Care lettrici e cari lettori,
Oggi ho il piacere di presentare colei che è uno dei talenti più cristallini del calcio toscano, una delle ultime fantasiste, di quelle che fanno emozionare le tifoserie, prima quella del Firenze e delle squadre di calcio a 11 dove ha militato fin da giovanissima, e adesso vera e propria star del San Giovanni calcio a 5, e non è facile essere considerata tale in una formazione che conta tante calciatrici di ottimo livello. Solo 25 anni ma tantissima esperienza, tra cui un europeo under 19 con la maglia della nazionale, e tante belle storie da raccontare; ladies and gentleman, oggi è con noi Ilaria Borghesi!
Tutta la potenza e la classe di Ilaria
Adesso, come sempre, vi lascio alle parole di Ilaria, per l'ennesimo bellissimo viaggio assieme.
Ciao Ilaria, grazie ancora di essere sulle pagine de "Il viola e il rosa" vuoi innanzitutto presentarti ai lettori?
Ciao a tutti, sono Ilaria Borghesi e sono una ragazza molto semplice e umile che ha avuto la fortuna, tramite il calcio, di vedere tante altre realtà e allargare i propri orizzonti. Studio ingegneria, e non è facile conciliare studio e calcio. Ho avuto e ho l'opportunità di vivere il calcio a 360 gradi, sia a undici che a cinque, e di questo sono molto felice.
Come hai cominciato col calcio, chi o cosa ti ha fatto innamorare del pallone? Hai giocato anche con squadre maschili ai tuoi esordi?
Ho sempre giocato a pallone, sia davanti casa che coi miei amici alle elementari, e con loro ho deciso di iniziare nella Lorese a Loro Ciuffenna, i miei mi hanno portato a provinare e essendo i ragazzi già tutti miei amici è stato facile entrare nella squadra e nel gruppo, e qui ho giovato per 6 stagioni fino a 14 anni, quando una femmina non può più giocare coi maschi soprattutto causa differenze fisiche; sono andata quindi a provare ad Arezzo in una squadra tutta femminile, ed è stato un colpo di fulmine perchè coi maschi mi mancava lo spogliatoio, vivere vittorie e sconfitte, cambiarsi insieme, tutte quelle cose che potevo fare solo con altre ragazze, e appena in squadra mi sono accorta di quanto tutto questo mi fosse mancato in passato.
Ci credo, come tante altre calciatrici hai ottimi ricordi dei tuoi trascorsi in squadre maschili ma credo che il limite dei 14 anni sia giusto non solo per motivi puramente fisici, ma proprio perchè una ragazza ha bisogno di normalità, di sentirsi parte di uno spogliatoio, non doversi cambiare e fare la doccia sempre da sola e vivere i festeggiamenti o le sconfitte assieme alle proprie compagne.
Veniamo adesso al momento che i numerosi lettori del blog di fede viola attendono; il tuo arrivo al Firenze. Hai esordito in viola nel 2009, nella primavera, nella quale sei rimasta due anni; che ci puoi raccontare di quel periodo?
Uno dei primi 11 di Ilaria
Il Firenze si interessò a me dopo una partita a San Marcellino in cui militavo nelle Juniores Arezzo-Siena che per quell'anno si erano unite, insomma a San Marcellino ero con la maglia a strisce bianconere, gli osservatori del Firenze mi notarono, feci un provino in A2 e mi presero, e dal 2009/2010 ho giocato in primavera, la squadra era molto forte ed era un gruppo fantastico, con ragazze che tuttora giocano in serie A.
E' stato bello vivere un gruppo come una famiglia, eravamo unite e il mister stravedeva per noi, alcune compagne sono ancora tra le mie migliori amiche. Mi ricordo bene il primo torneo Arco di Trento, mi porto dietro lo scudetto 2013, altri ottimi piazzamenti e tutto il grande bagaglio umano arrivato da queste esperienze. Una partita che ricordo benissimo è quella contro la Roma, un quarto di finale, a Roma perdemmo 6-3 poi vennero a Firenze e vincemmo 5-1 passando il turno, fu una partita epica che ribaltammo contro ogni pronostico, me lo ricordo come fosse adesso, San Marcellino pareva una bolgia.
Trascinatrice del Firenze.
Tristissimo di non essere stato li, momenti meravigliosi che nessuno ha ripreso e sopravviveranno solo nei ricordi di voi calciatrici e dei fortunati che c'erano, per cui grazie di averceli raccontati, sono dei tesori da preservare.
