sabato 13 giugno 2020

LE PROTAGONISTE; ALICE PIGNAGNOLI, UNA CORAGGIOSA.


Care lettrici e cari lettori,

Sono diversi mesi che seguo sui social, dove è molto attiva, Alice Pignagnoli, portiere del Cesena femminile che nello scorso autunno balzò agli onori della cronaca per essere in dolce attesa, una cosa che  non dovrebbe nemmeno fare notizia, ma se vivi in un paese specializzato in discriminazione della donna e in più sei una calciatrice capirete che la cosa ha fatto sensazione, ma non solo il fatto in se, a colpire positivamente l'opinione pubblica è stata la promessa del Cesena di tenerla in rosa con tutti i diritti delle altre calciatrici, di tutelarla mostrando in ogni modo la loro vicinanza, una cosa molto bella davvero.

Alice Pignagnoli in un bellissimo primo piano con la maglia del Cesena. 



Seguire Alice su Instagram è un vero piacere; storie divertenti e simpatiche, scorci di vita familiare tenerissimi, un pancione che ogni mese è diventato sempre più rotondo, davvero ha condiviso con noi questa gioia con grande coinvolgimento, facendocene sentire parte.
Ma un giorno mi sono chiesto chi fosse veramente Alice, cosa si nascondeva dietro ai suoi occhi bellissimi e al suo contagiosissimo sorriso, e soprattutto la sua vita calcistica, che in fin dei conti è conosciuta dal grande pubblico quasi solamente per la gravidanza, ma se si va a scavare in rete si scopre invece una portiere di prim'ordine, che ha avuto una carriera sulle montagne russe, con annate difficili e altre memorabili, una su tutte lo scudetto vinto con la Torres nella stagione 2011/2012 e una successiva Champions disputata, traguardi importanti che non a molte giocatrici è concesso di vivere. E mi sono detto, pur occupandomi quasi esclusivamente di calcio e calciatrici toscane, se non fosse questa la volta buona per estendere i confini, per valicare l'appennino e puntare verso l'Adriatico, che per metà sono emiliano e mi piace sempre fare una puntatina da quelle parti.

Tutta l'esplosività di Alice.

Ho contattato Alice e lei si è dimostrata disponibilissima fin da subito, ho trovato una persona decisa e volitiva ma anche molto dolce, e quando ho ricevuto le risposte ho capito che avevo avuto ragione, che in Alice si può scoprire una donna orgogliosa, con qualche ferita del passato che ancora brucia, ma con una voglia di spaccare il mondo e un amore per la vita, sia sportiva che umana, che davvero raramente ho trovato in altre persone.
Per cui, amiche e amici de "Il viola e il rosa" oggi vi faccio conoscere la donna dietro la notizia, la sportiva oltre alla futura mamma di Eva, che prestissimo sarà qui con noi.

Ciao Alice, grazie ancora per aver accettato di essere ospite de "Il viola e il rosa" vuoi innanzitutto presentarti ai nostri lettori?

Ciao a tutti, sono Alice Pignagnoli, e sono nata a Reggio Emilia il 14 marzo del 1988 e da sempre scorre nelle mie vene, oltre a una sana dose di follia e di altruismo, la passione per il pallone a rombi. 

Parliamo di Alice bambina; ci puoi raccontare i tuoi primi passi nel mondo del pallone? chi o cosa ti ha fatto innamorare di questo sport?

Diciamo che a differenza di molte mie colleghe, non avevo nessuno in famiglia appassionato, anzi. I miei hanno fatto di tutto per ostacolarmi. Direi semplicemente che ci sono nata con questa passione dentro.

Innanzitutto grazie per la sincerità, e complimenti per la tua tenacia e la tua cattiveria, sei arrivata lontano pur pedalando controvento.

Quando il talento si sposa alla bellezza.

Immagino che, come molte calciatrici della tua generazione, tu abbia cominciato a giocare in squadre maschili; ci puoi raccontare il rapporto coi tuoi compagnucci dell'epoca? hai faticato a farti accettare nel gruppo oppure ti sei trovata bene fin da subito?

