domenica 28 giugno 2020

SAN GIOVANNI CALCIO A 5 STORY; ILARIA BORGHESI, LA STELLA.



Care lettrici e cari lettori,

Oggi ho il piacere di presentare colei che è uno dei talenti più cristallini del calcio toscano, una delle ultime fantasiste, di quelle che fanno emozionare le tifoserie, prima quella del Firenze e delle squadre di calcio a 11 dove ha militato fin da giovanissima, e adesso vera e propria star del San Giovanni calcio a 5, e non è facile essere considerata tale in una formazione che conta tante calciatrici di ottimo livello. Solo 25 anni ma tantissima esperienza, tra cui un europeo under 19 con la maglia della nazionale, e tante belle storie da raccontare; ladies and gentleman, oggi è con noi Ilaria Borghesi!

Tutta la potenza e la classe di Ilaria 


Adesso, come sempre, vi lascio alle parole di Ilaria, per l'ennesimo bellissimo viaggio assieme.

Ciao Ilaria, grazie ancora di essere sulle pagine de "Il viola e il rosa" vuoi innanzitutto presentarti ai lettori?

  Ciao a tutti, sono Ilaria Borghesi e sono una ragazza molto semplice e umile che ha avuto la fortuna, tramite il calcio, di vedere tante altre realtà e allargare i propri orizzonti. Studio ingegneria, e non è facile conciliare studio e calcio. Ho avuto e ho l'opportunità di vivere il calcio a 360 gradi, sia a undici che a cinque, e di questo sono molto felice.

 Come hai cominciato col calcio, chi o cosa ti ha fatto innamorare del pallone? Hai giocato anche con squadre maschili ai tuoi esordi?

Ho sempre giocato a pallone, sia davanti casa che coi miei amici alle elementari, e con loro ho deciso di iniziare nella Lorese a Loro Ciuffenna, i miei mi hanno portato a provinare e essendo i ragazzi già tutti miei amici è stato facile entrare nella squadra e nel gruppo, e qui ho giovato per 6 stagioni fino a 14 anni, quando una femmina non può più giocare coi maschi soprattutto causa differenze fisiche; sono andata quindi a provare ad Arezzo in una squadra tutta femminile, ed è stato un colpo di fulmine perchè coi maschi mi mancava lo spogliatoio, vivere vittorie e sconfitte, cambiarsi insieme, tutte quelle cose che potevo fare solo con altre ragazze, e appena in squadra mi sono accorta di quanto tutto questo mi fosse mancato in passato. 

Ci credo, come tante altre calciatrici hai ottimi ricordi dei tuoi trascorsi in squadre maschili ma credo che il limite dei 14 anni sia giusto non solo per motivi puramente fisici, ma proprio perchè una ragazza ha bisogno di normalità, di sentirsi parte di uno spogliatoio, non doversi cambiare e fare la doccia sempre da sola e vivere i festeggiamenti o le sconfitte assieme alle proprie compagne.
Veniamo adesso al momento che i numerosi lettori del blog di fede viola attendono; il tuo arrivo al Firenze. Hai esordito in viola nel 2009, nella primavera, nella quale sei rimasta due anni; che ci puoi raccontare di quel periodo?

Uno dei primi 11 di Ilaria


Il Firenze si interessò a me dopo una partita a San Marcellino in cui militavo nelle Juniores Arezzo-Siena che per quell'anno si erano unite, insomma a San Marcellino ero con la maglia a strisce bianconere,  gli osservatori del Firenze mi notarono, feci un provino in A2  e mi presero, e dal 2009/2010 ho giocato in primavera, la squadra era molto forte ed era un gruppo fantastico, con ragazze che tuttora giocano in serie A.
E' stato bello vivere un gruppo come una famiglia, eravamo unite e il mister stravedeva per noi, alcune compagne sono ancora tra le mie migliori amiche. Mi ricordo bene il primo torneo Arco di Trento, mi porto dietro lo scudetto 2013, altri ottimi piazzamenti e tutto il grande bagaglio umano arrivato da queste esperienze. Una partita che ricordo benissimo è quella contro la Roma, un quarto di finale, a Roma perdemmo 6-3 poi vennero a Firenze e vincemmo 5-1 passando il turno, fu una partita epica che ribaltammo contro ogni pronostico, me lo ricordo come fosse adesso, San Marcellino pareva una bolgia.

Trascinatrice del Firenze.


Tristissimo di non essere stato li, momenti meravigliosi che nessuno ha ripreso e sopravviveranno solo nei ricordi di voi calciatrici e dei fortunati che c'erano, per cui grazie di averceli raccontati, sono dei tesori da preservare.
Poi arrivi in prima squadra, dove disputerai 4 stagioni. Anche qui, cosa ci puoi raccontare di significativo? come è stato allenarsi e giocare con Alia Guagni, Giulia Orlandi e altre grandi calciatrici? e a livello sia tecnico che umano quali di loro ti hanno insegnato di più?

Sempre al Firenze, si riconoscono tra le altre Giulia Orlandi, Norma Cinotti e Francesca Baldini.


Arrivai in prima squadra sedicenne, ricordo la prima preparazione con Alia, Giulia Orlandi e le altre campionesse, una settimana da sogno, poi arrivò Mario Nicoli che mi chiamava spesso, conosceva noi giovani della primavera e, nonostante adattarsi alla prima squadra non sia assolutamente facile,  con Mario fu però tutto molto più semplice.
 Il livello tecnico della serie A di allora era alto, e quel Firenze da quando arrivò Fattori fece un gran salto di qualità, con dei risultati importanti.
Tra le mie compagne in viola voglio ricordare per prima Giulia Orlandi, per me è stata tutto, una guida spirituale e umana che mi ha dato tutto, ma mi ha anche messo davanti alla realtà delle cose, mi ha fatto capire lo spirito di sacrificio e accettare cose che non volevo sentirmi dire; Alia Guagni, che stimo tantissimo per tutto quello che ha fatto anche a livello di nazionale e di sponsor, anche lei per me è stata fondamentale; un aneddoto indimenticabile, partitelle primavera contro prima squadra, Alia giocava sempre al massimo come una partita di campionato, mi scontravo con lei e le pedate che mi ha tirato sono state incredibili in allenamento, veramente un test tremendo ma altamente formativo. Anche con Elena Linari sono in contatto, è stata anche mio capitano in nazionale, una ragazza ligia al lavoro e molto seria. Nonostante siano passati anni e il rapporto, anche a causa delle altre strade che abbiamo preso, giocoforza si è allentato, ma so che se avrò bisogno potrò sempre contare su di loro e questo è molto bello.

Grandi gioie col Firenze.


Si, è molto bello, le amicizie conquistate attraverso una comune passione e un comune obiettivo rimangono per sempre e donne eccezionali in tutto come quelle da te appena citate penso siano punti di riferimento sulle quali contare per una vita.
Che ruolo ricoprivi nel calcio a 11? punta pura o svariavi anche su fascia e trequarti?

Nel calcio a 11 ho cambiato diversi ruoli, partendo come centrocampista centrale, ma il ruolo che ho ricoperto più spesso è stato il trequartista, non tanti schemi lo prevedono, sono stata adattata a regista negli ultimi periodi ma il mio ruolo principe è e rimane il trequartista.

Che nostalgia per il ruolo del trequartista, che pian piano sta scomparendo dallo scacchiere tattico, con un calcio che sta acquistando in concretezza e velocità ma sta perdendo in fantasia, per me un prezzo troppo alto da pagare, per me i trequartisti sarebbero da salvaguardare come patrimoni Unesco, altro che limitarli.
Che poi nelle foto che mi hai fornito si vede tutto il tuo talento anche in fermo immagine, come ti poni in campo e verso la palla, la posizione del corpo al momento di controllare o calciare, sono frame assolutamente iconici, da copertina di un libro, i gesti di una fuoriclasse.
Come hai vissuto l'ultimo periodo in maglia viola e il successivo al Castelfranco prima ed Empoli ladies poi sotto la guida di Alessandro Pistolesi? cosa ci racconti della tua avventura in Valdelsa?

Il passaggio Firenze - Fiorentina non l'ho vissuto, fu un anno pesante per me a livello psicologico, dalla Fiorentina fu fatta una politica un po' invadente ed entrante, loro volevano investire e ci mettevano sotto pressione e ho deciso di cambiare aria e mi sono trovata a Castelfranco dove ho trovato una nuova casa e una nuova famiglia con Alessandro Pistolesi che mi ha trattato come fossi una figliola, a Castelfranco ho ritrovato me stessa e vissuto una seconda giovinezza, nel senso che (a parte alcuni periodi  opachi personali dovuti al cambiamento) sono andata oltre, e grazie all'aiuto di persone come Alessandro pur essendo tante di noi parecchio giovani siamo riuscite a raggiungere la serie A dopo averla sfiorata l'anno prima, mi ricorderò sempre di questo traguardo, dopo i pianti dell'anno prima vincerla è stato bellissimo; tre anni tra Castelfranco e Empoli bellissimi, poi siamo arrivati a Monteboro, è stato un sogno avere gli spogliatoi personali e uno staff che ti seguiva, era come vivere un sogno, toccare il professionismo con mano, è stato molto bello e stimolante anche se salendo l'ambiente diventa sempre più pressante e per questo bisogna essere mentalmente pronte.

Ilaria a Empoli, notare la classe e il tocco di palla, come vi dicevo...


Sei un'attaccante dai numeri imprevedibili, chi ha giocato con te e contro di te ti ricorda per un talento veramente cristallino, che segnava goal mai banali; qual è il tuo goal più tipico?

Non essendo una attaccante pura non saprei, io ho giocato molto d'istinto, se sono in giornata di solito sono un valore aggiunto altrimenti giocavamo in 10. Un goal tipico mio nel calcio a 11 è il tiro da lontano.

Altra merce rara in un calcio dove sembra obbligatorio entrare in porta col pallone...peccato non averti vista giocare, con queste caratteristiche saresti stata un mio idolo, te lo garantisco.
Parlando di avversarie; quali sono i portieri più forti che hai incontrato, quelle che ti negavano più speso la gioia del goal ma che poi era più bello riuscire a battere?

Il portieri più forti che mi sono trovata contro sono state Laura Giuliani contro il Como, e Katja Schroffenegger contro il Sudtirol. E poi, nel calcio a 5, è fortissima la mia amica Giulia Pacitto, che per fortuna gioca con me. E poi da compagna di squadra al Firenze Miku Matsubayashi, un gatto impressionante, agli allenamenti la volevo sempre avere con me, mai contro!

Ci credo, di Miku ho visto solo un allenamento con Sergio Innocenti su dvd e doveva essere veramente impressionante, meglio averla come compagna, così come Giulia peraltro che voi compagne avete soprannominato proprio "Gatto".
Nel 2018 indossi l'amaranto Arezzo, ultima tua esperienza, finora, nel calcio a 11; cosa ci racconti in merito?

Dopo Empoli sono infatti  tornata all'Arezzo, avevo qualche affaticamento mio personale dopo la serie A e avevo bisogno di staccare, di ritrovare una realtà più vicina a casa e in una serie meno stressante, in merito racconto che Arezzo è stata una realtà su cui mi sono trovata bene anche se l'annata non ha ripagato di tutti i sacrifici fatti, con allenatori che andavano e venivano, tutta una squadra nuova da amalgamarsi, però ho capito cosa volevo veramente, ovvero continuare a divertirmi.

Ilaria ad Arezzo.


Ci vuoi parlare adesso  delle tue esperienze nelle nazionali giovanili? Come è stato vestire l'azzurro? chi erano le tue compagne all'epoca? Hai qualche momento che vuoi ricordare?

