martedì 2 giugno 2020

SAN GIOVANNI CALCIO A 5 STORY; MARIACOSTANZA ATERINI, CON FORZA E CON POESIA.

Care lettrici e cari lettori,


bisogna ammetterlo, ognuno ha i propri talloni d'Achille, e io ne ho tanti che due talloni non mi bastano, dovrei essere un millepiedi. Uno di questi è una certa vanità come scrittore, anche se poi sono più un grafomane della domenica, ma un grafomane con un suo perchè, insomma. In questo mese ho ricevuto interviste meravigliose, ma quello col bello stile mi sono sempre creduto io; ecco, con la nostra ospite di oggi mi sono trovato in seria difficoltà. Non tanto per la forma, io sono forse più lucido e organizzato, ma Mariacostanza Aterini ama scrivere e SA scrivere, ed ha il dono di arrivare al cuore delle cose con una frase mentre a me ci vuole un panegirico non indifferente.

Una radiosa Mariacostanza in black&white si presenta.

Curare questa intervista è stato quindi anche un po' una sfida, non una competizione perchè me ne sono goduto ogni istante, ma è stato comunque non facile essere alla sua altezza, all'altezza delle sue riflessioni argute, delle sue stilettate, dei suoi lampi di sentimento improvvisi.
Per cui sarà meglio che mi taccia, e godersi direttamente le parole di Mariacostanza, ex calciatrice tra l'altro della primavera del Firenze e ora in forza in quel San Giovanni calcio a 5 che ormai nemmeno ve lo presento più, tanto lo conoscete e spero gli vorrete, ormai, anche un po' di bene.

Ciao Mariacostanza, grazie di essere ospite del mio blog! ti va innanzitutto di presentarti ai lettori?


Ciao Omar, grazie a te per ospitarmi oggi nel tuo spazio. È sempre bello leggere delle mie compagne di squadra attraverso il tuo blog, mi rendo conto che ancora le conosco così poco, so molto meno di quel che potrebbero raccontarmi. Quindi ti ringrazio, questo è un modo prezioso per venire allo scoperto e nello sport declinato al femminile, come sai, non è mai scontato. 
Bene, mi presento, mi chiamo Mariacostanza Aterini, da sempre Cocca, da quando da bambina mi sono innamorata di Lady Cocca (la gallina nel cartone animato Robin Hood); da lì mia mamma, poi le mie amiche mi hanno iniziato a chiamare Cocca e non hanno più smesso. Ho ventisette anni e da poco meno di un anno mi trovo a giocare nella squadra San Giovanni calcio a 5. Spero che questo possa bastare come presentazione.

Si che può bastare, anche se sarà difficile d'ora in poi per me chiamarti Mariacostanza, una fatica proprio, visto che adoro Lady Cocca!!

So che sei arrivata al calcio a 11 piuttosto tardi, ormai maggiorenne; quale sport praticavi prima, e come mai questa folgorazione per il pallone? e tra l'altro la tua, come prima esperienza, non è stata davvero male...ce la vuoi raccontare?

Si, ho iniziato un po’ tardi, devi sapere che dieci anni fa non c’erano squadre di calcio a 11 o a 5 qui vicino. Fino a 18 anni ho giocato a pallavolo, magari la mia carriera sportiva sarebbe stata diversa se avessi fatto la scuola calcio, avrei imparato molto di più, a livello tecnico e tattico quanto meno; nonostante questo, ti dico la verità, mi sento molto grata alla pallavolo e agli insegnamenti che mi ha trasmesso. Come sai, è uno sport privo di contatto fisico, ti spinge a privilegiare la concentrazione e il senso di unione con le compagne. È uno sport che richiede tanta tecnica, tanti allenamenti, molto più del calcio, tutto deve riuscire perfettamente, e la squadra deve andare armonicamente, altrimenti la palla cade a terra. E poi, nella pallavolo trovi un rigore e una disciplina che il calcio non conosce, un rispetto dei ruoli e un’attenzione ai particolari che mi piace ricordare, custodire e, quando riesco, praticare anche nella vita di tutti i giorni. 
Poi c’è stato un cambiamento brusco, ho smesso con la pallavolo e iniziato calcio a 11, così dal nulla, a diciotto anni. Ho sempre giocato un po’ a calcetto con qualche amico, e anche con qualche amica, piccoli tornei ma niente di serio. Alla fine ho fatto un provino, se così si può definire, a Firenze.

