domenica 21 giugno 2020

INTERVISTA A SERGIO INNOCENTI, PREPARATORE DEI PORTIERI E CANTORE DELL'ULTIMO FIRENZE.

Come si suol dire, gli amici portano altri amici. Un bel giorno l'amico Jacopo Uccelli, dopo aver parlato con l'altro amico Cristiano Fattori, mi dice di aver contattato un signore formidabile, che ha collaborato col Firenze in qualità di preparatore dei portieri e che oltretutto è anche uno scrittore che ha voluto immortalare quell'esperienza in un libro,  "Tacchi & tacchetti" che fin da subito ho desiderato. E una mattina Jacopo passa da me e mi lascia il suddetto volume, del quale l'autore ci ha gentilmente omaggiato. Molto acutamente, Jacopo mi ha detto che la dedica non gliel'ha fatta fare, "Tanto ti conosco e gliela andrai a chiedere tu di persona". Il tempo di leggere (e rileggere) il libro, che è veramente un must per gli interessati alla storia del Firenze, e con Sergio, disponibilissimo fin da subito, ovviamente ci siamo trovati, perchè ho apprezzato l'omaggio e questo libro è diventato per me un vero e proprio manuale da consultare, per scovarci nomi, nozioni, leggere quelle storie che di solito per conoscerle devo andare a cercare dalle calciatrici stesse o dagli addetti ai lavori.

Sergio Innocenti si presenta con Francesca Durante e Miku Matsubayashi


Sergio si è dimostrata la persona che traspare dalla sua scrittura; schietta, diretta, generosa senza farlo pesare. Una miniera di informazioni, sono andato via da casa sua con la dedica che desideravo ma anche con altri suoi  libri e perfino un DVD con un allenamento da lui diretto con protagonista Miku Matsubayashi, la formidabile portiere nipponica che fu il simbolo del Firenze 2014/2015 e che grazie a Sergio conosceremo meglio. Insomma, l'ennesima gran bella collaborazione che sono lietissimo di presentare su questo blog.

Ciao Sergio, vuoi innanzitutto presentarti ai lettori?

 Eccomi: Sergio Innocenti, classe 1953. Metalmeccanico in pensione, con le “P” fisse in testa: Patrizia, mia moglie, la più bella cosa che potesse capitarmi al mondo. Il Pallone con predilezione particolare per il ruolo di Portiere (inevitabile per un ex portiere, padre di un portiere, preparatore di portieri di ambo i sessi). La Penna anche se oggi è soppiantata dal PC (sempre con P inizia), nel senso che mi è sempre piaciuto scrivere.

 Beh, mia moglie si chiama Eleonora ma diciamo che le altre due P le abbiamo in comune, anche se mi avresti sicuramente scartato a una selezione, che portiere più scarso di me non è mai esistito.
Hai passato un anno a Firenze come preparatore dei portieri nell'ultimo anno di vita di una società, L' Acf Firenze, che comunque rimarrà nella storia del calcio femminile toscano. Cosa ci racconti di quella società? chi sono stati i tuoi compagni e compagne di viaggio?