La nazionale è stato un capitolo importante della mia vita calcistica e non, ricordo molto volentieri l'esperienza in Olanda, agli europei, con l'Under 19, con compagne di squadra come Valentina Giacinti, Elena Linari a Aurora Galli, che poi hanno fatto il mondiale. Mi ricordo le settimane passate ad allenarsi 2 volte al giorno, essere trattata come una professionista vera e propria, secondo me un'atleta, non solo nel calcio, se messo/a nelle condizioni di fare solo quello  può veramente rendere al massimo, in qualunque tipo di sport; non ti mancano mai vestiario, assistenza fisioterapica o medica, devi solo pensare ad allenarti e giocare, e questo tanti club ancora non riescono a garantirlo, ma ci sarebbero molte ragazze in più al top lavorando così. Mettere la maglia azzurra è un'emozione, quando suona l'inno e ti abbracci in quel momento senti l'emozione più grande, l'appartenenza a un qualcosa di meraviglioso. All'europeo arrivavo da convalescente, mi ero rotta il ginocchio e mi avevano operato pochi mesi prima, e per me era una grande rivincita, non ero al top della forma ma me la sono goduta ed è un momento che porto sempre nel cuore. 

Momenti indimenticabili in azzurro.


Ci credo, vestire l'azzurro è un privilegio assoluto e sei una delle pochissime mie intervistate che abbia avuto questa fortuna, sono veramente felice per te, un inno è emozionante già ascoltato da tifoso, ma da protagonista deve essere indimenticabile.
Poi passi al nostro caro San Giovanni calcio  a 5; come è stato l'impatto con il futsal? e con la squadra? Cosa ci racconti dello spogliatoio, delle tue compagne, del mister, di Mirco e Noemi? e qual è per te il momento più bello della stagione appena trascorsa?



Mattatrice al San Giovanni.


Adesso gioco a calcio a 5, è stata un'annata bellissima, non me lo aspettavo a essere sincera ma mi sono innamorata subito del futsal, vengo da un modo di giocare molto tecnico, molto empatico, ho bisogno del contatto col pallone e con la porta, non sono una calciatrice che viene fuori per le doti atletiche ma per quelle tecniche, e il futsal il quel senso ti valorizza tantissimo. 

Una finale di coppa persa contro il Montecatini, un momento di grande crescita per tutte (Didascalia di Ilaria)

Sono arrivata agli allenamenti con tanta voglia di imparare, e ogni volta che comprendevo uno schema o una tattica nuovi mi sono resa conto che questa è casa mia ed è stato come rinascere un'altra volta. Delle persone che ho incontrato qui posso dire che ho trovato persone che già conoscevo, come il capitano Francesca Tanzi che io ho sempre conosciuto perchè abitiamo nello stesso paesino e me la sono ritrovata come capitano, ed è stata una scoperta; Mirco Bossini che mi ha seguita fin da giugno e mi ha voluta fortemente; Noemi, che anche lei ha cercato di integrare le sue conoscenze venendoci incontro, è stata ed è il collante tra noi ragazze e la società, si è sempre fatta in quattro per noi. Daniele il mister, mi è venuta a cercare con il lanternino a fine maggio, abbiamo parlato e siamo diventati molto vicini come persone, mi ha ispirato subito fiducia e da li è stato un dare e un avere, ho preso tanto da lui tatticamente e in campo, e da me lui ha preso la mia esperienza nel calcio a 11, col San Giovanni tante persone mi hanno tirato fuori  cose che pensavo di non avere,  ancora sto imparando molto e posso migliorare ulteriormente. 



Ho avuto l'opportunità di giocare con compagne nuove dell'ambiente come Aterini e Ciofini, Pacitto anche loro veterane del calcio a 11, compagne che mi hanno ispirato come Eleonora Innocenti, la spensieratezza di Margherita e di Anna giovanissime, l'esperienza di chi fa questo sport da tanti anni come Berlingozzi, Tanzi, Medori, Giulia Liguori, tutte ragazze che sono nel futsal da una vita e dalle quali ho imparato praticamente tutto anche a livello di gestione, a muovermi nello spazio piccolo, l'essere poche e tutto il resto. 



Trionfi targati San Giovanni.


Che poi non ti limiti a giocare, ma alleni anche; ci vuoi raccontare qualcosa in merito?

Si, in quest'ultimo anno alleno anche i bambini del San Giovanni e grazie a questa esperienza  ho apprezzato ancora di più il calcio a 5 perchè posso dare loro le basi per imparare questo meraviglioso sport di squadra, e soprattutto far loro capire di fare parte di un collettivo, trasmettere l'importanza del lavoro di gruppo e dello stare insieme.

Il carisma di Ilaria allenatrice.


Onore a te che svolgi questo tuo ruolo con passione e dedizione,  i tuoi piccoli calciatori potranno recepire moltissimo da te.
Del San Giovanni adesso sei il micidiale Pivot; pensi di aver trovato una tua dimensione, oppure senti di voler ritornare un giorno al calcio a 11?

Io non mi pongo limiti, ho trovato una dimensione per adesso e mi sento a casa ma non escludo niente, adesso voglio continuare nel San Giovanni e l'ho deciso nei mesi dell'emergenza sanitaria, diciamo che vorrei trovare una dimensione nel futsal in quanto è uno sport che ha e da tante possibilità di crescita, e mi è sempre piaciuto. Però potrei, perchè no, anche ritornare al calcio a 11, non ci sono limiti se uno non se li pone, ma credo di voler provare a proseguire con questa strada.

Ma certo che non ti devi porre limiti, se te li poni a 25 anni è finita, puoi ancora fare tutto, puoi diventare una star assoluta del futsal e accompagnare magari il San Giovanni in serie A dove saresti senz'altro una delle top player non solo della squadra ma di tutto il campionato, oppure puoi ritentare l'avventura nel calcio a 11, magari con qualche anno in più di maturità e nuove esperienze che ti avranno fortificata, anche se il calcio femminile sta cambiando molto velocemente e sulle prime rischieresti di doverti "riambientare" ma chi ha avuto la fortuna di conoscerti, allenarsi e giocare con te mi ha assicurato la purezza del tuo talento e parla di te abbondando in superlativi, e non tifosi di passaggio, gente che se ne intende. Qualunque cosa deciderai sono certo che saprai sempre  domare al meglio quella sfera capricciosa che però quando arriva tra i tuoi piedi diventa docile, si addomestica e va dove vuoi tu, e questo lo farai a lungo e bene, non importa dove, tanto sarai l'idolo dei tifosi qualunque sarà la maglia che indosserai.

venerdì 26 giugno 2020

INTERVISTA A CLAUDIO PACCIANI, ALLENATORE DEL SAN MINIATO SIENA WOMEN'S

Care lettrici e cari lettori,

Oggi è un altro giorno importante per il blog, in quanto per la prima volta ho come ospite un allenatore di calcio a 11. Il mister in questione è Claudio Pacciani del San Miniato Siena women's, una squadra che milita in serie C e che quest'anno, prima della pandemia, stava facendo un buon campionato, una squadra piena di  talenti come Costanza Gangi, il capitano Clara Meattini, Costanza Mascilli, Eleonora Binazzi, Francesca Solazzo e la portierona Valeria Mazzola, solo per citarne alcune. Se lo stop da pandemia ha in qualche modo rallentato la crescita calcistica del gruppo non lo ha indebolito nella sua compattezza, e questo anche grazie a Claudio che ha saputo creare in climax giusto già da inizio stagione.

Mister Claudio Pacciani.


Ma ora vi lascio alle parole del Mister in persona;

Ciao Claudio, vuoi innanzitutto presentarti ai lettori? E prima di cominciare ad allenare hai avuto un passato da calciatore?

Ciao Omar, grazie per l' intervista, sono un amante del calcio fin da piccolo e ho giocato per vari anni, per poi interrompere la mia carriera da calciatore ancora molto giovane  causa rottura dei legamenti crociati, e questo  proprio  quando stavo per andare a giocare nella primavera di una squadra che militava in serie A ...la delusione è stata tanta da allontanarmi dai campi di calcio, poi grazie al sostegno di  un gruppo di amici ho cominciato a fare l' allenatore.
Riconoscimenti.

 Onore a chi come te, pur vedendo spezzati i proprio sogni, trova la forza di reagire e reinventarsi, solo chi ama visceralmente il calcio riesce  a farlo.
Come hai iniziato ad allenare? ci puoi raccontare il tuo percorso prima del San Miniato Siena? quali squadre hai diretto, tra giovanili e prime squadre?

Come ti dicevo prima il merito è di un gruppo di amici che mi hanno coinvolto in un progetto di una squadra di dilettanti; ero molto dubbioso perché comunque non avendo mai avuto esperienze da allenatore ero preoccupato ma al tempo stesso molto entusiasta di rientrare in un rettangolo verde come Mister, sono stati due anni bellissimi con il raggiungimento di risultati importanti quanto insperati, ed ho preso anche  patentino da allenatore dilettante.  Ad inizio stagione poi sono passato in un altra società guidando gli allievi ottenendo buoni risultati sul campo e formativi per il mio percorso in quanto ero seguito da allenatori del Torino ....ho avuto anche la fortuna di recarmi diverse volte  a Torino per seguire gli allenamenti del settore giovanile,  un' esperienza davvero fantastica, infine sono approdato al San miniato women's

Poi mi hai detto che un giorno frequentando un corso per allenatori, hai visto delle ragazze che si allenavano , e da li è nata la tua avventura nel femminile; ce la puoi raccontare? cosa ti ha fatto sposare la causa di queste ragazze?

Si e' vero, stavo frequentando il corso UEFA B per allenatori  a San miniato e una sera, finita la lezione, mi sono fermato con degli amici a vedere gli allenamenti della squadra femminile del San Miniato e sono rimasto letteralmente a bocca aperta, e tornando a casa mi sono detto "Spero che un giorno mi sia data la possibilità di allenare nel femminile" ... la fortuna ha voluto che da lì a poco sarei diventato l' allenatore di quella squadra!Il primo contatto con le ragazze è stato molto emozionante, dopo la riunione di presentazione ho iniziato subito a fare dei colloqui individuali per conoscerle meglio,  però al tempo stesso ero un po' preoccupato perché diverse ragazze chi  per motivi di lavoro chi per motivi di richieste da squadre di categoria superiore sono andate via ...ma per fortuna l' ossatura della squadra è rimasta, e da lì è iniziata la mia avventura.

Al lavoro con le ragazze.

E hai saputo ricreare davvero un bel gruppo, visto l'affiatamento che sento tra alcune tue calciatrici che ho già conosciuto. Ci puoi fare adesso una breve storia dei tuoi tre anni alla guida del San Miniato?

Una formazione del San Miniato Siena women's


 Le alleno appunto da tre anni ed è stata una soddisfazione enorme tutti e tre le stagioni...il primo anno avevo a disposizione  una rosa molto ridotta e ho dovuto attingere molto spesso dalla juniores, ma alla fine abbiamo centrato l' obiettivo prefissato a inizio anno, ovvero  la salvezza, e questo con diverse giornate di anticipo. Ci siamo tolti anche diverse soddisfazioni, come arrivare in finale di Coppa Toscana contro tutte le aspettative, e inoltre siamo stati l' unica squadra che e' riuscita a pareggiare contro il Pontedera allenato da Mister Ulivieri che ha vinto tutte le partite di quel campionato meno quella contro di noi.....il secondo anno con l' arrivo di nuovi innesti importanti siamo partiti con l'intenzione di provare a vincere il campionato e ci siamo riusciti alla grande.


Momenti dall'anno del trionfo.


