Care lettrici e cari lettori,
è con grande emozione che vi presento un'altra protagonista del nostro campionato, che quest'anno si è imposta come una rivelazione assoluta della nostra serie A.
Ancora giovanissima, molto prestante e rocciosa ma con piedi educati e utilissima sia in fase di copertura che per la costruzione della manovra offensiva (che non di rado finalizza) Norma Cinotti è uno dei talenti italiani più completi, capaci di trasformarsi in un attimo da incontrista a regista, una di quelle calciatrici che forse non spiccherà come altre sul terreno di gioco perchè occupata più a fare legna che a mettersi in risalto, ma che quando non è in campo ne senti tremendamente la mancanza; è quindi con grande piacere e orgoglio che presento la numero 25 dell'Empoli ladies sulle pagine de "Il viola e il rosa".
Una "freccia" scoccata nel cuore dei tifosi (fonte; pagina facebook Empoli ladies)
Secondo me, Norma è una giocatrice della quale si scopre il valore soprattutto ammirandola dal vivo, magari da uno stadio come Monteboro dove praticamente sei in campo (e dove prima o poi mi ci beccherò una pallonata tale che segnerà la fine dei miei connotati attualmente conosciuti...) in quanto Norma va cercata e marcata anche dallo spettatore, seguita per tutta la partita, e quando l'Empoli è in fase di costruzione desidero sempre che le arrivi palla, così da sperare in una sua invenzione o in un suo bel tiro da fuori, e non di rado vengo accontentato. Di lei mi piacciono i movimenti, al tempo stesso possenti e quasi felini, e la grande generosità nel cercare le compagne, che spesso le viene bonariamente "rimproverata" anche in tribuna, perchè quando decide di vedere la porta e andare da sola Norma fa paura, e lo ha già dimostrato anche in questa stagione.
Insomma, un'altra calciatrice d'eccezione che mi onora e ci onora della sua presenza.
Ma ora lasciamo che sia lei stessa a raccontarci la sua storia;
Ciao Norma, grazie mille di aver accettato di essere ospite del mio blog. Ci tenevo moltissimo a intervistarti perchè sei il profilo ideale, ovvero una calciatrice di talento che ha militato perlopiù in squadre toscane ora scomparse ma di grande tradizione, che rimarranno nella memoria storica del calcio femminile.
Vuoi presentarti innanzitutto ai lettori? parlandoci anche di Norma bambina, e di come ti sei innamorata del calcio.
Ciao Omar, ciao a tutti, mi presento sono Norma Cinotti, nata l’11 settembre a Bagno a Ripoli (Firenze) 1996. Ti ringrazio subito per le belle parole che hai speso per me, è un piacere raccontare la mia storia. Fin da piccolina mi sono avvicinata agli sport: 4 anni di nuoto e 4 anni di rugby. Ti chiederai perché proprio il rugby, sport prettamente maschile e fisico, ma c’è un motivo. Il babbo del mio miglior amico delle elementari, Fiorenzo Burattin, era stato un giocatore di rugby a livelli altissimi e portò me e suo figlio, che stavamo sempre insieme, a fare una prova. Da lì mi sono innamorata fin da subito del pallone ovale, ma soprattutto dei valori che ruotano attorno a queste disciplina come lealtà, sacrificio, condivisione e altruismo. Questi principi mi hanno reso una persona migliore e mi hanno aiutata a scoprire davvero cosa significa condividere con gli altri. Ricordo volentieri il famoso “terzo tempo” al temine di una partita o di un torneo, ovvero un momento conviviale dove si mangia, si parla e si scherza insieme gli avversari.
Credo che siano stati tutti gli inverni a lottare nel fango e ad allenarsi senza preoccuparsi del freddo a plasmare e a rafforzare la mia determinazione nello sport in generale, la voglia di non arrendersi mai. Contemporaneamente però la mia passione per il calcio continuava a crescere negli anni, infatti tutti i pomeriggi potevi trovarmi ai giardini a giocare infinite partite insieme ai miei amici. A 12 anni, quando ormai nel rugby la differenza fisica tra uomo e donna diventava difficile da soppiantare, ho inseguito quella che era la mia passione più forte, giocare a calcio, e così sono andata a fare un provino nel Firenze Calcio femminile.
Norma contrasta Manuela Giugliano (fonte; pagina facebook Empoli Ladies)
Sinceramente non me lo sono chiesto il motivo, perchè ora che lo so capisco che la tua generosità non comune nello spenderti in campo derivi proprio da grandi valori che stanno alla base dal Rugby.
Cosa ci dici della tua avventura al Firenze, a che età hai cominciato a importi in viola?
