Come diceva Vinicious de Moraes, "La vita è l'arte dell'incontro" e quasi sempre i migliori si fanno per puro caso, anzi nascono dove proprio non ti aspetti di trovare del buono, in quanto a far conoscere me e Ilaria Nanni è stata una circostanza davvero triste, quella dell'inopinato esonero di Alessandro Pistolesi, un giorno triste senza appello, perfino il cielo pianse lacrime amare e a inizio giugno sembrò tornare l'autunno. In questa occasione, nei tanti messaggi di solidarietà ad Alessandro, c'è stato quello di una ragazza che aveva letto e condiviso il mio post dedicato alla questione sul blog, io l'ho ringraziata e a scambiandoci qualche commento ho capito al volo che era stata ed è tuttora una persona parecchio vicina ad Alessandro e che avrebbe avuto molte belle cose da raccontare; da rapace quale sono (si lo so, rompo le scatole a volte, ma è l'unico modo che ho per chiedervi le vostre storie) le ho chiesto se su quel mio blog le andasse di apparire; Ilaria, con mia grande gioia ha accettato ed è stata una persona davvero meravigliosa fin da subito, simpatica, gentilissima e veramente disponibile verso il mio progetto.
Ilaria si presenta...in dolcissima compagnia.
Ne è nata una collaborazione davvero splendida e anche un'amicizia, per me persone come Ilaria sono semplicemente la quintessenza di tutto quello che cerco per il mio progetto; tutto il bello, il triste, il commovente, il picaresco del calcio femminile in una sola intervista, il tutto con dosi massicce di sana allegria e ironia.
Ilaria Nanni è stata una delle ragazze della Piazza, la prima squadra allenata da Alessandro, poi sempre la stessa, diventata Valdarno, Castelfranco e infine Empoli ladies, ma il cammino di Ilaria è stato relativamente breve,anche se intensissimo. Ma inutile che vi anticipi oltre di questa intervista appassionante come un libro giallo e che, proprio come un poliziesco, si gusta meglio senza saperne troppo.
Ciao Ilaria, grazie ancora di essere mia ospite su questo blog, ti vuoi innanzitutto presentare ai lettori?
Ciao a tutti, sono Ilaria Nanni e mai e poi mai avrei pensato di arrivare ad essere intervistata per parlare della mia carriera calcistica a 44 anni! Sono nata e cresciuta a Castelfranco di Sotto (anche se adesso abito a Santa Maria a Monte, il paesino accanto) e, come molti nella mia zona, lavoro nel settore del comprensorio del cuoio come tecnico.
Non ti stupire, ho intervistato anche persone oltre i sessanta, anzi persone come te Ilaria sono le ospiti ideali per questo blog, piene di passione per il calcio e con tante storie da raccontare che diventano più belle perchè in esse si è posata la polvere gentile del tempo, che da una parte ha ammantato di un velo di sana nostalgia i tuoi ricordi e dall'altra ha coperto qualche magagna che magari all'epoca poteva rovinare tutto l'insieme.
Parlaci di Ilaria bambina; chi o cosa ti ha fatto nascere la passione per il pallone? e dove hai tirato i tuoi primissimi calci? Prima della Piazza ti è capitato di giocare in qualche squadra maschile?
Da bambina non ho ricordo diverso che riguarda lo sport che non sia legato al pallone; il mio babbo è stato il primo a mettermi una palla ai piedi, credo appena ho cominciato a camminare. Mi insegnava i fondamentali mentre si pavoneggiava di essere lui un fuoriclasse del Castelfranco. Crescendo passavo le estati ed i fine settimana col mio cuginetto che puntualmente battevo ai rigori (fortunatamente l’ha sempre presa bene!). Andavamo insieme ai campi estivi e lui si divertiva a coinvolgermi nelle partitelle tra bimbi che ridevano per la sfacciataggine che mostravo nel volermi mescolare a loro, sicuri di umiliarmi in partita. Puntualmente ci rimanevamo male e mio cugino si divertiva da morire nel vedere che venivano battuti da una “femmina”…..io ovviamente mi divertivo più di lui!
Meravigliosi momenti in bianco e nero...
Arrivata alle medie dove tutte le mie compagne facevano pallavolo o danza o ginnastica ,io ovviamente non trovavo stimolo ne interesse ad essere come loro e passavo i miei pomeriggi alla finestra del mio studio che affacciava su un vecchio spiazzo erboso. Lì venivano a giocare i bimbi e un bel giorno vidi anche una bambina tra loro. Un vero fenomeno, li metteva tutti a sedere, era una forza della natura. Io incuriosita mi sono piano piano avvicinata a loro cercando un contatto. Quella bambina era Veronica Lanzotti , diventerà il futuro bomber della Piazza. Mi notò il vecchio presidente del tempo, Spartaco Baldasserini, che era sempre alla ricerca di nuove leve e mi propose di provare a giocare nella squadra di calcio femminile del mio paese... La Piazza. Noi ci pensai due volte e mi buttai!