Poi arrivi in prima squadra, dove disputerai 4 stagioni. Anche qui, cosa ci puoi raccontare di significativo? come è stato allenarsi e giocare con Alia Guagni, Giulia Orlandi e altre grandi calciatrici? e a livello sia tecnico che umano quali di loro ti hanno insegnato di più?
Sempre al Firenze, si riconoscono tra le altre Giulia Orlandi, Norma Cinotti e Francesca Baldini.
Arrivai in prima squadra sedicenne, ricordo la prima preparazione con Alia, Giulia Orlandi e le altre campionesse, una settimana da sogno, poi arrivò Mario Nicoli che mi chiamava spesso, conosceva noi giovani della primavera e, nonostante adattarsi alla prima squadra non sia assolutamente facile, con Mario fu però tutto molto più semplice.
Il livello tecnico della serie A di allora era alto, e quel Firenze da quando arrivò Fattori fece un gran salto di qualità, con dei risultati importanti.
Tra le mie compagne in viola voglio ricordare per prima Giulia Orlandi, per me è stata tutto, una guida spirituale e umana che mi ha dato tutto, ma mi ha anche messo davanti alla realtà delle cose, mi ha fatto capire lo spirito di sacrificio e accettare cose che non volevo sentirmi dire; Alia Guagni, che stimo tantissimo per tutto quello che ha fatto anche a livello di nazionale e di sponsor, anche lei per me è stata fondamentale; un aneddoto indimenticabile, partitelle primavera contro prima squadra, Alia giocava sempre al massimo come una partita di campionato, mi scontravo con lei e le pedate che mi ha tirato sono state incredibili in allenamento, veramente un test tremendo ma altamente formativo. Anche con Elena Linari sono in contatto, è stata anche mio capitano in nazionale, una ragazza ligia al lavoro e molto seria. Nonostante siano passati anni e il rapporto, anche a causa delle altre strade che abbiamo preso, giocoforza si è allentato, ma so che se avrò bisogno potrò sempre contare su di loro e questo è molto bello.
Grandi gioie col Firenze.
Si, è molto bello, le amicizie conquistate attraverso una comune passione e un comune obiettivo rimangono per sempre e donne eccezionali in tutto come quelle da te appena citate penso siano punti di riferimento sulle quali contare per una vita.
Che ruolo ricoprivi nel calcio a 11? punta pura o svariavi anche su fascia e trequarti?
Nel calcio a 11 ho cambiato diversi ruoli, partendo come centrocampista centrale, ma il ruolo che ho ricoperto più spesso è stato il trequartista, non tanti schemi lo prevedono, sono stata adattata a regista negli ultimi periodi ma il mio ruolo principe è e rimane il trequartista.
Che nostalgia per il ruolo del trequartista, che pian piano sta scomparendo dallo scacchiere tattico, con un calcio che sta acquistando in concretezza e velocità ma sta perdendo in fantasia, per me un prezzo troppo alto da pagare, per me i trequartisti sarebbero da salvaguardare come patrimoni Unesco, altro che limitarli.
Che poi nelle foto che mi hai fornito si vede tutto il tuo talento anche in fermo immagine, come ti poni in campo e verso la palla, la posizione del corpo al momento di controllare o calciare, sono frame assolutamente iconici, da copertina di un libro, i gesti di una fuoriclasse.
Come hai vissuto l'ultimo periodo in maglia viola e il successivo al Castelfranco prima ed Empoli ladies poi sotto la guida di Alessandro Pistolesi? cosa ci racconti della tua avventura in Valdelsa?
Il passaggio Firenze - Fiorentina non l'ho vissuto, fu un anno pesante per me a livello psicologico, dalla Fiorentina fu fatta una politica un po' invadente ed entrante, loro volevano investire e ci mettevano sotto pressione e ho deciso di cambiare aria e mi sono trovata a Castelfranco dove ho trovato una nuova casa e una nuova famiglia con Alessandro Pistolesi che mi ha trattato come fossi una figliola, a Castelfranco ho ritrovato me stessa e vissuto una seconda giovinezza, nel senso che (a parte alcuni periodi opachi personali dovuti al cambiamento) sono andata oltre, e grazie all'aiuto di persone come Alessandro pur essendo tante di noi parecchio giovani siamo riuscite a raggiungere la serie A dopo averla sfiorata l'anno prima, mi ricorderò sempre di questo traguardo, dopo i pianti dell'anno prima vincerla è stato bellissimo; tre anni tra Castelfranco e Empoli bellissimi, poi siamo arrivati a Monteboro, è stato un sogno avere gli spogliatoi personali e uno staff che ti seguiva, era come vivere un sogno, toccare il professionismo con mano, è stato molto bello e stimolante anche se salendo l'ambiente diventa sempre più pressante e per questo bisogna essere mentalmente pronte.