Inoltre abbiamo  vinto la  Coppa Toscana ( questo era il mio primo obiettivo perché avevo promesso al mio capitano Clara Meattini che le avrei fatto alzare quella coppa)e  la Coppa Italia di categoria completando il "triplete" un traguardo difficilmente eguagliabile e ripetibile qui nel senese, una soddisfazione immensa  che rimarrà sempre nel mio cuore. 


Claudio festeggia la coppa Toscana con al fianco la bandiera, e sua vice nell'anno del triplete, Ilaria Gurgugli.


Quest'anno un'altra grandissima esperienza, la serie C, una categoria che non ti guarda davvero in faccia, squadre organizzatissime e con molta qualità in campo ma noi con diversi innesti abbiamo fatto il nostro campionato togliendoci anche delle belle soddisfazioni, una su tutte battere la Res Roma di Francesco Totti per uno a zero in casa ...poi il covid non ci ha permesso di terminare il campionato e sono molto dispiaciuto perché la squadra, formata da tante ragazze giovani e inesperte della categoria, stavano crescendo molto sia a livello tattico che di mentalità, per questo credo che sarebbe stato bello finire il campionato, altre soddisfazioni ci aspettavano, ne sono convinto.

Credo tu abbia ragione, tante squadre purtroppo, anche in serie A, si sono fermate nel loro momento migliore.
Ci puoi presentare in generale le tue ragazze? che spogliatoio hai trovato, e come è adesso?

Le ragazze in questi tre anni sono state sempre disponibili, con una grande voglia di migliorarsi e molto unite tra di loro....davvero un bel gruppo. 
Le veterane sono lo zoccolo duro e il motore della squadra, sempre pronte a confrontarsi e a risolvere eventuali problemi . Ma anche le giovani che si sono aggregate negli anni si sono integrate molto bene, perché a San miniato si respira aria buona... ci sono diverse giovani che hanno buone prospettive per il futuro, l' importante è che rimangano con i piedi per terra come dico loro sempre.

Altra immagine che resterà nella storia del club.



Sai, io non sono nessuno a livello calcistico, solo un puro appassionato, ma che nella vostra squadra si respiri aria buona me ne sono accorto parlando con alcune tue giocatrici come Valeria Mazzola e Costanza Gangi, o anche con grandi ex come Ilaria Ciofini. Sarà che amo Siena, sarà che mi avete convinto, ma d'istinto sento che siete belle persone e una bella realtà.
Che modulo adotti, di solito, per la tua squadra? E ci puoi dare il tuo tipico 11 iniziale?

Il modulo che adotto dipende dalle caratteristiche dei giocatori che alleno,  sono fermamente convinto che i giocatori vanno messi nella condizione di rendere al massimo. Comunque  amo il 4-2-3-1 , ma la formazione che mando in campo la domenica dipende da come si è svolta la settimana e dall' avversario che andiamo ad affrontare.

Un grazie a tutti gli allenatori che sanno variare un modulo a seconda delle esigenze, non ho mai amato i profeti di un modulo che vogliono attuarlo con qualsiasi avversario e con qualsiasi giocatore capiti loro in rosa, i Mister più bravi sono quelli che sanno capire e leggere una partita, gli integralisti sono sempre più fuori dal tempo.
Una domanda forse un po' brutale; ti hanno mai sfottuto per il fatto che tu alleni delle ragazze? io sento ancora un maschilismo tremendo verso questo sport, commenti agghiaccianti anche da parte di persone giovani, in qualche modo nell'ambiente degli allenatori ti hanno "discriminato" perchè alleni delle ragazze, oppure nessuno si è mai sognato di criticarti?

Assolutamente no, anzi l' anno scorso ho ricevuto la briglia d'oro e l'Oscar dei dilettanti per i risultati raggiunti, una bella soddisfazione per me e per la squadra.





Notte degli oscar (immagini da Teleidea)


Ne sono veramente felice, evidentemente le chiacchiere da bar rimangono al bar, almeno si rispetta le persone sul campo.
Una domanda adesso un po' triste; secondo te questa pausa forzata causa covid lascerà strascichi pesanti per le serie minori? Si è parlato di tutelare la A, c'è ottimismo per la serie B, ma dalla C in poi sembrate degli invisibili. Secondo te c'è speranza di ricominciare ad allenarsi in tempi brevi, e di iniziare il nuovo campionato a settembre?

Il Covid ha fatto molto male a tutta l' Italia e anche al calcio  dilettantistico, sono convinto che molte società faranno fatica a ripartire però sembra che piano piano le cose stiano tornando alla normalità ...me lo auguro di cuore per tutti, e spero che tutto torni alla normalità il prima possibile così potranno ripartire tutti i campionati per la gioia di chi la domenica non vede l' ora di scendere in campo.

E per la gioia di noi tifosi che ogni domenica vogliamo essere li a seguirvi, ci mancate veramente tanto, di tutte le serie, i fine settimana sono più belli quando le ragazze giocano, e non vedo l'ora si ricominci.
Ultima domanda; da allenatore quale futuro vedi per queste ragazze? vedi professionismo e tutele vicini per tutte loro o solo per la serie A?

Non saprei dirti, l'importante è che chiunque  decida di fare questo sport lo faccia con passione e con la voglia di divertirsi,  poi viene tutto il resto.
Voglio infine ringraziare te per  l' intervista e tutte le persone con cui ho lavorato in questi tre anni meravigliosi al San miniato women's.

Claudio e le sue ragazze ci salutano così.


Sono io che ringrazio te Claudio, per aver creduto e per credere nel calcio femminile, sono le persone come te che portano avanti i sogni, sono davvero felice di averti avuto ospite sul mio blog e sarà un grande piacere conoscerti di persona, magari con una bella stretta di mano quando sarà di nuovo "permessa" magari un giorno in cui le ragazze giocheranno di fronte al loro pubblico, perchè a tifare San Miniato verrò anch'io non appena possibile, che poi  venire a Siena è un piacere a prescindere, e  persone come te e le tue ragazze meritano veramente tutti gli applausi del mondo.



mercoledì 24 giugno 2020

IN MEMORIA DI ARIANNA VARONE


"Il viola e il rosa" si unisce al cordoglio unanime per la scomparsa di Arianna Varone, centrocampista della Riozzese classe 1999 deceduta nella notte a causa di un incidente stradale.



L'unica cosa veramente inaccettabile della vita, disse un poeta, sono i giovani che se ne vanno. Arianna era una centrocampista grintosa e dai piedi buoni, diceva infatti di ispirarsi sia a Gattuso che a Iniesta, due antipodi calcistici che però definiscono le ambizioni incerte ma coraggiose di un talento ancora tutto da scoprire e immaginare.

Aveva già indossato maglie storiche e prestigiose, quelle di Inter prima e Milan poi, per poi approdare alla società di Cerro al Lambro, rivelazione dell'ultimo campionato di serie B con un inizio lampo che la portò nelle prime giornate a duellare col Napoli per la vetta, e al momento dello stop per Covid la squadra occupava un ottimo quinto posto in coabitazione con la Fortitudo Mozzecane. In questa Riozzese Arianna era titolare e punto di riferimento, e aveva un bellissimo tiro da lontano, tiri che spesso sono finiti anche in rete.

Una gioia di Arianna (fonte; calcioinrosa.it)


Magari dove sei adesso Arianna puoi trovare chi si prenderà cura di te,  ci sarà Daria Nannelli che due anni fa ci lasciava nelle tue stesse tragiche circostanze, ci sarà Gaetano Scirea, capitano sempre, ad accoglierti e prenderti per mano, poi Gigi Meroni, il giovane Niccolò Galli, fino a Valentino Mazzola e tutto il grande Torino, e dopo qualche convenevole tutti improvviseranno una partita per farti sentire a casa, una di quelle partite infinite dove non si vince e non si perde più.



domenica 21 giugno 2020

INTERVISTA A SERGIO INNOCENTI, PREPARATORE DEI PORTIERI E CANTORE DELL'ULTIMO FIRENZE.

Come si suol dire, gli amici portano altri amici. Un bel giorno l'amico Jacopo Uccelli, dopo aver parlato con l'altro amico Cristiano Fattori, mi dice di aver contattato un signore formidabile, che ha collaborato col Firenze in qualità di preparatore dei portieri e che oltretutto è anche uno scrittore che ha voluto immortalare quell'esperienza in un libro,  "Tacchi & tacchetti" che fin da subito ho desiderato. E una mattina Jacopo passa da me e mi lascia il suddetto volume, del quale l'autore ci ha gentilmente omaggiato. Molto acutamente, Jacopo mi ha detto che la dedica non gliel'ha fatta fare, "Tanto ti conosco e gliela andrai a chiedere tu di persona". Il tempo di leggere (e rileggere) il libro, che è veramente un must per gli interessati alla storia del Firenze, e con Sergio, disponibilissimo fin da subito, ovviamente ci siamo trovati, perchè ho apprezzato l'omaggio e questo libro è diventato per me un vero e proprio manuale da consultare, per scovarci nomi, nozioni, leggere quelle storie che di solito per conoscerle devo andare a cercare dalle calciatrici stesse o dagli addetti ai lavori.

Sergio Innocenti si presenta con Francesca Durante e Miku Matsubayashi


Sergio si è dimostrata la persona che traspare dalla sua scrittura; schietta, diretta, generosa senza farlo pesare. Una miniera di informazioni, sono andato via da casa sua con la dedica che desideravo ma anche con altri suoi  libri e perfino un DVD con un allenamento da lui diretto con protagonista Miku Matsubayashi, la formidabile portiere nipponica che fu il simbolo del Firenze 2014/2015 e che grazie a Sergio conosceremo meglio. Insomma, l'ennesima gran bella collaborazione che sono lietissimo di presentare su questo blog.

Ciao Sergio, vuoi innanzitutto presentarti ai lettori?

 Eccomi: Sergio Innocenti, classe 1953. Metalmeccanico in pensione, con le “P” fisse in testa: Patrizia, mia moglie, la più bella cosa che potesse capitarmi al mondo. Il Pallone con predilezione particolare per il ruolo di Portiere (inevitabile per un ex portiere, padre di un portiere, preparatore di portieri di ambo i sessi). La Penna anche se oggi è soppiantata dal PC (sempre con P inizia), nel senso che mi è sempre piaciuto scrivere.

 Beh, mia moglie si chiama Eleonora ma diciamo che le altre due P le abbiamo in comune, anche se mi avresti sicuramente scartato a una selezione, che portiere più scarso di me non è mai esistito.
Hai passato un anno a Firenze come preparatore dei portieri nell'ultimo anno di vita di una società, L' Acf Firenze, che comunque rimarrà nella storia del calcio femminile toscano. Cosa ci racconti di quella società? chi sono stati i tuoi compagni e compagne di viaggio?