Certo Alessandro sarà stato un grande a creare quello che ha creato e a plasmarvi, ma il Valdarno, che fucina di talenti! avere Veronica Lanzotti praticamente in casa, che colpaccio. E poi dai, bello anche come hai cominciato te, una proposta e via, senza tanti fronzoli.
E quindi giovanissima, a soli 13 anni, arrivi alla Piazza di Alessandro Pistolesi, della quale sei poi stata una vera e propria bandiera. Raccontami abbondando in particolari la storia della Piazza di fine anni ottanta, come l'hai trovata, chi sono state le prime persone che ti hanno presa per mano e fatto innamorare di questa squadra, Alessandro coi capelli...cose di questo tipo ;-)
Crescere, insieme.
Ahahah …..mi fa ridere che ti impressioni l’immagine di Ale con i capelli! In effetti si parla della preistoria :-P in realtà Alessandro non è stato il primo allenatore della Piazza, quando cominciai io ci allenava un altro ragazzo, Michele Bettini, un matto totale che ricordo con tanto affetto perché ci faceva divertire da morire, specialmente agli allenamenti. Ci prendeva continuamente in giro… La nostra squadra non era (come tutti gli inizi di ogni cosa) una vera e propria squadra, ma più un agglomerato di personaggi che volevano passare in allegria qualche ora la sera dopo il lavoro. Non eravamo propriamente delle “atlete fisicate” anzi…. C’erano ragazze più o meno giovani (alcune direi non più giovanissime in realtà), di tutte le taglie e misure! Qualcuna col pallone proprio non c’entrava niente, ma aveva così tanta voglia di provarci che non si tirava mai indietro! Lì ci trovai la bambina che vedevo giovare al campetto, Veronica e pure altre bambine che avevo frequentato alle elementari e non avevo nessuna idea praticassero questo sport. Fui colpita piacevolmente!
Giocavamo nel torneo estivo che la società organizzava denominato “Pallone Rosa”, ovvero il primo torneo di ragazze che fosse mai stato organizzato (che io mi ricordi). Nato da un’idea geniale di Alessandro e Spartaco di creare la versione al femminile della già esistente squadra maschile de “la Piazza”.Forse perché era estate, complice le belle serate all’aperto, in più la curiosità di vedere delle ragazze correre dietro al pallone (una rarità per quei tempi!) in molti venivano a vederci giocare (vabbè …. numeroso intendo più delle 20 persone abituali!), fu allestito un piccolo bar all’interno del vecchio campo dei Macelli, in paese si creò un bel po’ di frastuono per la “strana novità”. In poco tempo diventò un’abituale manifestazione estiva con sempre più squadre che aderivano. Sentivamo molto il peso della competizione,volevamo vincere, eravamo molto galvanizzate dal fare bella figura “in casa”.
La "Piazza rossa"...(Battutone)
Ma è fantastico, hai fatto rivivere dei momenti meravigliosi, pensa che delitto se fossero andati perduti...ma invece no, ora sono patrimonio degli appassionati di calcio femminile! penso a quelle estati del Pallone rosa (del quale bisognerà ASSOLUTAMENTE ricostruire la storia in dettaglio...Alessandro ti infastidirò parecchio sappilo, forse è meglio se trovi da allenare alle isole Lipari...) alle calde sere d'estate tutti insieme con un ghiacciolo o una fetta di cocomero, i profumi della notte, i campi illuminati con falene e zanzare che girano attorno ai riflettori, il vostro impegno, il sudore, le grida vostre e del pubblico di genitori, conoscenti e paesani che vi incitano...sono queste le storie che voglio salvare e tramandare, e ti ringrazio ancora.
E per quanto riguarda il beffardo riferimento ad Alessandro coi capelli; io li ho persi tutti già a ventidue anni, avrei anche poco, ma poco poco, da fare battutine...
A quanti anni hai conquistato il posto in prima squadra? e qual era il tuo ruolo in campo?
In realtà sono quasi subito entrata in prima squadra, non credo per chissà quali doti calcistiche, ma piuttosto perché mancavano calciatrici. Prima non era come adesso, eravamo molte meno a praticare questo sport, era più difficile anche solo venire a sapere che esisteva una squadra di calcio femminile. Io stessa se non mi avessero trovato loro ne ignoravo l’esistenza! Come già accennato, il presidente cercava continuamente bimbe da coinvolgere e far entrare in squadra, si faceva fatica ad essere più di 11 per affrontare un campionato intero o anche solo un torneo!
All’inizio sono partita come ala destra, col numero 7….in seguito Alessandro mi cambiò di ruolo facendomi diventare un terzino di fascia e da lì in poi non ho mai più abbandonato il mio numero 2.
Primo di tanti undici, e gli anni passano...