Il Firenze 2014/2015

 Purtroppo, come hai ben detto, sono capitato nell’ultimo anno di vita della società e nonostante l’entusiasmo che impiegavamo noi tutti dello staff si avvertiva in giro aria di dismissione. Quotidianamente si viveva il timore di essere “fatti fuori” al termine della stagione. Questa situazione personalmente non mi riguardava perché sapevo bene che a 62 anni con un curriculum sportivo men che modesto non avevo alcuna chance di conferma da parte della Fiorentina, la società che la stagione successiva avrebbe acquisito il titolo sportivo e con esso la prima squadra e la formazione Primavera del Firenze. Ricordo a questo proposito che una volta dissi alla dott.ssa Tamara Gomboli che era la psicologa introdotta in società dalla Fiorentina affinché monitorasse le varie situazioni: “Oh Tamara, possibile t’hai fatto colloqui con tutti escluso che con me e con Argo.” (Argo era il cane lupo di Luciano Bagni, il responsabile degli impianti), e lei mi rispose “Guarda non è detto che ciò sia un fatto negativo, comunque a breve te lo farò anche a te”. Naturalmente non me lo fece e, altrettanto naturalmente, non fui confermato dalla Fiorentina.
Ma non fui l’unico. A parte il mister Sauro Fattori nessuno di quello staff fu confermato, eppure era composto da elementi di indubbio valore professionale arricchito dalla passione con la quale operavano. 
La dottoressa Lucia Benvenuti era, ed è, una neurologa di valore mondiale, aveva fatto parte dell’equipe del prof. Mennonna quando, nel 1981, operarono Antognoni alla testa salvandogli la vita. Per le ragazze rappresentava un punto di riferimento imprescindibile anche oltre l’aspetto puramente medico. Costantemente presente senza percepire un euro di rimborso. Poi il fisioterapista Andrea Pratesi, un ragazzo giovane, pressoché coetaneo delle ragazze, ma di esemplare serietà, preparato in continua evoluzione ed aggiornamento sulle quali ciascuna calciatrice riponeva la totale fiducia. E ancora Mario Cioni e la sua vice Silvia Pratesi responsabili tecnici della formazione Primavera sui quali non occorre spendere troppe parole, basta dire che due anni prima avevano compiuto l’impresa di guidare la loro squadra alla conquista del titolo di campione d’Italia di categoria. Infine il preparatore atletico, il prof. Simone Conti, non riusciva a garantire una continuità di presenza a causa del suo lavoro presso le scuole e della sua lontananza abitando in Casentino, ma professionalmente era il massimo ed alla fine credo che sia stato proprio lui il pezzo più pregiato che è poi mancato alla Fiorentina women’s l’anno successivo in cui, nonostante la faraonica campagna acquisti e nonostante che non fossero ancora entrati in gioco altri Club professionistici (Milan e Juventus lo faranno successivamente), si classificarono soltanto al 3° posto guadagnando quindi una sola posizione rispetto a noi e non acquisendo dunque il diritto a partecipare alla Champions.

Foto dello staff scattata a Cuneo prima della partita contro le padrone di casa; si vedono, da sinistra a destra, Mattia Martini (addetto stampa) Vittorio Casucci (D.G.) Franco volpi (accompagnatore) Milo Oculisti (accompagnatore) Lucia Benvenuti (medico sociale) Andrea Pratesi (fisioterapista) e Sergio. (Didascalia di Sergio)


Innanzitutto grazie per la sincerità ,sono sbalordito da quello che mi hai detto su Lucia, con la sua modestia nell'intervista che ho fatto con lei non ne ha minimamente accennato, queste sono le grandi persone. E' incredibile come uno staff di tale livello, tutti quanti, con persone come Lucia che hanno prestato la loro opera gratuitamente, vero e proprio volontariato sia poi stato spazzato via così, capisco imporre una veste più "professionale" a una società però questi repulisti senza criterio fanno veramente male alle persone che hanno dato tutte loro stesse per una causa, e sinceramente di chi mi parla di buonsenso e scelte inevitabili diffido, con le persone si può sempre parlare e trovare un accordo, se hanno lavorato bene e vogliono continuare a farlo.
Avevi già avuto esperienze nel calcio femminile, oppure come dirigente o altro nel maschile? se si, come ti è parsa la realtà della società, già professionale o ancora per certi versi ancora "dilettantesca" di nome e di fatto?