 In realtà è stata una fase breve, poi i miei genitori mi hanno costretto a dirottare energie su altri sport, fino a quando a 13 anni non sono stata provinata dalla Reggiana femminile. Con i miei compagni non ci sono mai stati problemi, mi sono sempre sentita una di loro e accettata, anche perché il bello dello sport è proprio che conta quello che dimostri su campo, non chi sei. Perciò io ho fatto sempre di tutto per dimostrare il mio valore sul campo e farmi apprezzare per questo, cosa che poi ho ritrovato negli ultimi anni, da quando ho iniziato a svolgere la preparazione settimanale con squadre maschili. I maschi sono più trasparenti e leali, è meno difficile farsi apprezzare da loro.

Sai, mi stupisce di quante calciatrici abbiano un bellissimo ricordo dei loro trascorsi in squadre maschili, lo chiedo sempre ma non ho mai ricevuto una storia di discriminazione; non sarà che i ragazzi alla fine i problemi non se li fanno, e se li fanno gli adulti per loro? E perchè se i calciatori stessi con cui ti alleni non hanno nulla da ridire, deve farlo chi non sa nemmeno come sia fatto un pallone? Certe cose non le capirò mai...
Tornando a noi, hai sempre giocato come portiere, oppure prima hai provato anche altri ruoli?

Fino i 16 anni ho giocato a centrocampo, poi l’infortunio del nostro portiere mi ha spianato la strada per un’altra carriera. Diciamo che è stato un bagaglio molto utile per l’interpretazione del ruolo in chiave moderna. 

Giusto, devi essere una Neuer quindi, per il centrocampo ci vogliono i piedi buoni.
Ascolta, io di solito chiedo la carriera di una calciatrice squadra per squadra, ma tu sei speciale anche in questo, mi ha attratto di te, in un calcio femminile che finora ha visto tante ragazze rimanere vicino a casa, la tua voglia di girare, di cambiare anno dopo anno, ti sei girata l'Italia intera! Per cui meglio riassumere i momenti salienti! Quali sono, per iniziare, i club in cui ti sei trovata meglio, e le esperienze più importanti e formative?

Sicuramente i punti di svolta sono stati l’esordio in A con il Milan, la prima stagione da ‘professionista’ a Napoli, lo scudetto, la supercoppa e la Champions a Sassari, e l’ultima Stagione a Cesena, che mi ha arricchito molto a livello umano e calcistico, una realtà come ce ne sono poche in Italia.

Ancora un primo piano di Alice.


 Realtà che spero di conoscere presto anche perchè lo merita per come si sta comportando con te...tifo già 9 squadre, Alice, e questa sarà la decima, vado in doppia cifra!! e poi cosa non si fa per non venire in Romagna, tra allegria e piadine!
Hai parlato di Reggiana, che era una squadra all'epoca piuttosto importante; che esperienza è stata arrivare fino alla panchina della prima squadra? e quali compagne vuoi ricordare?

Sicuramente era una delle realtà storiche per il calcio femminile in Italia, e questo ha contribuito molto nella mia formazione come calciatrice. Entrare negli spogliatoi e vedere le coppe, gli scudetti e i volti storici passati in quei campi era sicuramente motivo di orgoglio e spinta per me. Moltissime delle mie compagne di allora son state di grande ispirazione per me. Il portiere titolare era Mimma Fazio, un talento unico, che a mio parere non ha fatto la carriera che avrebbe meritato.

Dopo per te arriva il Galileo Giovolley, sempre di Reggio, in serie B, per una stagione da protagonista; quali sono i tuoi ricordi più belli del tuo primo anno da titolare?

Sicuramente il fatto di misurarmi con le “ grandi”, sia a livello tecnico che di spogliatoio, e con una tensione della gara molto diversa dai settori giovanili. Ma ero pronta e credo che questa esperienza sia arrivata al Momento giusto e mi abbia fatta crescere. D’altronde la Reggiana mi aveva fornito un bagaglio tecnico e caratteriale non indifferente.

Dopo ci sono per te ben tre stagioni in Lombardia, nel Tradate, nel Milan e nel Como 2000; che ci puoi raccontare dei tuoi anni lombardi?



Momenti al Milan.

Sono coincisi con gli anni dell’università quindi direi che siano stati anni di crescita a  360°,come donna e come atleta. Sicuramente l’esordio in A con il Milan e la consacrazione a Como, una realtà molto bella che mi ha dato la giusta serenità per fare un campionato da protagonista e puntare sempre più in alto. Da quel Como sono uscite Laura Fusetti, Laura Giuliani, Coppola, Sampietro, Carminati e tante altre atlete di spessore, merito di un lavoro oculato sulle giovani e sul territorio.