Che meraviglia quando i numeri definivano i ruoli, rimpiango tantissimo quel calcio dove anche il numero di maglia ti definiva e contribuiva a farti ricordare nel tempo, ora chi si ricorda di uno con l'85 o il 99?
Parlaci adesso di Alessandro Pistolesi, col quale hai avuto un rapporto lungo e una grande amicizia che vive ancora nel presente. Ci puoi raccontare di lui, di come ti ha cresciuta calcisticamente, di quello che ti ha regalato a livello tecnico e umano?
Ale per me ( ma sono sicura di parlare a nome di molte ragazze) ha rappresentato il collante negli anni, il motivatore, la forza di crederci e non mollare mai. E’stato molto più che un allenatore, lo sentivamo come un “secondo babbo” . Ti giuro che molte volte ritrovando le mie ex compagne di allora parliamo di lui con questa sorta di reverenza, tutte con la stessa idea di lui, tutte d’accordo nel riconoscergli molto, al di là dell’allenatore, prima viene la persona eccezionale che è. Lui c’è sempre stato, non c’ha mai lasciate sole, ha sorbito i drammi degli spogliatoi al femminile e ti assicuro che mettere 15, 18 ragazze insieme e gestirle anno dopo anno non è affatto semplice …. anzi, è il delirio! Ha mediato nei momenti bui facendoci vedere sempre oltre, caricandoci quando stavamo attraversando un periodo di risultati negativi, ha saputo tirarci su, in qualche modo c’è sempre riuscito …. ed infatti i risultati in campo gli hanno dato poi ragione. Da una squadra di bimbe ci ha trasformate in una squadra da serie A. Il merito è veramente stato tutto suo. L’ho sempre percepito come un allenatore di altri tempi, attaccato agli ideali sani di questo sport, mosso solo dall’entusiasmo e la passione di arrivare con fatica a vincere, ma partendo dal basso, con le proprie forze …. diciamo un “sentimentale del pallone” se me lo consenti. Il fatto stesso di esser sempre rimasto nell’ambiente del femminile (considerato da sempre un calcio di classe inferiore) , pur avendo avuto comunque richieste di passare ad allenare squadre maschili è forse il miglior esempio per descrivere la sua mentalità, il suo modo di intendere il suo ruolo. Questo per me è sempre stato d’esempio.
Mi ricordo ancora le domeniche in trasferta i primi anni,con la sua Astra Station Wagon nera strapiena di borse , palloni, borracce e ovviamente noi ,finchè c’entravamo, perché non tutte avevamo dei genitori che potevano portarci fuori in trasferta ogni 2 domeniche e nemmeno potevamo permetterci un pullman tutto nostro almeno agli inizi. Allora ci portava lui, faceva il giro e con la macchina piena si partiva, cassetta di Alanis Morissette nello stereo e via… Rosignano, Uliveto, Arezzo, Pian di Mommio…..si giocava, si sputava l’anima e si ritornava a casa, a volte incavolati per la sconfitta, in silenzio quasi per tutto il viaggio, a volte ( sempre di più) felici per la vittoria, nell’Astra station. Che spettacolo.
Ilaria in azione
Sentimentale del pallone...che immagine perfetta, una frase che lo definisce alla perfezione. Tanto sentimentale, forse troppo, in questo calcio ormai orientato altrove persone come lui sono quasi dei ribelli, dei dissidenti, la Rosa bianca del calcio.
Chi erano le veterane della Piazza a quell'epoca? quale di loro ti ha presa per mano e fatto crescere? quali erano secondo te le più forti, e/o quelle dalle quali hai imparato di più? facci un po' di nomi, aiutaci a conoscere le tue ex compagne.
Qui devo davvero scavare nella memoria … ne sono passati di anni … mi ricordo quando entrai la squadra era pressoché divisa anagraficamente in 2: donne adulte, o meglio molto più grandi di me e ragazzine della mia stessa età o poco più grandi … tra tutte ricordo le storiche gemelle Sabrina e Laura Montagnani, la prima il nostro mitico stopper, regina della difesa, la seconda il portiere insieme a Marcella Crocetti. Non posso non citare un’altra Sabrina storica della Piazza che , per differenziarla dalle altre Sabrine in squadra, ribattezzammo tutte “Natalina”perché compiva gli anni la vigilia di Natale. Lei ancora oggi è una mia carissima amica che ovvio, chiamo Natalina! Con molte di loro in realtà sono sempre in contatto e questo credo alla fine sia la cosa bella che ti rimane dello sport. Farti gli amici per tutta la vita.
Tra le più forti la già citata Veronica Lanzotti, che ha giocato con me per tutta l’ascesa della Piazza fino ai livelli nazionali. Era ed è tuttora un fenomeno(già perché so che gioca sempre!), il numero 10, basterebbe questo per descriverla. Una stagione in campionato mi ricordo fece più di 60 gol. Nessuna come lei!