Il Firenze 2014/2015

 Purtroppo, come hai ben detto, sono capitato nell’ultimo anno di vita della società e nonostante l’entusiasmo che impiegavamo noi tutti dello staff si avvertiva in giro aria di dismissione. Quotidianamente si viveva il timore di essere “fatti fuori” al termine della stagione. Questa situazione personalmente non mi riguardava perché sapevo bene che a 62 anni con un curriculum sportivo men che modesto non avevo alcuna chance di conferma da parte della Fiorentina, la società che la stagione successiva avrebbe acquisito il titolo sportivo e con esso la prima squadra e la formazione Primavera del Firenze. Ricordo a questo proposito che una volta dissi alla dott.ssa Tamara Gomboli che era la psicologa introdotta in società dalla Fiorentina affinché monitorasse le varie situazioni: “Oh Tamara, possibile t’hai fatto colloqui con tutti escluso che con me e con Argo.” (Argo era il cane lupo di Luciano Bagni, il responsabile degli impianti), e lei mi rispose “Guarda non è detto che ciò sia un fatto negativo, comunque a breve te lo farò anche a te”. Naturalmente non me lo fece e, altrettanto naturalmente, non fui confermato dalla Fiorentina.
Ma non fui l’unico. A parte il mister Sauro Fattori nessuno di quello staff fu confermato, eppure era composto da elementi di indubbio valore professionale arricchito dalla passione con la quale operavano. 
La dottoressa Lucia Benvenuti era, ed è, una neurologa di valore mondiale, aveva fatto parte dell’equipe del prof. Mennonna quando, nel 1981, operarono Antognoni alla testa salvandogli la vita. Per le ragazze rappresentava un punto di riferimento imprescindibile anche oltre l’aspetto puramente medico. Costantemente presente senza percepire un euro di rimborso. Poi il fisioterapista Andrea Pratesi, un ragazzo giovane, pressoché coetaneo delle ragazze, ma di esemplare serietà, preparato in continua evoluzione ed aggiornamento sulle quali ciascuna calciatrice riponeva la totale fiducia. E ancora Mario Cioni e la sua vice Silvia Pratesi responsabili tecnici della formazione Primavera sui quali non occorre spendere troppe parole, basta dire che due anni prima avevano compiuto l’impresa di guidare la loro squadra alla conquista del titolo di campione d’Italia di categoria. Infine il preparatore atletico, il prof. Simone Conti, non riusciva a garantire una continuità di presenza a causa del suo lavoro presso le scuole e della sua lontananza abitando in Casentino, ma professionalmente era il massimo ed alla fine credo che sia stato proprio lui il pezzo più pregiato che è poi mancato alla Fiorentina women’s l’anno successivo in cui, nonostante la faraonica campagna acquisti e nonostante che non fossero ancora entrati in gioco altri Club professionistici (Milan e Juventus lo faranno successivamente), si classificarono soltanto al 3° posto guadagnando quindi una sola posizione rispetto a noi e non acquisendo dunque il diritto a partecipare alla Champions.

Foto dello staff scattata a Cuneo prima della partita contro le padrone di casa; si vedono, da sinistra a destra, Mattia Martini (addetto stampa) Vittorio Casucci (D.G.) Franco volpi (accompagnatore) Milo Oculisti (accompagnatore) Lucia Benvenuti (medico sociale) Andrea Pratesi (fisioterapista) e Sergio. (Didascalia di Sergio)


Innanzitutto grazie per la sincerità ,sono sbalordito da quello che mi hai detto su Lucia, con la sua modestia nell'intervista che ho fatto con lei non ne ha minimamente accennato, queste sono le grandi persone. E' incredibile come uno staff di tale livello, tutti quanti, con persone come Lucia che hanno prestato la loro opera gratuitamente, vero e proprio volontariato sia poi stato spazzato via così, capisco imporre una veste più "professionale" a una società però questi repulisti senza criterio fanno veramente male alle persone che hanno dato tutte loro stesse per una causa, e sinceramente di chi mi parla di buonsenso e scelte inevitabili diffido, con le persone si può sempre parlare e trovare un accordo, se hanno lavorato bene e vogliono continuare a farlo.
Avevi già avuto esperienze nel calcio femminile, oppure come dirigente o altro nel maschile? se si, come ti è parsa la realtà della società, già professionale o ancora per certi versi ancora "dilettantesca" di nome e di fatto?

Nel calcio ho operato per tanti anni, basta pensare che mi sono iscritto al corso per allenatore nel 1979 e per tanti anni ho allenato, poi sono stato anche Direttore Sportivo e ricoperto anche cariche più importanti a livello dirigenziale. Poi quando hanno iniziato a giocare i miei figli (Fabrizio del 92 e Mirko del 94) ho tirato un po’ i remi in barca e mi sono specializzato nel preparare i portieri, funzione che non mi vincolava, nelle squadre giovanili, per il sabato e la domenica.
Quella del Firenze però è stata l’unica esperienza nel “femminile” e devo dire che la realtà, seppure con limiti oggettivi (per tutte le ragazze giocare al calcio veniva in seconda battuta rispetto al lavoro o allo studio), si poteva dire che l’attività veniva gestita e vissuta con professionalità. Quattro allenamenti alla settimana, trasferte in pulman, pranzo al ristorante prima delle gare, (anche quando giocavamo in casa), il sottoscritto che entrava in campo quaranta minuti prima con il portiere per il riscaldamento.
Ed anche gli altri aspetti organizzativi erano ben curati grazie alla competenza del Direttore Generale Vittorio Casucci, un dirigente con un palmares invidiabile anche a livello professionistico.

Invito a una televisione di San Marino; nella foto Sergio, Vittorio Casucci, Arianna Ferrati e Mattia Martini (didascalia di Sergio)


E una simile organizzazione non era davvero poco in anni, seppur recentissimi, ancora quasi "pionieristici" per certi aspetti.

Veniamo adesso al lato professionale della tua figura; ci puoi descrivere  gli aspetti tecnici da preparatore dei portieri? gli esercizi che prediligevi, la durata delle sedute, il riscaldamento prepartita?

Sergio, Miku Matsubayashi e Arianna Ferrati (foto del 2018).

 L’allenamento principale che svolgevo con i portieri era quello del lunedì dal momento che era l’unico che aveva luogo di pomeriggio (gli altri iniziavano alle 18.30) e sul campo ero presente solo io con i portieri perché il resto della squadra sarebbe arrivata verso le 18.00. Naturalmente era anche quello più duro. Lavoravamo molto sulla forza, con palloni medicinali, piegamenti, flessioni, addominali ecc.
Gli altri allenamenti si svolgevano il martedì, mercoledì e giovedì anche se il mercoledì di specifico non si faceva quasi niente dato che la seduta era interamente dedicata alla partita d’allenamento contro la Primavera.
Il martedì ed il giovedì invece si effettuavano esercitazioni più orientate all’aspetto tecnico ed a situazioni di gara. Si andava avanti per circa 40 – 45 minuti al termine dei quali i portieri venivano chiamate dai mister Fattori e Cioni per le loro esigenze tecnico tattiche, comprensive di tiri in porta.
Per quanto riguarda il riscaldamento prepartita, i primi 5 minuti erano svolti in maniera molto blanda e servivano soprattutto per la scelta delle scarpe (tasselli in gomma, in alluminio, o misti), poi si cominciava con tiri centrali, media altezza, raccolte, prese alte, insomma tutte le modalità di conclusione che non richiedevano interventi a terra. A seguire si sollecitavano i riflessi, e poi si cominciava, in maniera soft ad “assaggiare” il terreno, aspetto fondamentale, specie quando giocavamo fuori casa in un campo, dunque, non conosciuto. Poi si forzavano gradatamente i tuffi. Successivamente si passava ai cross. 7 o 8 da destra altrettanti da sinistra. Infine si provavano i rinvii da fondo campo. Si rientrava negli spogliatoi circa 7-8 minuti prima dell’inizio della partita in modo che il portiere avesse il tempo di cambiarsi la maglia per indossare quella da gara e per prepararsi quindi per la chiama dell’arbitro.

Perfetto, su questo blog amo fare anche divulgazione sugli aspetti tecnici, ed è davvero un piacere trovare persone precise e disponibili come te, complimenti davvero.
Tu hai avuto il privilegio di allenare un portiere che pur essendo rimasta un solo anno è considerata da molti la più forte della storia del Firenze, ovvero la nipponica Miku Matsubayashi. Ho provato a contattarla via social ma evidentemente la mia fama non arriva fino al sol levante, quindi non ci resti che te per farcela conoscere. Com'è stato il tuo rapporto con questa fuoriclasse, la vostra stagione insieme? nel tuo libro ne parli in termini più che elogiativi.

Sergio e Miku Matsubayashi (foto del 2017)

 Per definire Miku a 360° esiste un solo termine: Unica. Certamente non può essere stata considerata il miglior portiere del mondo perché era alta appena 1,68 ma se avesse avuto, non dico tanto, 7 o 8 centimetri in più non ce ne sarebbe stato per nessuno. Ma anche così era sicuramente la miglior portiere del campionato.
La sua forza era la capacità di concentrarsi e l’umiltà con la quale non si accontentava mai. Non avrebbe saltato un allenamento per nessuna ragione al mondo. Ricordo una volta che era venuta a trovarla la sua mamma da Tokyo e Fattori le aveva accordato un permesso per stare un po’ di più con lei. Non ne volle sapere, il lunedì era in campo come sempre.
Purtroppo nella stagione 2014/15 aveva già 31 anni, è stata l’ultima che ha disputato, poi è tornata in patria, ma ogni anno veniva qualche giorno a Firenze e ci vedevamo, era una gran gioia. Quest’anno invece è successo quel che è successo.

Miku premiata dal portiere dell'ex Florentia Viola Andrea Ivan alla quarta edizione del premio Maria Nisticò notte del pallone rosa (didascalia di Sergio)


Trovo meraviglioso anche solo il fatto che dal Giappone Miku sia arrivata fino a Firenze, chissà cosa l'ha portata a maturare questa scelta, vivere in una realtà così lontana, in una società che sicuramente pur essendo ben strutturata non aveva certo il rigore nipponico a cui Miku poteva essere abituata...sono le cose strane e belle della vita, chissà compagne e tifosi quale ricordo hanno di questa meravigliosa eccezione non solo della storia del Firenze ma di tutta quella del calcio femminile italiano.
Quali altri portieri ti erano state affidate? Una indossa ancora la maglia viola ed è uno dei talenti più fulgidi del panorama Italiano, ovvero Francesca Durante, e poi chi? e che ricordi hai di loro?

 La Durante (classe 1997) è risultata sicuramente penalizzata dalla presenza di Miku, e con lei mi posi sin da subito un obiettivo. Era il portiere titolare della nazionale Under 19 e tale volevo che rimanesse nonostante che fatalmente avrebbe giocato poco, forse mai, in campionato. Ci sentivamo spesso con il preparatore dei portieri della nazionale Claudio Del Ciello  e concordavamo delle sedute extra che per un certo periodo ho effettuato con Francesca il venerdì (giorno di riposo per il resto della squadra anche perché era la vigilia della partita), ovviamente previa autorizzazione di mister Fattori.
L’obiettivo è stato raggiunto e ne sono stato felicissimo. Naturalmente il merito è stato della ragazza che non si è risparmiata nell’impegno.
Per il resto ho allenato Noemi Fedele, Alice Valgimigli e Julia Cona.
Potenzialmente la più forte delle tre era Alice, purtroppo però anche con lei il fattore statura è stato impietoso  e l’ha limitata pesantemente.

Alice Valgimigli, una prediletta di Sergio e dei tifosi.

Noemi è una ragazza fortissima fisicamente ma spesso è rimasta fregata dal suo carattere un po’ emotivo, mi auguro che nel frattempo sia maturata in questo aspetto perché potenzialmente è davvero un ottimo numero 1.
Quanto a Julia doveva molto crescere sinceramente, ma la volontà non le faceva davvero difetto quindi auguro anche a lei ogni bene calcistico e non.

Noemi e Julia le conosco poco, Noemi specialmente non ho fatto in tempo a vederla giocare dal vivo ma spero che in Spagna stia trovando lo spazio che merita, su Alice concordo, un portiere di grande talento e personalità che spero tantissimo di rivedere a buoni livelli nel calcio a 11, so che ha intenzione di riaffacciarsi a esso e per lei ne sono davvero felice, senza nulla togliere alla sua attuale militanza nel Futsal che è uno sport bellissimo e che non ha niente da invidiare al calcio.
Sull'anno a Firenze hai, come detto, scritto un libro imprescindibile per gli appassionati di calcio femminile e della storia del Firenze, quasi un testo sacro in prospettiva, uno di quelli che sogno di scrivere io, il tuo "Tacchi & tacchetti" .Ci racconti della genesi di questo libro, come è nata in te l'esigenza di mettere su carta la tua esperienza? era la tua prima prova letteraria?