E il Como è una delle squadre che più mancano alla serie A, che si sta rinnovando troppo in fretta, con repliche delle squadre maschili ma senza quella magia della società indipendente, che appunto opera sul territorio e contribuisce a creare i grandi gruppi, alla fine la nazionale arrivata ai quarti è il frutto di questo lavoro, visto che molte delle ragazze arrivavano da Brescia e Como, ora purtroppo due nobili decadute.

Alice al Como

Dopo le nebbie del nord, per te c'è stato il sole e il calore di Napoli, una squadra che quest'anno ha raggiunto Serie A; ma che Napoli era dieci anni fa? e che ricordi hai della tua esperienza partenopea?

Al Napoli

Certamente una delle esperienze più formative della mia carriera. Per la prima volta mi apprestavo a fare la professionista (cioè ad avere come una attività il calcio) , e questo da sola, contro la volontà dei miei genitori e a 1000 km dagli affetti. Perciò questo ha contribuito a focalizzarmi sul campo e sui miei obiettivi, e i risultati si sono visti. Il tutto unito a una società e a uno staff che ci ha permesso di lavorare al meglio e una città che, con tutte le sue difficoltà, ho amato e sentito mia.

Sempre a Napoli, con qualche acciacco ma sempre col Sorriso.


Con Napoli abbiamo una esperienza in comune, anche io la amo visceralmente con tutte le sue difficoltà, anzi forse per certi versi sono proprio quelle che la rendono unica.
Dopo arriva per te la chiamata alla leggendaria Torres degli anni d'oro, dove in una sola stagione (2011/2012) vincerai scudetto e coppa Italia;ci puoi parlare di tutte le gioie e i trionfi di quell'anno magico? e com'era quella Torres? perchè era così forte, quali campionesse la rendevano eccezionale, ed era solo una questione di giocatrici o era tutto l'ambiente a essere travolgente?e ci parli anche del tuo rapporto con l'isola e le persone sarde, terra che dai tempi di Gigi Riva accoglie sempre con grande cuore tutti i calciatori che vengono dal continente?

Alice con la maglia della Torres, "griffata" di scudetto e coppa Italia.(fonte;notiziariocalcio,com)


 Inutile negare come quello sia stato l’anno più importante fino ad oggi ( ho ancora tante aspettative per il futuro :)). Quella Torres era straordinaria per le giocatrici di primissima qualità, ma c’era un clima particolare che si respirava e che mi hanno trasmesso le mie compagne appena arrivata in Sardegna: eravamo le più forti, lavoravamo duramente per raggiungere i nostri obiettivi, e nessuno poteva mettersi sulla nostra strada. Perciò ogni giocatrice che entrava, anche quelle più giovani come me, era come trasportata da questo mood, e non poteva sbagliare. Credo che anche il legame con una terra magnifica e il fatto di essere su un' isola, abbiano contribuito a creare questa magia.

-E della tua esperienza in Champions con la Torres cosa ci puoi raccontare? quale o quali squadre avete affrontato, e come è stato giocare fuori dai confini Italiani?

L’esperienza in Champions è stata a dir poco estasiante. Ai 16esimi siamo andate a Tel Aviv (munite di scorta), anche se le avversarie avevano dei limiti tecnici, l’esperienza è stata molto forte, abbiamo avuto modo di visitare la città e l’ambasciata, giocato in uno stadio con le mura di cemento perchè gli uomini non potevano vedere le ragazze giocare, alcune di loro avevano capo e gambe coperte, un esperienza molto forte. Agli ottavi il Broendby squadra di Copenaghen, devo ammettere, superiore a noi soprattutto  a livello fisico. L’esperienza in Danimarca è stata comunque bella, uno stadio e un clima che in Italia allora era impensabile e il senso di essere di fronte al futuro del calcio femminile (che da loro era già realtà da un bel po’)

Beh, due esperienze a loro modo "estreme" ma che comunque non dimenticherai.

All'atletico Oristano.

Ricordando che in Sardegna, oltre alla Torres, hai militato nell'Atletico Oristano, andiamo ora al Riviera di Romagna con sede a Cervia, unica squadra nella quale sei tornata due volte nelle stagioni 2012/2013 e 2015/2016, una società rimasta in vita solo 6 anni ma che comunque si è ben distinta in serie A; cosa ci puoi raccontare della tua doppia avventura in riva all'adriatico?

