho fatta!"
Tra l'altro di quel periodo ricordo anche un torneo in terra spagnola in cui andammo a giocare fino a Lloret de Mar, dove giocai poco o nulla ma che comunque vissi al meglio.
Sono queste le storie che rendono speciale questo blog...si, ce l'avevi fatta, e le facce dei tuoi compagni (Tra le quali forse ci sarebbe stata anche la mia, chissà, non si nasce adulti e consapevoli) me le posso immaginare, ma più che altro avrei voluto vede quelle di alcuni genitori convinti di avere un nuovo Baggio in famiglia e con una ragazzina che mette tutti in riga. Si, uno spettacolo.
Ma una ragazza che gioca coi maschi ha una "Data di scadenza" addosso, ovvero a 14 anni se ne deve andare, per tante uno splendido nuovo inizio, per altre ancora un mezzo trauma. Però tu decidi altrimenti, giusto?
Andando avanti nel tempo mi dissero che questo era l'ultimo anno per poter giocare con i maschi (nel frattempo ricordo una giovanissima Serena Ceci, che giocava nella mia stessa società ma con i ragazzi più grandi di un anno). Insomma, dovevo decidere se proseguire e quindi andare a giocare nella prima squadra femminile più vicina a Poggibonsi: il Siena.
Decisi di non fare questo passo avanti, con tanti rimpianti. E ancora ce ne sono.
Passarono un po' di anni, nei quali mi sono dedicata al nuoto, altro sport per me molto importante e coinvolgente.
Un giorno ricordo che ero in piscina, tra una vasca e un'altra decisi di giocare nel "gabbione" con due ragazzi e poco dopo uno dei due mi propose di provare a giocare a calcetto qui a Poggibonsi.
Che dire, iniziai poco dopo. Era, se non ricordo male, il 2014.
Scusa se ti interrompo Maddalena, forse sia il calcio toscano che tu stessa avete perso qualcosa per questa tua decisione, ma a quell'età le scelte non sono facili e in fondo hai seguito il tuo percorso con coerenza tornando al calcio quando ti sei sentita pronta per farlo, certamente qualche rimpianto ti rimarrà sempre ed è assai comprensibile, però credo che tu ce l'abbia comunque fatta a riprendere ciò che è tuo coi tuoi tempi.
Insomma, per te un secondo inizio, ricco di soddisfazioni e splendidi momenti. Ce lo puoi raccontare in dettaglio?
Iniziai ad allenarmi in prima squadra senza però giocare le partite (non mi sentivo proprio pronta).
Arrivai alla stagione 2015/2016 in cui ci furono dei cambiamenti nella società dell' UPP Poggibonsese. Oltre la prima squadra si formò una squadra "secondaria" militante in Uisp provinciale Siena. Facevo parte del progetto e non vedevo l'ora di iniziarlo. Che ruolo? Pivot o ala. Che numero? 8 (quando possibile).
La storia del numero di maglia nacque quando andai in gita a Liverpool, entrai nello store della squadra e vidi la maglia numero 8 di Steven Gerrard e me la feci fare una uguale ma con il mio cognome. E da lì sarebbe diventato il mio numero di maglia che prediligevo.
Fu un annata, quella del 2015/2016 dove segnai 14 goal e con la squadra si arrivò seste se non ricordo male. Io e la mia compagna di squadra, nonché grande amica, Sara, eravamo entrate in competizione per i goal a testa che si sarebbe segnato in quel campionato. Non ricordo chi vinse ma si arrivò molto vicine (tipo un 14 a 15).
La stagione 2016/2017 la giocai sempre nell'UPP Poggibonsese e sempre solito campionato UISP provinciale Siena. Arrivammo quarte, ma per noi era come un primo posto. Eravamo una grande squadra, sia calcisticamente che umanamente parlando. Siamo sempre state molto legate e ciò fece bene anche alle nostre prestazioni in campo. Non è l'individuo a fare una squadra, ma il gruppo.
La stagione più tosta fu quando ci segnammo nell'anno 2017/2018 al campionato FIGC. Ultimo anno in maglia giallorossa. Fu una prova per un gruppo giovane come il nostro che dimostrò di non aver niente di meno delle altre squadre, sebbene avessero più esperienza di noi. Nello stesso anno giocai nella squadra del Monteroni d'Arbia, nel campionato UISP di Siena. Venni convocata nella rappresentativa uisp di Siena e vincemmo le regionali.
Davvero un ruolino di marcia impressionante e delle stagioni intensissime, ti si sente la gioia dentro mentre ne scrivi.E le tue considerazioni sul gruppo ti fanno onore, e ti rendono perfetta per il progetto Badesse, che credo consideri i valori molto importanti, una cosa (purtroppo) non da tutte le società.
Ma non ho rammentato il Badesse per caso; arriviamo adesso alla tua attuale squadra. Come ci sei arrivata?