Con la gloriosa maglia viola


 Mi hanno chiesto di rimanere nella rosa della Primavera e non ho potuto non accettare, è andata più o meno così. Quell’anno a Firenze, in quella che oggi è la Fiorentina, è stato intenso, rinfrescante ma anche molto difficile: ero indietro, tutte le mie compagne, anche più piccole, erano molto più brave di me, non avevo speranze di competere con nessuna di loro e a volte, per la mia incapacità, mi sono sentita in imbarazzo. Qualcuna delle mie compagne, tipo Ilaria Borghesi (attuale compagna nel San Giovanni e amica), mi prendeva un po’ in giro perché ero proprio scarsa e del tutto stridente con quell’ambiente in cui tutte sapevano giocare a calcio e fare un numero indefinito di palleggi, io invece ne facevo al massimo tre (adesso trenta, non è che sono migliorata tanto). Anche io mi sarei presa in giro, ero del tutto incapace. 
Ho comunque dei ricordi piacevoli di quell’annata, alcune delle mie compagne dell’epoca tra cui Isotta Nocchi, Costanza Razzolini, Costanza Esperti, Carolina Cosi, le ho ritrovate anche negli anni successivi (come compagne o avversarie), sono persone in gamba che si stanno affermando con grande impegno nello sport al femminile e per questo le ammiro e ammiro la loro tenacia.

Ancora a Firenze.

Quell’anno con la Primavera del Firenze, arrivammo seconde in Italia, dietro il Torino. Ho giocato poche partite, pochissime, ma ho imparato tantissimo, primo su tutti ho riconosciuto in me uno spirito di sacrificio che non conoscevo e poi, ho imparato che l’impegno, la volontà, la costanza ti possono veramente portare lontano, ma lontano davvero, dove il talento da solo non arriva.

Prima di tutto grazie per la sincerità, di solito si tende a sottolineare i propri meriti, tu invece non hai esitato a porre in evidenza i tuoi limiti, anche se per me forse hai pagato una mancanza di esperienza pregressa nel calcio a 11 piuttosto che di talento...secondo me iniziare di punto in bianco a diciotto anni ed essere comunque opzionata per rimanere in rosa è un risultato veramente ragguardevole, che ti fa onore.

Una sola cosa, ma quando parli di "Costanza che ti può portare lontano" ti riferisci a Costanza Esperti o Costanza Razzolini? (Scusate, è una freddura tristissima ma Mariacostanza mi ha autorizzato a lasciarla :-)

Dopo il Firenze sei comunque passata alla Stella azzurra di Arezzo, in serie C, una squadra di tutto rispetto; cosa ci racconti di questa compagine che ricorre spesso nei ricordi di voi calciatrici, e della quale sarebbe bello sapere di più?

Esatto. Sono andata nella “Stellina” dove ho conosciuto Ilaria Ciofini, mia compagna nel San Giovanni, tra le dieci persone più divertenti e sorridenti al mondo. Scelsi la Stella Azzurra perché avevo bisogno di giocare partite e non stare sempre in panchina. 

Alla Stella Azzurra.


Sapevo di essere indietro e non all’altezza di giocare in quella che sarebbe diventata la Fiorentina; mi son detta che un giorno magari ci sarei tornata, prima pero avrei dovuto imparato a giocare meglio. Ero ancora troppo inesperta, nonostante la stazza non reggevo neanche i colpi fisici. Avevo proprio bisogno di sputare sangue nel rettangolo di gioco e così è stato nei due anni alla Stella Azzurra.  Di quei due anni (di cui il secondo in serie B), il privilegio più prezioso è stato giocare al fianco di Serena Patu, un pilastro della storia calcistica fiorentina; mi faceva troppo ridere, una persona acuta oltre che un fenomeno calcistico, adesso è mamma di due bambini, scommetto che nell’essere mamma ha conservato la stessa grinta. Mi piace ricordarla con il fango in faccia che esulta l’ennesimo goal segnato. Altre figure calcistiche importanti sono state Elena Bruno e Martina Pitzus, due giganti del calcio di qualche anno fa, ma credimi quando ti dico che la loro grandezza, prima ancora che calcistica, era ed è umana. Tra me e loro c’era vent’anni, mi sono fatta trasportare dai loro insegnamenti e guidare dalla loro esperienza.