Devo ammettere che anche delle stagioni più problematiche porto sempre dentro la parte bella, fa parte del mio carattere. Riviera di Romagna era una realtà dove ci sarebbe stato tutto il potenziale per fare e stare bene (il primo anno siamo arrivate 5 dietro i colossi della serie A), ma a causa di una cattiva gestione da parte della presidenza, in pochi anni è stata portata al fallimento. Ovviamente nonostante il dispiacere  a livello emotivo (oltre che le problematiche economiche per cui in gran parte è intervenuta la federazione fortunatamente ) che ha comportato tale situazione, reputo che sia auspicabile che società del genere non esistano più, in un calcio femminile sempre più professionale.

Un bel momento al Riviera di Romagna.

Sempre ai tempi del Riviera


Piccola parentesi; perchè, Alice, questa tua voglia di cambiare squadra ogni anno, da cosa deriva questa "irrequietezza" calcistica, questo scegliere di non mettere radici? nel calcio femminile non è una cosa così consueta, serve coraggio e spirito di adattamento per girare l'Italia da dilettante e senza certezze nemmeno sul fatto che le squadre in cui hai militato riuscissero a essere ancora in vita l'anno successivo.

Direi che la mia carriera si può dividere in due parte, prima della Torres, quando i cambiamenti sono dovuti a una sorta di “scalata” migliorativa per la mia carriera, e dopo la Torres. Lo spartiacque in realtà è costituito dall’aver conosciuto il mio attuale marito con cui negli anni ho progressivamente deciso di costruire un futuro (inizialmente ho fatto scelte di vicinanza a casa) e, successivamente, non potendomi basare esclusivamente sul calcio (allora contratti senza garanzie, poco ritorno economico, zero tutele e contributi versati) ho trovato un lavoro che, dalla stagione a Oristano ad oggi, mi ha portato ad allenarmi i settimana a Reggio Emilia con le squadre di eccellenza di mio marito e il venerdì a raggiungere la squadra. questa situazione, non da molte società accettata, unita ad un lavoro sempre più impegnativo, mi ha portato a dover accordarmi con squadre di categoria inferiore e non di prima fascia. Questo periodo è stato molto duro per me, e mi ha portato anche a dover seguire un percorso psicologico con uno specialista. Improvvisamente vedevo tutti i miei sforzi di una vita vanificati, e solo perchè a noi donne non erano concesse le stesse condizioni (  quantomeno assimilabili) degli uomini, nonostante lo stesso impegno. L’unica cosa che mi ha dato la forza in quel periodo è stata il poter lavorare con i ragazzi, misurarmi con portieri di grande valore e con ostacoli fisici oggettivamente superiori a quelli che avrei potuto incontrare in una serie a femminile. Spero che nessuna calciatrice dovrà mai più affrontare una situazione del genere.

Lo spero vivamente anch'io Alice, ed è assurdo leggere di tutto quello che hai passato solo perchè in Italia c'è questa paura del femminile, questo rifiuto da parte del pubblico e dei media che non si impegnano per farlo conoscere, è veramente una situazione quasi kafkiana ma che, accadendo essa in Italia, non mi stupisce poi così tanto.
Negli anni seguenti la tua carriera conta anche militanze con Chievo Valpolicella, Imolese, Mantova; cuoi ricordarci qualcosa di questo periodo?

Ricordo con piacere il Chievo Valpolicella, stagione 2014/2015, con cui ho sfiorato la promozione in A quando arrivammo al secondo posto, ma dove soprattutto ho trovato un ambiente molto positivo, al pari del Cesena, che ho dovuto lasciare a malincuore perchè non potevo garantire quella presenza agli allenamenti a Verona che la società richiedeva.

All'epoca del Mantova

Arriviamo ora all'ultima squadra prima dell'attuale Cesena, il Genoa Women in serie B, maglia prestigiosa ma progetto ancora traballante, però credo sia stato per te un onore indossare la maglia del grifone; cosa ci puoi raccontare dell'anno sotto la lanterna?

Diciamo che è stata una stagione dalle due facce. Dal punto di vista tecnico molto appagante, grazie al lavoro svolto con il preparatore Sanguineti e alla volontà delle mie compagne, oltre all’elevato tasso tecnico del campionato nella nuova formula. Dal punto di vista della gestione dirigenziale disastroso, con una società che ci ha riempito di promesse e poi ci ha abbandonate al nostro destino. Senza stipendi da dicembre, con campi e rosa inadeguati ma sopratutto con una marea di promesse mai assolte. Personalmente la ma più grande delusione in tanti anni di carriera, anche perchè per una parte ha contribuito la Federazione, mentre la parte corposa dei rimborsi dei viaggi, che era fuori contratto, non mi è stata mai rimborsata. 