Nel calcio ho operato per tanti anni, basta pensare che mi sono iscritto al corso per allenatore nel 1979 e per tanti anni ho allenato, poi sono stato anche Direttore Sportivo e ricoperto anche cariche più importanti a livello dirigenziale. Poi quando hanno iniziato a giocare i miei figli (Fabrizio del 92 e Mirko del 94) ho tirato un po’ i remi in barca e mi sono specializzato nel preparare i portieri, funzione che non mi vincolava, nelle squadre giovanili, per il sabato e la domenica.
Quella del Firenze però è stata l’unica esperienza nel “femminile” e devo dire che la realtà, seppure con limiti oggettivi (per tutte le ragazze giocare al calcio veniva in seconda battuta rispetto al lavoro o allo studio), si poteva dire che l’attività veniva gestita e vissuta con professionalità. Quattro allenamenti alla settimana, trasferte in pulman, pranzo al ristorante prima delle gare, (anche quando giocavamo in casa), il sottoscritto che entrava in campo quaranta minuti prima con il portiere per il riscaldamento.
Ed anche gli altri aspetti organizzativi erano ben curati grazie alla competenza del Direttore Generale Vittorio Casucci, un dirigente con un palmares invidiabile anche a livello professionistico.

Invito a una televisione di San Marino; nella foto Sergio, Vittorio Casucci, Arianna Ferrati e Mattia Martini (didascalia di Sergio)


E una simile organizzazione non era davvero poco in anni, seppur recentissimi, ancora quasi "pionieristici" per certi aspetti.

Veniamo adesso al lato professionale della tua figura; ci puoi descrivere  gli aspetti tecnici da preparatore dei portieri? gli esercizi che prediligevi, la durata delle sedute, il riscaldamento prepartita?

Sergio, Miku Matsubayashi e Arianna Ferrati (foto del 2018).

 L’allenamento principale che svolgevo con i portieri era quello del lunedì dal momento che era l’unico che aveva luogo di pomeriggio (gli altri iniziavano alle 18.30) e sul campo ero presente solo io con i portieri perché il resto della squadra sarebbe arrivata verso le 18.00. Naturalmente era anche quello più duro. Lavoravamo molto sulla forza, con palloni medicinali, piegamenti, flessioni, addominali ecc.
Gli altri allenamenti si svolgevano il martedì, mercoledì e giovedì anche se il mercoledì di specifico non si faceva quasi niente dato che la seduta era interamente dedicata alla partita d’allenamento contro la Primavera.
Il martedì ed il giovedì invece si effettuavano esercitazioni più orientate all’aspetto tecnico ed a situazioni di gara. Si andava avanti per circa 40 – 45 minuti al termine dei quali i portieri venivano chiamate dai mister Fattori e Cioni per le loro esigenze tecnico tattiche, comprensive di tiri in porta.
Per quanto riguarda il riscaldamento prepartita, i primi 5 minuti erano svolti in maniera molto blanda e servivano soprattutto per la scelta delle scarpe (tasselli in gomma, in alluminio, o misti), poi si cominciava con tiri centrali, media altezza, raccolte, prese alte, insomma tutte le modalità di conclusione che non richiedevano interventi a terra. A seguire si sollecitavano i riflessi, e poi si cominciava, in maniera soft ad “assaggiare” il terreno, aspetto fondamentale, specie quando giocavamo fuori casa in un campo, dunque, non conosciuto. Poi si forzavano gradatamente i tuffi. Successivamente si passava ai cross. 7 o 8 da destra altrettanti da sinistra. Infine si provavano i rinvii da fondo campo. Si rientrava negli spogliatoi circa 7-8 minuti prima dell’inizio della partita in modo che il portiere avesse il tempo di cambiarsi la maglia per indossare quella da gara e per prepararsi quindi per la chiama dell’arbitro.

Perfetto, su questo blog amo fare anche divulgazione sugli aspetti tecnici, ed è davvero un piacere trovare persone precise e disponibili come te, complimenti davvero.
Tu hai avuto il privilegio di allenare un portiere che pur essendo rimasta un solo anno è considerata da molti la più forte della storia del Firenze, ovvero la nipponica Miku Matsubayashi. Ho provato a contattarla via social ma evidentemente la mia fama non arriva fino al sol levante, quindi non ci resti che te per farcela conoscere. Com'è stato il tuo rapporto con questa fuoriclasse, la vostra stagione insieme? nel tuo libro ne parli in termini più che elogiativi.