Un’altra ragazza veramente forte tanto da arrivare fino ad indossare la maglia della nazionale era Sara Ercoli, lei veniva dalla squadra delle più piccole soprannominate “le ragazze terribili” perché furono messe in un girone insieme ai maschi (non essendoci altre squadre di bambine di quell’età) divennero famose in tutta Italia, mi ricordo dedicarono a loro anche un servizio in una trasmissione sportiva di Italia 1, per quei tempi un eventone!!! Anche con lei siamo cresciute calcisticamente insieme. Il bello di quell’ambiente era proprio questo …. quando ci entravi (specialmente da piccola) era difficile che ci uscissi. Si stava bene, ci si divertiva non c’erano grossi pensieri a quel tempo, c’era semplicità, ci bastava stare insieme e giocare, far vedere che c’eravamo anche noi e che sapevamo giocare al calcio. Non prendevamo una lira (eh si…c’era davvero la lira!) non avevamo neppure un abbigliamento adeguato a delle ragazze visto che la muta la prendevano dal maschile, eravamo abbastanza ridicole :-D ma non ci importava niente! Spero che questo spirito sia tutt’oggi il comune denominatore di ogni squadra.
Con il passare degli anni crescendo nelle varie competizioni si è rafforzata anche la rosa e sono arrivati rinforzi da “fuori paese”. Sono arrivate ragazze un po’ da tutta la Toscana, come le gemelle Zastin da Cecina, fortissime entrambe; da Pisa, Mara Bigazzi su tutte, altro fuoriclasse sangue brasiliano; da Carrara; da Montelupo. Non posso non citare la mitica Ilaria Giunti (storica giocatrice proprio del Montelupo) che mi voleva uccidere quando venne a giocare con noi in quanto anni prima, da avversarie, una mia entrata “sporca” da dietro le causò la rottura della tibia e del perone (c’ho messo un po’ per farle capire che non l’avevo assolutamente fatto apposta!!!). Giocando insieme siamo diventate grandi compagne di squadra….la magia del pallone! (credo mi abbia perdonato!)
Sono un terzino è vero , ma gentile (:-DDD)...ho sempre giocato un calcio pulito e rispettoso. Avrò preso si e no cinque ammonizioni in tutta la mia carriera.
Non posso citare tutte le ragazze con cui ho avuto l’onore di giocare perché sono veramente tantissime e ognuna a suo modo mi ha lasciato comunque un bel ricordo perché io andavo veramente d’accordo con tutte, ero una giocherellona (lo sono tutt’ora in effetti :-D), sempre pronta a fare festa, a tenere allegro lo spogliatoio.
Un terzino gentile..
Terzino gentile...come Claudio? no perchè nel caso lo eri ben poco!! Scherzi a parte, grazie per aver ricordato tutte queste tue ex compagne, nomi che spero ricorreranno ancora su questo blog. Hai detto poi una cosa stupenda, che lo sport aiuta a formarti le amicizie che poi manterrai per tutta la vita, confermo e credo sia così per tutte e tutti coloro che leggeranno queste righe, niente cementa di più di una passione e un obiettivo comune.
Comunque per dovere cronaca Veronica Lanzotti figura nella rosa del Pontedera di mister Ulivieri, un traguardo notevole a 42 anni, ma nemmeno più di tanto poi, se il fisico regge e il talento e la passione decidono per te.
Raccontaci com'era giocare un campionato femminile tra serie C e serie B in quegli anni, lo stato dei campi, la cornice di pubblico; insomma, se venivo a vederti in quegli anni cosa trovavo?
Trovavi posto! :-DDD Quello sicuro … perché ci venivano a vedere veramente in pochi, le famiglie e pochi altri agli inizi (escluso mia madre che era letteralmente terrorizzata che mi facessi male e allora non riusciva a guardarmi, stava dietro le tribune, solo lei!).
La situazione dei campi non era certo quella di adesso, l’erba era un lusso per pochi. Buche e fango d’inverno erano all’ordine del giorno … mi ricordo le gelate con quelle scarpe dentro le pozze d’acqua …. mamma mia avevo sempre i piedi congelati!!! Con il passare degli anni fortunatamente la condizione dei campi è migliorata, conquistando vittorie sempre più importanti abbiamo guadagnato anche il posto nello stadio del Castelfranco …. ecco lì abbiamo veramente fatto un bel salto di qualità. Cominciavamo a capire che intorno a noi si formava un crescente interesse.
Il campionato di serie C si svolgeva dentro la nostra regione,eravamo diverse squadre, credo una quindicina, tutte abbastanza equilibrate. E’ con l’arrivo nella serie superiore ,la B, che abbiamo fatto il salto di qualità, andavamo in giro un po’ dappertutto, trasferte lunghe, Pullman, aerei, traghetti... avevamo uno staff dirigenziale più numeroso. Il massaggiatore, sembra una figura scontata oggi, ma 20 anni fa non era affatto così. I primi anni ci scaldavamo i muscoli da sole o una compagna aiutava l’altra. Se ci infortunavamo c’erano fisioterapisti esterni, gli andavamo direttamente a casa a farci fare i massaggi. Quando cominciammo ad averne uno che ci seguiva ogni domenica e ci scaldava prima della partita era per noi una gran cosa, un bel passo in avanti!