Alice al Genoa (fonte; Wikipedia)


Promesse non assolte, mancati rimborsi, società sulla carta prestigiose mal gestite; una costante di tutto il calcio femminile, queste storie magari finiranno presto in serie A, ma nelle serie minori purtroppo nulla cambierà ancora per parecchio tempo.
Prima di arrivare al presente, vorrei chiederti una cosa; avrai affrontato tante delle migliori attaccanti dell'ultimo decennio, quali sono state le più difficili da affrontare e alle quali hai negato con più soddisfazione la gioia del goal?

Ne ho affrontate talmente tante e di qualità che sarebbe ingiusto nominare qualcuna piuttosto che altre. Posso dirti che da compagna Patrizia Panico è stata sicuramente un talento unico. 
Ho poi due grandi parate che ricordo con soddisfazione nelle ultime stagioni, ma non voglio dire a chi, sono troppo scaramantica, non vorrei mi si ritorcessero contro la prossima stagione :)

Brava, comincia già a pensare al futuro!! Ci puoi comunque raccontare la tua parata più bella e/o più importante, quella che rievochi con più piacere quando parli con amiche e amici?

 Ne ho fatte tante, così come ho fatto errori importanti. Tutto ha contributo a costruire l’Alice che va in campo ora, e dunque rifarei tutto. Solo per vicinanza cronologica, ricordo con piacere il rigore parato a Cimatti, che mi era stato fischiato ingiustamente a 3 minuti dall’inizio del derby Cesena- Ravenna, e poteva condizionare la partita intera.

Poi per te a luglio del 2019 arriva il Cesena, la tua attuale squadra sempre in serie B, che quando abbiamo parlato al telefono mi hai detto essere "Una famiglia" una definizione che mi ha colpito.

In questa foto e nella seguente, Alice con la sua attuale maglia.

Infatti nel dicembre scorso ti fermi, ma non per un infortunio ma per il più bello dei motivi, scopri infatti di essere in dolce attesa di una bambina, ma la società non solo non ti scarica, ma ti tutela in ogni modo, tenendoti il posto in rosa e permettendoti (almeno fino alla sospensione del campionato) di seguire la squadra e lo spogliatoio, aiutandoti in tutti i modi possibili, una scelta societaria nobile ma purtroppo in "controtendenza"  rispetto agli standard consueti dove le atlete madri non professioniste vengono scaricate senza tanti discorsi; so che te lo hanno già chiesto in molti, ma ti va lo stesso di raccontare per il mio blog la vicinanza di società e compagne in questo momento per te meraviglioso ma anche tutto da capire e affrontare?

Lo scoprire di essere incinta è stato un momento molto duro e, allo stesso tempo toccante. Non nego che le prime settimane siano state a tratti drammatiche: all’improvviso non potevo più fare ciò che amavo, in più avevo abbandonato le mie compagne in momento delicato del campionato e un esserino si apprestava a distruggermi (pensavo) la vita. Invece con il sostegno della società, delle mie compagne e, ovviamente, della mia famiglia e di mio marito, ho capito che potevo scrivere un’altra storia. Non finirò mai di ringraziare tutti per la vicinanza e il sostegno in momento così particolare.


Sarò un ingenuo, ma in qualcosa nella vita bisogna pur credere, ebbene io credo che il bene alla lunga venga premiato; sogno che il gesto che la società ha fatto verso di te sia adeguatamente premiato con una bella promozione in serie A, e soprattutto che sia un esempio per le società future, chiunque altro infatti si troverà a tutelare una calciatrice incinta si dirà che "Ha fatto come il Cesena" e questo è davvero uno splendido precedente.

Un undici iniziale del Cesena in questa stagione (fonte; pinterest)

La tua piccola Eva, che presto nascerà, potrebbe venire un giorno a chiederti di fare la calciatrice come te; secondo te potrà farlo con più tutele rispetto a quelle che (non) hai avuto tu? e quali consigli le darai?