Sergio e Miku Matsubayashi (foto del 2017)

 Per definire Miku a 360° esiste un solo termine: Unica. Certamente non può essere stata considerata il miglior portiere del mondo perché era alta appena 1,68 ma se avesse avuto, non dico tanto, 7 o 8 centimetri in più non ce ne sarebbe stato per nessuno. Ma anche così era sicuramente la miglior portiere del campionato.
La sua forza era la capacità di concentrarsi e l’umiltà con la quale non si accontentava mai. Non avrebbe saltato un allenamento per nessuna ragione al mondo. Ricordo una volta che era venuta a trovarla la sua mamma da Tokyo e Fattori le aveva accordato un permesso per stare un po’ di più con lei. Non ne volle sapere, il lunedì era in campo come sempre.
Purtroppo nella stagione 2014/15 aveva già 31 anni, è stata l’ultima che ha disputato, poi è tornata in patria, ma ogni anno veniva qualche giorno a Firenze e ci vedevamo, era una gran gioia. Quest’anno invece è successo quel che è successo.

Miku premiata dal portiere dell'ex Florentia Viola Andrea Ivan alla quarta edizione del premio Maria Nisticò notte del pallone rosa (didascalia di Sergio)


Trovo meraviglioso anche solo il fatto che dal Giappone Miku sia arrivata fino a Firenze, chissà cosa l'ha portata a maturare questa scelta, vivere in una realtà così lontana, in una società che sicuramente pur essendo ben strutturata non aveva certo il rigore nipponico a cui Miku poteva essere abituata...sono le cose strane e belle della vita, chissà compagne e tifosi quale ricordo hanno di questa meravigliosa eccezione non solo della storia del Firenze ma di tutta quella del calcio femminile italiano.
Quali altri portieri ti erano state affidate? Una indossa ancora la maglia viola ed è uno dei talenti più fulgidi del panorama Italiano, ovvero Francesca Durante, e poi chi? e che ricordi hai di loro?

 La Durante (classe 1997) è risultata sicuramente penalizzata dalla presenza di Miku, e con lei mi posi sin da subito un obiettivo. Era il portiere titolare della nazionale Under 19 e tale volevo che rimanesse nonostante che fatalmente avrebbe giocato poco, forse mai, in campionato. Ci sentivamo spesso con il preparatore dei portieri della nazionale Claudio Del Ciello  e concordavamo delle sedute extra che per un certo periodo ho effettuato con Francesca il venerdì (giorno di riposo per il resto della squadra anche perché era la vigilia della partita), ovviamente previa autorizzazione di mister Fattori.
L’obiettivo è stato raggiunto e ne sono stato felicissimo. Naturalmente il merito è stato della ragazza che non si è risparmiata nell’impegno.
Per il resto ho allenato Noemi Fedele, Alice Valgimigli e Julia Cona.
Potenzialmente la più forte delle tre era Alice, purtroppo però anche con lei il fattore statura è stato impietoso  e l’ha limitata pesantemente.

Alice Valgimigli, una prediletta di Sergio e dei tifosi.

Noemi è una ragazza fortissima fisicamente ma spesso è rimasta fregata dal suo carattere un po’ emotivo, mi auguro che nel frattempo sia maturata in questo aspetto perché potenzialmente è davvero un ottimo numero 1.
Quanto a Julia doveva molto crescere sinceramente, ma la volontà non le faceva davvero difetto quindi auguro anche a lei ogni bene calcistico e non.

Noemi e Julia le conosco poco, Noemi specialmente non ho fatto in tempo a vederla giocare dal vivo ma spero che in Spagna stia trovando lo spazio che merita, su Alice concordo, un portiere di grande talento e personalità che spero tantissimo di rivedere a buoni livelli nel calcio a 11, so che ha intenzione di riaffacciarsi a esso e per lei ne sono davvero felice, senza nulla togliere alla sua attuale militanza nel Futsal che è uno sport bellissimo e che non ha niente da invidiare al calcio.
Sull'anno a Firenze hai, come detto, scritto un libro imprescindibile per gli appassionati di calcio femminile e della storia del Firenze, quasi un testo sacro in prospettiva, uno di quelli che sogno di scrivere io, il tuo "Tacchi & tacchetti" .Ci racconti della genesi di questo libro, come è nata in te l'esigenza di mettere su carta la tua esperienza? era la tua prima prova letteraria?