Passato quest'anno ebbi la chiamata di Gianluca che stava tirando su una squadra di calcio a 11 a Colle val d'Elsa. Non ci pensai due volte. Non ebbi dubbi. Il mio fu un sì certo. Volevo giocare di nuovo a calcio a 11, calpestare l'enorme prato che calpestai anni e anni prima. Nuove conoscenza, nuovo clima, nuovo giorno preferito. La domenica. Da qui creammo le basi per quello che ora è, per il secondo anno consecutivo, il Badesse femminile. Grandi aspettative per una società come questa che ci ha dato un opportunità grandissima.
In questi ultimi due anni sono stata chiamata inoltre per giocare con la maglia del Monte dei Paschi. Un' esperienza bellissima che spero si ripeta al più presto, passato questo periodo di buio.
Abbiamo giocato la cosiddetta Champions Bank (il torneo internazionale delle banche), rispettivamente a Zagabria e Ljubljana.
A Zagabria ricordo il mio goal partita nella finale per il primo posto. Credo di averci lasciato il cuore. Arbitrate da un arbitro internazionale, Damir Skomina.
Entrai dalla panchina con un energia che solo io sapevo da dove veniva.
A pochi minuti dalla fine tirai una rasoiata all'angolo basso e la palla entrò come per magia. La mia reazione? BEPPEEEEE IL CIELO È BIANCO NERO SOPRA ZAGABRIA!! (non so se rendo l'idea).
Estica...pperi, Spagna, Croazia, sei una giramondo! però è bello che tu ci abbia portato in giro con te, non sapevamo di queste realtà e di questi tornei, adesso si, hai arricchito il blog e te ne sono grato.
Vediamo un po', io ti chiamo Bomber, tutte le attaccanti le chiamo così, da Ilaria Mauro alle ragazze del San Giovanni, che sarebbero Pivot ma chi se ne frega, mi piace, è molto anni novanta come termine, come l'orrendo giubbotto rivoltabile (ma che ne sai...buon per te) Ma quando ti chiamano così, come ti senti?
Quando mi chiedono se io sono la Bomber della squadra non rispondo quasi mai, perché non è vero. Siamo tutti delle grandi giocatrici e io, in ogni partita e in ogni allenamento, cerco di fare del mio meglio, di metterci la grinta che ho e la voglia di far bene. Il resto viene da sé.
Sono una persona abbastanza "riservata", non ho la mentalità di un capitano, mi piace più osservare e stare nel mio piccolo. Dare consigli, per quanto posso. Dare un aiuto quando le mie compagne si trovano in difficoltà.
Quest'anno ci sono delle novità di organico e non vedo l'ora di poter allenarmi e poter conoscere le mie nuove compagne di squadra. In primis però vorrei riabbracciare le mie compagne dell'anno scorso nonché di due anni fa.
Questo è tutto, o quasi.
Vi aspetto in tribuna per poterci conoscere meglio.
Di solito sono io quello che chiude le interviste con una domanda ad hoc, ma ormai ti sei piazzata in area e ogni volta segni, e io incasso.
Ora però me lo devi dire, perché hai sentito il bisogno di questa confessione, questo sfogo quasi?
Diciamo che ho voluto mettere nella mia esperienza anche le mie emozioni, i miei sentimenti. Non ho voluto fare una scaletta di ciò che ho fatto nei vari anni. Il calcio è una cosa sentita, è uno sport di emozioni per chi lo pratica e perciò deve essere descritto in modo quasi sentimentale. Almeno sotto il mio punto di vista.
Sennò potevo mandarti i vari anni e le varie squadre in cui ho giocato e basta.
Non sapevo neanche da dove iniziare, ma mi sono fatta trascinare. Ricordare e rivivere mentalmente questi anni è stato per me liberatorio ed "emozionante".
Nessuno mai è stato a sentire o ha avuto piacere di sentire fino in fondo ciò che ho vissuto e passato in questi anni.
Da fuori vedono solo UNA RAGAZZA CHE GIOCA A CALCIO.
Io non sono questa, sono molto di più. SIAMO molto di più. Abbiamo storie alle nostre spalle, ognuna di noi si porta esperienze diverse. Ed è questo che ho voluto condividere con te. E magari condividere con gli altri.