La mia copia di "Tacchi & tacchetti"

 Come ti ho detto scrivere è una mia passione, e quindi ho sempre scritto durante la mia vita, magari in fogli che poi ho riposto in un cassetto, ma alla fine qualche libro l’ho tirato fuori. Ne avevo già scritto uno intitolato “Un son miha bischero io” dove ho raccontato della giovinezza di noi “ragazzi” nati negli anni 50, ed era piaciuto molto al vicepresidente Roberto Orlandi il quale mi chiese di scriverne uno per la squadra e così decisi di accontentarlo. Successivamente ne ho scritti altri “Maria Nisticò – ricordi e memorie de La Notte del Pallone rosa” (che parla di una ragazza deceduta tragicamente nella piscina comunale di Scandicci e della manifestazione, a lei dedicata, che organizzo annualmente all’interno del comune di Scandicci), e “Il Pallone di Quoio” storia autobiografica della mia vita calcistica che è poi quella tipica di un calciatore dilettante il quale prosegue a frequentare il mondo sportivo dopo avere appeso le scarpe al chiodo.

Giulia Orlandi premia Elena Gigli,portiere della nazionale italiana di pallanuoto, in questa foto insieme al conduttore Roberto Vinciguerra nel corso della terza edizione del premio Maria Nisticò Notte del pallone rosa (didascalia di Sergio)

E degli ultimi due che mi hai citato me ne hai gentilmente omaggiato, li sto leggendo e sono veramente molto interessanti, hai il talento del narratore e inoltre in tutta la tua opera trovo che tu abbia una vena da "Clint Eastwood" ovvero di sentimentale che cerca di non dare a vedere di esserlo, che mi piace davvero molto.
 Vediamo adesso "Tacchi & tacchetti" più in dettaglio, in quanto ne amo moltissimo la struttura; prima parte introduttiva che descrive in modo esaustivo l'ambiente e le storie tue e dei tuoi compagni e compagne di viaggio, e poi fai un'analisi di tutta la stagione partita per partita, simile alle cronache che facevo io ai bei tempi in cui le ragazze giocavano (settembre si avvicina..quanta voglia ho di rivederle in campo, anche solo su TimVision) ovviamente molto più esatte in quanto eri proprio li, parte di loro e della loro storia, un semplice tifoso non potrà mai arrivare ad avere l'empatia e la profondità di chi quei momenti li ha vissuti da addetto ai lavori. In ogni caso, specialmente nelle cronache, ti dimostri un narratore sapido, appassionato e non di rado polemico, molto Fiorentino; sei soddisfatto del risultato finale?

 Sì, sono rimasto soddisfatto. Ho cercato di non scordarmi di nessuno e credo di esserci riuscito. Quanto al tuo giudizio che hai espresso ti ringrazio. Non posso fare a meno che prenderne atto, sperando che sia condiviso anche da tutti gli altri che hanno avuto la bontà di leggerlo. 

Questa foto su scattata a campionato finito, il giorno della presentazione ufficiale di "Tacchi e tacchetti", facemmo poi una amichevole contro una mista giornalisti e viola club. Io sono in mezzo a Maria Federica Giuliani, che era la presidente della commissione sport del comune di Firenze, e Tamara Gomboli, la psicologa della Fiorentina. Accanto a Maria Federica c'è il vicepresidente Roberto Orlandi  e leggermente sotto il D.G. Vittorio Casucci (didascalia di Sergio)


Credo proprio di si, Sergio. Nel libro lodi spesso alcune calciatrici molto note come Alia o Giulia Orlandi, ma hai parole dolci per altre che invece sono rimaste più nell'ombra; quali erano secondo te i talenti più cristallini, tra le giocatrici di movimento, di quel Firenze?



Festa di fine stagione.


 Le ragazze erano tutte brave. Anche per loro non è stato semplice vivere un’annata in cui si sentivano costantemente sotto pressione sapendo che a giugno a diverse di loro sarebbe stato dato il benservito. Non ti nascondo però che alcune mi hanno deluso, una in particolare allorché nel corso di un’intervista a La Nazione dichiarò che la differenza, adesso che erano alla Fiorentina, la faceva essenzialmente lo staff che “quest’anno è veramente competente”. Sono rimasto male in particolare per la dottoressa e per tutti gli altri componenti del nostro staff che le abbiamo sempre trattate con il massimo affetto.
In ogni caso un paio di ragazze, oltre a Miku, delle quali conservo un ricordo particolarmente buono a livello affettivo sono Simona Parrini e Arianna Ferrati.

Arianna Ferrati sempre nella suddetta trasmissione Sanmarinese.


Ho il piacere di conoscere Simona Parrini e sono onorato del fatto che ormai mi consideri suo amico, una persona splendida come ce ne sono poche, che spero che tra tantissimi anni quando smetterà poi rimanga nel mondo del calcio, il movimento ha bisogno come il pane di persone eccezionali come lei. Per quanto riguarda l'incauta dichiarazione di cui sopra, purtroppo in tante ragazze giovani e giovanissime il sentimento della gratitudine e del rispetto è ancora piuttosto vago, spero che tra qualche anno magari capisca il dispiacere che le sue parole hanno dato a tante persone che le hanno voluto bene.
Ultima domanda; come vedi il calcio femminile oggi rispetto a quello di qualche anno fa, anni che però sembrano decenni? è migliorato in tutto o rimpiangi le società e l'ambiente del passato?

Guarda Omar, ti confesso che nonostante che abbia vissuto per larghissimo tempo la stagione 2014/15 con grande passione ed entusiasmo, fino a scriverne un libro e fino a chiedere a mio figlio di comporre l’inno per la squadra, ciò che è accaduto nell’ultima parte della stagione e da giugno in poi mi ha fortemente amareggiato. Non voglio entrare in dettagli che servirebbero solo ad annoiare chi ci legge, ma francamente ho preferito rientrare nel calcio dilettantistico maschile, del resto la mia poca esperienza di calcio femminile, avendolo vissuto una sola stagione, non mi pongono in condizione per rispondere con cognizione di causa a questa tua domanda.

Ti capisco Sergio, e anzi ti ringrazio, nonostante tutto, per averne comunque parlato in questo blog. Anche per me sinceramente, con l'esonero di Alessandro Pistolesi e tante altri piccoli segnali di cambiamenti che porteranno magari tutele e soldi alle ragazze e al movimento rinunciando però a una componente più umana della quale, secondo me, il calcio femminile non può ancora fare a meno, mi hanno portato a raffreddarmi, fino a rivolgermi, per il mio progetto, scientemente a ragazze che militano in serie minori, anche se di spessore umano e di bellissime storie da raccontare ce n'è anche di più che in serie A. Credo che persone come te non possano rinunciare al fattore umano, non so nella nuova realtà della Fiorentina women's quanto saresti stato disposto a scendere ai nuovi compromessi anche in caso di tua conferma, ma di una cosa sono sicuro; hai amato ogni istante di ciò che hai fatto col Firenze, e voglio concludere con uno splendido verso di tuo figlio Fabrizio  e dell'inno ufficiale della squadra (che non è stato adottato dalla Fiorentina, ed è un peccato...)  da lui composto, ovvero "Col sole, col vento e con la tempesta cambieranno i tempi ma quel giglio resta" quasi un presagio a rileggerlo oggi; tutto cambia, le persone, dalle calciatrici allo staff, passano e vanno, però la maglia è sempre quella, viola col giglio, e va continuata ad amare nonostante tutto.
Grazie Sergio, per il tuo tempo e la tua testimonianza, e per tutto il grande lavoro che hai fatto con le ragazze, che ti porterà a essere ricordato con affetto, tu, Lucia e tutti coloro che hanno lavorato col cuore in mano. E per averlo immortalato in un libro davvero imprescindibile.



sabato 20 giugno 2020

ILARIA NANNI, UN CUORE...IN PIAZZA.


Come diceva Vinicious de Moraes, "La vita è l'arte dell'incontro" e quasi sempre i migliori  si fanno per puro caso, anzi nascono dove proprio non ti aspetti di trovare del buono, in quanto a far conoscere me e Ilaria Nanni è stata una circostanza davvero triste, quella dell'inopinato esonero di Alessandro Pistolesi, un giorno triste senza appello, perfino il cielo pianse lacrime amare e a inizio giugno sembrò tornare l'autunno. In questa occasione, nei tanti messaggi di solidarietà ad Alessandro, c'è stato quello di una ragazza che aveva letto e condiviso il mio post dedicato alla questione sul blog, io l'ho ringraziata e a scambiandoci qualche commento ho capito al volo che era stata ed è tuttora una persona parecchio vicina ad Alessandro e che avrebbe avuto molte belle cose da raccontare;  da rapace quale sono (si lo so, rompo le scatole a volte, ma è l'unico modo che ho per chiedervi le vostre storie) le ho chiesto se su quel mio blog le andasse di apparire; Ilaria, con mia grande gioia ha accettato ed è stata una persona davvero meravigliosa fin da subito, simpatica, gentilissima e veramente disponibile verso il mio progetto.

Ilaria si presenta...in dolcissima compagnia.


Ne è nata una collaborazione davvero splendida e anche un'amicizia, per me persone come Ilaria sono semplicemente la quintessenza di tutto quello che cerco per il mio progetto; tutto il bello, il triste, il commovente, il picaresco del calcio femminile in una sola intervista, il tutto con dosi massicce di sana allegria e ironia.
Ilaria Nanni è stata una delle ragazze della Piazza, la prima squadra allenata da Alessandro, poi sempre la stessa, diventata Valdarno, Castelfranco e infine Empoli ladies, ma il cammino di Ilaria è stato relativamente breve,anche se intensissimo. Ma inutile che vi anticipi oltre di questa intervista appassionante come un libro giallo e che, proprio come un poliziesco, si gusta meglio senza saperne troppo.

Ciao Ilaria, grazie ancora di essere mia ospite su questo blog, ti vuoi innanzitutto presentare ai lettori?

Ciao a tutti, sono Ilaria Nanni e mai e poi mai avrei pensato di arrivare ad essere intervistata per parlare della mia carriera calcistica a 44 anni! Sono nata e cresciuta a Castelfranco di Sotto (anche se adesso abito a Santa Maria a Monte, il paesino accanto) e, come molti nella mia zona, lavoro nel settore del comprensorio del cuoio come tecnico.

Non ti stupire, ho intervistato anche persone oltre i sessanta, anzi persone come te Ilaria sono le ospiti ideali per questo blog, piene di passione per il calcio e con tante storie da raccontare che diventano più belle perchè in esse si è posata la polvere gentile del tempo, che da una parte ha ammantato di un velo di sana nostalgia i tuoi ricordi e dall'altra ha coperto qualche magagna che magari all'epoca poteva rovinare tutto l'insieme.
Parlaci di Ilaria bambina; chi o cosa ti ha fatto nascere la passione per il pallone? e dove hai tirato i tuoi primissimi calci? Prima della Piazza ti è capitato di giocare in qualche squadra maschile?

Da bambina non ho ricordo diverso che riguarda lo sport che non sia legato al pallone; il mio babbo è stato il primo a mettermi una palla ai piedi, credo appena ho cominciato a camminare. Mi insegnava i fondamentali mentre si pavoneggiava di essere lui un fuoriclasse del Castelfranco. Crescendo passavo le estati ed i fine settimana col mio cuginetto che puntualmente battevo ai rigori (fortunatamente l’ha sempre presa bene!). Andavamo insieme ai campi estivi e lui si divertiva a coinvolgermi nelle partitelle tra bimbi che ridevano per la sfacciataggine che mostravo nel volermi mescolare a loro, sicuri di umiliarmi in partita. Puntualmente ci rimanevamo male e mio cugino si divertiva da morire nel vedere che venivano battuti da una “femmina”…..io ovviamente mi divertivo più di lui!