Credo che campionesse vere e donne di calcio a tutto tondo come quelle che hai citato possano offrire davvero un bagaglio immenso dal quale attingere, magari sono delle "dure" di vecchia scuola ma se hai l'umiltà e l'intelligenza necessarie puoi imparare da loro tantissimo, e sono persone come loro che secondo me sapranno salvare un calcio femminile che già sta iniziando a perdere un poco dei suoi valori e della sua purezza.
Dopo la Stella Azzurra, per te c'è stato l'amaranto Arezzo; cosa ci puoi raccontare della prima parte della tua esperienza con questa maglia?


Dopo il fallimento della stella Azzurra sono finita nell’Arezzo e non è stato amore a prima vista, devo essere sincera.

Mariacostanza di giustezza in maglia amaranto.


 L’amore è venuto poi, quando Chiara Tavanti, amica e presidente dell’Arezzo, ha deciso di dare una svolta professionistica alla società. Da quel momento, con promozione in serie B ci siamo avvicinate tanto al professionismo, sono stati anni intensi di grandissimi sacrifici di cui conservo ricordi potenti.

Formazione iniziale dell'Arezzo. Si riconosce, tra le altre, Ilaria Borghesi, attuale compagna di Mariacostanza al San Giovanni.


 Tanto del merito va a Manuela Tesse, allenatrice del calibro di Rita Guarino, che ha allenato l’Arezzo un anno di serie B. Manuela è stata un’allenatrice spietata, ti dico la verità, non accetta scuse, non accetta che tu rimanga indietro, Dio solo sa quante me ne ha dette in quell’anno e quanto ho pianto. Per lei una volta ero “grassa”, poi “scarsa”, poi “troppo distratta”, poi “poco diligente”, poi “lenta” e via dicendo.

I riposanti allenamenti di Manuela Tesse...

 Nonostante questo, quel suo modo spietato e crudelissimo ti permette di entrare in un loop mentale per il quale devi necessariamente superare i tuoi limiti, allenamento dopo allenamento, devi superare i tuoi limiti, correre più forte, arrivare sul pallone per prima, tirare meglio, difendere meglio e così via. 


In azione con l'Arezzo


Ti posso dire che lei mi ha insegnato tutto, probabilmente mi ha insegnato molte più cose di quante ne possa aver imparate. Con lei ho capito la tattica e anche il calcio e, alla fine, le ho voluto davvero molto bene nonostante, soprattutto all’inizio, non ci andassi tanto d’accordo. È stata dura con Manuela. Davvero. Poi, una volta mi ha detto, “fidati di me tiro fuori diamanti grezzi dal fango”. Così è stato, io non mi sento certo un diamante, mi sento decisamente fango, però già il fatto di poter arrivare ad essere diamante, a volte mi permette di trovare lo slancio per superarmi costantemente. 


Dopo i sacrifici e le lotte, c'è sempre una gioia.

Durante l’esperienza con l’Arezzo poi, ho preso un anno sabbatico per compiere gli studi a Barcellona, ho lasciato il calcio per un anno, è stato bello sentirne la mancanza ma anche ritagliarmi uno spazio mio, autonomo da lui, dal calcio.


Che prova deve essere stata..si, forse non sei un diamante, va bene, ma non sei nemmeno fango, te lo assicuro; sei una pietra comunque preziosa, come tutte le calciatrici.
Quali sono stati i momenti più belli sul rettangolo verde? trionfi di squadra, ma anche gioie a livello personale?