Sapete cosa mi piace di voi del Badesse? che siete una squadra di toste vere, di ragazze e donne che non aspettano che qualcuno indichi loro una strada, ne vedono una e ci si fiondano. Forse non sempre era il sentiero giusto, ma comunque era quello che volevate prendere, e io ti vedo così, come una persona che si lancia convinta nel'avventura che ritiene più bella, fregandosene di prudenza o che altro. Credo che il Badesse, che è ai nastri di partenza per costruire un'avventura meravigliosa, sia per te un approdo, e questo sarà un anno che ricorderai a lungo, me lo sento. Non so quanti goal farai, Maddalena, ma ne farai, e ognuno vi porterà un poco più lontano, perché si, siete tutti grandi giocatrici e ci credo, ma le Bomber alla fine sono coloro che finalizzano il gioco,che fanno esplodere le curve, il ruolo più difficile ma anche il più gratificante, grande potere ma anche grande responsabilità, ma credo tu sia l'ultima persona che si faccia spaventare. Le reti aspettano solo te per abbracciare un pallone, non farle attendere, e buona fortuna per quest'anno tutto in biancazzurro.
mercoledì 16 settembre 2020
VERSO UN NUOVO CALCIO FEMMINILE A SIENA?
La vedete questa foto? E' il San Miniato Siena anno 2018/2019, al massimo del suo fulgore, una foto che ho trovata per caso sul profilo di Clara Meattini, che di questa squadra era il capitano e il simbolo.
Ma ora questo San Miniato di Claudio Pacciani non esiste più, non esiste più nemmeno il Siena di Valentina Fambrini, il calcio femminile a Siena città è stato cancellato in un luglio che per tutti noi era già abbastanza triste così.
E purtroppo di questa fine corsa sono stato mio malgrado spettatore mio malgrado, in quanto la sera del 17 luglio mi ero recato nella struttura del San Miniato per assistere uno degli spettacoli di Costanza Mascilli del suo splendido Palco da calcio (non lo dimenticherò mai, amica mia, sappilo) e mi trovai davanti un tavolo con tante ragazze dagli occhi tristi, chi arrabbiata, chi incredula, chi rassegnata.
Mi ricordo Valeria Mazzola che mi informa che c'era stata una riunione e che non era andata benissimo, e me ne sono rimasto li in un angolo senza osare disturbare le ragazze, io che avevo narrato tanti fallimenti ora avevo modo di vederne uno "In diretta" ma fino ad adesso non avevo mai nemmeno avuto il coraggio di parlarne, non so cogliere l'istante molto bene, avrei potuto narrare la cosa stando "Sul pezzo" ma il senso di pudore mi ha trattenuto fino ad oggi, perché quelle ragazze volevano solo essere lasciate in pace.
Poi a fine serata, complice anche Costanza che aveva emozionato tutti noi, prevalse la voglia di andare avanti, per tante di loro non era la prima volta di ritrovarsi col culo per terra e senza squadra, che volete, ci sono abituate. Alcune ragazze presero un pallone e cominciarono a palleggiare tra di loro, gli ultimi tiri in quell'impianto, poi io mi offrii di andare in porta e la serata diventò epica, i bolidi di Laura Pini per poco non mi mandarono dall'ortopedico, ma altre, come Carlotta Bernardini, Francesca Solazzo e Giuditta Toppi, furono più "gentili".
Nei giorni successivi apparve sui social una bellissima lettera delle ragazze che fu al tempo stesso un monito severo e un saluto a un mondo e a un'epopea di un San Miniato difficilmente ripetibile, una grande formazione toscana, nella foto sopra potete vedere tante ragazze, ne conosco la maggior parte, alcune sono già care amiche, altre lo stanno diventando.
Una squadra con Valeria Mazzola, Ilaria Ciofini, Clara Meattini, Valentina Fambrini, Costanza Mascilli, Costanza Gangi, Francesca Solazzo, Giulia Bruci, Laura Pini, Greta Mosconi, Ilaria Gurgugli, Alice Carniani, Elena Tamburini, Serena Pecchia, Giuditta Toppi Camilla Pastorelli e tante altre con un progetto serio e duraturo poteva veramente puntare alla B, e chi dice il contrario mi dispiace ma non si intende di calcio femminile, tante campionesse miracolosamente tutte insieme e poi far fallire la società, si va oltre il dispiacere, qui si è sfregiata un'opera d'arte, si è pugnalata una colomba.
Si, perché parliamone, dei pregiudizi della gente verso le calciatrici di squadre minori, apriamolo un capitolo a parte. Mi sono state fatte battutine da parecchie persone da quando non mi occupo più dell'elitaria serie A e sono sceso a fare il "Paladino delle squadre di eccellenza e promozione" (cit.) mi hanno detto che evidentemente non ho più appeal nel calcio che conta e mi sono dovuto ridurre così, e cose simili. Vorrei fosse vittimismo o che non fosse vero, ma non sto inventandomi niente purtroppo. Io però a queste persone vorrei dire due cose, sempre che si abbassino a leggermi ovviamente; che chi ha le proprie beniamine nelle squadre che contano si ricordi che questi top club fino a 4-5 anni fa erano nelle stesse difficoltà e nello stesso fango delle squadre che ora dileggiano, le calciatrici erano a fare le formine con la sabbia del sintetico disastrato di San Marcellino (O pensate che le cose non me le raccontino?) e facevano le docce fredde quando c'era l'acqua, quindi ricordarsi da dove si viene è sempre bello.