Ho esordito a 15 anni in Coppa Italia, a quei tempi l’allenatore era Mario Nicoli. Ricordo con piacere alcune compagne con cui ho avuto la fortuna di condividere lo spogliatoio: Alia Guagni, Giulia Orlandi e Elena Linari. Per me ed altre giovani è stato importantissimo crescere con delle figure così carismatiche a loro fianco.
Una giovanissima Norma ai tempi del Firenze
Firenze, ovvero sei lunghi anni di militanza a partire dal 2009, dalle giovanili alla prima squadra allenata da Sauro Fattori, in cui hai militato fino all'anno del suo tramonto, con la società che nel 2015 diventerà Fiorentina women's. Com'è stato giocare nel Firenze in quegli anni?
Firenze sicuramente è sinonimo di ricordi indelebili, in particolare la vittoria del Campionato Italiano Primavera e il primo gol in Serie A contro il Chiasellis. Ho la fortuna ancora di essere in contatto con ragazze con cui sono cresciuta, sia da avversarie come Alia Guagni, Greta Adami, Valery Vigilucci, Alice Tortelli, Isotta Nocchi, ma anche nella vita quotidiana, Martina Fusini è una delle mie migliori amiche fin dai tempi delle scuole medie, e Marta Varriale con la quale condivido lo spogliatoio empolese. Un’altra vittoria importante fu quella del Torneo Città di Arco – Beppe Viola, ovvero il torneo Arco di Trento, che conquistammo in finale contro il Brescia. Io e Costanza Esperti, difensore di allora, la notte della premiazione facemmo il ritorno, da Trento a Firenze, nel Van abbastanza vintage del nostro direttore sportivo Luciano Bagni e ci addormentammo sfinite dalla giornata con la coppa tra le mani, come volessimo non abbandonarla mai.
Festeggiando il tricolore con la primavera..
Ti capisco, potrai vincere (e te lo auguro di tutto cuore) trofei anche molto più importanti, ma i primi credo che resteranno i più belli da ricordare.
Dopo l'esperienza in viola arriva per te il Castelfranco anch'esso sul punto di cambiare denominazione in Empoli ladies, e un altro grande tecnico, Alessandro Pistolesi. Cosa ti ha trasmesso il nuovo ambiente? e a fine campionato cosa hai provato a indossare la gloriosa maglia del Castelfranco sapendo che era per l'ultima volta?
Una formazione del glorioso Castelfranco; Marta Varriale, Giulia Mastalli, Norma, Arianna Acuti, Ilaria Leoni, Simona Parrini, Lucia di Guglielmo, Costanza Esperti, Elisa Caucci, Cecilia Prugna e Jessica di Lupo. (fonte; gonews,it,credit Niccolò Parrini)
L’ambiente di Castelfranco mi ha trasmesso fin da subito emozioni e sensazioni positive, che mi mancavano da un po’ di tempo. Ho trovato una vera e propria famiglia pronta ad accogliermi, con l’intento di migliorarsi e migliorare insieme per raggiungere obiettivi importanti. Il campo di Castelfranco era bellissimo, in erba e molto grande, ogni partita era letteralmente una battaglia. La maglietta principale era bianca con una striscia trasversale blu, e sapevamo che con l’entrata dell’Empoli quella sarebbe stata l’ultima maglia. Abbiamo cercato di onorarla fino all’ultimo giorno, soprattutto per persone come Alessandro che avevano vissuto la nascita e la crescita di quella società.
Altro 11 (anzi, 10...) Arianna Acuti, Norma, Ilaria Borghesi, Giulia Mastalli, Marta Varriale, Ilaria Leoni, Elisa Caucci, Simona Parrini, Claudia Ferrara, Lucia di Guglielmo
Con il nuovo Empoli arrivano stagioni di altalena, serie B vinta nel campionato 2016/2017 e ultimo posto con retrocessione nella stagione successiva. Cosa puoi raccontarci dei primi due anni di vita delle ladies?
L’arrivo dell’Empoli è stato graduale, ma fondamentale per la nostra crescita. La promozione in Serie A è stato un traguardo fortemente voluto, costruito e conquistato perché fin dal primo giorno di preparazione sapevamo di volere e dovere arrivare al primo posto.
Purtroppo il primo anno di Serie A e la successiva retrocessione sono stati momenti duri da digerire, ma i risultati e i numeri parlavano chiaro. Non siamo state all’altezza della categoria e tante cose non hanno funzionato. Dagli errori però si diventa più forti e consapevoli, ed ora vogliamo più che mai rimanere nella categoria e dimostrare il nostro valore.