Tra i momenti più belli del calcio a 11 ricordo la promozione con la Stella Azzurra, ma anche il secondo posto (dietro il Florentia) con l’Arezzo che ci ha permesso di rimanere in serie B nazionale dopo la riforma dei campionati. Sono state annate intense. Un altro bel momento è stata la partita Arezzo-Genoa, lo scorso anno, era fondamentale vincere per non retrocedere e alla fine vincemmo davvero; pensa che il 25 aprile e il 1 maggio che hanno preceduto questa partita ci siamo allenate, non abbiamo fatto nessun giorno di festa per allenarci.. Vincere quella partita è stata una grande emozione, ci siamo sentite profondamente appagate, ci ha dato uno slancio di speranza meraviglioso; in quella partita, indossavo la fascia di capitano al braccio, e tutta quella contentezza  in me si è amplificata. 
Il momento più brutto, invece, è stato indubbiamente la retrocessione con l’Arezzo lo scorso anno, è stato un momento di grande delusione, tanti anni spesi ogni giorno dietro un pallone, tanto tempo passato a difendere una maglia per poi retrocedere amaramente. Però ero abbastanza serena, in quell’anno calcistico, ho veramente fatto tutto quello che era in mio potere, umanamente e calcisticamente, per rimanere in categoria; purtroppo, non ce l’abbiamo fatta, più di così non potevo fare. Dispiace perché era una squadra di grandi nomi la nostra (eccetto il mio), magari insieme avremmo potuto fare di più. Un detto brasiliano dice: “da soli andiamo più forte ma insieme andiamo più lontano”. Forse avremmo dovuto dargli ascolto, vabbè, non è andata. Il passato è passato.

Prima della battaglia.

Il bello del tempo che passa è che ci guarisce le ferite, anche se paghiamo il dazio di invecchiare.
Ci puoi parlare adesso del tuo ruolo di difensore? è forse quello più impegnativo, che meno glorifica una calciatrice, tanti sacrifici e poche gioie personali...

Il ruolo del difensore è pieno di responsabilità e rischi. Si toccano un sacco di palloni e è divertente. Si segna poco, ma quando ti trovi davanti alla porta non sbagli quasi mai. Ho segnato pochi goal nella mia carriera, per lo più di testa, o di rapina, nessuna grande azione, mi sono semplicemente trovata nel posto giusto al momento giusto. Quando giochi lontano dalla porta avversaria, ogni volta appena te ne avvicini, hai una gran voglia di far goal. La volontà e la grinta e lo spirito di sacrificio credo che siano le mie doti migliori, non ho talenti particolari, sono una persona comunissima e una sportiva come tante altre, però ecco se mi chiedi un tratto distintivo come giocatore credo che quelle siano le doti che mi distinguono.

Riscaldamento.


Una delle più belle descrizioni del ruolo che abbia mai letto...e comunque volontà e sacrificio sono delle gran belle peculiarità in una calciatrice.
Da difensore avrai certo incrociato molte delle attaccanti più forti degli ultimi 10 anni; quali sono state le più difficili da marcare in assoluto?


Essere difensore mi ha permesso di marcare attaccanti anche “famose”: ho marcato Baresi, Marinelli, Nocchi, Prugna, Cafferata e altre giocatrici che adesso militano in serie A; sono stati duelli difficili (che sicuramente ho perso, credo di aver tirato anche qualche spintone), mi piace ricordarli però, tutte loro hanno un futuro promettente, anche in termini di nazionale e di “donne nello sport”, mi piace pensare che, marcandole, possa aver contribuito, anche in minima parte, alla storia del calcio femminile.

Secondo me però tendi troppo a sminuirti, non ti conosco e non ti ho mai vista giocare, ma non credo che abbiano avuto vita molto facile con te. In ogni caso eri li a giocartela con loro, e come dici anche se le "ricordate" sono solo le più famose, credo sia giusto in questo caso onorare te che ti sei battuta con forza e tenacia.
Passiamo ora al tuo viaggio nel futsal, direttamente nel San Giovanni calcio a 5 di Mirco Bossini; cosa ti ha fatto scegliere questa disciplina dopo tanto calcio a 11?


Mariacostanza al San Giovanni calcio a 5


Si adesso eccomi qua, nel San Giovanni, dove credo che rimarrò per un bel po’. 
La mia esigenza di cambiamento è stata più che altro lavorativa, anzi più in generale avevo esigenza di cambiare vita, dedicarmi alla mia professione che adoro moltissimo, alle persone che amo e alle passioni che oltre al calcio compongono la mia vita. Non potevo più dedicarmi 7 giorni su 7 al calcio, e per quanto ami lo sport e per quanto lo sport mai mi abbia mai tradito, stavo letteralmente soffocando. Per questo motivo la scorsa estate sono finita al San Giovanni, senza aspettative. 

Verso un goal.