Seconda cosa; tenete conto che in queste vituperate categorie ci sono delle giocatrici di grandissimo talento che però per le cose della vita non hanno potuto dedicarsi al calcio di serie A per i livelli che richiedono adesso, per un lavoro ben avviato che non si sono sentite di lasciare, o per problemi fisici o talvolta di salute, però non è che per questo, perché non hanno mai giocato in A o ci sono arrivate tardi o non hanno mantenuto la categoria per motivi personali siano meno forti. Per dire, io una Priscilla del Prete non la cambierei con la Bonansea, oppure una fuoriclasse come Valentina Cei illuminerebbe ancora qualsiasi campo della serie A. Costanza Mascilli è la giocatrice che palla al piede è la più forte e imprevedibile che abbia mai visto coi miei occhi, ha una classe brasiliana che incanta e che tra le italiane della serie A vedo solo in Cecilia Prugna, Benedetta Glionna e pochissime altre, Valeria Mazzola in serie A ci doveva andare, così come Valentina Fambrini e l'atomica Jessica Migliorini (chissà quanto varrebbe al fantawomen adesso...), ma il Siena è riuscito a fallire 2 volte prima di 2 serie A, poi come detto lavoro, infortuni, l'età che avanza hanno inficiato il percorso di tante, ma tranquilli che il vero calcio è anche qui nei "bassifondi" e poi, dulcis in fundo, in queste categorie ho trovato le storie più belle e le persone più umili, ragazze e donne che si sono raccontate con passione vera, interviste che andrebbero fatte leggere a tante nuove fenomene che non rispondono neanche a un saluto dei tifosi quando passano o non degnano di uno sguardo uno striscione di benvenuto.
Ok torniamo a noi, al fallimento del San Miniato; come vi ho già accennato la squadra lo scorso primo agosto pubblica una lunga lettera, un "J'accuse" di straordinaria potenza e finezza, anatomia di un fallimento si potrebbe definire, dove vengono toccate tutte le dinamiche che hanno portato allo scioglimento della società, i vari aspetti che non sono andati e la comunicazione, come spesso in questi casi, lacunosa e intempestiva da parte della dirigenza, un tenere sulla corda le giocatrici fino alla fine facendo anche loro perdere dei treni importanti. Vi invito a ricercare questa lettera sulla pagina Facebook e Instagram del San Miniato Siena, così capirete cosa comporta per le calciatrici ritrovarsi senza maglia e senza sogno.
Qualche giorno dopo poi diventò ufficiale anche il fallimento della Robur Siena femminile di Valentina Fambrini, un altro grande dispiacere, Siena città cancellata dal calcio femminile, il fondo toccato. Restano senza squadra altre calciatrici importanti come, tra le altre, Elena Picciafuochi, Giulia Bruci, Maria Chiara Fantozzi, Serena Pecchia, Jessica Caligiore.
E nel corso dell'estate le ragazze hanno cercato una casa calcistica altrove, chi a Pistoia come Costanza Gangi, Laura Pini e Giuditta Toppi, chi nel vicino Badesse come Costanza Mascilli, Jessica Caligiore, Alice Carniani e Carlotta Bernardini, chi all'Arezzo o al Montevarchi, mentre Giulia Bruci e Valeria Mazzola, per mia immensa gioia, hanno raggiunto Ilaria Ciofini nel San Giovanni calcio a 5.
Ora, a inizio settembre, qualcosa di nuovo finalmente si muove, sembra che il calcio femminile possa ripartire, in pratica (ma vi darò dettagli più precisi in seguito) sembra che verrà riformata la Robur Siena e che il San Miniato fornirà i campi per allenamenti e partite, e che questa nuova squadra ripartirà dall'eccellenza.
Sulla già citata pagina del San Miniato è apparso nei giorni scorsi un incoraggiante trafiletto dove, oltre a pubblicizzare un open day per ragazze dai 12 ai 15 anni proprio per oggi pomeriggio che spero vivamente sia andato bene, ci si proponeva di dare, cito testualmente, "Finalmente vita a un progetto duraturo e ambizioso".
Molto bene, ne sono felice, ed è quel "Finalmente" molto rivelatore che mi fa sperare in un qualcosa di buono, perché almeno si riconoscono gli errori del passato, si riconosce che tutta la storia tormentata del calcio femminile a Siena tra Robur e San Miniato, questa "Fusione" mi sembra una buona idea, l'unione fa la forza, due squadre nella stessa città erano troppe e infatti sono cadute insieme, vediamo se una ce la fa a resistere. Certo, è stato un anno drammatico, con lo stop per covid e tante altri fattori che hanno complicato un percorso già difficile, ma il virus non deve essere sempre un'attenuante, i problemi c'erano già prima.