Beh, veramente, anche per noi ragazzi era dura, me li ricordo anche io i campi di fango e di patate, ma i nostri erano campionati Aics, eravamo giustamente i paria del calcio giovanile, voi eravate in categorie importanti ma col "difetto" di essere donne; discriminazione portami via, veramente.
Quali sono i tuoi più bei ricordi calcistici con la maglia della Piazza, sia personali che di squadra?
Oltre ad avere un ricordo proprio bello in generale di tutti quegli anni, ma proprio tutti, quello che ricordo con più allegria sono sicuramente le trasferte “lunghe” ovvero quelle dove prendevamo il pullman la notte alle 5 e ritornavamo la sera alle 23 per andare in alta Italia. Lì veramente respiravi un clima di festa ogni volta. Era tutto un ridere,scherzare. Fino al pranzo al ristorante … rigorosamente braciolina ai ferri e spinaci o prosciutto crudo e parmigiano (me lo ricordo sempre!!!), poi dopo ti calava l’ansia della partita, entravi nel mood della competizione e allora cambiavi proprio atteggiamento. Durante la passeggiata dopo pranzo, tutte serie (o quasi … la cogliona di turno c’era sempre), tutte silenziose, sospiri, facce preoccupate. E da lì alla partita un crescendo di emozioni fino a che non arrivavi a scaricare tutto in campo.
Figurati poi il divertimento quando andavamo gli ultimi anni a giocare in Sardegna, la traversata in traghetto …. non ti dico, che risate, sembrava una gita!!! Meno una volta … quando il mare arrivò a forza 8!!! Io credo non mi scorderò mai quella notte …. si partì tutte allegre come sempre, facevamo il Karaoke nella sala da ballo della nave quando cominciammo a percepire che qualcosa non andava …. in meno di mezz’ora il dramma, capimmo che la tempesta sarebbe stata dura da attraversare e dopo i primi sfottò la preoccupazione calò ovunque. L’altoparlante ci consigliò di andare ognuna nella propria cuccetta perché sdraiate la nausea sarebbe stata minore. Si, arrivarci alla cuccetta!!! Partimmo dondolanti, sembravamo degli zombi, alcune gattonavano a 4 zampe perché non si stava letteralmente in piedi! Una mia compagna di squadra picchiò una testata su una parete di un corridoio che il giorno dopo si svegliò con un labbro gigantesco, da lì subito il soprannome “Labrador” :-DDD, la uccidemmo dalle prese in giro!
Fu una notte pazzesca, disumana!!! Ci sentimmo tutte male, malissimo!!! Infatti il giorno dopo giocare in quelle condizioni non fu proprio una passeggiata, perdemmo con l’Olbia se non ricordo male.
Però a distanza di anni, ricordare quella notte ci fa sempre morire da ridere, la rammentiamo spesso quando ci capita di rivangare le mitiche trasferte, ancora ce la ricordiamo bene, specialmente quando nel gruppo c’è Giusy…..detta Labrador!
Con la storia del Labrador mi hai fatto ribaltare...Giusy, se ci sei, batti un colpo, ti meriti un'intervista tutta per te...se non ti duole troppo il labbro eh :D
La traversata in traghetto invece mi ha fatto accapponare la pelle, sono riuscito a stare male nel quarto d'ora di traversata Sorrento-Capri, immagino che bellezza ore e ore con quel casino.
Quali erano le squadre più forti da sfidare, all'epoca? e le avversarie più prestigiose con cui ti sei confrontata?
Bella domanda…..se scavo nei ricordi mi vengono in mente squadre come l’Ulivetese, l’Arezzo, il Castelfiorentino, il Rosignano quando facevamo i campionati regionali erano loro le nostre bestiacce nere. Passando poi al campionato nazionale di serie B, mi ricordo il Como, il Fiammamonza, le squadre sarde, anche loro ci davano filo da torcere! Avversarie forti ce ne sono state ovviamente, ma perdonami dopo 20, 25 anni , non mi ricordo ne i nomi ne dove giocassero. Ho più un’idea generale della squadra che affrontavamo, l’importanza della gara,magari era un play off da disputare e allora ci impressionava l’avversario più di quanto avrebbe dovuto.
Beh si, lo capisco, anche perchè non avevate certo nomi sulle maglie o album Panini con le vostre figurine.
Ti è capitato di segnare qualche goal? se si, qual è il tuo più bello e/o importante, quello che rammenti con più piacere quando sei in vena di cullarti nei ricordi?