Ilaria a Empoli, notare la classe e il tocco di palla, come vi dicevo...
Sei un'attaccante dai numeri imprevedibili, chi ha giocato con te e contro di te ti ricorda per un talento veramente cristallino, che segnava goal mai banali; qual è il tuo goal più tipico?
Non essendo una attaccante pura non saprei, io ho giocato molto d'istinto, se sono in giornata di solito sono un valore aggiunto altrimenti giocavamo in 10. Un goal tipico mio nel calcio a 11 è il tiro da lontano.
Altra merce rara in un calcio dove sembra obbligatorio entrare in porta col pallone...peccato non averti vista giocare, con queste caratteristiche saresti stata un mio idolo, te lo garantisco.
Parlando di avversarie; quali sono i portieri più forti che hai incontrato, quelle che ti negavano più speso la gioia del goal ma che poi era più bello riuscire a battere?
Il portieri più forti che mi sono trovata contro sono state Laura Giuliani contro il Como, e Katja Schroffenegger contro il Sudtirol. E poi, nel calcio a 5, è fortissima la mia amica Giulia Pacitto, che per fortuna gioca con me. E poi da compagna di squadra al Firenze Miku Matsubayashi, un gatto impressionante, agli allenamenti la volevo sempre avere con me, mai contro!
Ci credo, di Miku ho visto solo un allenamento con Sergio Innocenti su dvd e doveva essere veramente impressionante, meglio averla come compagna, così come Giulia peraltro che voi compagne avete soprannominato proprio "Gatto".
Nel 2018 indossi l'amaranto Arezzo, ultima tua esperienza, finora, nel calcio a 11; cosa ci racconti in merito?
Dopo Empoli sono infatti tornata all'Arezzo, avevo qualche affaticamento mio personale dopo la serie A e avevo bisogno di staccare, di ritrovare una realtà più vicina a casa e in una serie meno stressante, in merito racconto che Arezzo è stata una realtà su cui mi sono trovata bene anche se l'annata non ha ripagato di tutti i sacrifici fatti, con allenatori che andavano e venivano, tutta una squadra nuova da amalgamarsi, però ho capito cosa volevo veramente, ovvero continuare a divertirmi.
Ilaria ad Arezzo.
Ci vuoi parlare adesso delle tue esperienze nelle nazionali giovanili? Come è stato vestire l'azzurro? chi erano le tue compagne all'epoca? Hai qualche momento che vuoi ricordare?
La nazionale è stato un capitolo importante della mia vita calcistica e non, ricordo molto volentieri l'esperienza in Olanda, agli europei, con l'Under 19, con compagne di squadra come Valentina Giacinti, Elena Linari a Aurora Galli, che poi hanno fatto il mondiale. Mi ricordo le settimane passate ad allenarsi 2 volte al giorno, essere trattata come una professionista vera e propria, secondo me un'atleta, non solo nel calcio, se messo/a nelle condizioni di fare solo quello può veramente rendere al massimo, in qualunque tipo di sport; non ti mancano mai vestiario, assistenza fisioterapica o medica, devi solo pensare ad allenarti e giocare, e questo tanti club ancora non riescono a garantirlo, ma ci sarebbero molte ragazze in più al top lavorando così. Mettere la maglia azzurra è un'emozione, quando suona l'inno e ti abbracci in quel momento senti l'emozione più grande, l'appartenenza a un qualcosa di meraviglioso. All'europeo arrivavo da convalescente, mi ero rotta il ginocchio e mi avevano operato pochi mesi prima, e per me era una grande rivincita, non ero al top della forma ma me la sono goduta ed è un momento che porto sempre nel cuore.
Momenti indimenticabili in azzurro.
Ci credo, vestire l'azzurro è un privilegio assoluto e sei una delle pochissime mie intervistate che abbia avuto questa fortuna, sono veramente felice per te, un inno è emozionante già ascoltato da tifoso, ma da protagonista deve essere indimenticabile.
Poi passi al nostro caro San Giovanni calcio a 5; come è stato l'impatto con il futsal? e con la squadra? Cosa ci racconti dello spogliatoio, delle tue compagne, del mister, di Mirco e Noemi? e qual è per te il momento più bello della stagione appena trascorsa?
Mattatrice al San Giovanni.
Adesso gioco a calcio a 5, è stata un'annata bellissima, non me lo aspettavo a essere sincera ma mi sono innamorata subito del futsal, vengo da un modo di giocare molto tecnico, molto empatico, ho bisogno del contatto col pallone e con la porta, non sono una calciatrice che viene fuori per le doti atletiche ma per quelle tecniche, e il futsal il quel senso ti valorizza tantissimo.