Siena è una città fantastica che merita anche nel maschile una squadra di nuovo in serie A, non so se riusciremo ad avere una nuova generazione forte come quella che ora si è disgregata ma ripeto, con la fortuna di trovare delle degne eredi e un progetto serio e duraturo poi si arriva lontano, come sarebbe arrivato il San Miniato con le spalle adeguatamente coperte.
Perchè vedete, è la continuità a portare grandi risultati, pensate al Firenze, dal 1979 al 2015 ha tenuto insieme la squadra, con difficoltà anche notevoli, ma alla fine quel blocco è stato preso dalla Fiorentina che con il gruppo Firenze più innesti ad hoc ha vinto il campionato.
Alessandro Pistolesi ha tenuto su il calcio femminile nel Valdarno inferiore per più di trent'anni, dal 1985 c'è sempre stata una sua squadra, si poteva chiamare Piazza, Valdarno o Castelfranco ma centinaia di ragazze hanno trovato in Alessandro, Marco Landi e tanti altri pionieri sempre un punto di riferimento, ci sono state ragazze che sono diventate bandiere di queste squadre, ci sono nate, cresciute e ci hanno smesso, ma l'Empoli Ladies di oggi, con tutti i suoi nuovi innesti e tutte le sue rivoluzioni societarie, si basa ancora nell'ossatura sul gruppo storico del Castelfranco, su Lucia di Guglielmo, Cecilia Prugna, Marta Varriale, Zoi Giatras, Norma Cinotti, Arianna Acuti. Ecco a cosa porta un progetto serio e continuativo, ecco cosa poteva essere il calcio senese con tutta la fucina di talenti che vi sono gravitati in quest'ultimo decennio. Volete trasformare il più grosso rimpianto del calcio femminile toscano in un progetto serio e duraturo? bene, ma fatelo alla svelta e fatelo bene, perchè è l'ultima occasione, perché altrimenti le ragazze che state coinvolgendo nel progetto perderanno definitivamente la fiducia, e così i tifosi, quei tifosi che nell'ultimo anno del San Miniato pagavano 10 euro a testa (più della serie A, non proprio un modo di avvicinare la gente al movimento...) pur di vedere le proprie beniamine che verosimilmente torneranno, ma anche loro (anzi noi tifosi, perchè mi riprometto non appena possibile di seguirlo, questo nuovo Siena) si meritano una maglia da poter amare senza riserve e senza timore.
Cari dirigenti e allenatori del nuovo Siena, grazie per riprovarci, avete una responsabilità enorme, credo vi meritiate fiducia in quanto le intenzioni che avete sono nobili, non fiducia cieca visti i precedenti, quella la dovrete conquistare negli anni, ma se delle ragazze che conosco e stimo vorranno sposare il vostro progetto mi fiderò prima di tutto di loro, poi vediamo.
Quindi faccio i migliori auguri a questo nuovo corso del calcio femminile a Siena,allo staff e alle ragazze che ne faranno parte, alcune ormai verso la maturità calcistica, altre ancora in rampa di lancio, possano finire o continuare la loro carriera con il cuore al caldo.
Non si scherza sul futuro delle calciatrici, hanno già avuto abbastanza sogni infranti, ora anche basta, sempre se non è chiedere troppo.
domenica 13 settembre 2020
SOLIDARIETA' A LINDA GAVAGNI.
Care lettrici e cari lettori, ci sono degli articoli che non si vorrebbero scrivere, retroscena del nostro amato calcio femminile dolorosi, spiacevoli, verso persone che non se lo meritano e vengono penalizzate con regolamenti che vengono applicati alla lettera solo verso coloro per cui la legge può permettersi di mostrare il suo volto inflessibile, e purtroppo le calciatrici rientrano appieno nella categoria "deboli". Nel maschile molti comportamenti oltre il lecito e il consentito, specialmente bizze dei calciatori super pagati, vengono perdonati e il caso insabbiato, ma evidentemente nel femminile questa tolleranza è ben lungi dall'essere concessa.
Vi espongo i fatti, cominciando a presentare la persona coinvolta; Linda Gavagni è una calciatrice attualmente nelle fila del Pontedera di Mister Ulivieri, ha 27 anni ed è un'attaccante, tra l'altro con una carriera tormentata da seri infortuni dai quali si è sempre rialzata con coraggio. E Linda è stata appena squalificata per sei mesi.
Perchè, direte voi gentili lettori, quale può essere il motivo di una squalifica tanto lunga, in pratica una stagione che salta? Doping? no. Coinvolgimento in calcioscommesse et similia? no. Un fallo killer? no. Insulti e minacce a compagne, avversarie e arbitri? no. Semplicemente, stando alle parole del presidente Maurizio Pantani riportate dalla Nazione e dall'App TCF - Tutto Calcio Femminile, Linda ha avuto il torto di "operare" in un'altra società oltre alla sua, di aiutare un allenatore di un altro club a far fare ginnastica ai bambini di 5 anni, tra l'altro per lei era anche utile per fare pratica all'interno di uno stage visto che Linda frequenta la facoltà di scienze motorie. Però, nonostante questa motivazione, è scattata la squalifica e una multa di 450 euro alla calciatrice.