Si, qualche gol mi sono tolta la soddisfazione di farlo, anche se pochi ovviamente essendo un terzino. Alcuni li ho fatti anche in rappresentativa e questo per me è motivo di fierezza, ma il gol più bello e decisivo che ho fatto è stato quello nella finale di un torneo a Staffoli. Avrò avuto 16, 17 anni credo…Non mi ricordo bene mi sembra fosse proprio il Pallone Rosa e neppure contro chi si giocava (forse il Galleno…Ale se lo ricorda bene). Fatto sta che fu una partita pesantissima e difficilissima, fino alla fine eravamo sempre sullo zero a zero, nessuna squadra riusciva a sbloccare il risultato. Un sacco di gol mancati per un soffio da entrambe le parti. Era una finale veramente equilibrata. Andammo ai supplementari, faceva caldo, era estate e non si respirava, non ce la facevamo più. Ad un certo punto , mi sembra addirittura a pochi minuti dalla fine, mentre giocavamo “tutte all’attacco” per rischiare veramente il tutto per tutto, mi ritrovai in mezzo all’area anche io, eravamo attaccatissime le une con le altre, non mi resi neppure conto come feci ma nel groviglio di gambe spunto la mia, per la precisione il mio ginocchio che deviò un cross dalla destra e buttò la palla in rete creando una traiettoria impossibile da intuire e parare. Da lì il boato….mi ricordo sempre che mi vennero tutte ad abbracciare, mi buttarono in terra e tutte sopra, si rideva come matte, nessuna avrebbe scommesso sul mio gol e soprattutto sulla dinamica strana di quella rete! Alla fine della partita misero negli altoparlanti la canzone “We are the champions” dei Queen e mi portarono in trionfo …. ecco io quella sensazione di fierezza e felicità nell’aver fatto vincere la mia squadra, io proprio io, penso di non averla mai più provata. Che soddisfazione! Mi sembrava di aver vinto il mondiale!
Questa chicca ve l'ho lasciata per ultima; partita di beneficenza con personaggi famosi tra i quali il mio adoratissimo Spallettone (chi mi conosce lo sa quanto lo amo) che ai tempi allenata la Sampdoria, e Alessandro, sapendo che ilaria è una Sampdoriana sfegatata (e beata lei che si è vista la grande sampdoria di Mantovani coi gemelli del goal) le assegnò la fascia di capitano e in pratica stette con lui tutta la sera.
Eri giovanissima ma un momento come questo non lo dimenticherai mai...lo dico sempre alle ragazze giovani, tutto quello che vincerete in futuro,poco o tantissimo che sia, non conterà, a livello puramente emotivo, quanto le primissime grandi gioie, spero che, leggendoti, almeno a una veterana come te credano un poco di più.
A un certo punto la Piazza inizia a chiamarsi Valdarno; cambiò qualcosa anche a livello societario o nome a parte tutto rimase immutato? ti dispiacque, all'epoca, mettere la maglia della Piazza in un cassetto per non indossarla mai più?
In realtà io non ho mai cambiato maglia, ho sempre giocato nel G.S. La Piazza prima e Piazza ’96 dopo, fino alla conquista della serie A. Il Valdarno è subentrato l’anno dopo che io smisi. Di questo sono molto fiera …. anche io sono una romantica del pallone ;-)
Ah si? non lo avevamo capito... :D
Ok, in ogni caso mi hai detto che, anche a causa di infortuni reiterati, non ce l'hai più fatta a sostenere i ritmi alti di allenamenti e partite (d'altra parte voi calciatrici non potete ancora vivere della vostra passione, figuriamoci all'epoca) e la tua avventura con Alessandro e con il calcio valdarnese ha cominciato a prendere il viale del tramonto. Hai dei rimpianti verso questa scelta?
In realtà, con il famoso “senno di poi” il rammarico di non aver giocato almeno un anno in serie A e di aver smesso proprio nell’anno in cui riuscimmo ad arrivarci vincendo i play off in B ce l’ho. E’ come se non avessi chiuso il cerchio, mi rimarrà sempre quella sensazione lì, ma a mio discapito c’è comunque una decisione maturata negli ultimi tempi, una serie di fattori che mi hanno portato veramente a vivere quell’ultimo periodo con troppo sacrificio, tirando troppo la corda. Ero reduce da un brutto infortunio al quadricipite curato male all’inizio, pensando fosse un banale stiramento quando in realtà era uno strappo, calcificato quindi nel tempo e mai più riassorbito. Passai un anno dietro fisioterapisti,ospedali, bombardamenti con raggi UV per spaccare il blocco che si era formato e per cercare di recuperare la funzionalità del muscolo. In parte ci riuscii, tornai a giocare regolarmente anche se dovevo prima di ogni gara fare esercizi particolari. In più, arrivando a giocare in B, gli allenamenti settimanali aumentarono, le trasferte si allungarono, succedeva a volte che scendevi dal traghetto a Livorno il lunedì mattina alle 6 ed entravi direttamente a lavorare! Insomma, l’impegno fisico e psicologico non essendo professioniste sappiamo quanto è duro a certi livelli. Non voglio giustificarmi perché se hai il fuoco dentro queste cose non ti pesano, le fai e neanche te ne accorgi. Anche l’età influisce, ovvio non ero più una ragazzina … Semplicemente mi si erano accumulati troppi fattori negativi che mi facevano vivere con stress e fatica uno sport che invece doveva darmi soprattutto gioia. Me lo sono sempre promessa a me stessa, il giorno in cui non proverò più felicità nel giocare a pallone, ma diventerà un peso, sarà il momento di smettere. E così ho fatto.