Meravigliosi momenti in bianco e nero...


Arrivata alle medie dove tutte le mie compagne facevano pallavolo o danza o ginnastica ,io ovviamente non trovavo stimolo ne interesse ad essere come loro e passavo i miei pomeriggi alla finestra del mio studio che affacciava su un vecchio spiazzo erboso. Lì venivano a giocare i bimbi e un bel giorno vidi anche una bambina tra loro. Un vero fenomeno, li metteva tutti a sedere, era una forza della natura. Io incuriosita mi sono piano piano avvicinata a loro cercando un contatto. Quella bambina era Veronica Lanzotti , diventerà il futuro bomber della Piazza. Mi notò il vecchio presidente del tempo, Spartaco Baldasserini, che era sempre alla ricerca di nuove leve e mi propose di provare a giocare nella squadra di calcio femminile del mio paese... La Piazza. Noi ci pensai due volte e mi buttai!

Certo Alessandro sarà stato un grande a creare quello che ha creato e a plasmarvi, ma il Valdarno, che fucina di talenti! avere Veronica Lanzotti praticamente in casa, che colpaccio. E poi dai, bello anche come hai cominciato te, una proposta e via, senza tanti fronzoli.
E quindi giovanissima, a soli 13 anni, arrivi alla Piazza di Alessandro Pistolesi, della quale sei poi stata una vera e propria bandiera. Raccontami abbondando in particolari la storia della Piazza di fine anni ottanta, come l'hai trovata, chi sono state le prime persone che ti hanno presa per mano e fatto innamorare di questa squadra, Alessandro coi capelli...cose di questo tipo ;-)

Crescere, insieme.


Ahahah …..mi fa ridere che ti impressioni l’immagine di Ale con i capelli! In effetti si parla della preistoria :-P in realtà Alessandro non è stato il primo allenatore della Piazza, quando cominciai io ci allenava un altro ragazzo, Michele Bettini, un matto totale che ricordo con tanto affetto perché ci faceva divertire da morire, specialmente agli allenamenti. Ci prendeva continuamente in giro… La nostra squadra non era (come tutti gli inizi di ogni cosa) una vera e propria squadra, ma più un agglomerato di personaggi che volevano passare in allegria qualche ora la sera dopo il lavoro. Non eravamo propriamente delle “atlete fisicate” anzi…. C’erano ragazze più o meno giovani (alcune direi non più giovanissime in realtà), di tutte le taglie e misure! Qualcuna col pallone proprio non c’entrava niente, ma aveva così tanta voglia di provarci che non si tirava mai indietro! Lì ci trovai la bambina che vedevo giovare al campetto, Veronica e pure altre bambine che avevo frequentato alle elementari e non avevo nessuna idea praticassero questo sport. Fui colpita piacevolmente!
Giocavamo nel torneo estivo che la società organizzava denominato “Pallone Rosa”, ovvero il primo torneo di ragazze che fosse mai stato organizzato (che io mi ricordi). Nato da un’idea geniale di Alessandro e Spartaco di creare la versione al femminile della già esistente squadra maschile de “la Piazza”.
Forse perché era estate, complice le belle serate all’aperto, in più la curiosità di vedere delle ragazze correre dietro al pallone (una rarità per quei tempi!) in molti venivano a vederci giocare (vabbè …. numeroso intendo più delle 20 persone abituali!), fu allestito un piccolo bar all’interno del vecchio campo dei Macelli, in paese si creò un bel po’ di frastuono per la “strana novità”. In poco tempo diventò un’abituale manifestazione estiva con sempre più squadre che aderivano. Sentivamo molto il peso della competizione,volevamo vincere, eravamo molto galvanizzate dal fare bella figura “in casa”. 

La "Piazza rossa"...(Battutone)

Ma è fantastico, hai fatto rivivere dei momenti meravigliosi, pensa che delitto se fossero andati perduti...ma invece no, ora sono patrimonio degli appassionati di calcio femminile! penso a quelle estati del Pallone rosa (del quale bisognerà ASSOLUTAMENTE ricostruire la storia in dettaglio...Alessandro ti infastidirò parecchio sappilo, forse è meglio se trovi da allenare alle isole Lipari...)  alle calde sere d'estate tutti insieme con un ghiacciolo o una fetta di cocomero, i profumi della notte, i campi illuminati con falene e zanzare che girano attorno ai riflettori, il vostro impegno, il sudore, le grida vostre e del pubblico di genitori, conoscenti e paesani che vi incitano...sono queste le storie che voglio salvare e tramandare, e ti ringrazio ancora.
E per quanto riguarda il beffardo riferimento ad Alessandro coi capelli; io li ho persi tutti già a ventidue anni, avrei anche poco, ma poco poco, da fare battutine...
A quanti anni hai conquistato il posto in prima squadra? e qual era il tuo ruolo in campo?

In realtà sono quasi subito entrata in prima squadra, non credo per chissà quali doti calcistiche, ma piuttosto perché mancavano calciatrici. Prima non era come adesso, eravamo molte meno a praticare questo sport, era più difficile anche solo venire a sapere che esisteva una squadra di calcio femminile. Io stessa se non mi avessero trovato loro ne ignoravo l’esistenza! Come già accennato, il presidente cercava continuamente bimbe da coinvolgere e far entrare in squadra, si faceva fatica ad essere più di 11 per affrontare un campionato intero o anche solo un torneo!
All’inizio sono partita come ala destra, col numero 7….in seguito Alessandro mi cambiò di ruolo facendomi diventare un terzino di fascia e da lì in poi non ho mai più abbandonato il mio numero 2.





Primo di tanti undici, e gli anni passano...


Che meraviglia quando i numeri definivano i ruoli, rimpiango tantissimo quel calcio dove anche il numero di maglia ti definiva e contribuiva a farti ricordare nel tempo, ora chi si ricorda di uno con l'85 o il 99?
Parlaci adesso di Alessandro Pistolesi, col quale hai avuto un rapporto lungo e una grande amicizia che vive ancora nel presente. Ci puoi raccontare di lui, di come ti ha cresciuta calcisticamente, di quello che ti ha regalato a livello tecnico e umano?

Ale per me ( ma sono sicura di parlare a nome di molte ragazze) ha rappresentato il collante negli anni, il motivatore, la forza di crederci e non mollare mai. E’stato molto più che un allenatore, lo sentivamo come un “secondo babbo” . Ti giuro che molte volte ritrovando le mie ex compagne di allora parliamo di lui con questa sorta di reverenza, tutte con la stessa idea di lui, tutte d’accordo nel riconoscergli molto, al di là dell’allenatore, prima viene la persona eccezionale che è. Lui c’è sempre stato, non c’ha mai lasciate sole, ha sorbito i drammi degli spogliatoi al femminile e ti assicuro che mettere 15, 18 ragazze insieme e gestirle anno dopo anno non è affatto semplice …. anzi, è il delirio! Ha mediato nei momenti bui facendoci vedere sempre oltre, caricandoci quando stavamo attraversando un periodo di risultati negativi, ha saputo tirarci su, in qualche modo c’è sempre riuscito …. ed infatti i risultati in campo gli hanno dato poi ragione. Da una squadra di bimbe ci ha trasformate in una squadra da serie A. Il merito è veramente stato tutto suo. L’ho sempre percepito come un allenatore di altri tempi, attaccato agli ideali sani di questo sport, mosso solo dall’entusiasmo e la passione di arrivare con fatica a vincere, ma partendo dal basso, con le proprie forze …. diciamo un “sentimentale del pallone” se me lo consenti. Il fatto stesso di esser sempre rimasto nell’ambiente del femminile (considerato da sempre un calcio di classe inferiore) , pur avendo avuto comunque richieste di passare ad allenare squadre maschili è forse il miglior esempio per descrivere la sua mentalità, il suo modo di intendere il suo ruolo. Questo per me è sempre stato d’esempio.
Mi ricordo ancora le domeniche in trasferta i primi anni,con la sua Astra Station Wagon nera strapiena di borse , palloni, borracce e ovviamente noi ,finchè c’entravamo, perché non tutte avevamo dei genitori che potevano portarci fuori in trasferta ogni 2 domeniche e nemmeno potevamo permetterci un pullman tutto nostro almeno agli inizi. Allora ci portava lui, faceva il giro e con la macchina piena si partiva, cassetta di Alanis Morissette nello stereo e via… Rosignano, Uliveto, Arezzo, Pian di Mommio…..si giocava, si sputava l’anima e si ritornava a casa, a volte incavolati per la sconfitta, in silenzio quasi per tutto il viaggio, a volte ( sempre di più) felici per la vittoria, nell’Astra station. Che spettacolo.


Ilaria in azione


Sentimentale del pallone...che immagine perfetta, una frase che lo definisce alla perfezione. Tanto sentimentale, forse troppo, in questo calcio ormai orientato altrove persone come lui sono quasi dei ribelli, dei dissidenti, la Rosa bianca del calcio.
Chi erano le veterane della Piazza a quell'epoca? quale di loro ti ha presa per mano e fatto crescere? quali erano secondo te le più forti, e/o quelle dalle quali hai imparato di più? facci un po' di nomi, aiutaci a conoscere le tue ex compagne.



Qui devo davvero scavare nella memoria … ne sono passati di anni … mi ricordo quando entrai la squadra era pressoché divisa anagraficamente in 2: donne adulte, o meglio molto più grandi di me e ragazzine della mia stessa età o poco più grandi … tra tutte ricordo le storiche gemelle Sabrina e Laura Montagnani, la prima il nostro mitico stopper, regina della difesa, la seconda il portiere insieme a Marcella Crocetti. Non posso non citare un’altra Sabrina storica della Piazza che , per differenziarla dalle altre Sabrine in squadra, ribattezzammo tutte “Natalina”perché compiva gli anni la vigilia di Natale. Lei ancora oggi è una mia carissima amica che ovvio, chiamo Natalina! Con molte di loro in realtà sono sempre in contatto e questo credo alla fine sia la cosa bella che ti rimane dello sport. Farti gli amici per tutta la vita. 
Tra le più forti la già citata Veronica Lanzotti, che ha giocato con me per tutta l’ascesa della Piazza fino ai livelli nazionali. Era ed è tuttora un fenomeno(già perché so che gioca sempre!), il numero 10, basterebbe questo per descriverla. Una stagione in campionato mi ricordo fece più di 60 gol. Nessuna come lei!