Ora, io ammetto di non essere di mio un fan delle leggi applicate alla lettera, ma mi chiedo come si possa comminare una squalifica tanto lunga e pesante alla rappresentante di un movimento già in difficoltà e che in quest'anno senza pubblico potrà contare, al di fuori della serie A, in una visibilità minima e limitata alla Coppa Italia.
A queste condizioni, la possibilità di emergere e farsi conoscere sono quindi già ridotte al minimo, squalificare 6 mesi una calciatrice per un motivo tanto futile è non solo inutile, ma anche iniquo.
Non nego certo che Linda possa avere sbagliato e che non si sia informata a dovere, ma sono errori che ci possono stare, a volte anche fatti in perfetta buona fede, bastava un richiamo ufficiale e/o una squalifica minima, non c'era bisogno di una sanzione di tale portata, e se questo è il regolamento vigente sarebbe d'uopo una revisione e al più presto, in questo stato che si definisce democratico penso di poter dire la mia e sostengo con forza e fermezza che applicare la legge non è sempre sinonimo di fare giustizia, ci pensino anche in federazione, perché sei mesi di squalifica per aver aiutato ad allenare dei bambini durante uno stage sono un qualcosa di Kafkiano,di giuridicamente rivedibile. "L'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare" Diceva uno meglio di tutti noi, e aveva ragione.
Spero che la società faccia ricorso come annunciato, e spero che qualcuno si metta una mano sul cuore e sulla coscienza e annulli questa sentenza, gliene sarebbe grato sia Linda che il mondo del calcio tutto.
Nel frattempo come Omar Lastrucci e come Blogger de "Il viola e il rosa" Voglio esprimere solidarietà e vicinanza a Linda Gavagni, non serve assolutamente a niente e con la mia solidarietà tutti ci faranno la birra, ne sono ben consapevole, ma volevo far conoscere questa storia a qualche persona in più, perché se la federazione in primis non si mette dalla parte delle calciatrici il calcio femminile non decollerà mai, abbiamo bisogno di Linda come di tutte le altre ragazze, sono coloro che alimentano il motore del movimento, un motore che arranca più di quello che un pubblico che segue solo la serie A non creda; vi prego, restituite il campo a Linda, non ne facciamo una questione di cartellini, il calcio femminile e queste ragazze non se lo meritano, sono già abbastanza umiliate e offese da un'indifferenza di decenni, un'indifferenza che, cara FIGC, cara LND, è prima di tutto colpa vostra, con dirigenti talvolta inadeguati quando non improponibili, pochissimi investimenti e un boom tardivo e circoscritto che già a livello mediatico ha perso gran parte della spinta iniziale.
Avete tanto, tanto da farvi perdonare dalle ragazze di ieri e di oggi, e allora "Perdonate" a vostra volta, se non è chiedere troppo. E forza Linda.
ALICE MICHELOTTI, LA MEGLIO GIOVENTU' DEL BADESSE.
Care lettrici e cari lettori,
Vi voglio fare una confidenza; ho conosciuto una squadra molto carina, con gente simpatica davvero, dall'allenatore alle calciatrici; si chiama Badesse e milita in promozione, uno di quei progetti belli, puri, che piacciono tanto al sottoscritto e cerca di valorizzarli. Dopo aver intervistato il Mister Gianluca Fineschi, è tempo ora di conoscere le calciatrici biancoazzurre, cominciando da Alice Michelotti, appena diciottenne ma con già tante storie da raccontare, e che ha scelto proprio "Il viola e il rosa" per farlo, e ciò mi fa veramente piacere.
Alice, nonostante la giovanissima età, è già un punto fermo di questa squadra, anzi ne è addirittura il vice capitano, vice di Benedetta Parri, da quest'anno detentrice della fascia principale e che conosceremo prestissimo su questi lidi. E se una ragazza così giovane viene premiata con un tale riconoscimento credo sia davvero indizio di maturità e affidabilità.
Ma andiamo a conoscere meglio Alice attraverso le sue parole.
Ciao Alice, grazie ancora per aver accettato questa intervista! vuoi innanzitutto presentarti ai lettori?
Prima di tutto ti ringrazio per darmi l’opportunità di raccontarmi. Ciao a tutti! Mi chiamo Alice Michelotti e abito a Volterra; ho 18 anni e sto ancora frequentando le scuole superiori. Attualmente gioco nel Badesse femminile e, quando riesco, anche in una squadra di calcio a cinque qui dove abito: l’Atletico Pergnente (Volterrana).