In realtà, pensavo che un ambiente troppo familiare non mi sarebbe andato tanto a genio dopo anni di rigore e disciplina. Invece, ho capito che era tutto quello che mi mancava, tutto ciò di cui avevo bisogno. Tornare un po’ alle origini, quando lo sport era un momento distensivo, in cui rilassarmi, esprimermi e stare bene. Per questo motivo ho intrapreso questa scelta e ogni volta ringrazio Daniele, la sua insistenza mi ha permesso di dare una svolta e ne avevo bisogno, non lo sapevo ma ne avevo bisogno.

Mariacostanza con Daniele Scarpellini, in uno dei tanti ritrovi di questa affiatatissima società.


A volte si trovano persone e società che possono regalarti molto quando meno te lo aspetti, credere e avere fiducia in nuovi progetti e nuove realtà a volte ripaga, ti sei gettata nel futsal senza pregiudizi dopo una vita di calcio a 11, e la tua attuale fortuna è tanto anche merito tuo. Hai ragione a ringraziare, ma devi anche essere ringraziata a tua volta, secondo me.
In che ruolo giochi nel calcio a 5?

Sono un’ala, un centrale. Non lo so, ancora lo devo capire. Più ala che centrale, forse. Tra i momenti più belli con il San Giovanni c’è sicuramente la promozione di quest’anno. Personalmente anche la prima partita o il primo allenamento sono stati dei bei momenti, ero emozionata come una bambina. Ambiente nuovo, facce nuove, tipo il primo giorno di scuola, la stessa sensazione.

Intermezzo; come ho già anticipato nell'introduzione sei anche una scrittrice (si, non me lo hai detto tu, l'ho scoperto per caso in rete mentre cercavo notizie su di te...) particolare che non poteva non colpire la mia attenzione essendo a mia volta un appassionato fabbricante di parole. Cosa ci racconti della Mariacostanza narratrice? Hai scritto un diario della quarantena che mi ha letteralmente rapito il cuore, te ne ringrazio profondamente in quanto sei riuscita a rendere poetica una cosa che è stata tutto tranne che quella, e per me che l'ho vissuta in prima linea è stato davvero un viaggio toccante, e ora finalmente associerò qualcosa di bello a tutto lo schifo di questo periodo.
 Ma ti si può trovare anche in libreria; ci parli del tuo libro, "Inchiostro e bignè" pubblicato da Leonida e disponibile su IBS per chi fosse interessato?

Accidenti, mi hai scoperta. Non è la prima cosa che mi capita di raccontare di me. Scrivere è un rito un po’ segreto, tipo un terapista personale. Mi permette di “guardarmi da lontano”, razionalizzare, e ordinare, almeno per un attimo, un sacco di sensazioni contrastanti. Non credo che sia niente di speciale, anzi penso che ognuno, in fin dei conti, sia un narratore di una storia, della propria e di altre storie che incrocia nel tempo. Quel piccolo libro di cui mi parli, l’ho costruito negli anni del liceo, adesso nel leggerne i passaggi quasi non mi riconosco più, però ci sono legata, è un pezzo di me, se vuoi lo cerco e te lo porto, dovrei averne una copia in casa.

Ti ringrazio molto, ma non so se avrò la pazienza di aspettare, mi interessa già a partire dalla descrizione in quarta di copertina, e smanio per leggere ciò che mi colpisce...

....e come si può notare, essendo mia la manona, non ho aspettato...

Torniamo ora al futsal e al mesto presente; Pensi che il calcio a 5 si riprenderà presto dalla batosta dello stop per pandemia? quando si potrà tornare a giocare (seppure a porte chiuse) pensi che il vostro gruppo tornerà a essere unito e coeso come se niente fosse successo, oppure sulle prime avrete difficoltà a ritrovare la migliore condizione e la concentrazione necessaria?