Un’altra ragazza veramente forte tanto da arrivare fino ad indossare la maglia della nazionale era Sara Ercoli, lei veniva dalla squadra delle più piccole soprannominate “le ragazze terribili” perché furono messe in un girone insieme ai maschi (non essendoci altre squadre di bambine di quell’età) divennero famose in tutta Italia, mi ricordo dedicarono a loro anche un servizio in una trasmissione sportiva di Italia 1, per quei tempi un eventone!!! Anche con lei siamo cresciute calcisticamente insieme. Il bello di quell’ambiente era proprio questo …. quando ci entravi (specialmente da piccola) era difficile che ci uscissi. Si stava bene, ci si divertiva non c’erano grossi pensieri a quel tempo, c’era semplicità, ci bastava stare insieme e giocare, far vedere che c’eravamo anche noi e che sapevamo giocare al calcio. Non prendevamo una lira (eh si…c’era davvero la lira!) non avevamo neppure un abbigliamento adeguato a delle ragazze visto che la muta la prendevano dal maschile, eravamo abbastanza ridicole :-D ma non ci importava niente! Spero che questo spirito sia tutt’oggi il comune denominatore di ogni squadra.
Con il passare degli anni crescendo nelle varie competizioni si è rafforzata anche la rosa e sono arrivati rinforzi da “fuori paese”. Sono arrivate ragazze un po’ da tutta la Toscana, come le gemelle Zastin da Cecina, fortissime entrambe; da Pisa, Mara Bigazzi su tutte, altro fuoriclasse sangue brasiliano; da Carrara; da Montelupo. Non posso non citare la mitica Ilaria Giunti (storica giocatrice proprio del Montelupo) che mi voleva uccidere quando venne a giocare con noi in quanto anni prima, da avversarie, una mia entrata “sporca” da dietro le causò la rottura della tibia e del perone (c’ho messo un po’ per farle capire che non l’avevo assolutamente fatto apposta!!!). Giocando insieme siamo diventate grandi compagne di squadra….la magia del pallone! (credo mi abbia perdonato!)
Sono un terzino è vero , ma gentile (:-DDD)...ho sempre giocato un calcio pulito e rispettoso. Avrò preso si e no cinque ammonizioni in tutta la mia carriera. 
Non posso citare tutte le ragazze con cui ho avuto l’onore di giocare perché sono veramente tantissime e ognuna a suo modo mi ha lasciato comunque un bel ricordo perché io andavo veramente d’accordo con tutte, ero una giocherellona (lo sono tutt’ora in effetti :-D), sempre pronta a fare festa, a tenere allegro lo spogliatoio.


Un terzino gentile..


Terzino gentile...come Claudio? no perchè nel caso lo eri ben poco!! Scherzi a parte, grazie per aver ricordato tutte queste tue ex compagne, nomi che spero ricorreranno ancora su questo blog. Hai detto poi una cosa stupenda, che lo sport aiuta a formarti le amicizie che poi manterrai per tutta la vita, confermo e credo sia così per tutte e tutti coloro che leggeranno queste righe, niente cementa di più di una passione e un obiettivo comune.
Comunque per dovere cronaca Veronica Lanzotti figura nella rosa del Pontedera di mister Ulivieri, un traguardo notevole a 42 anni, ma nemmeno più di tanto poi, se il fisico regge e il talento e la passione decidono per te.
Raccontaci com'era giocare un campionato femminile tra serie C e serie B in quegli anni, lo stato dei campi, la cornice di pubblico; insomma, se venivo a vederti in quegli anni  cosa trovavo?

Trovavi posto! :-DDD Quello sicuro … perché ci venivano a vedere veramente in pochi, le famiglie e pochi altri agli inizi (escluso mia madre che era letteralmente terrorizzata che mi facessi male e allora non riusciva a guardarmi, stava dietro le tribune, solo lei!). 
La situazione dei campi non era certo quella di adesso, l’erba era un lusso per pochi. Buche e fango d’inverno erano all’ordine del giorno … mi ricordo le gelate con quelle scarpe dentro le pozze d’acqua …. mamma mia avevo sempre i piedi congelati!!! Con il passare degli anni fortunatamente la condizione dei campi è migliorata, conquistando vittorie sempre più importanti abbiamo guadagnato anche il posto nello stadio del Castelfranco …. ecco lì abbiamo veramente fatto un bel salto di qualità. Cominciavamo a capire che intorno a noi si formava un crescente interesse. 
Il campionato di serie C si svolgeva dentro la nostra regione,eravamo diverse squadre, credo una quindicina, tutte abbastanza equilibrate. E’ con l’arrivo nella serie superiore ,la B, che abbiamo fatto il salto di qualità, andavamo in giro un po’ dappertutto, trasferte lunghe, Pullman, aerei, traghetti... avevamo uno staff dirigenziale più numeroso. Il massaggiatore, sembra una figura scontata oggi, ma 20 anni fa non era affatto così. I primi anni ci scaldavamo i muscoli da sole o una compagna aiutava l’altra. Se ci infortunavamo c’erano fisioterapisti esterni, gli andavamo direttamente a casa a farci fare i massaggi. Quando cominciammo ad averne uno che ci seguiva ogni domenica e ci scaldava prima della partita era per noi una gran cosa, un bel passo in avanti!

Beh, veramente, anche per noi ragazzi era dura, me li ricordo anche io i campi di fango e di patate, ma i nostri erano campionati Aics, eravamo giustamente i paria del calcio giovanile, voi eravate in categorie importanti ma col "difetto" di essere donne; discriminazione portami via, veramente.
Quali sono i tuoi più bei ricordi calcistici con la maglia della Piazza, sia personali che di squadra? 

Oltre ad avere un ricordo proprio bello in generale di tutti quegli anni, ma proprio tutti, quello che ricordo con più allegria sono sicuramente le trasferte “lunghe” ovvero quelle dove prendevamo il pullman la notte alle 5 e ritornavamo la sera alle 23 per andare in alta Italia. Lì veramente respiravi un clima di festa ogni volta. Era tutto un ridere,scherzare. Fino al pranzo al ristorante … rigorosamente braciolina ai ferri e spinaci o prosciutto crudo e parmigiano (me lo ricordo sempre!!!), poi dopo ti calava l’ansia della partita, entravi nel mood della competizione e allora cambiavi proprio atteggiamento. Durante la passeggiata dopo pranzo, tutte serie (o quasi … la cogliona di turno c’era sempre), tutte silenziose, sospiri, facce preoccupate. E da lì alla partita un crescendo di emozioni fino a che non arrivavi a scaricare tutto in campo. 



Figurati poi il divertimento quando andavamo gli ultimi anni a giocare in Sardegna, la traversata in traghetto …. non ti dico, che risate, sembrava una gita!!! Meno una volta … quando il mare arrivò a forza 8!!! Io credo non mi scorderò mai quella notte …. si partì tutte allegre come sempre, facevamo il Karaoke nella sala da ballo della nave quando cominciammo a percepire che qualcosa non andava …. in meno di mezz’ora il dramma, capimmo che la tempesta sarebbe stata dura da attraversare e dopo i primi sfottò la preoccupazione calò ovunque. L’altoparlante ci consigliò di andare ognuna nella propria cuccetta perché sdraiate la nausea sarebbe stata minore. Si, arrivarci alla cuccetta!!! Partimmo dondolanti, sembravamo degli zombi, alcune gattonavano a 4 zampe perché non si stava letteralmente in piedi! Una mia compagna di squadra picchiò una testata su una parete di un corridoio che il giorno dopo si svegliò con un labbro gigantesco, da lì subito il soprannome “Labrador” :-DDD,  la uccidemmo dalle prese in giro!
Fu una notte pazzesca, disumana!!! Ci sentimmo tutte male, malissimo!!! Infatti il giorno dopo giocare in quelle condizioni non fu proprio una passeggiata, perdemmo con l’Olbia se non ricordo male.
Però a distanza di anni, ricordare quella notte ci fa sempre morire da ridere, la rammentiamo spesso quando ci capita di rivangare le mitiche trasferte, ancora ce la ricordiamo bene, specialmente quando nel gruppo c’è Giusy…..detta Labrador!


 Con la storia del Labrador mi hai fatto ribaltare...Giusy, se ci sei, batti un colpo, ti meriti un'intervista tutta per te...se non ti duole troppo il labbro eh :D
La traversata in traghetto invece mi ha fatto accapponare la pelle, sono riuscito a stare male nel quarto d'ora di traversata Sorrento-Capri, immagino che bellezza ore e ore con quel casino.
Quali erano le squadre più forti da sfidare, all'epoca? e le avversarie più prestigiose con cui ti sei confrontata?

Bella domanda…..se scavo nei ricordi mi vengono in mente squadre come l’Ulivetese, l’Arezzo, il Castelfiorentino, il Rosignano quando facevamo i campionati regionali erano loro le nostre bestiacce nere. Passando poi al campionato nazionale di serie B, mi ricordo il Como, il Fiammamonza, le squadre sarde, anche loro ci davano filo da torcere! Avversarie forti ce ne sono state ovviamente, ma perdonami dopo 20, 25 anni , non mi ricordo ne i nomi ne dove giocassero. Ho più un’idea generale della squadra che affrontavamo, l’importanza della gara,magari era un play off da disputare e allora ci impressionava l’avversario più di quanto avrebbe dovuto. 


Beh si, lo capisco, anche perchè non avevate certo nomi sulle maglie o album Panini con le vostre figurine.
Ti è capitato di segnare qualche goal? se si, qual è il tuo più bello e/o importante, quello che rammenti con più piacere quando sei in vena di cullarti nei ricordi?

Si, qualche gol mi sono tolta la soddisfazione di farlo, anche se pochi ovviamente essendo un terzino. Alcuni li ho fatti anche in rappresentativa e questo per me è motivo di fierezza, ma il gol più bello e decisivo che ho fatto è stato quello nella finale di un torneo a Staffoli. Avrò avuto 16, 17 anni credo…Non mi ricordo bene mi sembra fosse proprio il Pallone Rosa e neppure contro chi si giocava (forse il Galleno…Ale se lo ricorda bene). Fatto sta che fu una partita pesantissima e difficilissima, fino alla fine eravamo sempre sullo zero a zero, nessuna squadra riusciva a sbloccare il risultato. Un sacco di gol mancati per un soffio da entrambe le parti. Era una finale veramente equilibrata. Andammo ai supplementari, faceva caldo, era estate e non si respirava, non ce la facevamo più. Ad un certo punto , mi sembra addirittura a pochi minuti dalla fine, mentre giocavamo “tutte all’attacco” per rischiare veramente il tutto per tutto, mi ritrovai in mezzo all’area anche io, eravamo attaccatissime le une con le altre, non mi resi neppure conto come feci ma nel groviglio di gambe spunto la mia, per la precisione il mio ginocchio che deviò un cross dalla destra e buttò la palla in rete creando una traiettoria impossibile da intuire e parare. Da lì il boato….mi ricordo sempre che mi vennero tutte ad abbracciare, mi buttarono in terra e tutte sopra, si rideva come matte, nessuna avrebbe scommesso sul mio gol e soprattutto sulla dinamica strana di quella rete! Alla fine della partita misero negli altoparlanti la canzone “We are the champions” dei Queen e mi portarono in trionfo …. ecco io quella sensazione di fierezza e felicità nell’aver fatto vincere la mia squadra, io proprio io, penso di non averla mai più provata. Che soddisfazione! Mi sembrava di aver vinto il mondiale!





Questa chicca ve l'ho lasciata per ultima; partita di beneficenza con personaggi famosi tra i quali il mio adoratissimo Spallettone (chi mi conosce lo sa quanto lo amo) che ai tempi allenata la Sampdoria, e Alessandro, sapendo che ilaria è una Sampdoriana sfegatata (e beata lei che si è vista la grande sampdoria di Mantovani coi gemelli del goal) le assegnò la fascia di capitano e in pratica stette con lui tutta la sera.

Eri giovanissima ma un momento come questo non lo dimenticherai mai...lo dico sempre alle ragazze giovani, tutto quello che vincerete in futuro,poco o tantissimo che sia, non conterà, a livello puramente emotivo, quanto le primissime grandi gioie, spero che, leggendoti, almeno a una veterana come te credano un poco di più.
A un certo punto la Piazza inizia a chiamarsi Valdarno; cambiò qualcosa anche a livello societario o nome a parte tutto rimase immutato? ti dispiacque, all'epoca, mettere la maglia della Piazza in un cassetto per non indossarla mai più?