E’ una vita che dico “mia figlia avrà le opportunità per cui ho lottato e che non ho avuto” senza sapere di averne una. E ovviamente penso e spero che sarà così, ma insieme a tanti rischi e difficoltà in più. Ad esempio, negli occhi della nuova generazione di calciatrici non leggo la voglia, la determinazione e l’abnegazione della nostra. Sono cresciute nelle migliori scuole calcio, con le magliette delle squadre professionistiche e le migliori strutture. Pensano che tutto sia loro dovuto e si arrendono alla prima difficoltà. Sicuramente le insegnerò che se si vogliono raggiungere degli obiettivi bisogna fare dei sacrifici, non arrendersi mai e continuare a lavorare anche quando sembra che il campo non restituisca quello che meriti, senza dare nulla per scontato.

Wow, sinceramente sono colpito dalla tua sincerità e dalla forza delle tue parole. Beh, concordo, credo che si sia formata una frattura paurosa tra ragazze sopra i 25-26 anni, le ultime che hanno visto i campacci di fango, la precarietà estrema  e sentito sulla pelle tutto il menefreghismo e la retorica delle "quattro lesbiche" che c'è ancora ma comunque meno esibita, e non poche ragazze mi pare  che abbiano perso contatto con la realtà delle cose (non tutte ovviamente, non voglio mai generalizzare) a comportarsi qualche volta in modo financo arrogante, d'altra parte non puoi pretendere che le nuove generazioni abbiano riconoscenza per le giocatrici più esperte, a diciotto/vent'anni non si sta tanto a pensare a coloro che hanno combattuto per portare avanti il calcio femminile in un periodo veramente impossibile, troppo più semplice vivere il presente dorato promesso loro dai procuratori, queste cose a parer mio si capiscono dopo anni.
Ultima domanda; come ti senti mentalmente, Alice? pensi di tornare presto a giocare, ovviamente nei tempi della maternità? sarebbe bello per me venire a vederti giocare almeno una volta!

Da quando sono rimasta incinta, il mio secondo pensiero, subito dopo la bimba, è stato lavorare per rientrare il prima possibile e nelle migliori condizioni. Disgraziatamente (e fortunatamente per me) con il Covid credo che saremo più o meno allo stesso punto a livello atletico in fase di preparazione, visto che ci sono ragazze che da febbraio non fanno nulla mentre io lavoro quotidianamente. Ovviamente ci sarà l’incognita del parto, ma cerco di essere positiva e fiduciosa.

Alice, il marito Luca e la "quasi" piccola Eva vi salutano.


Non vedo come tu possa essere altrimenti, visto che lo sei da tutta una vita. Hai cambiato molte squadre,ma hai lasciato il segno ovunque tu sia andata; una società ha creduto in te fino al punto di rinnovarti un contratto sulla fiducia, anche per loro ci sono delle incognite ma pur di tenerti con loro non le hanno messe in conto. Stai onorando il mondo del calcio femminile da tanti anni, e questa volta ti è stato restituito qualcosa a livello umano, sei stata fortunata a trovare le persone giuste, ma sono del parere che la fortuna bisogna cercarsela. Un giocatore, canta De Gregori, si vede dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia, e un portiere non ne è certo esente, hai avuto il coraggio di rimetterti in gioco, l'altruismo di sposare ogni volta una causa, la fantasia di reinventarti, e io aggiungo anche un'altra dote, la tua spontanea simpatia, che ti fa tanto apprezzare a livello umano. Tra pochi giorni le tue storie su Instagram col pancione finiranno, ce ne saranno altre, bellissime, dove ti vedremo amare tua figlia, e poi altre ancora dove tornerai a prendere dimestichezza col rettangolo verde, pur essendoti sempre tenuta in allenamento riproverai il brivido di gettarti da un palo all'altro, e allora torneranno le emozioni pure, ti rivedrai scudettata alla Torres, in un campo di cemento in Israele e in uno avveniristico in Danimarca, sentirai il profumo di Napoli e l'aria spessa di Genova, e infine ti torneranno alla mente le coppe nella bacheca della Reggiana, e ti sentirai pronta per cominciare il tuo secondo tempo, una nuova avventura lunga ancora anni, magari aiutando il tuo Cesena (che ha mantenuto la categoria, conferma di questi giorni) a provare ad arrivare in serie A, con le attaccanti migliori che si troveranno a fare i conti con te, con la  grande donna di calcio che sei, con la tua forza esplosiva dietro un sorriso meraviglioso.






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