E io mi inchino alla tua commovente coerenza, pur dispiacendomi molto per la tua mancata esperienza nella massima categoria.
Dopo aver lasciato il calcio a 11, hai praticato altre discipline?
Dopo qualche anno di “disintossicazione” da troppo sport, mi è riaffiorato sempre di più il richiamo del pallone, con alcune mie ex compagne di squadra pensavamo di provare a ributtarci in qualche squadra, magari provando col calcio a 5 visto il minor impegno fisico, infatti quando si creò la possibilità di fare un campionato a Castelfranco ( e quindi comodo perché nel nostro paese) ci convincemmo a provare. Ho giocato qualche anno lì facendo anche bene, poi sono andata a provare anche in altre squadre, a San Miniato, ad Empoli, giocavo un anno, poi smettevo, mi richiamavano e allora mi ributtavo, soprattutto d’estate la tentazione era forte … era pieno di tornei e mi piaceva l’idea di fare qualche partita con le amiche. Ma diciamoci la verità … il calcio a 5 non è il calcio a 11, come erroneamente pensavo, non lo sostituisce, è proprio diverso nei movimenti, nel gioco, nella prestazione fisica. Per come sono fatta io mi mancava l’erba, mi mancavano le entrate in scivolata, i ginocchi sbucciati continuamente, la fascia chilometrica davanti da percorrere correndo all’infinito… il calcetto è l’anticamera della pensione delle calciatrici che hanno giocato una vita a 11 come dico io, senza offendere nessuno :-DD ed infatti per me così è stato, dopo qualche anno ho definitivamente smesso.
Non so se alcune mie amiche che dopo una vita nel calcio a 11 hanno ritrovato una nuova giovinezza nel Futsal saranno del tutto d'accordo con questa tua definizione, ma capisco (e anche loro lo capiranno) e condivido quello che vuoi dire. Forse il Futsal non sei riuscita ad amarlo, ad accettarlo del tutto, non è una cosa facile e non a tutte può riuscire, ma comunque lo hai sicuramente onorato in ogni partita che hai giocato, e solo questo conta.
Adesso sei una ragazza del '76 che ha ancora il volto e il fisico di una ventenne; sogni mai di rimetterti in gioco, anche a livello amatoriale? oppure ti piacerebbe allenare, tornare nel mondo del calcio in altre vesti?
Grazie per il complimento! Se sogno mai di rimettermi a giocare??? Ogni giorno, ogni volta che vado a vedere una partita magari dell’Empoli o di qualche mia amica che ancora gioca …. infatti ci vado poco, perché un po’ ci patisco! Pure se vedo un gruppetto di ragazzi al mare che improvvisano una partitella mi sale la voglia mi butterei nel mezzo a giocare con loro, sempre! Credo che questa sensazione non mi abbandonerà mai, sarà sempre parte di me, come un richiamo istintivo e primordiale. Ma non ritornerò a fare campionati, al massimo qualche partitella tra vecchie glorie, per ridere … so che ci vuole molto sacrificio, una buona preparazione atletica, allenamenti costanti … se prendo un’ impegno lo voglio fare al meglio e portarlo fino in fondo, adesso non ne avrei la forza necessaria. A far l’allenatrice ti confesso che per un breve periodo ci ho pure provato, quando Alessandro mi chiese di allenare un gruppetto di bambine piccole, tra i 6/ 10 anni a Castelfranco, ma durò poco … le bambine erano poche, fu per lo più un esperimento. Oltre a quell’episodio adolescenziale no, non mi ci vedo come allenatrice o altro, mi sono sempre vista solo come giocatrice …. ma mai dire mai.
Giovane come sei (e non dire di no perchè tra sei anni avrò la tua età e sarò sempre un giovanottino, ovvia...) hai veramente chilometri di carriera davanti in tal senso. Mai dire mai, come dici te, magari Alessandro in tanti anni insieme ti ha trasmesso competenza e passione, e tu ancora non lo sai. E comunque se fate una partita tra "vecchie" glorie fammelo sapere, vi vengo a vedere, faccio anche il raccattapalle pur di essere li con voi...ma vi voglio con le maglie originali della Piazza!!
Ultima domanda; secondo te il calcio femminile di oggi, che sta andando verso il professionismo (almeno si spera...)che da una parte garantirà più soldi e più tutele ma dall'altra allontana persone come Alessandro, sta prendendo una giusta direzione, o sta cambiando troppo in fretta e senza tenere conto del fattore umano e dei valori che hanno fatto grande il movimento fino ad oggi?