La mia copia di "Tacchi & tacchetti"

 Come ti ho detto scrivere è una mia passione, e quindi ho sempre scritto durante la mia vita, magari in fogli che poi ho riposto in un cassetto, ma alla fine qualche libro l’ho tirato fuori. Ne avevo già scritto uno intitolato “Un son miha bischero io” dove ho raccontato della giovinezza di noi “ragazzi” nati negli anni 50, ed era piaciuto molto al vicepresidente Roberto Orlandi il quale mi chiese di scriverne uno per la squadra e così decisi di accontentarlo. Successivamente ne ho scritti altri “Maria Nisticò – ricordi e memorie de La Notte del Pallone rosa” (che parla di una ragazza deceduta tragicamente nella piscina comunale di Scandicci e della manifestazione, a lei dedicata, che organizzo annualmente all’interno del comune di Scandicci), e “Il Pallone di Quoio” storia autobiografica della mia vita calcistica che è poi quella tipica di un calciatore dilettante il quale prosegue a frequentare il mondo sportivo dopo avere appeso le scarpe al chiodo.

Giulia Orlandi premia Elena Gigli,portiere della nazionale italiana di pallanuoto, in questa foto insieme al conduttore Roberto Vinciguerra nel corso della terza edizione del premio Maria Nisticò Notte del pallone rosa (didascalia di Sergio)

E degli ultimi due che mi hai citato me ne hai gentilmente omaggiato, li sto leggendo e sono veramente molto interessanti, hai il talento del narratore e inoltre in tutta la tua opera trovo che tu abbia una vena da "Clint Eastwood" ovvero di sentimentale che cerca di non dare a vedere di esserlo, che mi piace davvero molto.
 Vediamo adesso "Tacchi & tacchetti" più in dettaglio, in quanto ne amo moltissimo la struttura; prima parte introduttiva che descrive in modo esaustivo l'ambiente e le storie tue e dei tuoi compagni e compagne di viaggio, e poi fai un'analisi di tutta la stagione partita per partita, simile alle cronache che facevo io ai bei tempi in cui le ragazze giocavano (settembre si avvicina..quanta voglia ho di rivederle in campo, anche solo su TimVision) ovviamente molto più esatte in quanto eri proprio li, parte di loro e della loro storia, un semplice tifoso non potrà mai arrivare ad avere l'empatia e la profondità di chi quei momenti li ha vissuti da addetto ai lavori. In ogni caso, specialmente nelle cronache, ti dimostri un narratore sapido, appassionato e non di rado polemico, molto Fiorentino; sei soddisfatto del risultato finale?

 Sì, sono rimasto soddisfatto. Ho cercato di non scordarmi di nessuno e credo di esserci riuscito. Quanto al tuo giudizio che hai espresso ti ringrazio. Non posso fare a meno che prenderne atto, sperando che sia condiviso anche da tutti gli altri che hanno avuto la bontà di leggerlo. 

Questa foto su scattata a campionato finito, il giorno della presentazione ufficiale di "Tacchi e tacchetti", facemmo poi una amichevole contro una mista giornalisti e viola club. Io sono in mezzo a Maria Federica Giuliani, che era la presidente della commissione sport del comune di Firenze, e Tamara Gomboli, la psicologa della Fiorentina. Accanto a Maria Federica c'è il vicepresidente Roberto Orlandi  e leggermente sotto il D.G. Vittorio Casucci (didascalia di Sergio)


Credo proprio di si, Sergio. Nel libro lodi spesso alcune calciatrici molto note come Alia o Giulia Orlandi, ma hai parole dolci per altre che invece sono rimaste più nell'ombra; quali erano secondo te i talenti più cristallini, tra le giocatrici di movimento, di quel Firenze?



Festa di fine stagione.