Voglio un bonus punti per la tua squadra di futsal solo per il nome!! :D
Parlaci di Alice bambina; chi o cosa ti ha fatto innamorare del calcio? e il calcio è stata fin da subito la tua scelta oppure prima hai provato altri sport?
In realtà ho provato altri sport prima; ho iniziato praticando lo sport “standard” per la maggior parte delle bambine…la danza classica. Mi annoiavo parecchio e sono passata al nuoto. Per un insieme di fattori, ma soprattutto perché non mi sentivo appagata, ho smesso e mi sono proiettata verso il calcio; è stato subito amore. Mi ci sono avvicinata grazie a mio babbo; la domenica andavo spesso a vederlo ed il tutto mi attirava. La scintilla è scoccata ad un compleanno in cui vi erano prevalentemente maschi ed ho provato a dare due calci al pallone…. Da lì non ho più smesso.
A che età hai iniziato a giocare a calcio? pur essendo giovanissima so che hai comunque iniziato in squadre maschili; quali erano i tuoi rapporti con i compagnucci dell'epoca? ti se sentita accettata fin da subito o hai dovuto sgomitare per importi?
Si, ho iniziato all’età di 8 anni nella Giovanile Val di Cecina, squadra puramente maschile. Mi hanno accolto bene fin da subito anche se, solo inizialmente, vedevo che erano perplessi. Poi sono iniziate le amicizie e tutto era più che normale.
In realtà ho trovato più difficoltà ad essere accettata dalle squadre avversarie subito prima delle partite; non ti prendono sul serio fin quando non giochi come loro.
Molto interessante questo tuo punto di vista, sei la prima che ne parla, non avevo mai pensato che una bambina/ragazzina potesse far più "sensazione" agli avversari che non ai compagni, spero almeno che tu li abbia messi in riga come meritavano.
Qual è stata la tua prima squadra interamente femminile? per tante è stato un poco traumatico passare dal calcio maschile al femminile, tu come hai affrontato questo passaggio?
La prima squadra femminile in cui ho giocato è stata il Livorno Sorgenti; durante il campionato con i maschi venne organizzato un raduno di rappresentativa e in quell’occasione l’allenatore Flavio Carola mi notò. Le prime partite con loro furono di Coppa Toscana. Una realtà completamente diversa considerando che venivo da un campionato a 7. Come gruppo mi sono sempre trovata bene nonostante fossi la più piccola, ad ogni minima difficoltà erano tutti disponibili... e in uno spogliatoio è tra le cose più importanti. L’annata successiva sono ufficialmente entrata a far parte della squadra.
In che ruolo giochi, Alice? e come sei arrivata a ricoprirlo?
Ho ricoperto i ruoli più disparati. Il primissimo anno nel maschile ero attaccante poi sono passata dietro. Posso giocare come terzino o difensore centrale. Il mio attuale allenatore, Gianluca Fineschi, mi ha testata anche come mezz’ala e centrocampista. Quest’ultimo ruolo lo sento mio in quanto riesco ad esprimermi al meglio.
Veramente, ti manca solo di provare a stare in porta! Comunque ora so dove trovarti in campo quando verrò a vedere il Badesse.
Per te poi c'è una bella opportunità, quella delle giovanili dell'Empoli ladies; cosa ci vuoi raccontare di quel periodo, e quali sono i tuoi ricordi più belli in maglia azzurra? Ti è mai capitato di confrontarti con la prima squadra all'epoca gestita da quel maestro di tattica e umanità che è Alessandro Pistolesi?
Ho avuto l’opportunità di entrare in questo mondo proprio l’anno del passaggio da Castelfranco a Empoli. È stato sicuramente un periodo di crescita, sia personale che sul campo. Ho giocato in primavera dal primo anno, anche qui ero la più piccola, e mi sono dovuta far valere. Già l’anno successivo ho ritrovato compagne che conoscevo, coetanee o quasi, ed il rapporto nello spogliatoio è migliorato. Colgo l’opportunità per dire GRAZIE a Thomas Fiorenzani, allenatore che mi ha dato fiducia ed ha creduto in me fin da subito.
Dopo la parentesi in maglia azzurra, poi passi alla Colligiana; che cosa ci puoi raccontare di questa esperienza?
Con la Colligiana è stata un’annata in cui ho provato nuovi ruoli come ho già detto, ma soprattutto mi è servita molto per prendere fiducia e consapevolezza di me e dei miei mezzi.
Ti è capitato di segnare dei goal, Alice? se si, qual è quello che ricordi con più piacere, almeno per adesso, visto che la tua carriera è appena iniziata?
Si ho segnato diversi goal in questi anni, ma quello che più preferisco l’ho siglato con la maglia della Colligiana. Giocavamo contro il Lebowski, prima in classifica, in casa loro… eravamo contate e grazie al mio goal al volo passammo in vantaggio…pareggiammo. L’agonismo dietro a quell’azione, l’importanza del match e la bellezza del gesto, fanno si che sia il mio preferito.