Grazie per avermi fatto questa domanda, nelle ultime settimane, dopo l’esonero a sorpresa di Alessandro, ho riflettuto proprio su questo aspetto. Il mondiale dello scorso anno ha indubbiamente fatto fare un salto di qualità enorme ed una visibilità mai avuta al movimento femminile ed ho gioito, ho pensato meno male, era ora, finalmente il mondo intero si è accorto di noi, che anche il calcio femminile è bello ed entusiasma come il maschile! Ci siete arrivati finalmente!!! Forse da oggi in poi saremo più tutelate, avremo gli stessi diritti (parlo del professionismo) Non ti nascondo anche una punta di invidia …. fossi nata 20 anni dopo chissà se sarei stata lì con loro ed anche una bel po' di rabbia perché cavolo gente, vi accorgete di noi ADESSO, ma noi ci siamo sempre state!!! Dove eravate!?!?!? Avete finito di prenderci in giro perché eravamo un fenomeno da baraccone, ridicole a correre dietro ad un pallone, sgraziate, inadatte … state cominciando ad apprezzarci, a divertirvi a riempire gli stadi a fare tifoserie,siete andati oltre i vostri ristretti schemi mentali, vi siete evoluti ?! Era ora!!!
Bene, sono felice! Lo sono soprattutto per le tante bambine che si sentiranno libere di poter andare dietro il loro sogno, che non si sentiranno più inadatte o “strane” perché amano rotolarsi nel fango invece che mettersi un tutù, questa è veramente una gran cosa! Lo sono un po’ meno quando di colpo si esonera un allenatore che indubbiamente, sotto gli occhi di tutti, ha fatto bene e sta facendo bene con la sua squadra …. allora mi chiedo , perchè? Premetto, non sono assolutamente a conoscenza dei fatti per cui una società è arrivata a fare questa cosa, parlo per me e per come ho conosciuto Alessandro in tutti questi anni. In me si è insinuato il dubbio, stai a vedere che adesso, anche qui, il “marcio” che gira da anni intorno al maschile si approprierà anche di questa parte ? Gli interessi puramente economici che tanto fanno gola in un mondo ancora immacolato stanno forse incominciando a danneggiare un ambiente fino ad oggi presumibilmente fuori da questi schemi anti sportivi ?!?! Non lo so, forse è troppo presto per saperlo, certo questo è un notevole campanello di allarme, mi dispiacerebbe molto che si creasse un mondo finto intorno a ragazze e bambine che semplicemente vogliono divertirsi insieme e giocare a pallone, mi dispiacerebbe si perdesse di vista l’aspetto più puro di questo sport. Allora sì che rimpiangerei i miei anni, fatti di sudore risate e voglia di vincere. Niente di più.
Ilaria ci saluta con una foto che non mi fa proprio nessuna invidia...no no.
Beh, in pratica hai riassunto tutto il "Violaerosa-pensiero" meglio di come ho cercato di farlo io per mesi; io potrò elucubrare e sproloquiare quanto voglio, ma solo persone come te, che hanno conosciuto e lottato per il movimento, possono arrivare così in profondità nel cuore della questione. Condivido le tue preoccupazioni, anzi sono pessimista in merito, in pochi mesi questo blog, nato soprattutto per raccontare settimana dopo settimana la mia passione, è diventato un album dei ricordi e un contenitore di memorie proprio perchè il calcio femminile odierno si sta pian piano spogliando di quella impareggiabile umanità che voi, fiori d'acciaio, donne incredibili, gli avete fornito, e capisco che proprio voi siate le più ferite, umiliate e offese dal nuovo corso che si sta profilando. Volevate lasciare alle nuove generazioni il professionismo, le tutele e la dignità, ma non desideravate certo tutto il carosello di procuratori e manager, tutta quella corte dei miracoli che prende pari pari i metodi del maschile e li applica al femminile, e se il movimento decide di mettere da parte persone come Alessandro vuol dire solo che i valori semplicemente non sono più la priorità, perchè quello che nessuno ha il coraggio di ammettere è che il binomio "soldi+umanità" non potrà mai esistere e resistere a lungo.
Infelice è un paese che ha bisogno di eroi, diceva Bertolt Brecht, ma infelice è anche un movimento sportivo che ha bisogno di nascondere sotto il tappeto quello che conta di più, il fattore umano. Esso, e spero di sbagliarmi, presto sopravviverà nei ricordi di persone come te, Ilaria, la storia e le storie del calcio femminile. Grazie per lo splendido regalo che ci hai fatto, per i tesori che hai voluto condividere con tutti noi, chi ama il calcio femminile si sarà emozionato, e lo sarà credo anche il nostro comune amico, che di quel tesoro di ricordi ti ha fornito il forziere.
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