 Le ragazze erano tutte brave. Anche per loro non è stato semplice vivere un’annata in cui si sentivano costantemente sotto pressione sapendo che a giugno a diverse di loro sarebbe stato dato il benservito. Non ti nascondo però che alcune mi hanno deluso, una in particolare allorché nel corso di un’intervista a La Nazione dichiarò che la differenza, adesso che erano alla Fiorentina, la faceva essenzialmente lo staff che “quest’anno è veramente competente”. Sono rimasto male in particolare per la dottoressa e per tutti gli altri componenti del nostro staff che le abbiamo sempre trattate con il massimo affetto.
In ogni caso un paio di ragazze, oltre a Miku, delle quali conservo un ricordo particolarmente buono a livello affettivo sono Simona Parrini e Arianna Ferrati.

Arianna Ferrati sempre nella suddetta trasmissione Sanmarinese.


Ho il piacere di conoscere Simona Parrini e sono onorato del fatto che ormai mi consideri suo amico, una persona splendida come ce ne sono poche, che spero che tra tantissimi anni quando smetterà poi rimanga nel mondo del calcio, il movimento ha bisogno come il pane di persone eccezionali come lei. Per quanto riguarda l'incauta dichiarazione di cui sopra, purtroppo in tante ragazze giovani e giovanissime il sentimento della gratitudine e del rispetto è ancora piuttosto vago, spero che tra qualche anno magari capisca il dispiacere che le sue parole hanno dato a tante persone che le hanno voluto bene.
Ultima domanda; come vedi il calcio femminile oggi rispetto a quello di qualche anno fa, anni che però sembrano decenni? è migliorato in tutto o rimpiangi le società e l'ambiente del passato?

Guarda Omar, ti confesso che nonostante che abbia vissuto per larghissimo tempo la stagione 2014/15 con grande passione ed entusiasmo, fino a scriverne un libro e fino a chiedere a mio figlio di comporre l’inno per la squadra, ciò che è accaduto nell’ultima parte della stagione e da giugno in poi mi ha fortemente amareggiato. Non voglio entrare in dettagli che servirebbero solo ad annoiare chi ci legge, ma francamente ho preferito rientrare nel calcio dilettantistico maschile, del resto la mia poca esperienza di calcio femminile, avendolo vissuto una sola stagione, non mi pongono in condizione per rispondere con cognizione di causa a questa tua domanda.

Ti capisco Sergio, e anzi ti ringrazio, nonostante tutto, per averne comunque parlato in questo blog. Anche per me sinceramente, con l'esonero di Alessandro Pistolesi e tante altri piccoli segnali di cambiamenti che porteranno magari tutele e soldi alle ragazze e al movimento rinunciando però a una componente più umana della quale, secondo me, il calcio femminile non può ancora fare a meno, mi hanno portato a raffreddarmi, fino a rivolgermi, per il mio progetto, scientemente a ragazze che militano in serie minori, anche se di spessore umano e di bellissime storie da raccontare ce n'è anche di più che in serie A. Credo che persone come te non possano rinunciare al fattore umano, non so nella nuova realtà della Fiorentina women's quanto saresti stato disposto a scendere ai nuovi compromessi anche in caso di tua conferma, ma di una cosa sono sicuro; hai amato ogni istante di ciò che hai fatto col Firenze, e voglio concludere con uno splendido verso di tuo figlio Fabrizio  e dell'inno ufficiale della squadra (che non è stato adottato dalla Fiorentina, ed è un peccato...)  da lui composto, ovvero "Col sole, col vento e con la tempesta cambieranno i tempi ma quel giglio resta" quasi un presagio a rileggerlo oggi; tutto cambia, le persone, dalle calciatrici allo staff, passano e vanno, però la maglia è sempre quella, viola col giglio, e va continuata ad amare nonostante tutto.
Grazie Sergio, per il tuo tempo e la tua testimonianza, e per tutto il grande lavoro che hai fatto con le ragazze, che ti porterà a essere ricordato con affetto, tu, Lucia e tutti coloro che hanno lavorato col cuore in mano. E per averlo immortalato in un libro davvero imprescindibile.



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