Mi fa piacere, ma spero anche che non lo rimanga a lungo, che venga scalzato nelle gerarchie dei tuoi affetti da tante reti ancora più belle e importanti.
Arriviamo adesso al tuo presente, il Badesse; da quanto militi in questa squadra? E cosa ci puoi dire di questa realtà?
Sono due anni che sono in questa squadra e da tre anni che conosco il mister e parte delle mie compagne. Siamo un gruppo solido e affiatato, con tanta voglia di fare, e alle spalle una società che crede in noi. Purtroppo la stagione passata ho giocato poco a causa di un infortunio che mi ha tenuto distante dal campo fino a metà gennaio. Avevo tanta voglia di ricominciare, ma il campionato è stato fermato. Sicuramente quest’anno parto con molta positività e l’entusiasmo di far bene.
E soprattutto, lo ripeto, parti con la fascia di vice capitano, davvero una investitura importante per una calciatrice così giovane, segno di grande maturità e affidabilità da parte tua, in qualche modo sei già la storia del Badesse.
Siccome sei molto giovane, potresti essere la prima generazione che può vivere una fetta importante di carriera da professionista, se il governo non si rimangia la parola data esso sarà realtà dal 2022/2023; quanta sicurezza nel futuro ti da tutto questo? e cosa vorresti dire alle calciatrici in età matura o che hanno appena smesso, senza le quali il calcio femminile non sarebbe mai decollato?
A loro voglio dire un semplice ma enorme grazie. Grazie per aver abbattuto i pregiudizi e per aver smosso questa società maschilista, grazie per aver lottato nel darci notorietà e per aver combattuto contro questo governo. Onestamente ora vedo un futuro un po’ più certo. Forse d’ora in poi possiamo smettere di organizzarci la vita facendo uno, o magari due lavori oltre a giocare, e riuscire a sostentarci facendo quello che più amiamo.
Tra tutte le risposte a questa domanda che spesso pongo alle calciatrici, la tua risposta è una di quelle che mi è piaciuta di più, in quanto sei stata poco diplomatica, hai parlato apertamente di maschilismo, di donne che hanno combattuto e stanno combattendo contro le istituzioni per farsi riconoscere un diritto; grazie.
Per quanto mi riguarda fino a che non vedo tutto nero su bianco questa del professionismo continua a rimanere una promessa elettorale, il futuro è roseo ma prima di dire che potrete mantenervi e maturare contributi pensionistici solo facendo le calciatrici è lecito aspettare conferme.
Ultima domanda; quali obiettivi ti poni per il futuro Alice? e qual è il tuo più grande sogno sportivo nel cassetto?
Non sono troppo ambiziosa, per il futuro spero di continuare a migliorarmi e divertirmi, poi beh, il sogno nel cassetto è quello di riuscire ad arrivare ad avere una carriera in serie A…. ma per adesso preferisco rimanere con i piedi per terra. Grazie ancora per questa piacevole “Chiaccherata”.
Ma grazie a te Alice, sei ancora talmente giovane da sognare tutto quello che vuoi, e se ce la farai forse è proprio perché non sei rosa dall'ambizione, se posso darti un consiglio da vecchietto questo è proprio l'atteggiamento migliore, il talento si coltiva nella serenità, dai sempre il meglio di te stessa e con Gianluca e le tue compagne che ti aiuteranno a crescere ancora poi le soddisfazioni arriveranno, magari con il super Badesse che è stato messo su quest'anno, una squadra che si è rafforzata molto e con un progetto veramente serio, e che sicuramente punterà su di te per una scalata alle categorie superiori che con questa formazione vedo davvero possibile.
In ogni caso quella fascia al braccio parla di te e parla per te, mi piace immaginarti come una predestinata, o comunque come una persona che vive il calcio nel modo giusto, con grande passione nel presente e con grande fiducia verso il futuro. Il movimento ha bisogno di persone come te, e così noi appassionati, quindi grazie Alice, e buona fortuna.
INCONTRO CON SARA COLZI, E L'IMPORTANZA DELL'OPEN DAY DEL PONTEDERA CALCIO FEMMINILE.
Fin dalla splendida intervista che, ormai più di un anno fa, mi regalò (Potete trovarla qui; IL VIOLA E IL ROSA: LE PROTAGONISTE; INTERVIS...
-
Care lettrici e cari lettori, ci sono degli articoli che non si vorrebbero scrivere, retroscena del nostro amato calcio femminile dolorosi,...
-
Care lettrici e cari lettori, a volte è bello campare di rendita. Perché grazie a persone fantastiche come Alessandro, conosciuto da poco ...
-
Care amiche e cari amici, Succede talvolta che un blogger si senta un poco in soggezione a ospitare delle vere e proprie istituzioni del ...