Una finale di coppa persa contro il Montecatini, un momento di grande crescita per tutte (Didascalia di Ilaria)
Sono arrivata agli allenamenti con tanta voglia di imparare, e ogni volta che comprendevo uno schema o una tattica nuovi mi sono resa conto che questa è casa mia ed è stato come rinascere un'altra volta. Delle persone che ho incontrato qui posso dire che ho trovato persone che già conoscevo, come il capitano Francesca Tanzi che io ho sempre conosciuto perchè abitiamo nello stesso paesino e me la sono ritrovata come capitano, ed è stata una scoperta; Mirco Bossini che mi ha seguita fin da giugno e mi ha voluta fortemente; Noemi, che anche lei ha cercato di integrare le sue conoscenze venendoci incontro, è stata ed è il collante tra noi ragazze e la società, si è sempre fatta in quattro per noi. Daniele il mister, mi è venuta a cercare con il lanternino a fine maggio, abbiamo parlato e siamo diventati molto vicini come persone, mi ha ispirato subito fiducia e da li è stato un dare e un avere, ho preso tanto da lui tatticamente e in campo, e da me lui ha preso la mia esperienza nel calcio a 11, col San Giovanni tante persone mi hanno tirato fuori cose che pensavo di non avere, ancora sto imparando molto e posso migliorare ulteriormente.
Ho avuto l'opportunità di giocare con compagne nuove dell'ambiente come Aterini e Ciofini, Pacitto anche loro veterane del calcio a 11, compagne che mi hanno ispirato come Eleonora Innocenti, la spensieratezza di Margherita e di Anna giovanissime, l'esperienza di chi fa questo sport da tanti anni come Berlingozzi, Tanzi, Medori, Giulia Liguori, tutte ragazze che sono nel futsal da una vita e dalle quali ho imparato praticamente tutto anche a livello di gestione, a muovermi nello spazio piccolo, l'essere poche e tutto il resto.
Trionfi targati San Giovanni.
Che poi non ti limiti a giocare, ma alleni anche; ci vuoi raccontare qualcosa in merito?
Si, in quest'ultimo anno alleno anche i bambini del San Giovanni e grazie a questa esperienza ho apprezzato ancora di più il calcio a 5 perchè posso dare loro le basi per imparare questo meraviglioso sport di squadra, e soprattutto far loro capire di fare parte di un collettivo, trasmettere l'importanza del lavoro di gruppo e dello stare insieme.
Il carisma di Ilaria allenatrice.
Onore a te che svolgi questo tuo ruolo con passione e dedizione, i tuoi piccoli calciatori potranno recepire moltissimo da te.
Del San Giovanni adesso sei il micidiale Pivot; pensi di aver trovato una tua dimensione, oppure senti di voler ritornare un giorno al calcio a 11?
Io non mi pongo limiti, ho trovato una dimensione per adesso e mi sento a casa ma non escludo niente, adesso voglio continuare nel San Giovanni e l'ho deciso nei mesi dell'emergenza sanitaria, diciamo che vorrei trovare una dimensione nel futsal in quanto è uno sport che ha e da tante possibilità di crescita, e mi è sempre piaciuto. Però potrei, perchè no, anche ritornare al calcio a 11, non ci sono limiti se uno non se li pone, ma credo di voler provare a proseguire con questa strada.
Ma certo che non ti devi porre limiti, se te li poni a 25 anni è finita, puoi ancora fare tutto, puoi diventare una star assoluta del futsal e accompagnare magari il San Giovanni in serie A dove saresti senz'altro una delle top player non solo della squadra ma di tutto il campionato, oppure puoi ritentare l'avventura nel calcio a 11, magari con qualche anno in più di maturità e nuove esperienze che ti avranno fortificata, anche se il calcio femminile sta cambiando molto velocemente e sulle prime rischieresti di doverti "riambientare" ma chi ha avuto la fortuna di conoscerti, allenarsi e giocare con te mi ha assicurato la purezza del tuo talento e parla di te abbondando in superlativi, e non tifosi di passaggio, gente che se ne intende. Qualunque cosa deciderai sono certo che saprai sempre domare al meglio quella sfera capricciosa che però quando arriva tra i tuoi piedi diventa docile, si addomestica e va dove vuoi tu, e questo lo farai a lungo e bene, non importa dove, tanto sarai l'idolo dei tifosi qualunque sarà la maglia che indosserai.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.