Credo e spero di ripartire presto. Anche solo incontrare di nuovo le mie compagne. L’alchimia di squadra è un affiatamento molto diverso dall’amicizia, si coltiva giocando, passando del tempo “sportivo” insieme e costruendo una fiducia e una fedeltà sportiva che non coincide proprio con l’amicizia. L’amicizia è un'altra cosa. È un legame diverso da quello che si crea tra compagni di squadra, non voglio dire che sia più o meno profondo, è solo diverso. Poi, ci può anche essere un rapporto d’amicizia, certo. E quell’affiatamento tra noi, se c’era, se era radicato, lo ritroveremo non appena inizieremo di nuovo a passarci la palla. 
La verità è che a livello di squadra non è stato scontato formarci e unirci. Ci sono state molte frizioni tra di noi che nel tempo abbiamo saputo superare. Tante persone con storie sportive e passati sportivi così lontani hanno un modo di concepire lo sport anche molto diverso. Quindi ognuna di noi ha smussato gli angoli del proprio carattere per il buon esito di quest’annata che ci ha regalato la promozione, anche questo significa essere squadra. Sono molto grata alle mie compagne, dalla prima all’ultima, davvero. Hanno saputo accogliermi e aspettarmi, capirmi, e a volte hanno accettato di stare in panchina quando ho giocato al posto loro; allo stesso modo, voglio dirti e voglio dire loro che sarei disposta a stare in panchina per permettere loro di giocare. E le guarderei volentieri dalla panchina perché sono proprio belle. In fin dei conti, nonostante abbia un pochino più di esperienza di loro, mi hanno insegnato tanto quest’anno, molto più di quanto sia riuscita a fare io con loro.

Se vi dico che questa è stata un'intervista difficile da curare perchè zeppa di riflessioni argute quanto di disarmante e commovente sincerità, adesso ci credete? Al prossimo allenamento ti aspetteranno dei pedatoni, perchè le avrai fatte piangere con queste parole, ma saranno ancora di più gli abbracci sinceri, l'avessi io un'amica come te che mi scrive cose come questa.

Per finire; come ti senti, MariaCostanza? quali obiettivi, sportivi e non, ti poni, tu che sei ancora giovanissima?

Giovanissima non proprio, ma grazie Omar. Mi sento le energie di una ventenne e questo mi spinge sempre a vedere e  a buttarmi un po’ oltre il pensabile. 
Forse ti deluderò nel dirti che i miei obiettivi si sono un po’ ridimensionati nel tempo. Per anni lo sport è stato totalizzante per me, per anni ogni giorno ho dedicato la mia vita e il mio tempo allo sport. Ed è stato maestro di vita, è stato un compagno prezioso, un bel posto in cui evadere un attimo. Per questo sarò sempre grata allo sport e al calcio, nella declinazione più “professionale” con il calcio a 11, e nel suo modo d’essere così semplice e leggero che ho conosciuto con l’esperienza a San Giovanni. Quest' ultimo anno mi ha permesso di avvicinarmi ad un ambiente puro, senza troppe robe sopra, in cui si gioca solo per giocare, per amore dello sport, e ne sono davvero contenta. Ma davvero. Spero proprio che la promozione (appena sarà confermata) mantenga questa purezza e quest’ingenuità del San Giovanni di cui, in quest’annata, mi sono un po’ innamorata.

Mariacostanza ci saluta con un bel sorriso e un sguardo verso il futuro..al San Giovanni calcio a 5


E meno male che il San Giovanni non è una persona fisica, perchè me ne sto innamorando anch'io e ti vedrei come una rivale...scherzi a parte, non sai quanto sono felice di avere incontrato una società come la vostra, io per il mio blog cerco appunto quella poesia e quella passione di cui parli, e anche se essa non manca mai in qualunque intervista riesca a pubblicare, nel San Giovanni calcio a 5 la ritrovo nella sua forma più pura. Francois Truffaut chiedeva al cinema di "stare nella vita per intero", ecco, Il San Giovanni sta nella passione pura per intero, e questo anche grazie a persone come te, Mariacostanza, che si sono consacrate alla causa con tutto il loro cuore.
Non sminuirti, e non avere paura di deludere qualcuno, io e qualsiasi altro lettore con la giusta sensibilità non penseremmo mai a obiettivi ridimensionati, perchè non è vero, tu ami veramente la tua maglia e questa è il tuo orgoglio, e i riflettori e i blasoni non valgono la tua felicità. Vai fiera di qualsiasi cosa tu abbia fatto e che farai, sei nella società giusta dove sentirti te stessa, pienamente serena e realizzata, ed è questo che auguro a te e a tutte le tue compagne, creatrici di sogni nei palazzetti.



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