Wikipedia ci dice che negli anni dal 2015 al 2018 hai segnato ben 26 reti, uno score davvero niente male per una centrocampista; hai sempre giocato in mezzo al campo oppure sei stata impiegata in posizione più avanzata?
Questo è il primo anno che gioco regista davanti alla difesa, solitamente occupavo la posizione di mezz’ala e talvolta anche quella di trequartista giocando in una posizione più avanzata. Ogni ruolo ha un compito diverso ed è sempre una bella sfida mettersi in gioco, infatti non ho una posizione preferita, mi piace variare e cercare di capire quali sono i principi e i movimenti specifici.
-Tra tutte le tue reti, qual è quella che ricordi con più piacere, o che consideri la più bella dal punto di vista tecnico?
Una rete che ricordo con piacere è il rigore calciato contro il Lagaccio, la partita decisiva che ci permise di conquistare la Serie A. Eravamo a Genova, sullo 0 a 0 e calciai il rigore che sbloccò la partita. Da quel momento eravamo consapevoli di avere il destino nella nostre mani e la Serie A ad un passo. La partita finì 3 a 1, ma quel momento rimarrà per sempre impresso dentro di me.
Poi l'anno successivo (2018/2019) per arricchire il tuo bagaglio tecnico hai scelto di provare un'avventura all'estero, prima con la squadra occitana del' ASPTT Albi che militava nella serie B francese, e poi da gennaio a fine stagione con la prestigiosa maglia dell'Anderlecht, con cui hai vinto il tuo primo titolo in carriera, il campionato Belga, totalizzando cinque presenze e segnando anche una rete. Cosa si prova a vincere un campionato con una maglia tanto prestigiosa?
Norma con la nobilissima maglia dell'Anderlecht
Dal punto di vista personale sono cresciuta tanto e questa esperienza lontana da casa ha significato indipendenza, forza di volontà e perseveranza. Ho sempre voluto fare un’esperienza europea e sentivo che era arrivato il momento. Anderlecht è una maglia importante e prestigiosa da vestire, conosciuta a livello maschile da tanti, e appena ho ricevuto l’offerta non ci ho pensato due volte. Vincere un campionato è una sensazione che ripaga tanti sforzi e tanti momenti e sono felice di non essere tornata “a mani vuote” in patria.
Campionessa del Belgio
E pensare che non poche persone "mugugnano" sulla scelta di una calciatrice di fare un'esperienza all'estero, come se per un qualche motivo abbandonare la serie A sia una sconfitta o un tradimento verso il loro pubblico, esterofilia per i maschi ma per voi ragazze sembra ci sia un "Ideale dell'ostrica" calcistico che sfatare è quasi un tabù. Io dal mio piccolo Norma ti faccio invece i complimenti, hai fatto bene e tutte coloro che se la sentono dovrebbero provare.
Tornando a noi, come sai ho scritto una filastrocca semiseria come regalo di Pasqua per voi ragazze, il verso a te dedicato è "Se vuoi qualcun che lotti, li per te è Norma Cinotti" una rima facilitata dal tuo cognome ma da me molto sentita, perchè sei una delle mie centrocampiste preferite, un raro esempio di grinta e talento coniugate in una sola giocatrice, che nemmeno nelle partite più drammatiche, come l'ultima in coppa Italia contro la Juve, pensa mai nemmeno per un attimo di arrendersi. Letteralmente mi stropiccio gli occhi dalla soddisfazione quando ti vedo giocare. Da dove ti deriva questa forza che metti in ogni partita? a cosa pensi mentre sei in campo?
Grazie mille Omar! Credo che il fatto di aver sempre praticato sport mi abbia aiutata. L’esperienza del rugby è stata fondamentale, perché sono stati quattro anni in cui ho imparato a rialzarmi e a combattere nel fango, nella mota fianco a fianco con i compagni di squadra. Ovviamente il fatto che fossi l’unica bambina è sempre apparso strano a molte persone, ma a me sembrava la cosa più bella e più naturale del mondo e ho avuto la fortuna di condividere questi anni con persone fantastiche. Parlando invece di un’esperienza più recente, la stagione passata lontana da casa mi ha fatto capire ancora di più che è necessario lottare fino in fondo se vuoi raggiungere i tuoi obiettivi. Non basta “eseguire”, seppur bene, il tuo compito, devi spingerti oltre.
Quest'anno stai disputando una stagione veramente di alto livello da titolarissima, e tutta la squadra, data dagli espertoni prima dell'inizio del campionato per probabilissima retrocessa , ha continuato a stupire per tecnica e rendimento. Secondo te, qual è l'ingrediente che vi rende così speciali, la ricetta segreta di tale alchimia?