In realtà io non ho mai cambiato maglia, ho sempre giocato nel G.S. La Piazza prima e Piazza ’96 dopo, fino alla conquista della serie A. Il Valdarno è subentrato l’anno dopo che io smisi. Di questo sono molto fiera …. anche io sono una romantica del pallone ;-)

Ah si? non lo avevamo capito... :D
Ok, in ogni caso mi hai detto che, anche a causa di infortuni reiterati, non ce l'hai più fatta a sostenere i ritmi alti di allenamenti e partite (d'altra parte voi calciatrici non potete ancora vivere della vostra passione, figuriamoci all'epoca) e la tua avventura con Alessandro e con il calcio valdarnese ha cominciato a prendere il viale del tramonto. Hai dei rimpianti verso questa scelta?

In realtà, con il famoso “senno di poi” il rammarico di non aver giocato almeno un anno in serie A e di aver smesso proprio nell’anno in cui riuscimmo ad arrivarci vincendo i play off in B ce l’ho. E’ come se non avessi chiuso il cerchio, mi rimarrà sempre quella sensazione lì, ma a mio discapito c’è comunque una decisione maturata negli ultimi tempi, una serie di fattori che mi hanno portato veramente a vivere quell’ultimo periodo con troppo sacrificio, tirando troppo la corda. Ero reduce da un brutto infortunio al quadricipite curato male all’inizio, pensando fosse un banale stiramento quando in realtà era uno strappo, calcificato quindi nel tempo e mai più riassorbito. Passai un anno dietro fisioterapisti,ospedali, bombardamenti con raggi UV per spaccare il blocco che si era formato e per cercare di recuperare la funzionalità del muscolo. In parte ci riuscii, tornai a giocare regolarmente anche se dovevo prima di ogni gara fare esercizi particolari. In più, arrivando a giocare in B, gli allenamenti settimanali aumentarono, le trasferte si allungarono, succedeva a volte che scendevi dal traghetto a Livorno il lunedì mattina alle 6 ed entravi direttamente a lavorare! Insomma, l’impegno fisico e psicologico non essendo professioniste sappiamo quanto è duro a certi livelli. Non voglio giustificarmi perché se hai il fuoco dentro queste cose non ti pesano, le fai e neanche te ne accorgi. Anche l’età influisce, ovvio non ero più una ragazzina … Semplicemente mi si erano accumulati troppi fattori negativi che mi facevano vivere con stress e fatica uno sport che invece doveva darmi soprattutto gioia. Me lo sono sempre promessa a me stessa, il giorno in cui non proverò più felicità nel giocare a pallone, ma diventerà un peso, sarà il momento di smettere. E così ho fatto.

E io mi inchino alla tua commovente coerenza, pur dispiacendomi molto per la tua mancata esperienza nella massima categoria.
Dopo aver lasciato il calcio a 11, hai praticato altre discipline?

Dopo qualche anno di “disintossicazione” da troppo sport, mi è riaffiorato sempre di più il richiamo del pallone, con alcune mie ex compagne di squadra pensavamo di provare a ributtarci in qualche squadra, magari provando col calcio a 5 visto il minor impegno fisico, infatti quando si creò la possibilità di fare un campionato a Castelfranco ( e quindi comodo perché nel nostro paese) ci convincemmo a provare. Ho giocato qualche anno lì facendo anche bene, poi sono andata a provare anche in altre squadre, a San Miniato, ad Empoli, giocavo un anno, poi smettevo, mi richiamavano e allora mi ributtavo, soprattutto d’estate la tentazione era forte … era pieno di tornei e mi piaceva l’idea di fare qualche partita con le amiche. Ma diciamoci la verità … il calcio a 5 non è il calcio a 11, come erroneamente pensavo, non lo sostituisce, è proprio diverso nei movimenti, nel gioco, nella prestazione fisica. Per come sono fatta io mi mancava l’erba, mi mancavano le entrate in scivolata, i ginocchi sbucciati continuamente, la fascia chilometrica davanti da percorrere correndo all’infinito… il calcetto è l’anticamera della pensione delle calciatrici che hanno giocato una vita a 11 come dico io, senza offendere nessuno :-DD ed infatti per me così è stato, dopo qualche anno ho definitivamente smesso.

Non so se alcune mie amiche che dopo una vita nel calcio a 11 hanno ritrovato una nuova giovinezza nel Futsal saranno del tutto d'accordo con questa tua definizione, ma capisco (e anche loro lo capiranno) e condivido quello che vuoi dire. Forse il Futsal non sei riuscita ad amarlo, ad accettarlo del tutto, non è una cosa facile e non a tutte può riuscire, ma comunque lo hai sicuramente onorato in ogni partita che hai giocato, e solo questo conta.
 Adesso sei una ragazza del '76 che ha ancora il volto e il fisico di una ventenne; sogni mai di rimetterti in gioco, anche a livello amatoriale? oppure ti piacerebbe allenare, tornare nel mondo del calcio in altre vesti?

Grazie per il complimento! Se sogno mai di rimettermi a giocare??? Ogni giorno, ogni volta che vado a vedere una partita magari dell’Empoli o di qualche mia amica che ancora gioca …. infatti ci vado poco, perché un po’ ci patisco! Pure se vedo un gruppetto di ragazzi al mare che improvvisano una partitella mi sale la voglia mi butterei nel mezzo a giocare con loro, sempre! Credo che questa sensazione non mi abbandonerà mai, sarà sempre parte di me, come un richiamo istintivo e primordiale. Ma non ritornerò a fare campionati, al massimo qualche partitella tra vecchie glorie, per ridere … so che ci vuole molto sacrificio, una buona preparazione atletica, allenamenti costanti … se prendo un’ impegno lo voglio fare al meglio e portarlo fino in fondo, adesso non ne avrei la forza necessaria. A far l’allenatrice ti confesso che per un breve periodo ci ho pure provato, quando Alessandro mi chiese di allenare un gruppetto di bambine piccole, tra i 6/ 10 anni a Castelfranco, ma durò poco … le bambine erano poche, fu per lo più un esperimento. Oltre a quell’episodio adolescenziale no, non mi ci vedo come allenatrice o altro, mi sono sempre vista solo come giocatrice …. ma mai dire mai.

Giovane come sei (e non dire di no perchè tra sei anni avrò la tua età e sarò sempre un giovanottino, ovvia...) hai veramente chilometri di carriera davanti in tal senso. Mai dire mai, come dici te, magari Alessandro in tanti anni insieme ti ha trasmesso competenza e passione, e tu ancora non lo sai. E comunque se fate una partita tra "vecchie" glorie fammelo sapere, vi vengo a vedere, faccio anche il raccattapalle pur di essere li con voi...ma vi voglio con le maglie originali della Piazza!!
Ultima domanda; secondo te il calcio femminile di oggi, che sta andando verso il professionismo (almeno si spera...)che da una parte garantirà più soldi e più tutele ma dall'altra  allontana persone come Alessandro, sta prendendo una giusta direzione, o sta cambiando troppo in fretta e senza tenere conto del fattore umano e dei valori che hanno fatto grande il movimento fino ad oggi?

Grazie per avermi fatto questa domanda, nelle ultime settimane, dopo l’esonero a sorpresa di Alessandro, ho riflettuto proprio su questo aspetto. Il mondiale dello scorso anno ha indubbiamente fatto fare un salto di qualità enorme ed una visibilità mai avuta al movimento femminile ed ho gioito, ho pensato meno male, era ora, finalmente il mondo intero si è accorto di noi, che anche il calcio femminile è bello ed entusiasma come il maschile! Ci siete arrivati finalmente!!! Forse da oggi in poi saremo più tutelate, avremo gli stessi diritti (parlo del professionismo) Non ti nascondo anche una punta di invidia …. fossi nata 20 anni dopo chissà se sarei stata lì con loro ed anche una bel po' di rabbia perché cavolo gente, vi accorgete di noi ADESSO, ma noi ci siamo sempre state!!! Dove eravate!?!?!? Avete finito di prenderci in giro perché eravamo un fenomeno da baraccone, ridicole a correre dietro ad un pallone, sgraziate, inadatte … state cominciando ad apprezzarci, a divertirvi a riempire gli stadi a fare tifoserie,siete andati oltre i vostri ristretti schemi mentali, vi siete evoluti ?! Era ora!!! 
Bene, sono felice! Lo sono soprattutto per le tante bambine che si sentiranno libere di poter andare dietro il loro sogno, che non si sentiranno più inadatte o “strane” perché amano rotolarsi nel fango invece che mettersi un tutù, questa è veramente una gran cosa! Lo sono un po’ meno quando di colpo si esonera un allenatore che indubbiamente, sotto gli occhi di tutti, ha fatto bene e sta facendo bene con la sua squadra …. allora mi chiedo , perchè? Premetto, non sono assolutamente a conoscenza dei fatti per cui una società è arrivata a fare questa cosa, parlo per me e per come ho conosciuto Alessandro in tutti questi anni. In me si è insinuato il dubbio, stai a vedere che adesso, anche qui, il “marcio” che gira da anni intorno al maschile si approprierà anche di questa parte ? Gli interessi puramente economici che tanto fanno gola in un mondo ancora immacolato stanno forse incominciando a danneggiare un ambiente fino ad oggi presumibilmente fuori da questi schemi anti sportivi ?!?! Non lo so, forse è troppo presto per saperlo, certo questo è un notevole campanello di allarme, mi dispiacerebbe molto che si creasse un mondo finto intorno a ragazze e bambine che semplicemente vogliono divertirsi insieme e giocare a pallone, mi dispiacerebbe si perdesse di vista l’aspetto più puro di questo sport. Allora sì che rimpiangerei i miei anni, fatti di sudore risate e voglia di vincere. Niente di più. 


Ilaria ci saluta con una foto che non mi fa proprio nessuna invidia...no no.


Beh, in pratica hai riassunto tutto il "Violaerosa-pensiero" meglio di come ho cercato di farlo io per mesi; io potrò elucubrare e sproloquiare quanto voglio, ma solo persone come te, che hanno conosciuto e lottato per il movimento, possono arrivare così in profondità nel cuore della questione. Condivido le tue preoccupazioni, anzi sono pessimista in merito, in pochi mesi questo blog, nato soprattutto per raccontare settimana dopo settimana la mia passione, è diventato un album dei ricordi e un contenitore di memorie proprio perchè il calcio femminile odierno si sta pian piano spogliando di quella impareggiabile umanità che voi, fiori d'acciaio, donne incredibili, gli avete fornito, e capisco che proprio voi siate le più ferite, umiliate e offese dal nuovo corso che si sta profilando. Volevate lasciare alle nuove generazioni il professionismo, le tutele e la dignità, ma non desideravate certo tutto il carosello di procuratori e manager, tutta quella corte dei miracoli che prende pari pari i metodi del maschile e li applica al femminile, e se il movimento decide di mettere da parte persone come Alessandro vuol dire solo che i valori semplicemente non sono più la priorità, perchè quello che nessuno ha il coraggio di ammettere è che il binomio "soldi+umanità" non potrà mai esistere e resistere a lungo.
Infelice è un paese che ha bisogno di eroi, diceva Bertolt Brecht, ma infelice è anche un movimento sportivo che ha bisogno di nascondere sotto il tappeto quello che conta di più, il fattore umano. Esso, e spero di sbagliarmi, presto sopravviverà nei ricordi di persone come te, Ilaria, la storia e le storie del calcio femminile. Grazie per lo splendido regalo che ci hai fatto, per i tesori che hai voluto condividere con tutti noi, chi ama il calcio femminile si sarà emozionato, e lo sarà credo anche il nostro comune amico, che di quel tesoro di ricordi ti ha fornito il forziere.
















INCONTRO CON SARA COLZI, E L'IMPORTANZA DELL'OPEN DAY DEL PONTEDERA CALCIO FEMMINILE.

 Fin dalla splendida intervista che, ormai più di un anno fa, mi regalò (Potete trovarla qui;  IL VIOLA E IL ROSA: LE PROTAGONISTE; INTERVIS...