Ancora Norma in azione (fonte; pagina facebook Empoli Ladies)
Il gruppo è la forza dei nostri risultati, insieme alla fame e alla volontà che ognuna di noi mette e che serve alla resa complessiva della squadra. Siamo contente di aver stupito, ma la parte più difficile è confermarsi ogni anno a livelli importanti, per dimostrare che questo non è stato un caso, o una stagione fortunata, ma che ci sono giocatrici che vogliono vivere di questo nei prossimi anni.
Puoi dirci il tuo ricordo più bello della stagione in corso?
Il ricordo più bello rimane la partita contro la Juventus al Castellani, il momento in cui siamo entrate in campo e abbiamo visto tutte quelle persone che erano lì a tifare per noi. Giocare in uno dei campi più famosi d’Italia, dove sono passati tanti campioni è stato indimenticabile.
Momenti in azzurro, gioia con Rachele Baldi e la vicinanza di Cecilia Prugna (fonti; pagina facebook Empoli ladies)
Quali sono le compagne più forti con cui hai giocato (e giochi) in carriera?
Tra le compagne più forti non posso non includere Alia Guagni, Elena Linari e Giulia Orlandi. Un’altra è Elisabet Spina, che probabilmente non si ricorderà di me, ma le ultime due stagioni in cui lei giocò a Firenze, anche io ero aggregata alla prima squadra e mi ricordo il modo con cui trattava il pallone, da fuoriclasse.
E le avversarie più temibili, quelle più complicate da affrontare?
Tarenzi dell’Inter è un avversario complicato da marcare, perché arretra spesso a prendere palla ma è brava allo stesso tempo a buttarsi negli spazi e a concretizzare l’azione. Girelli allo stesso modo, e soprattutto per il suo gioco aereo che spesso si rivela infallibile.
Pensi che il risalto mediatico dell'ultimo mondiale abbia davvero migliorato la percezione degli italiani sul calcio femminile, o secondo te c'è ancora molto da lavorare in tal senso?
Se devo essere sincera credo che ci sia da lavorare ancora molto, perché a livello culturale è come se ci fosse una barriera davanti al calcio femminile, impossibile da abbattere per molte persone. Sicuramente il mondiale e l’entrata dei club maschili hanno segnato un passo in avanti importante nella percezione del calcio femminile a livello nazionale e speriamo di poter continuare su questa scia positiva.
A soli 23 anni hai ancora tutta una carriera luminosa davanti. Cosa auguri a Norma per il futuro? oltre all'azzurro delle ladies, ne sogni un altro?
Certamente, l’azzurro della nazionale è il sogno di ogni bambina e sarebbe ipocrita da parte mia non sperarci. A me stessa auguro di poter vivere della mia passione ancora per molti anni e di non perdere mai la voglia di migliorarsi e correre al campo, come correvo sorridendo per andare a giocare al parco. Riuscire veramente a godere di ogni momento, di ogni allenamento, anche dei più duri, lavorare seriamente ma non perdere mai quel pizzico di fantasia ed estro che mi hanno accompagnata fino ad ora e che mi ricordano che il calcio è un gioco, il più bel gioco del mondo per me.
E anche per me, credimi.
Per finire; cosa ti auguri per il futuro del movimento? quali obiettivi sono realisticamente più alla portata, per adesso?
Un obiettivo importante per tutto il movimento e per tutte noi sarebbe quello di poter raggiungere lo status di professioniste e in generale che questa crescita sia solo l’inizio di un movimento. L’Europeo 2022 sarà una bella prova per vedere a che livello è arrivato il calcio in Italia.
Sono d'accordo, anche perchè il rinvio di un anno può ancora dare tempo al movimento di crescere, o almeno di riprendersi dopo la batosta covid, che purtroppo ci vorrà del tempo anche a recuperare la visibilità che sta perdendo.
Con queste ultime riflessioni termina il viaggio in compagnia di Norma Cinotti e dei suoi ricordi, sono davvero felice di aver potuto intervistare una sportiva e una persona con così tante storie da raccontare, e che le abbia condivise con noi con entusiasmo e sincerità.
Ti auguro veramente il meglio per la tua carriera, ma intanto spero di tornare presto a tifare te e le tue compagne a Monteboro, anche insieme ai tuoi simpatici genitori che ti seguono con grande passione e non si perdono una partita. E ben venga, nel caso, quella pallonata in faccia di cui parlavo prima, sarà un prezzo non salato da pagare per essere di nuovo con voi. Anche se spero di non prenderla da te, perchè rischierei davvero il ko.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.